FARFALLA
Dirò: sei morta?
Con una vita di ventiquattrore!
Troppa amarezza
in questo scherzo del Creatore...
Dirò tu non esisti
Ma cosa mai allora
di simile in te sente
la mia mano e quei colori
di inesistenza non sono frutto...
Tu non arrivi a vivere
fino a provare la paura.
Più lieve della polvere
vortichi su un'aiuola,
fuori dalla prigione
dove il passato e l'avvenire
ci chiudono e ci soffocano,...
Tanta bellezza
per cosi breve tempo,...
Trad. Giovanni Buttafava
Josip Brodskij nasce a Leningrado; nome
dato alla città che in altri tempi la gente comune chiamava Peter da Petersburg
– Pietroburgo. Durante l'assedio di Leningrado che durò tre anni (II guerra
mondiale); invasa dall'esercito tedesco con l'operazione Barbarossa, la città
rimase completamente isolata e nell'inverno circa 600mila abitanti morirono di
fame.Josif, nonostante la giovanissima età, ricorda l'assedio; le strade che
lui definisce morte; invase dalla neve:
“Facciate grigie o verdoline come fori di
pallottole e granate. Strade interminabili, vuote con rari passanti scarso
traffico;
nell'aria quasi affamata e quindi una fisionomia più netta, più nobile... E
dal
fiume grigio carico di riflessi... ho imparato più cose sull'infinito”
1
.
La sua famiglia di origini ebraiche e di
ascendenza rabbinica.
Jevrei (ebreo), negò di esserlo a sette
anni e fu la sua prima bugia.
1
Fuga da Bisanzio – Meno di uno – Ediz. Adelphi. Trad. di Gilberto Forti.
Piantò la scuola a quindici anni per una
reazione viscerale più che una
realtà cosciente. Una mattina d'inverno si
alzò senza un motivo apparente durante la lezione e usci dal cancello della
scuola senza farci più ritorno.
“C'era
anche quella vaga ma beata sensazione di fuga di una strada senza fine e
tutta in
pieno sole...”
2
.
Esule, perseguitato nel suo paese Brodskij in – Ninna nanna di Cape Cod
– VIII – ci dice:
“Metti in serbo per la stagione
fredda queste parole, per le
stagioni dell'ansia! Come il pesce sulla sabbia, l'uomo sopravvive:/ se si
trascuna agli arbusti e s'alza/ le gambe incerte e storte e va, come un
rigo dalla
penna/ nelle viscere della terra”
3
. Il suo cuore è colmo di ricordi:
“Sono nato e
cresciuto nelle paludi baltiche/ dove onde grigie di zingo vengono a due a
due:/
di qui tutte le rime, di qui la voce pallida che fra queste si arriccia
come un
capello umido;... In questi piatti paesi quello che difende/ dal falso il
cuore è
che in nessun luogo può celare e si vede/ più lontano. Soltanto per il
suono lo
spazio è ostacolo:/ l'occhio non si lamenta per l'assenza di eco”
4
. Per lui l'incontro con la vedova di Osip Mandel'štam fu importante e
nelle sue orecchie la memoria di lei. Così la descrive:
“lo sparuto corpo rattrappito sotto
lo scialle, le mani, l'ovale della faccia cinerea, i capelli grigi anch'essi
cinerei – tutto il resto era inghiottito dal buio. Nadežda Mandel'štam simile
un avanzo di un grande incendio, sembrava una minuscola brace che brucia se la
tocchi”
5
.Lui, grande amatore di Osip, importante poeta della Rivoluzione come
Anna Acmatova e Marina Svetaieva. Lo
affascinava il lirismo di questo poeta che ricorda con quattro versi
significativi:
“E rigide le rondini dai sopraccigli
tondi/ volarono a me dalla tomba per dirmi/ che abbastanza hanno riposato
nel
loro/ algido letto di Stoccolma”
6
.
