La parte più interessante di un’opera è quella che non si
vede. Raramente la si intuisce e difficilmente la si riesce a ricostruire. Ma
c’è, ed è presente in tutti i segni che costituiscono l’opera stessa. Ma ancora
più interessante è la dinamica che porta l’opera ad essere tale, a manifestarsi
in un contesto non più di laboratorio o di studio, ma in un contesto aperto nel
quale il confronto, l’incontro e anche lo scontro con il pubblico ne certifica
l’esistenza. Quando poi l’opera è a tema ed entra in un collettivo, quasi a
formare una suite, un insieme armonico (ma va bene anche discordante), il
contesto in cui incontra il pubblico è un’arena dove può succedere di tutto.
Quando si esce dallo spazio creativo e si entra nello
spazio conviviale, in un certo senso si inverte il processo: se prima si è
trattato di tirar fuori dall’artista le energie creative per imprimere
nell’opera un riassunto di questa ricerca, ora si tratta di tirar fuori
dall’opera le energie comunicative per imprimere nelle fibre del pubblico il racconto
riassunto nell’oggetto.
Ma veniamo alla nostra mostra, in cui alcuni artisti si
sono misurati con la gigantesca figura di Pier Paolo Pasolini. Tutto è partito
da un’idea, discussa per telefono da Gina Affinito e Claudio Fiorentini, che si
è trasformata in bando, al quale hanno aderito in 18. Ebbene, questi artisti
hanno capito che la mostra intendeva rappresentare il pensiero del grande
poeta, e si sono opportunamente documentati, hanno letto e visto interviste in
rete, letto poesie, visto film, cercato notizie… e a mano a mano che indagavano
sulla grandezza dell’uomo ne hanno subito il fascino e si sono espressi con
profondo rispetto. Perché proprio quello si vede in questa mostra: il rispetto.
Possiamo dire che alla fine si è instaurata una dinamica
virtuosa per cui gli artisti hanno intrapreso un viaggio che non si è limitato
a riempire di colori una tela, a scolpire un pezzo di legno o ad elaborare una
foto, perché il viaggio è partito dalla ricerca di un senso e dalla volontà di
esprimerlo.
Questo ha accomunato tutti gli artisti che hanno
partecipato alla mostra (ma forse anche a tutti gli artisti che partecipano
alle mille e una mostre sul tema, che si organizzano in Italia e nel mondo). Insomma,
si è trattato, e possiamo dirlo a posteriori, di un vero e proprio laboratorio
che ha unito persone che non si conoscevano in un progetto comune, che ha
portato persone, che non la conoscevano, a scoprire l’opera di Pasolini, che ha
arricchito i partecipanti perché hanno fatto di questo momento partecipativo un
momento di crescita personale e artistica, e che ha portato questo processo
creativo a riunirsi nell’evento che lo ha consacrato come tale: la mostra
presso Captaloona Art di Madrid. Insomma, è successo qualcosa di meraviglioso.
Ma questo qualcosa non cercatelo nelle opere osservandole
ciascuna separatamente, ma quando lo sentirete nell’ambiente e nell’aria, quando
lo percepirete nello sguardo e nell’entusiasmo dei partecipanti e anche nel
nostro (come forse anche in quello di chi, come noi, crede nei sogni), allora
lasciatevi andare e capirete, lasciate che viva in voi l’esperienza della
mostra come un atto unico, come una suite musicale che rappresenta un atto
d’amore inconsapevolmente collettivo. Un atto che, ne sono sicuro, a Pasolini
sarebbe piaciuto.
Venite a trovarci: abbiamo sculture, fotografie, pittura,
disegno, elaborazioni digitali, arte concettuale e perfino arte orafa! Vi
aspettiamo in Andrés Mellado 55, Madrid.
Claudio Fiorentini
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