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sabato 30 marzo 2024

Maria Luisa Daniele Toffanin : " VENERDÌ DI PASSIONE "

 

 Infinita distesa di Crocefissi

intorno alla Croce

in questo venerdì di Passione

Pasqua di guerra.

 

Cercano conforto nel Cristo

nel suo dolore figliato

da una scelta d’Amore.

 

E risorgono tutti

purificati dalla sua Luce.

 

Fiorisce un’alba nuova

d’evangelica speranza.

 

                                      Maria Luisa Daniele Toffanin

                                      29 marzo 2024

 

 

 

 

 

martedì 26 marzo 2024

Auguri di una serena Pasqua a tutti i Leucadiani

Ricevo dall'amica Maria Rizzi i seguenti auguri a nome del circolo culturale Iplac. Sono belli nella loro semplicità e i richiami Pascoliani li rendono ancora più delicati. Li faccio miei e li giro a tutti i Leucadiani.

Nazario Pardini

Carissimi Amici,  

vi auguriamo giorni nuovi, che restituiscano il senso della dignità, del rispetto reciproco, dell'amore. La bolla dell'indifferenza non protegge. Rende aridi. Prendiamo esempio dal regno della Natura, dalle foglie di ulivo...

Un forte abbraccio "

Giovanni Pascoli, L’ulivo 

Oh, i bei rami d’ulivo! chi ne vuole?

Son benedetti, li ha baciati il sole.
In queste foglioline tenerelle
vi sono scritte tante cose belle.
Sull’uscio, alla finestra, accanto al letto
metteteci l’ulivo benedetto!
Come la luce e le stelle serene:
un po’ di pace ci fa tanto bene.

Il Direttivo del Circolo I.p.laC. - Insieme per la Cultura - 


Giusy Frisina dalla raccolta inedita "Luna Perduta"

 LUNA DI MARZO

 

 

 

Vuota luce dell'anima

moneta perduta

nel cieco mare del cielo

desertica coltre

di una inestinguibile primavera -

nell' assurda attesa di calme apocalissi -

ultima canzone del ciclamino invernale

e del lume di candela

ballata triste di una notte insonne

velo leggero sull'umido sguardo

dell’inganno e del destino -

devi solo ricordarti che

sono qui per te.

 

 

 

 

 

LUNA DI SALVIA

 

 

La pianta di salvia
parla alla luna piena
con silenzi verdi d’acqua

e la luna risponde

con carezze di luce ovattata.

Discorrono insieme mute
di mondi alla deriva.
Io non ho poteri
e non posso fare altro

che ascoltare quel bisbiglio,
nel dormiveglia d'ombra e foglie,
tramare sogni di pace.







CINZIA BALDAZZI :"Il “colac” e la poesia nel mondo"


 


Ricordate il sesto e  settimo verso della più conosciuta tra le preghiere cristiane, ovvero il “Pater Noster” o “Padre Nostro”? Coincideva (e ha resistito ai recenti cambiamenti!) con il pregare il Signore di confermare per noi il “pane quotidiano”, cioè la garanzia della vita: “Panem nostrum / cotidianum da nobis hodie”.

Certo, oggi, proprio oggi, è impossibile affermare che il buon Dio abbia ascoltato tutti in questa implorazione, poiché tanti ancora combattono la fame. Tuttavia, pur appartenendo a una generazione che questa esperienza non l’ha vissuta, mia madre ne parlava spesso con riferimento al periodo bellico, e mi rimproverava quando io, bambina, negli anni ’60, lo lasciavo a lato del piatto di pollo e patate che amavo molto.

Sono cresciuta, l’Italia procedeva nel benessere, ma non così per altri popoli. Intanto il mercato, dopo aver riempito le tavole di ogni sfizio, progrediva anche negli anni del terrorismo nostrano ed europeo, poi di quello internazionale “di massa”, inoltre con la pandemia, infine con riaffacciarsi delle guerre. E sulle tavole è tornato a trionfare il pane, fresco o confezionato, casareccio o surgelato, semplice o trattato.

Le ragioni sono facili da spiegare, direbbe Sigmund Freud, perché nel momento in cui il nostro Conscio è tornato purtroppo a fare i conti con la morte in agguato (mai abbandonata dall’Inconscio), dove trovare conforto di sopravvivenza se non nel pane, simbolo da sempre di nutrimento non puro e semplice ma legato alla famiglia, al lavoro umano, all’agricoltura, alla solidarietà?