La parola Stoccolma in russo è un
aggettivo: allusione a una favola di Hans Cristian Andersen che tutti i bimbi
russi conoscono. La poesia si insinua nella memoria dell'uomo
“così può accadere che una poesia
sia l'ultima cosa a staccarsi dalle povere labbra di un vecchio”
7 . Sempre nel testo su citato: In una stanza
e mezzo – descrive la vita della famiglia in Russia kommunalka – erano quaranta
metri di spazio con bagno e cucina in comune con altre famiglie. Questi
appartamenti sono situati in alloggi immensi e lussuosi a Pietroburgo.Questa
parte della sua infanzia il poeta la ricorda con affetto, mentre ricorda con
rabbia il regime sovietico e la scuola. In Russia dilagava l'antisemitismo e la
prima bugia di Josif fu in una biblioteca dove gli fu chiesta, per compilare un
modulo, la nazionalità, e lui disse di non ricordarsela. Lasciatala scuola ha
fatto esperienze di lavori i più disparati e poi l'amore per le spedizioni geologiche lo portò nel Circolo
Polare Artico fino ai deserti dell'Africa Centrale. La sua scrittura per i
contenuti lo fece arrestare. Nel 1961 subì un processo e condannato a cinque
anni di lavori forzati nel nord del paese.Venne condotta una campagna pubblica
di difesa. Vi parteciparono Anna Acmatova e vi furono pressioni dall'estero (un
discorso al Governo sovietico di Jean Paul Sartre e altri intellettuali). Di
conseguenza, la pena venne ridotta. A trentadue anni nel 1972 viene espulso
(minacciato di interrogatori ripetuti, carcerazioni, reclusione in ospedali
psichiatrici). Lasciò la Russia per gli Stati Uniti di America. Non potè più
rivedere i genitori, né partecipare ai loro funerali. L'America dove insegnò,
divenne il suo rifugio. Ottenne la cittadinanza americana nel 1977 e insegnò
fino alla morte. Diviene Joseph Brodskij. Soltanto con l'avvento della
Perestroika viene riabilitato in Urss e le sue opere poterono circolare nella
madre patria. Colto da infarto, muore il 29 gennaio del 1996 e viene sepolto
nell'isola di San Michele a Venezia, città da lui profondamente amata. L'Italia
era inoltre la patria della moglie Maria Sozzani che è presidente della Joseph
Brodskij Fellowship Fund con sede in America e in Italia. Tale fondazione offre
agli artisti russi la possibilità di vivere una esperienza creativa in un
ambiente stimolante senza costrizioni. Si è avverato quello che era il
desiderio del poeta, di fondare un'accademia russa a Roma – La JBFF offre anche
una borsa di Studio per periodi passati in Italia. Gran parte delle poesie
d'amore di Josip Brodskij durante gli anni di Pietroburgo sono dedicate a
Marina Basmanova, pittrice. Un casuale incontro a una festa in casa di Boris
Tiščenko; relazione tormentata e costellata dai tradimenti di lei. Crisi forti
e depressione di Josif. I componimenti dedicati a lei hanno le iniziali MB
8
.
IL POETA
Josif Brodskij, poeta russo, cittadino
statunitense. La sua poesia intesa come espressione dell'inconscio attraverso
la parola. Proiezione del pensiero, simbolodi libertà. Forza espressiva che
dilaga come lo scorrere di un potente fiume. Giunge ovunque, anche se il poeta
viene allontanato, perseguitato, esiliato. La parola prosegue il suo cammino e
diffonde quella profonda verità e denuncia che conquistano chiunque sia dotato
di sensibilità. Un atto fisico non può bloccare la parola che scivola e ti
avvolge come il vento. Brodskij in Italia è pubblicato da Adelphi. Più traduttori validi;
il testo in mio possesso – Poesie – è curato da Giovanni Buttafava. Brodskij
ottiene il Nobel per la letteratura nel 1987 con la motivazione:
“Per una produzione onnicomprensiva, intrisa di chiarezza, di passione e
intensità poetica”.
In lui forte il desiderio di amore per la libertà, giustizia, bellezza.
Considera l'essere poeta una missione. Legge i poeti russi e poi, autodidatta
per l'inglese, i poeti inglesi (Donne, Auden). Ama viaggiare per conoscere e
abbuia il viaggio di ricordi:
“oggi compio quarantacinque anni.
Quarantacinque anni fa mia madre mi ha dato la luce. Lei è morta due anni fa. L'anno scorso è morto mio
padre. Io sto camminando per le strade di Atene, strade che loro non hanno mai
visto, né vedranno mai. Il frutto del
loro amore, della loro povertà, della schiavitù in cui sono vissuti e sono morti. Il loro figlio cammina libero. E poiché
non si imbatte in loro in mezzo alla folla, si rende conto che è un errore, che
questa non è l'eternità”
9
. Ancora sue parole:
“Non sono uno storico, un
giornalista o un etnografo. Tutt'al più
sono un viaggiatore, una vittima della geografia, non della storia...”
