Pagine

mercoledì 22 giugno 2011

Prefazione a "Amalia" di Maria Chiara Zippel

Prefazione
a
Amalia, Il Portone/Letteraria, Pisa 2002. Pp. 48
di
Maria Chiara Zippel

 

"Il cuore ramingo
                  continua il cammino lungo una battigia
                  in attesa di qualcosa o qualcuno che lo riscaldi."    




Silloge di 45 poesie, quella di Maria Chiara Zippel , che con un linguaggio semplice e estremamente comunicativo si avvicina alla sensibilità di ogni lettore, anche se non addetto ai lavori, per l’immediatezza e la spontaneità di un registro che si propone per la sua prima pubblicazione. Poesia varia, articolata, ordita su una molteplicità di costrutti che sembrano voler accompagnare nella loro articolazione i diversi stadi dell’intimità dell’autrice. E l’effusione nasce dalla presenza o assenza di persone nel sommo sforzo di renderle eterne come eterna si vorrebbe forse la felicità che ne deriva. Nasce anche da tutto ciò che circonda la poetessa, dalle cose più piccole a quelle immensamente grandi, e tutto qui si fa simbologia di certe vibrazioni che si riverberano sull’icastica del reale. Amalia, Felicità, O mia betulla, Nonna, PaPà, Mamma, Angelo custode, sono tanti momenti esistenziali, naturali e sublimi, che dal cuore si concretizzano in icone che l’autrice vuole o vorrebbe sempre vicine. Poesia fatta di versi liberi, ora brevi, ora raddoppiati, addizionati, intrecciati in ricami di giochi intimistici e fortemente sentiti che si visualizzano anche, con profumi e colori, in oggettivazioni naturali e I colori di questa casa. / Gli odori insiti nei suoi mobili. / Il verde del suo prato. / Il dolce profumo del suo giardino. contrastano con l’immagine di una vita che ha lasciato segni indelebili. (La Casa) Gli odori di questo posto angusto / inizialmente mi avevano inebriata. / Il colore logoro dei suoi muri / mi aveva riempito di gioia. (Il luogo) 
             Canti di vita, storie di un vissuto, sensazioni superbe, ma semplici e umane, che da soggettive si fanno oggettive e universali: Ma oggi ho capito che l’attimo più bello / è quello in cui ho visto il mio volto riflesso nel tuo. / Bambina mia. (Amalia) La felicità è difficile da trovare, da realizzare... / Ma lei è lì accanto a te, ferma sulla soglia ad aspettarti. / Io l’ho trovata... (Felicità)      
               E a versi di ampia estensione succedono versi brevi, incisivi, come momenti essenziali, epicentri di un tutto: Bambina mia. Io l’ho trovata. Vola o mia dolce libellula, / con le tue ali cristalline. / Atterra  su una verde foglia, / e bevi avidamente la sua rugiada. (O mia libellula) Quanta voglia di evasione in questa bella lirica! Ti rivedo vicino a me durante le nostre passeggiate. / E’ così angelo mio che ti voglio ricordare, / sempre vicina a me. / Ciao nonna. (Nonna) Anche in questa poesia la solita tecnica versificatoria riesce a mettere in risalto il verso finale carico di patema e di forza emotiva proprio per la sua essenzialità. Una serie di versi in diminuzione, quasi complementari all’esplosione finale: Ciao nonna. 
                 E così in PaPà - da sottolineare questo raddoppiamento di maiuscola come a potenziare l’immagine della figura paterna - la solita disposizione dei versi ci trascina verso un senso di vuoto in netta contrapposizione a quel sentimento di felicità con cui si apre la silloge: PaPà mi manchi... E’ la vita che col suo divenire alterna momenti di superba gioia a fasi di tristezza e di vuoto attingendoli da un memoriale da sempre avvinto alla sua anima. E la navigazione continua col bagaglio dei tanti ricordi, che compagni fedeli di viaggio, ci seguono  interrogandoci continuamente sul loro perché: Vedo la sua immagine che si allontana. / Vorrei rivederlo ancora una volta. / So che non saremo mai più vicini. / Papà mi manchi... 
                  In mamma l’anafora della parola grazie - figura retorica di grande impiego in questa silloge - ripetuta quasi in tutti i versi, dà forza e vigore al ruolo della figura materna nella vita dell’autrice: Grazie per aver cercato in tutti i modi / di non farmi sentire / la mancanza di un padre / che ormai mi ha allontanato dal suo cuore. (Mamma) E il memoriale torna pungente o carezzevole al contempo quando riporta l’immagine del compagno del primo incontro, del giorno in cui mi hai amata. / Penso a quel lago ... / Vedo nitidamente il tuo volto. / Ti rivedo in quella casa, / nella casa dove abbiamo attraversato / passione e disperazione. ... / Quando però mi sento triste / ritorno con lo sguardo al nostro amore / che fu e che non tornerà mai più. (Ricordi) Il percorso è descrittivo e intimistico; gli ambienti, i colori, le immagini diventano tanti momenti di un’anima protesa a indagare sul mondo e su se stessa. E Il Tempo, Il Luogo, Fiore, O mio veliero, Padre Giorgio, Padre Antonio, Ignoto, Monsignore, i tanti titoli non sono che vibrazioni ora rivolte a ripescare innesti di memoria, ora a riflettere profeticamente su un mondo di bellezza, di mistero, di gioia, e di tristezza in cerca di una soluzione ai quesiti che tanto ci tormentano. La poesia si distende, quasi si fa prosa nell’ampiezza del verso, per accompagnare la profondità dei sentimenti e la voglia di dirli. Con il passare del tempo / ho perduto una parte importante della mia vita. / Con il passare del tempo / chi amavo si è allontanato da me / e chi odiavo mi è rimasto vicino. / ...Con il passare del tempo / ho capito che la vita va vissuta attimo dopo attimo, / assaporata come una torta di mele aspra / ma in fondo sempre dolce. (Il Tempo) Anche qui attraverso la funzione dell’anafora l’autrice pur trasmettendo col verbo passare il senso del trascorrere inesorabile dell’esistenza, esalta anche al di là di ogni tristezza, delusione, o illusione la dolcezza della vita assaporata attimo dopo attimo. Lo stesso sentimento positivo emerge dalla poesia Fiore in quella esortazione della poetessa a crescere forte, ponendo attenzione all’uomo e a tutto ciò che lo circonda; a respirare l’aria della libertà, a vincere la tristezza del momento, e a non lasciarsi andare: pensa a quando sarai più forte / e più alto di tutto il prato verde. / Allora godi della tua vittoria. (Fiore) E anche se piccole gocce salate possono bagnare il volto dell’autrice fino a inondarlo come un fiume in piena, basta lo sguardo tenero e il sorriso amoroso della figlia a riportare la gioia: Mia figlia mi ha guardato sorridendomi, / e nel mio cuore è ritornato l’amore. (Lacrime) Lo stile è arrivante, coinvolgente; i versi sono combinati in spartiti vari e diversificati; la poesia è estremamente libera e svincolata da ogni canone tradizionale; l’impiego dell’anafora e di una versificazione per aumentazione o diminuzione danno un tono di certa impostazione moderna all’ordito poetico. La semplicità del registro lessicale tutto volto a un’effusione diretta senza troppi orpelli di espressioni figurate, aiuta il coinvolgimento del lettore. Ma soprattutto la ripetuta alternanza di misure brevi ad altre di ampio respiro, l’uso di trame libere e di chiusure secche e concise si fanno costrutti significanti per il filo lirico delle vicissitudini esistenziali.


Nazario Pardini

Ottobre 2002

Nessun commento:

Posta un commento