La cultura rumena è stata più lungimirante: nonostante il benessere, il pane non lo ha mai dimenticato. Il loro “colac” è realizzato periodicamente per celebrare ricorrenze, magari per riunirsi in gruppo e festeggiare un buon evento. Così abbiamo fatto, ancora una volta, nell’annuale convivio poetico organizzato da Valeriu Barbu presso il Teatro degli Scrittori a Roma, con amici della comunità rumena ma non solo. Che festa, amiche e amici! E dopo aver letto poesie, cantato, conversato – anche se la nostalgia era sempre lì in sospeso – tra costumi bellissimi e pregevole artigianato, indovinate chi ha scelto Tatiana Ciobanu per spezzare il “colac” da lei preparato? Proprio me, e l’onore, vi assicuro, è stato superato solo dalla gioia.

Nella galleria fotografica di Adriano Camerini (con prestiti da Giuseppe Filingeri e Giuseppe Tacconelli) troverete alcuni dei momenti salienti dell’evento in omaggio alla Giornata Mondiale della Poesia. Ma per conoscere veramente l’atmosfera vissuta nell’incontro, non vi resta che aspettare l’anno prossimo (anche per sapere chi mi abbia regalato il foulard originale rumeno-moldavo che sfoggiavo…).

 




mercoledì 13 marzo 2024

XXVII PREMIO NAZIONALE MIMESIS di poesia 2024

 

XXVII PREMIO NAZIONALE MIMESIS di poesia 2024

 

Il Premio Nazionale Mimesis di poesia (di seguito detto Premio) è indetto e organizzato a cadenza annuale dall’Associazione Culturale Teatrale Mimesis in collaborazione con il Comune di Itri (LT), con il supporto di Wikiamo web agency, A. Caramanica Editore, il blog Alla volta di Leucade e il Circolo IPLAC.

 

REGOLAMENTO

SEZIONE A) Poesia inedita: Si partecipa con un  massimo di tre poesie a tema libero, in lingua italiana o in uno dei dialetti d’Italia (con indicazione della provenienza e traduzione). Per poesia inedita s’intende mai divulgata tramite qualsiasi mezzo né associabile all’autore fino all’esito della classifica. Se nel frattempo fosse pubblicata o associabile, la segreteria potrebbe spostarla nella sezione B in seguito a comunicazione dell’autore.

SEZIONE B) Poesia edita: Si partecipa con un massimo di tre poesie a tema libero, in lingua italiana o in uno dei dialetti d’Italia (con indicazione della provenienza e traduzione).

Non si può partecipare con opere già premiate in questo concorso. L’inosservanza delle regole comporterà, senza preavviso, l’esclusione dei testi  anche a premi attribuiti.

GIURIA DEL PREMIO

Presidente Nazario Pardini (ex ordinario di Lingua e Letteratura Italiana, poeta, critico letterario, blogger), vice pres. Patrizia Stefanelli (presidente dell’Associazione C. T. Mimesis, poetessa, regista teatrale e organizzatrice di eventi), Salvatore Mazziotti (docente di storia e filosofia, assessore alla cultura del Comune di Itri), Alessandra Corbetta (scrittrice, poetessa e blogger), Vittorio Di Ruocco (vincitore 2023), Gianfranco Domizi (vincitore Premio Nicola Maggiarra 2023), Alfredo Panetta (vincitore 2023), Segretario: Giovanni Martone.

La giuria, pro bono e con giudizio insindacabile, valuterà le liriche in forma anonima e stilerà una graduatoria di 12 vincitori per sezione.

Le opere premiate saranno pubblicate in un volume a spese del Premio. I poeti, conservando tutti i diritti, ne autorizzano la stampa senza nulla a pretendere.

PREMI SEZIONE A Poesia inedita

classificato: € 500 offerti dal Comune di Itri, targa con motivazione incisa, 5 copie dell’antologia.

classificato: € 200, targa con motivazione incisa, 5 copie dell’antologia.

classificato: € 100, targa con motivazione incisa, 5 copie dell’antologia.

VINCITORI dal 4° CLASSIFICATO: Targa con incisione della poesia, 5 copie dell’antologia.

PREMI SEZIONE B Poesia edita

classificato: Contratto editoriale per la pubblicazione di una silloge di 64 pagine in 100 copie, targa con motivazione, 5 copie dell’antologia.

classificato: € 200, targa con motivazione, 5 copie dell’antologia;

classificato: € 100, targa con motivazione, 5 copie dell’antologia.

VINCITORI dal 4° CLASSIFICATO: Targa  con incisione della poesia, 5 copie dell’antologia.

PREMIO  “NICOLA MAGGIARRA” Trofeo e una copia dell’antologia al primo classificato tra i poeti della provincia di Latina non presente tra i 24 vincitori.

