Poesie 2022
Elenco
1. immobile l’aria e l’anima
2. Colore tzigano
3. Storia
4. Libertà
5. Natura,natura
6. L’ultima alba
7. Il sipario
8. Uriel
9. Giorni testardi
10. Cos’è questo strano senso
11. UCRAINA 24 FEBBRAIO 2022
IMMOBILE L’ARIA E
L’ANIMA
Immobile l’aria e l’anima
in questo giorno di sole di latte
di nuvole livide sospese nel cielo.
Attesa di un lampo di niente
che il tempo dilati in fiducia e
rassereni
il cielo riflesso dell’anima.
Con quali parole possa elevare il mio
inno
non so, vestale impura di un fuoco
che tutte le colpe non brucia
e profumo d’incenso disperdono
i venti incerti del divenire.
M’imprigiono tra sensi di colpa
e il non vissuto del tempo trascorso.
Vorrei un nuovo spartito
su cui appuntare gli informi vagiti
di appena risorta a vita creatura.
NATURA, NATURA!
Ti chiamo a soccorrerci
in questo funambolico vivere
attesa di giorni creduti lontani
sgomento di attimi che cadono
a pioggia sulle nostre vite
insensate.
Dicono che il senso sia oltre.
Eppure deve essere il vero.
In questo animo sempre proteso
in questo animo sempre assetato
nel bailamme delle false chimere
nella schiavitù dei reali bisogni
almeno tu donaci il sonno pacato
come infanti nel sonno beato.
L’ULTIMA ALBA
Lo sguardo ladro ancora fruga
negli anfratti angusti della memoria
a ri-costruire le mura ciclopiche
di un’esistenza effimera.
Non è più tempo.
L’ultimo passo avanza
più veloce di un respiro
alla fonte sul limite della pietraia
arida di acqua sorgiva
per la bocca bramosa.
Tutto quel che fummo è andato.
Attendono l’ultima alba
estasi dinanzi al tramonto
passi trepidi a evitare gli ostacoli
sorrisi liberi e tiepidi pianti
le ore capovolte e insonni
la paura senza rimorso
senza rimpianto il perdono
l’ebbrezza al profumo di tiglio
tra i meandri del verde
giardino.
L’ULTIMA PAGINA
Sarà l’ultima pagina
a farmi mutar forma
con il finale a sorpresa.
Ne ho scritte tante e non mi pareva
allorché lenivo il mal di nulla
tra couches pour bébé
e tacitavo i pensieri vergando
di rosso e di blu quelli altrui.
Confondevo la voce muta
tra le gaie parole giovanili
mentre domande di senso e di vita
bussavano alla porta
senza che potessi trovare una
risposta
per mancanza di tempo e di argomenti.
Ora sono allo scoperto.
Il tempo
è solo mio
Il vuoto
appare totale.
Non mi ci tufferò come secchio nel
pozzo a capofitto.
Lo riempirò non di domande che
tante hanno martoriato con punture di
spillo
l’anima. Né di risposte consolatorie.
Lo riempirò di fiori di biancospino
di cieli azzurri, del canto dei
fringuelli
lo riempirò del mormorio del fiume
che placido scorre nel suo silenzio.
Adagiata in questa meraviglia
attenderò senza rimpianti il guado.
URIEL
Uriel angelo del fuoco
fuoco che divora e sana
che distrugge e crea.
Fuoco divino ardimi dentro
brucia la lingua maledetta
i pensieri distorti
la paura la viltà il sogno e l’incubo
divorami la pelle con la tunica di
Nesso
come serpente a primavera
donami la muta
ché non debba pormi più domande
ché non cerchi la risposta
che di vivere solo mi soddisfi il
desiderio
nelle foglie rosse e gialle del mio
autunno.
IL SIPARIO
Giorni testardi vanno
vengono trotterellando
nuvole o tele azzurrate
menando nel cielo
a dispetto della valle di lacrime.
Niente di vero sul palco
scene confuse e progetti
ignoti di idee non nostre
o forsanche.
Il sipario
Sale
Scende
Si apre
Si chiude
Comparse
non attori primari
Non sono niente… Chi vale… A che poi…
Non attende risposte la vita.
Incalza soltanto.
E ci assordiamo di cose.
Già mi vedo granello invisibile
di polvere inutile anche agli uccelli
forse il lombrico se ne vedrà bene.
Potessi tutto in uno ridurre
e lasciarlo alle spalle
E dormire sulla riva dell’ombra
sonni quieti nel bosco.
Ma questo il senso?
Capisco.
Giù, il senso è ancora più giù
nel profondo dell’anima
laddove il magma
si fa incandescente e stenta
a trovare la via.
La verità abita lì.
Lì dove il cuore urla le domande
e le risposte trova in un fremito
che placa la ricerca e la pace
trova nel divino abbandono.
COS’È QUESTO STRANO
SENSO
Cos’è questo strano senso
che mi occupa l’anima
mi allontana dalle usate vie
mi apre a cieli nuovi
a intentate vie e a mai vissute
libertà?
L’affanno non mi appartiene
della formica, non attendo il futuro
e a guisa di cicala frinisco i miei
pensieri
in un canto che a sera illanguidisce
di malinconia.
Né agogno gli anni giovanili per quel
che sono stati
o potrebbero essere nell’ansia edace
che arranca su per le scale del
futuro.
