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domenica 17 luglio 2022

MARIA RIZZI: "IL TEOREMA DELLA SPADA" DI LUCIO SANDON, BASTOGI EDITORE

Maria Rizzi su “Il teorema della spada” di Lucio Sandon - Jacopo Bertoni Editore

 

Ho ricevuto in dono dall’amico Lucio Sandon, nato a Padova e trasferitosi a Portici, in provincia di Napoli da ragazzo, il romanzo “Il teorema della spada” - Bertoni Editore - e, pur scrivendo gialli sociologici, sono rimasta molto colpita dalla capacità del Nostro di concepire un thriller che comprendesse tanti generi letterari e tanti personaggi diversissimi tra loro. Innanzitutto va detto che l’Opera ha una solida base storica ed ero consapevole che l’Autore fosse ferrato in questa materia. Eppure la lunga vicenda di Annibale Barca risulta nuova pur narrando di tempi immemorabili. Il passato sembra rinascere con essa. Le lunghe vicissitudini del condottiero cartaginese e delle guerre contro i romani si legano incredibilmente a quelle del suo trisavolo, lo sprovveduto Angelo Aquilani, viceispettore del  servizio informatico del Corpo di Polizia Penitenziaria del carcere di Poggioreale. Quest’ultimo potrebbe meritare l’appellativo di protagonista, in quanto riveste il ruolo di filo conduttore ed è l’io narrante del libro. Il voluminoso testo  ha un corpo unico e ben strutturato, anche se il racconto salta da Cartagine a Napoli; al villaggio di Maricaq, in Afghanistan, dove il figlio del viceispettore, Paolo,  è medico della Croce Rossa; al Molise, terra natia di Angelo, a Pula nella Sardegna meridionale, in provincia di Cagliari. Le tematiche affrontate da Lucio Sandon in quest’Opera sono numerose e affascinanti. Si dimentica di seguire la trama di un noir e si viaggia su registri seduttivi: l’esoterismo, la realtà del Servizio Sanitario italiano, tra i più organizzati del mondo, eppure esposto al rischio di attentati, l’umorismo, steso spesso come velo sulle tragedie, i flash back del passato recente che si collegano a quelli dei tempi remoti, gli incontri imprevisti e balsamici, la poesia. Lo stesso Autore che, con tragica attualità, scrive: “L’Italia è uno dei primi paesi produttori di armi: la classifica mondiale la vede al nono posto per quantità di armi da esportare. Quasi il tre per cento delle armi di tutto il mondo”, ci delizia tramite immagini di empatia con madre - natura : “Le acque del Volturno appena nato sono limpide e purissime, si lanciano in salti, spume, gorghi, spruzzi, si frangono in rivoli e pulviscoli iridescenti al sole e formano arcobaleni nel cielo”. Si può dire che laddove il Narratore non ricorre all’autobiografia – in questo caso solo nella scelta di alcuni luoghi - due qualità essenziali formano la struttura del romanzo: l’una è insita nello Scrittore e nella sua libertà, l’altra nel mondo e nella sua necessità. La prima può definirsi autarchia, la seconda universalità. E in questo senso il romanzo diviene il cosmo di Dio. Nel caso de “Il teorema della spada” si può asserire che dimostra quanto siamo tutti collegati, in ogni epoca, apparteniamo alla stessa storia che cerchiamo di raccontare dall’alba dei tempi, perché sappiamo che quel racconto è l’unica strada per evolverci. Angelo Aquilani è collegato ai secoli precedenti, strumento del presente, eletto a salvatore del figlio e degli amici. Il poderoso nerbo narrativo di Sandon lo proietta in accadimenti lontani anni - luce dalla sua indole tranquilla e lo rende un anti eroe che conquista i lettori. Per quanto riguarda l’elemento che, con approssimazione, ho definito esoterismo, si lega perfettamente a una vicenda che vede le origini ai tempi delle guerre puniche e della dea della Luna, Tanit, autentica co-protagonista dell’Opera. L’esoterismo nasce dall’assoluta conoscenza di chi ha osato per primo affrontare il peso della sapienza trafugandola agli antichi dei. L’uomo nell’antichità tradusse in conoscenza ciò che aveva captato dall’esterno. Durante