TARGA SPECIALE “ GIURIA STAMPA”

Conferita a una poesia, tra le 24 vincitrici,  dai giornalisti: Franco Cairo, Orazio La Rocca, Gaetano Orticelli, Orazio Ruggieri.

La segreteria spedirà (senza costi per i poeti)  il trofeo/targa e una copia dell’antologia. Per i premi in denaro e il contratto editoriale è richiesta la presenza degli autori.

La serata di premiazione, preceduta dalla conferenza stampa per Lazio TV in cui i poeti saranno intervistati, si terrà a Itri nella terza settimana del mese di agosto 2024. Al termine della conferenza sarà offerto un buffet.

MODALITÀ D’ISCRIZIONE

L’iscrizione al concorso prevede un contributo, di €15 per una sezione e €25 per due, da versare tramite:

-ricarica PostePay n. 5333171222725364 intestata a Patrizia Stefanelli Cod. Fiscale STFPRZ60D50D708D. Causale: Contributo per spese di segreteria.

-PayPal a: info@associazionemimesis.com

-bonifico bancario verso Associazione Culturale Teatrale Mimesis IBAN IT 04N 01030 74000 000000658870 MPS filiale di Itri (LT). Causale: Contributo per spese di segreteria.

INVIO OPERE: entro l’8 giugno 2024

Tramite e-mail a info@associazionemimesis.com

Scrivere nell’oggetto: Premio Nazionale Mimesis, nome e cognome del poeta partecipante, sezione.

Allegare: 1) Poesie in unico file formato word, carattere Times New Roman 12, senza alcun segno particolare; 2) dati anagrafici, domicilio, n° di telefono, indirizzo e-mail; 3) copia del versamento.

Tramite servizio postale: a Giovanni Martone, Contrada Campanaro Alto, 9 - 04020 Itri (LT). Spedire una copia di ogni poesia scrivendo sul retro i dati personali e la sezione in cui si concorre. Accludere al plico copia della quota contributiva versata. Farà fede il timbro postale.

Tutti gli autori riceveranno notifica della corretta ricezione delle opere e dell’iscrizione al Premio.

Risultati in www.associazionemimesis.com

htthps://www.facebook.com/premiomimesis/ e nel blog Alla volta di Leucade. La segreteria del Premio contatterà i vincitori, tramite e-mail e telefono, almeno 15 giorni prima della data di premiazione. L’autore, con la partecipazione al concorso, accetta le norme del bando, dichiara la proprietà delle opere, acconsente al trattamento dei dati personali ai sensi del d. Lgs. Nr.196/2003. Telefoni utili: 3475243092/ 3403243843 

 

martedì 12 marzo 2024

Maria Rizzi legge “Il rumore del silenzio” di Nunzia Gionfriddo - Kairos Edizioni -


 “Il rumore del silenzio” - edito da Kairos -, conclude la trilogia di Nunzia Gionfriddo, che tutti dovrebbero leggere, perché è cucita nella storia del nostro paese, dal secondo conflitto a metà degli anni ’80, attraverso la lente d’ingrandimento della città di Napoli. Ho avuto l’onore di presentare i precedenti  volumi: “Gli angeli del Rione Sanità” e “Sopravvissuti” e sono emozionata all’idea di trovarmi ancora accanto a quest’Autrice, che considero una Maestra. Va precisato che il romanzo rappresenta una storia compiuta, non necessita della lettura dei due testi precedenti, ovviamente la trilogia rende esaustiva la conoscenza dei protagonisti e delle vicende che si trovano a fronteggiare.

Partirei dallo stile di Nunzia Gionfriddo. Fluido, immediato, caldo, permeato di speculazioni filosofiche, e di spunti poetici. La struttura del testo è divisa in sequenze narrative, descrittive e riflessive, in quest’ultime l’elemento dialogico è centrale,  e il nerbo della Scrittrice è eccellente. Si tratta di una storia corale, nella quale i personaggi sono tutti protagonisti e l’ Autrice riesce a caratterizzarli in modo da consentire ai lettori di vederli, di viverli. Si potrebbe parlare di un’opera filmica.

A livello contenutistico si parla di uomini e donne che  combattono contro le mafie, le bande armate, i traffici di droga, le connivenze, nelle diverse fasi storiche di Napoli e dell’Italia. D’altronde la Scrittrice è grande studiosa di storia e autentica combattente anche nella vita.

