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mercoledì 23 febbraio 2022

MARIA RIZZI: "METAPHORICA"

Maria Rizzi,
collaboratrice di Lèucade

Maria Rizzi su METAPHORIKA  “ ... per l’alto mare aperto ...”

Gianluigi  Pescio al Museo Sant’Agostino di Genova (8 -29 maggio 2013)

 

Ho ricevuto in dono dall’Artista Gianluigi Pescio, conosciuto su Leucade grazie alla cara Rita Fulvia Fazio, due cataloghi relativi ad alcune delle mostre che ritiene più rappresentative. Mi soffermo, da profana di arte, su “Metaphorika” sottotitolata “ ... per l’alto mare aperto ...” sedotta dal titolo e dal testo introduttivo di Adelmo Taddei, Conservatore del Museo. E inizio il viaggio nelle opere dell’Autore proprio da alcuni estratti della prefazione di quest’ultimo. “Certo: ci sono i chiodi, ahinoi; ma chi ha una vita tutta fatta di sfere? E può definir- si, questa persona, davvero felice, con un esistere che gli è rotolato via senza pate-mi, forse senza profondità, come una pallina da flipper che rimbalza insensata-mente di qua e di là? Certo: il fondo metallico è arrugginito artificialmente dall’artista stesso e reso quindi scabroso, mascherato a malapena dai pur intensi colori che Pescio spalma sulle sue creazioni. Ma vale quanto sopra asserito, o, almeno, io credo che valga: a che una vita piatta? E può esistere, una tale storia d’uomo?” Pescio nella mostra dal titolo affascinante, che indica un insieme di metafore, seguito da un sublime riferimento. alla Divina Commedia, per l’esattezza al XXVI canto dell’Inferno,  nel quale Dante conferisce a Ulisse una nuova e diversa centralità, fino a sovrapporlo quasi a quello di Omero. Di viaggio, quindi, parlavo senza sbagliarmi. L’ulissismo si adatta perfettamente al Nostro, in quanto non si pone lo scopo di fuggire, bensì quello di raggiungere qualcosa, di appagare il bisogno insito nell’uomo di andare oltre e di vedere, conoscere, misurarsi, provarsi e sapere. Odisseo fu spinto da queste motivazioni oltre i confini del mondo conosciuto e tale stimolo tuttora spinge molti di noi. Una pulsione che è alla base dei misteriosi perché dell’esistenza. Pescio, nel presentare le Opere del catalogo, afferma di essere giunto al minimalismo dopo quarant’anni di pittura figurativa caratterizzata sempre più da una destrutturazione ai limiti di una liquida dissolvenza evocativa del pittore russo Nicolas De Stael, che nella prima fase della propria arte, ovvero nel 1946 - 48 era caratterizzata da ritmi contrastanti e violenti e da un forte senso di movimento. Si trattava di opere complesse e opprimenti. Il colore veniva applicato sulla tela con la spatola, era determinante uno spesso strato di materia che generava un effetto quasi di bassorilievo. In questi quadri i toni duri e drammatici erano originati da un timbro cromatico scuro, in cui predominavano i grigi e i bruni. In risposta alle macerazioni interiori l’Autore è giunto a un passaggio inter-medio - bicromo o meglio, achrome bianco/nero. Il catalogo inizia con le Opere denominate ‘ferri’, che fanno tremare tutte le fibre, in quanto sono acrilici su ferro ossidato con chiodi e sfere, che per motivi che non saprei spiegare razionalmente mi hanno ricordato la Crocifissione. So di poter essere eccessiva e del tutto fuori pista, ma i profani di fronte all’arte riescono a esprimere solo le loro emozioni. Le forme dei quadri sono geometriche - quadrati, rettangoli, dittici di triangoli -, e i colori variano dall’azzurro, che ricorda il riferimento al mare dantesco, al rosa, al verde, al grigio, al rosso. Si tratta di Opere inquietanti, che riflettono lo stato interiore di Gianluigi Pescio. I cambiamenti artistici nel suo caso sono specchi fedeli dei movimenti tellurici dell’ anima. E, dopo i ferri appaiono di colpo le Siderali Galassie, un ulteriore viaggio nell’immensità del pensiero del 2011. Confesso di essere annegata in queste immagini di pittura subacquea su ferro ossidato. Il mare è nelle Opere e dentro coloro che le ammirano. Pescio, forse inconsapevolmente, come tutti gli artisti, crea voragini, spirali, turbini di tutte le gradazioni marine, che per quanto ispirati da profonde inquietudini, trasmettono il senso pieno dell’intensità dell’onda, che nel moto del tempo si forma, si innalza, geme, canta e si dissolve. Si passa poi ai Collage di Acrilico su ferro ossidato. Figure geometriche di varie dimensioni su quadri quasi sempre di 30 cm per 20. I colori variano e tornano i chiodi e le sfere. Opere minimaliste, quindi caratterizzate da un processo di riduzione della realtà, da una cosiddetta antiespressività. Dissento da tale definizione, in quanto trovo anche i Collage Opere di grande pathos. Nell’osservarle continuo a provare strane sensazioni e ‘leggo’ il mal di vivere del pittore soprattutto nel  Collage vergine su blu violetto e sul Grande Rettangolo ossidato vergine. E mi convinco che il mal di vivere è forse la sola ragione per esistere, in quanto segno del progresso del pensiero e della coscienza. La grandezza dell’uomo, in fondo, sta anche nelle sue ferite. Penso a Eugenio Montale che scriveva: “Spesso il male di vivere ho incontrato: era il rivo strozzato che gorgoglia, era l’accartocciarsi della foglia riarsa, era il cavallo stramazzato…” E riflettendo su Gianluigi Pescio, che termina il suo Catalogo con Sempre ricordare anche Terezin  - 27 gennaio di ogni anno – 2013 (da quaderni e graffiti di bimbi uccisi), un’Opera bianca di acrilico su ferro ossidato nella quale spicca un piccolo aereo,  mi convinco che il colore è un mezzo per esercitare un influsso diretto sull’anima. Il colore è il tasto. L’occhio è il martelletto. L’Anima un pianoforte con molte corde. L’artista rappresenta la mano che con questo o quel tasto porta l’anima a vibrare. Ringrazio l’Autore, perché senza essere esperta d’arte ho vibrato all’unisono con ogni sua Opera e con la sua anima.

 

Maria Rizzi

 

 

3 commenti:

  1. Cara Maria, innanzitutto ti ringrazio di tenermi sempre presente e mi permetto di complimentarmi vivamente con te per la lettura approfondita e partecipata relativa al cataologo Metaphorika dell'Artista Gianluigi Pescio, conoscendo la sua ampia, articolata, suadente poetica che da sempre seguo e apprezzo: un punto di luce - riprendo la tua espressione-: " vibra all'unisono con ogni sua Opera e con la sua anima." Complimenti all'Autore. Cordialità ai lettori dell'isola. Un rispettoso saluto a Nazario Pardini.
    Rita Fulvia Fazio.

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    1. Rita mia, il Catalogo mi ha travolta emotivamente. Non sono un critico d'Arte. Ti ringrazio per aver fatto da tramite con un genio di questa branca e sono onorata delle tue e delle sue parole. Un abbraccio corale!

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  2. Desidero ringraziare anche qui,pubblicamente, Maria Rizzi per la splendida pagina di analisi delle psicodinamiche alla base i miei lavori; pagina degna di un critico autorevole.(condivido in pieno l'analisi). Ancora un grazie e un saluto a Rita Fulvia Fazio, al Prof. Pardini, ai lettori. Gianluigi Pescio

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