Adriana Deminicis
Da un Poemetto alla Luna
I fiori di Gelsomino
Recensione di Raffaele
Piazza
La
raccolta di poesie di Adriana Deminicis, insegnante di Monte Vidon Corrado, in
provincia di Fermo, che prendiamo in considerazione in questa sede, presenta
una prefazione di Maria Rizzi esauriente e ricca di acribia.
Come
scrive la prefatrice l’Autrice crea una sorta di romanzo in versi che tocca
vette altissime di lirismo e trascina nel suo universo, in apparenza surreale,
in realtà quanto mai vicino alla concretezza. Il riferimento Alla luna, l’idillio leopardiano
dell’opera I Canti, è inevitabile,
tanto più che il poeta di Recanati aveva come tema di fondo il ricordare,
ovvero il rimettere nel cuore, per riferirci al significato etimologico del termine.
Leggerezza
che si coniuga a icasticità sembra essere la cifra distintiva del poiein e
della poetica della Deminicis, connotato fortemente dalla linearità
dell’incanto, ad una capacità di stupirsi, di fronte alle cose e alla natura e
non manca un riferimento concreto alla quotidianità di componimento in
componimento come quando vengono detti la medaglietta del cane Zoe e la
caffetteria, che a loro volte divengono simboli della ricerca di un
rassicurante profitto domestico.
Tutte
ben risolte le composizioni che sono sottese ad una forte dose di magia e malia
e sembra che la poetessa raggiunga equilibrio e armonia nel suo approccio alle
cose come quando, per esempio, prova un forte senso di amore per le piante,
metafora di purezza, qualcosa che scende nel cuore e nell’anima.
Tutto
l’ordine del discorso pare essere immerso in una costante riscoperta della
bellezza che trova la sua realizzazione in quello che potremmo definire Eden privato dell’io-poetante stesso.
Chiarezza,
nitore, luminosità e precisione sembrano connotare questi versi e la raccolta
per la sua unitarietà contenutistica, semantica e stilistica potrebbe essere
considerata un poemetto.
«…/ Il
fiore nasceva come sentimento d’Amore / ogni qualvolta passava un Cuore colmo /
d’Amore /…» (La caffetteria) scrive
Adriana riscoprendo la rima che per antonomasia appartiene ai giardini eterni,
infiniti e salvifici della poesia.
«Aspettavo
la guarigione / andavo a cercare nei libri antichi / della memoria che dentro
di me conservavo / per far venire alla Luce quel medicamento / antico, naturale,
/ quando ancora non c’era il caos / della disinformazione /…» (Aspettavo la guarigione): e qui pare
essere sottinteso che proprio la
pratica della scrittura poetica porta salvezza e guarigione dell’anima e del
corpo.
In Una pianta di ulivo vengono decantate le
qualità terapeutiche dell’ulivo e dell’olio e l’ulivo stesso diviene animato
perché saluta l’io-poetante.
In
un’epoca come la nostra di pandemia e guerra, di inquietudine per il destino
dell’umanità, è raro incontrare una voce poetica, in questo caso autentica e
originale come quella della Deminicis che non rifletta sul dolore e la morte.
C’è
qualcosa di virgiliano in questi versi quando l’amore per la natura che si fa
poesia anima le pagine.
Un
esercizio di conoscenza tout-court intelligente
e sensibile per ritrovare sintonia con se stessi e la realtà.
Raffaele Piazza
Adriana Deminicis, Da un Poemetto alla Luna – I fiori di
Gelsomino, pref. Maria Rizzi, Guido Miano Editore, Milano 2022, pp. 120, isbn
978-88-31497-32-9, mianoposta@gmail.com.
Ringrazio caldamente Raffaele Piazza, che nelle sue ottme recensioni non risparmia mai parole di stima nei mie confronti. Il Poemetto della Dominicis è un autentico viaggio negli elementi e arricchisce il lettore. Sono onorata di averlo prefato e di leggere le parole del caro esegeta. Sono vicina a entrambi e li saluto con affetto.
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