Il romanzo si svolge fino alla parte conclusiva con uno dei protagonisti, Maria, che versa in stato di coma. Non so se si è trattato di un espediente letterario, ma è una delle spiegazioni al titolo ossimorico del testo. La storia si svolge nell’atmosfera ovattata dell’ospedale.  “Il tempo non esiste fuori,di sé, ma solo nella mente”, scrive Nunzia, esprimendo un concetto filosofico, che io ho collegato a Bergson, che distingueva il tempo interiore, la percezione coscienziale di esso, da quello esteriore, il tempo esatto della scienza.. La donna sembra vivere l’esperienza non solo come il famoso tunnel del quale ci parlano spesso, ma come una voragine, che risucchiandola, la protegge dagli urti esterni.

La memoria dilatata del tempo interiore le consente di rivisitare le isole della memoria sin dalla primissima infanzia e di rivedere la storia del rione nel quale è nata, e di tutti gli affetti di sempre.

Maria è figlia di Ninetta e Mariuccio, che nel corso delle Quattro Giornate di Napoli, e non solo, si batterono per la Resistenza, insieme a Beppe e Assuntina, a Pasqualino, netturbino della Sanità e al pilastro della comunità, il parroco Don Antonio, accompagnato dalla fedele perpetua Mimina. Maria rivive la propria crescita con gli amici di sempre, i figli di Beppe e Assuntina Ciruzzo e Totonno, la figlia dello spazzino, Enzina, amica del cuore, Rosetta, incontrata più tardi, e divenuta parte integrante del gruppo. Erano soliti riunirsi nella piazza antistante la Basilica della Santissima Maria, detta il Monacone, dove nel cortile della chiesa li accoglieva Don Antonio.

Maria, nel corso del suo viaggio, divenuto elastico, incontra il futuro marito Lucio, che rinunciando all’avvocatura si era dedicato al giornalismo. Lei, negli anni ’70, dopo aver conseguito la laurea in lettere, aveva combattuto per il riconoscimento del ruolo paritario tra i sessi, nell’orgoglio della mamma Ninetta, partigiana. Nunzia Gionfriddo, fedele alla natura di donna capace di coniugare i verbi al futuro, come solo i veri sognatori sanno fare, ci dona un’altra perla filosofica asserendo che “dalla nascita in poi si comincia a sognare qualcosa”. Aristotele affermava addirittura che “il sogno inizia dall’utero”.

Seguendo il coma di Maria si attraversano le vicende degli altri protagonisti. Credo vada sottolineato come per attenersi al vero storico, molti dei protagonisti non siamo frutto di fantasia, ma rispondano a persone realmente esistite. Innanzitutto  ‘O Malommo, al secolo Giovanni Spavone, contrabbandiere temutissimo a Napoli, che in questo testo è fuori dai giochi, perché non vuole smerciare droga. Ha lasciato il posto, purtroppo,  alla Nuova Camorra Organizzata. Totonno, figlio di Bebbe e Assuntina, che nel dopoguerra faceva il contrabbandiere per aiutare la famiglia e fu accusato ingiustamente di omicidio,  sembrava morto, invece era stato protetto proprio da ‘O Malommo, che lo aveva fatto rifugiare in America, e poi in Sardegna, dove Enzina  andò a trovarlo più volte e rimase incinta.

Maria rivede il  proprio matrimonio avvenuto nel giorno in cui viene approvato il Nuovo Diritto di famiglia, in linea con le sue idee progressiste. Lei e l’amica del cuore Enzina, restano incinte nello stesso periodo, e diventano madri rispettivamente di Mariuccio e Teresina.  Un momento cruciale dei ricordi è il  ritorno a Napoli di Totonno, che da contrabbandiere, si trasforma in colto rivoluzionario. I due uomini, Lucio e Totonno, rispondono al giornalista napoletano Giancarlo Siani, trucidato dalla mafia e a Peppino Impastato, poeta, giornalista, che si ribello alla famiglia camorrista e combatté contro le organizzazioni criminali.

Gi anni ’70 e ’80 non si rivelano facili, come molti erroneamente affermano, perché oltre alle mafie si formano i gruppi armati di sinistra e di destra. Nascono Le Brigate Rosse, guidate da Senzani, legato alla colonna romana. Sono quelli che vennero definiti ‘anni di piombo’, culminati con il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro nel 1978. I giovani sono tutti sensibilizzati e attivi come i loro genitori, tanti anni prima. Maria, che nel tempo reale è un’insegnante, agisce nella scuola, rendendo consapevoli gli studenti; Enzina nella libreria e, da grande attivista, propone di “smuovere la pigrizia degli apatici e la paura dei pavidi” -l’espressione è tratta dal testo-

A colmare la misura nel 1980 avviene in Campania il terremoto, che provoca morte, distruzione, sfollati e  scatena un’altra forma di raket: la guerra per gli appalti.

