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mercoledì 22 giugno 2011

"Essere italiani" Nota

Nota
a
Che cosa vuol dire essere italiani

 
Essere Italiani vuol dire parlare la stessa lingua, amarne la storia, perché la lingua è la nervatura portante del corpo culturale della nostra identità; perché amarla significa rispettare tutti quei nostri scrittori che hanno contribuito a forgiarne lo scheletro in maniera diacronica e sincronica, con studi, dibattiti, incontri, saggi; e perché amarla significa rispettare le nostre origini. Essere Italiani vuol dire amare  il proprio paese, quando questo è eretto su una democrazia che si fonda sulla volontà dei cittadini; vuol dire essere tutti legati al vincolo delle nostre tradizioni; e per tali intendo tutto il filone politico-storico-letterario che si rifà a quegli intellettuali che hanno tenuto viva l’dea prerisorgimentale dell’unità del paese: dal Petrarca (All’Italia), a Dante ( nelle sue invettive contro i particolarismi a scapito del bene pubblico), al Macchiavelli (che vedeva nel Principe la possibilità di unire il paese), al Foscolo (che finalizzava le battaglie napoleoniche al bene dell’Iitalia), all’Alfieri (“Giorno verrà / tornerà giorno / in cui redivivi gli italici / in campo scenderanno armati / e fia il combatter corto / perché nell’italici cor / l’antico valor / non è ancor morto”), al Manzoni, al Tommaseo, al Ferrari al Cattaneo … fino all’epopea del Risorgimento e quindi all’unità. Essere italiani non vuol dire, certo, comprare pagine di giornale all’estero al fine di denigrare il paese per ragioni personali immotivate. Essere Italiani significa consacrare tutti coloro che hanno dato opera o vita per il proprio paese, ed è un dovere rispettarli, perché hanno lottato non certo per guadagno personale, ma per delle aspirazioni finalizzate ad una patria unita e politicamente esistente (Mazzini, Garibaldi, Cavour, Pisacane, Vittorio Emanuele II …) E perché no, è un dovere anche verso tutti quelli che hanno creduto fermamente in un ideale fino a dare la vita per quello, perché lo ritenevano giusto; anche costoro hanno creduto nella libertà, in quella dello spirito. Magari strumentalizzati dai poteri, sono stati condotti su errate vie. Anche loro di fronte a plotoni di esecuzione hanno gridato viva l’Italia. Ed anche per loro deve essere eretto un altare. Ma non è certo da Italiani lottare contro i nostri simili per cedere il paese a  uno straniero. (Vedi le Foibe). Essere Italiani significa vedere le nostre origini il più lontano possibile nella Storia, estenderle, ad esempio, alla prima unità del paese effettuata dai Romani, e non avere vergogna di essere eredi di quella grande civiltà legislativa, poetica, filosofica, oratoria, culturale. Se tanti paesi avessero avuto un Cicerone o un Seneca duemila anni fa, ne avrebbero fatto un perno della loro storia, per primi gli Americani. Essere Italiani significa anche essere all’altezza di esprimere una classe politica capace di partorire leggi per il bene del paese, e no delle fazioni che si contrappongono per il solo piacere di darsi contro. Ed infine vuol dire discutere di tutto questo, rispettarci nelle idee, purché queste non arrivino, per motivi politico-ideologici, a  oltrepassare il limite di questi valori a cui tutti dobbiamo essere vincolati.

 
Nazario Pardini
Arena Metato 12/01/010     

Per il 150° anniversario dell’unità d’Italia

Morirono brandendo una bandiera
che diceva speranza. Non di eroi,
non di dei dell’Olimpo che scendevano
nella mischia a difenderli in battaglia,
né di miti qui vi voglio parlare,
ma di poveri diavoli che uscivano
dalla miseria dei campi, o di studenti
che lasciavano i padri, o di borghesi
che lasciavano gli agi. E si lottava
a Pastrengo, Custoza, o con i Mille,                
si lotterà sul Piave con in mente
un inno ed un amore: Patria unita.
La lingua verrà dopo! Fra di loro
nemmeno si capivano, ma sentivano
di essere patrioti. Rispettiamoli!
Morirono brandendo una bandiera,
non solamente quella
dei nostri nazionali,                                                     
ma soprattutto quella che garrisce
sulle teste dei nostri militari
impegnati a difendere l’orgoglio
di sentirsi Italiani. Rispettiamoli!
Morirono brandendo una bandiera,
il solo loro bene. E proprio loro
ci gridano di amare il nostro suolo.
Le loro tombe vogliono rispetto,
le loro tombe gridano e pretendono
di non essere cumuli di polvere,
contenitori d’ossa senza nome.
12/02/2011   h. 11,30







                           

1 commento:

  1. E chissà perchè l'essere italiani sembra diventare ogni giorno di più motivo di vergogna. E' vero che non siamo in grado di dare lezioni di civiltà agli altri paesi, ma è anche dannatamente vero che vantiamo una storia, una cultura, che pochi popoli possono vantare.
    I filosofi, gli imperatori, i re, i Papi, nel bene e nel male, hanno donato alla nostra penisola radici salde e inimitabili. Il famoso sogno americano rappresenta la misera ricerca di un continente maestoso a livello edile, ma nato soltanto alla fine del 1400. Il mondo riconosce all'Italia molti meriti. Noi siamo distruttivi. E' un patetico luogo comune. Nemo profeta in patria... Ed è un oltraggio rinnegare la terra che è stata ed è gestita male, ma ricca di risorse culturali, filosofiche, morali. Difendo la nostra patria, schierandomi al fianco del carissimo Nazario... sperando in un futuro che le restituisca la dignità che ha sempre avuto e che merita ancora...
    Maria Rizzi

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