INNO ALLA CAMELIA-MATERNITÀ
Non ti ho assistita nel tuo parto
tu così vicina a me
copiosamente fiorita di candore nel tempo virale
tu fragile creatura in arida terra
la linfa rinsecchita senza umide risorse.
Eppure tu l’hai voluto tutto questo rosario
questi rosari di corolle asfittiche
come senza respiro
le hai volute garanti dei riti domestici stagionali
garanti della materna tua vocazione
ora così tradita svilita abortita.
E ora ti fanno corona candide
splendenti corolle di vita
con umana fatica uscite dal boccio
esplose in questo marzo borioso.
E mi colmano con la pienezza fiorita
i vuoti della mia malinconia
gli anfratti delle arcane paure.
Nella sera la stanza mi accendono di luce
di riverberi d’immacolata innocenza
e al risveglio, che voli di bianche farfalle
nel vento marzolino, i tuoi petali
setosi giocosi nel vento!
che riconcorriamo come memoria
rinata in sogni nuovi
oltre ogni resa climatica.
Marisa mia, scegli di antropomorfizzare il fiore caro ad Alexandre Dumas ("La signora delle camelie"), simbolo di grazia, bellezza e devozione. Si suol dire che a passaggio di un usignolo una corolla cade, la tua pianta partoriva di continuo 'nel tempo virale' e nel febbraio, offuscato da echi vicini di guerra assurda e inutile, come ogni conflitto, la camelia si è stretta nel suo dolore 'rinsecchendo'.. Ma a sorpresa, ha celebrato marzo, e la strana primavera che il tempo ci ha dato in sorte: ti ha fatto dono delle sue corolle e dei fiori caduti dal fascino irresistibile. Questi ultimi non abbandonano lo stelo quando sono secchi, bensì quando ancora palpitano vellutati e morbidi. Sembra che si lascino andare con superba mollezza, con un fatalismo che li fa planare sul terreno senza farsi male. A cosa serve l'arte? Il lirismo intenso, ispiratissimo come il tuo, amica mia? A donarci la breve, ma folgorante illusione della camelia, aprendo nel tempo una breccia emotiva che non si può ridurre alla logica.
RispondiEliminaUn miracolo, forse... che conferisce all'artista l'impronta di eternità che recano tutte le opere capaci di incarnare l'universalità degli affetti umani. Sei sempre sulla vetta e sorridi a Dio. Ti stringo al cuore insieme al nostro Nazario e vi auguro giorni degni delle vostre anime.
Cara Maria, sei sempre col tuo cuore in mano, attenta al respiro delle parole dell'altro che tu ogni volta riesci a rivedere, a reinventare nella voce della sua parola come forza nuova, come segno di poesia. Ti ringrazio proprio, e te l'avrò già detto altre volte, di questa tua speciale capacità di penetrare la poesia attraverso l'anima di chi la compone e di rendere il tutto con espressioni leggere, colte, con note critiche preziose e affettuose.
RispondiEliminaTi abbraccio, con l'augurio di ogni Bene,
Marisa