la ricerca della ragione della propria esistenza il suo discernimento si volse verso l’imponderabile, perché non poteva esistere soltanto il nulla. Ogni percorso portava l’essere umano verso ricordi antecedenti: gli archetipi, che si manifestano sotto forma d simboli. Tali simboli avevano un’importanza fondamentale e la loro energia veniva impiegata come legame con il tutto. Da ciò si deduce che l’esoterismo non può essere confuso con l’occultismo e men che meno con lo spiritismo, in quanto è scaturito dalla parte più profonda dell’uomo. Ogni interrogativo trovò un riscontro con l’inizio dei culti sacrali e delle varie manifestazioni misteriche. Nel romanzo di Sandon il simbolo è una spada tempestata di pietra preziose, della quale il viceispettore entra in possesso casualmente e che sembra poter determinare la catena di eventi che si trova ad affrontare. Come in ogni thriller non mancano le vittime, ma l’Autore non ama spargere sangue e destare orrore gratuito. Sembra che il suo primo scopo sia la restaurazione dell’ordine. Con una trama così complessa non è facile, eppure dopo aver letto il volume occorre riconoscergli che lo svolgersi della sua storia consiste nell’imbattersi di continuo in fenomeni visibili la cui spiegazione è nascosta e, riflettendoci, questa è l’essenza di ogni filosofia. Per dirla con Robert Mckee “Un thriller scritto bene non rappresenta una fuga dalla realtà, ma un veicolo che ci conduce alla ricerca della realtà. Si potrebbe definire il massimo sforzo per dare un significato all’anarchia dell’esistenza”. Nel libro di Sandon si ha la sensazione di trovarsi d fronte a una babilonia narrativa, visti i salti pindarici da un’epoca all’altra e il cambio dei personaggi, ma l’arte dello Scrittore si rivela nella straordinaria capacità di tirare i fili delle situazioni , riconducendole a un’unica imprevedibile causa, a una sola verosimile volontà. L’Autore, che ormai ha patria interiore partenopea, non poteva esimersi dal coinvolgere una rappresentanza della camorra, capitanata da Ronciofellone a anche l’umorismo, che talvolta sembra inconsapevole, è di chiara matrice napoletana. Egli riesce a rendere le situazioni nel contempo divertenti e malinconiche, facendo sì che i personaggi riescano nelle tragedie a realizzare una forma di distacco di fronte a se stessi e e agli eventi che si trovano ad affrontare. Riguardo alla lunga parte storica che introduce il romanzo e pone le basi per le vicende che si susseguono senza dar fiato ai lettori, credo vadano messi in rilievo gli studi, la professionalità e la dolcezza con i quali Sandon narra la storia del temibile Annibale Barca, del fratello Mengone e dei vari guerrieri, intervallandola con il diario di Amilcare, figlio del comandante cartaginese, un bimbo come tanti, che ‘crede che il papà sia un po’ matto’ L’epilogo del lungo, interessante preludio ci porta a conoscenza della temuta dea Tanit e degli elefanti, tanto importanti per l’esercito africano, che al termine del romanzo ritroviamo nelle vesti di Dumbo, un asino robusto e mansueto, che dovrebbe farsi carico di reperti antichi molto pesanti. Da grande narratore l’Autore compie un’operazione altamente originale e creativa: mette in scena. E dimostra che i libri come i suoi non si prefissano di narrare una sola storia, piuttosto un’espansione della vita, specchio di ogni esistenza precedente… Nel trhriller di Lucio Sandon il caso non riveste alcun ruolo, e se qualcosa o qualcuno ha l’aspetto del caso diviene destino e concatenazione. Per concludere chiamo in aiuto Haruki Murakami e il suo “Kafka sulla spiaggia”, nel quale diceva: “Quando la tempesta finisce non sai come hai fatto ad attraversarla. Anzi, non sei neanche sicuro che sia finta per davvero. Ma su un punto non c’è dubbio. Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi è entrato”.

 

Maria Rizzi  

 




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