10
. A leggere Brodskij non cala l'interesse
per la lettura ma si tende a rileggerlo, approfondirlo. I suoi pensieri ci
coinvolgono imprigionandoci. Le poesie del testo di Adelphi fanno riferimento
agli anni 1972-1985. Richiedono più attente letture per poterlo penetrare. Il
poeta è solo, anche se la sua parola si proietta nell'infinito. Il poeta soffre
di malinconia che s'insinua nel cuore del lettore:
... Una sera d'inverno col vino in nessun posto
una veranda assalita dai salici
appoggiandosi al gomito riposa il corpo
come morena fuori dal ghiacciaio.
Frane millennio un fossile bivalve estrarranno
da questa tenda, e rivelerà fra le nappe
l'impronta di due labbra che non hanno
nessuno a cui augurare “Buona notte”
E ancora il ricordo delle origini:
“Sono nato e cresciuto nelle paludi. Dal cielo, dove
onde grigie di zingo vengono a due a due,
di qui tutte le rime, di qui la voce pallida
che fra queste si arriccia, come un capello umido;
se mai si arriccia. Anche puntando il gomito, la conchiglia
dell'orecchio non distingue in esse nessun taglio
ma sbattere di tele, di persiane, mani...
Soltanto per il suono lo spazio è ostacolo;
l'orecchio non si lamenta per l'assenza d'eco”.
Quanto alle stelle ci sono sempre. Quando
ne spunta una, un'altra ne verrà. Solo così di là si guarda qua:
dopo le otto di sera ammiccando.
Il cielo è meglio sgombro. Anche se
la conquista del cosmo è più opportuna
con le stelle...”
La poesia è spesso mistero. Non sempre si
può spiegare ma se coinvolge, incuriosisce, commuove, è autentica e ti penetra
nel cuore. L'importante della scrittura per Josip Brodskij appare evidente
nella parte VIII di Elegie Romane:
“Batti nella pagina vuota, lingua di candela,
palpita curvati sotto il fiato rotto,
segui, ma non avvicinarti, la sequela
del lettore delle lettere in fila per un contenuto
Rischiari un muro, un armadio...
un'area ben più grande di quella che ricopre la scrittura
Ed il filo del tuo fumo s'innalza e supera
i pensieri dell'autore di queste righe...
(se compone la penna, compone sempre poco)
Ma quanta luce danno nella notte
con il buio fondendosi gli inchiostri”.
Per motivi di spazio mi spiace non
riportare per intero la serie di strofe
veneziane.Il suo amore per Venezia lo ha
portato a sceglierla come dimora eterna per la sepoltura.
... “Vanno le barche spazzine come scolari in corsa
battono col bastone gli steccati, i raggi del mattino
ispezionano colonne, arcate, fosse
ciocche d'alghe, mattoni...
La luce vi disserra l'occhio come conchiglia e le conchiglie
degli orecchi vi inonda lo scampanio dei campanili
All'abbeveratoio vanno a bere il bagliore della riva
cupole e mandrie...
La notte imponderabile dell'azzurro al quadrato
della finestra, lasciando in retrovia l'azzurrità...
una muta di nubi ricciute si scalmana...
e vento promette da nord est. La città è un ammasso di porcellana
e di cristallo rotto...
Io scrivo questi versi, seduto su una sedia bianca,
a cielo aperto, d'inverno con giacca,
ebbro e pronuncio frasi che allargano gli zigomi
nella lingua che è mia.
E intanto nella tazza si raffredda il caffè.
Sciaborda la laguna e punisce con cento minimi sprazzi
lo sguardo intorbidito dall'ansia di fissare questo paesaggio
Capace di fare a meno di me”
1982
Spero che
chi leggerà queste righe, legga “Poesie” di Josif Brodskij.
Tutte le
traduzioni riportate sono state curate da Giovanni Buttafava.
Firenze, 27
settembre 2024
Anna
Vincitorio
1
Fuga da Bisanzio – Meno di uno – Ediz. Adelphi. Trad. di Gilberto Forti.
2
Ibidem.
3
Poesie 1973-1985 – Adelphi a cura di Giovanni Buttafava.
4
Poesie ibidem.
5
Fuga da Bisanzio pag. 104.
6
Fuga da Bisanzio – ed. Adelphi pag. 85.
7
Ibidem.
8
Notizie tratte da Josif
Brodskij poesie, saggistica e memoria del passato a cura di Laura Cogo –
27-01-2023.
9
Fuga da Bisanzio – pagg.
151, 152.
10
Ibidem