Gli studenti scendono in piazza contro le mafie, il terrorismo e i rappresentanti dello Stato sospettati di essere collusi. La rivolta studentesca ha inizio dal rapimento del governatore campano della Democrazia Cristiana, Cirillo, da parte delle Brigate Rosse, che viene sottoposto al tribunale del popolo come Aldo Moro, e rilasciato misteriosamente…  

Lucio è facinoroso, attraverso il giornale e, in seguito, insieme a Totonno, tramite una radio libera campana. La scintilla che accende il fuoco sotto la cenere è rappresentata nel 1980 dall’agguato di Cosa Nostra al generale Carlo Dalla Chiesa, trucidato con la moglie e la scorta, dopo il dirigente comunista Pio La Torre e il suo collaboratore Di Salvo. Il nemico è diventato più subdolo e Don Antonio, autentico eroe della trilogia, parla di una nuova resistenza, da condurre non più con le armi ma con i cortei. Il parroco proprio dopo aver lanciato strali contro le mafie nel corso di un comizio, ha un malore e muore, segnando un vuoto incolmabile nel Rione Sanità. Gli anni ’80 sono contraddistinti dalle marce, con le donne in prima linea, che durano a lungo e sono purtroppo affiancate da quelli che Nunzia definisce ‘gli ammazzamenti’. Lucio scrive articoli di fuoco, scavando tra i traffici di droga, le correità, coadiuvato in radio dall’indomito amico Totonno.

Con “Il rumore del silenzio il cerchio si chiude e non solo metaforicamente. Nella sequenza finale, si assiste a una scena degna della tragedia greca, con il ritorno degli angeli stretti in cerchio e uniti nel motto”Resistere, sempre!”. Non svelo l’ultima sequenza di questo romanzo, didattico da solo e insieme agli altri due, ma vi garantisco che, oltre a essere lirico e commovente, rivela la dignità infinita dei protagonisti, ed è di altissimo valore umano, politico e narrativo. Sono fiera di essere amica dell’Autrice!

 

Maria Rizzi  

 

Maria Luisa Toffanini :"Per Alessandro nei suoi 11 anni "

                                                     le lune ormai svanite

                                              nel cielo dell’infanzia

 

Oggi tuo dì natale

è tutto esploso l’albero di vita

- l’albicocco della nonna -

in delirio di petali rosa

poggiati su un filo di sole

furtivo nel grigiore intorno.

Corolla aperta da un fremito

al tuo ricordo: la manina

protesa a carpire i fiori

poi sempre più affettuosa ai rami

al tronco dimora di Ribes

tuo osservatorio bambino del mondo.

 

E voi cari amici alati

pettirossi capinere e cince

amici esuli da Boscoverde

oggi per fargli festa, osate

osate fuori dal gruppo, un volo

rubato sull’altalena del vento

su fino ai petali del cielo

sciolto in libere ali.

 

Sento ora vivo nell’aria

un alito di gioia

un profumo di primavera

alla tua nascita oggi rinata.

 

1 marzo 2024

la nonna

Tullia Bartolimi legge :"Quintessenza, poesie di Adriana Pedicini, Il foglio ediz. 2024 "

 

Quintessenza, poesie di Adriana Pedicini, Il foglio ediz. 2024

Buongiorno, Adriana.
Ho letto le tue poesie tutte d'un fiato, ieri sera.
Molta nostalgia, senso della finitezza ("già mi vedo granello invisibile"), della nostra impermanenza ("a voi nel nulla mi ricongiungerà"). Un sentimento che mi risuona dentro, doloroso, in questi mesi di lutto.
"Foliage" ("a noi non è concesso il ritorno"), "Stella" (molto bella), "La sposa": sono versi che mi hanno commossa, che trovo vivi e che splendono.
Eppure c'è vita e desiderio ancora, nell'urgenza delle tue domande, come di qualcosa che è andato perduto ma che palpita ancora e chiede di esserci ("fuoco divino ardimi dentro"). Ogni attimo è un guadagno.
Lo stesso sentimento appare nella descrizione del mondo e degli altri, con cui siamo interconnessi, nella speranza e nella finitezza.

Le poesie dedicate sono piuttosto doni, messaggi, tenerezza e ancora speranza. Resteranno, credimi, a dispetto del Tempo.
Trovo bellissime le immagini e la grafica.
In sintesi: il tuo è un volumetto prezioso, un dono che fai innanzitutto a te stessa.
Per chi si scrive, dopotutto, e perché? Per lasciare una traccia, un segno? Per disperazione, per amore?
Non smettere.
Grazie.