Che sia questa l’età più bella,
quando l’attesa non dimensiona
l’animo
e ogni attimo è un guadagno
senza impegno e ogni impegno
ha la leggerezza del piacere
necessario.
COLORE TZIGANO
Il mondo d’attorno si sfrangia nei
sollazzi
malefici del denaro che veleno
alitano
su bocche inermi spalancate alla
vita.
Muri grigi negli occhi e nel cuore.
Non così nelle colorate carovane
di chi conosce il calore del sangue
comune
la gioia dei riti comuni al tramonto
la preghiera antica concorde.
Anche il dolore e il patibolo del
passato recente
hanno intessuto serti congiunti di
anime
a imperitura memoria.
Non così nelle radici di chi
riconosce ovunque
la patria a cantare le nenie dei padri
al ritmo dei violini tzigani.
STORIA TZIGANA
La terra mi generò e dai lei trassi
alimento
finché aspra e inaridita mi disse di
partire.
Girovagai il mondo e dei tramonti
m’innamorai delle distese gelate e
delle vette
che nel mare si specchiano e nei
laghi da lungi.
Me ne innamorai e volli andar via
per conoscere altrove altre
meraviglie.
Ci chiamano nomadi e non sanno
che la casa è ovunque noi siamo
perché la casa l’abbiamo nei cuori
e l’adagiamo a terra solo se stanchi.
LA LIBERTÀ
Non solo a noi ma anche a noi
toccò di perdere la libertà.
Si badi bene…il permesso di vivere
da parte di chi non aveva il diritto
di mandarci qua e là come anime
infernali
al richiamo pauroso del dimonio
Caronte.
Non sapemmo mai perché dal comignolo
il fosco delle anime vostre
s’inanellava
nelle volute bianche delle anime
nostre
vittime sull’altare del folle
nonsense.
Nessuna pietà financo per i più
piccoli
perché la vita non si colorasse oltre
dei sogni striati di arcobaleno
che sempre sulle macerie splende
che senza scampo negaste al futuro.
UCRAINA 24 FEBBRAIO
2022
Non è la vita mia, non è mia la vita
quella di chi vedo fuggire a piedi
nudi
lontano dalle percosse aspre di
un’insensata guerra.
Eppure mi ci trovo dentro
mi avvolgo del loro gelido fiato,
mi asciugo le lacrime loro col dorso
della mano
e apro gli occhi
perché nel sonno gli spettri avanzano
minacciosi più di ora.
La sciagura più tremenda vivere
con il lugubre orologio che scandisce di notte
i passi della morte.
Chi darà le case, le cose, il pane
quotidiano, la dignità
a chi hanno tolto perfino l’umanità?
Di chi sono il cuore che palpita, gli
occhi consunti dal pianto,
le vene che tremano, le mani che
implorano.
Davvero pietruzze da stritolare per
farne asfalto sulla via dell’oppressione?
Nessuno nella stanza dei bottoni
sa come sia finito il destino di
ognuno
e come la dea bendata si diverta a
rovesciare i tavoli
prima che la giostra sia terminata?
Nessuno che abbia pietà, nemmeno per
se stesso.
Adriana mia, la tua vena poetica si arricchisce con il tempo di pepite d'oro sublimi da leggere e da decantare. la Poesia 'viene a cercarti 'sempre, come disse Neruda e ti trova estatica e ispiratissima. Le liriche, aprono il sipario su un nuovo, emozionante capitolo del tuo lirismo. Viaggi con l'immaginazione e inventi la libertà che è possible sono agli Artisti. Sei dentro e fuori di te. Figlia di nuovi universi: "Che sia questa l’età più bella, / quando l’attesa non dimensiona l’animo /e ogni attimo è un guadagno /senza impegno e ogni impegno / / ha la leggerezza del piacere necessario." . Il tempo assume nuovi contorni, sa divenire danza lenta, lieta di assaporare i momenti, le storie, i sentimenti. E ti consente un'ubiquità dolcissima. Sei nelle carovane tzigane: "Girovagai il mondo e dei tramonti / m’innamorai delle distese gelate e delle vette", nei loro viaggi nomadi e nella loro libertà. Esiste forse nella vita, amica bella, il desiderio di rompere gli schemi, di divenire anima e respiro della natura, del mondo, del tutto. Tu sei calata in questa dimensione e, al tempo stesso, sei nei campi di una guerra fratricida che da marzo non trova requie. Il Poeta entra tra le pieghe dell'esistenza, fa facoltà di 'vivere' le atrocità : "Eppure mi ci trovo dentro / mi avvolgo del loro gelido fiato,/ mi asciugo le lacrime loro col dorso della mano" e di piangere e urlare. Inascoltato forse, ma teso al coraggio, nudo nella rabbia, autentico nel dolore. L'indifferenza, che ci veste come seconda pelle non gli appartiene. Le tue liriche risarciscono e ricordano le colpe. Mai saremo salvi. Grazie Adriana per questi versi di seta oro e strazio e per la tua capacità di librarti in volo. Ti voglio bene!
RispondiEliminaCarissima Maria, dolci come il miele sono le tue lodi alle mie povere parole e alla mia semplice persona. Lo so, mi vuoi bene e vedi valenze oltre, troppo oltre. Non ti ringrazierò mai abbastanza per aver voluto attribuirmi dei meriti che spero siano solo un passaggio e non un punto di arrivo. Ti abbraccio forte. Adriana
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