Angelo Manitta,
fondatore della rivista trimestrale di poesia arte e cultura Il Covivio, mi ha
inviato, e mi è arrivato stasera, il libro
“ La regina di Saba “. Un testo che racconta storie di deserti e cammelli, di estensioni e primavere che allungano la vita.
I luoghi sono sfumati, come i personaggi che non hanno l’autonomia di
conservare quello che viene scritto. Un libro veramente interessante, per
inventiva, creatività, e personalità dello scrittore. Un testo editato con
gusto, con eleganza, e con passione, da cui emerge la semplicità e il tatto di
Manetta,e il suo abitudinario confronto con la bellezza. Oltre che ringraziare per
il bel libro, mi è gradito rinfrescare la memoria di tale dono. Una cosa veramente
unica da leggere gradatamente per gustare l’invettiva, l’amore per la parola, e
per tutto il resto che il libro riporta col suo bagaglio di suoni e melodie che
ne fanno parte. Inizia con la premessa
di Iuan Sarramela che ci indica la strada, il tracciato da seguire per
l’approfondimento alla pag. 9 e alla pag. 6. In quarta si legge: “Il poema composto in versi giambici, ci fa viaggiare nel tempo, nella
geografia e nella coscienza umana, il deserto
fa da sfondo con le dune dell’oriente misterioso.” Un libro di ben 51 pag. si chiude con una
serie di commenti di autori, tra cui mi piace riportare quello che considero il
più rappresentativo : “sgranano grappoli
di luce. Le alcansie lanciate nell’aria da rotondi universi. I fiori sbocciano
nel deserto tra l’umidore di bagliori estivi, quando cani venatici…”. Il testo
si manifesta e si presenta con la sua
unicità per le sinestetiche contaminazioni linguistiche, e per la sua singolarità
prosodica. Emerge inventiva, autonomia fonosintattica, e slanci di misura verbale.
Nazario Pardini
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