O R F I C
A
Come da monte a valle
vorticato sasso
giacqui
anima loquente
incarnato soffio
al cospetto del sole.
S’estinse la trasparenza
del ricordo
in questo impasto di fango e di luce
detto terra
folle germinìo d’affetti e di pensieri.
E vivo fui,
o mi parve.
E sono ancora qui
su questo grigio di selci
dove s’aggira e sempre
grida di giochi
la mia infanzia.
Scalpicciano
bimbi di memoria
da qualche parte o in altri mondi persi
quelle selci
sconnesse che con sguardo inerte vanno
oltre ogni storia.
Con cuore gonfio ancora sono qui
nel fiato di questi vicoli, dita
per dolorose corde,
a sentire quieti sensi di cucina…
E datemi dunque il bandolo
della nube arrochita
ch’io ne scomponga i lividi fili
per aggrapparmi al
riscoperto azzurro.
P R E L U D I
O
Stasera dopo un’estasi
di rosso
un inaudito carme
scriverò.
Che vuoi che sia
l’invidia del taurino
Alceo, d’Archiloco dal
giambo acerbo,
di mio fratello Orazio
VenosINO
(se penso alla parola
mi c’invento
un etimo buffo, e
doppio, di vino),
poeti accomunati da uno
scudo
in qualche luogo
relitto e dal canto
del vino? Scudo e coppa
(siedo a poppa
del vascello Poesia)
hanno forma
e fine uguali,
proteggono il cuore.
Musa della mia cantina,
più d’ogni
sole bionda, e greca, di zappa
stanco
bramo un rosso
sanguigno che ristori
il corpo e che dia voce
alle speranze.
Perciò il vino
arrotonda nella coppa,
sicché per ebbre
papille il lascivo
clamore variegato fin
nel cavo
rotoli del cuore. Sopra
la schiena
m’ha urlato il sole
un’intera giornata
di quest’arso luglio
meridionale.
Invano invocano al
cielo un po’ d’acqua
queste viti alla morte
renitenti.
Ed io esausto colono
alla mia
creatura chiederò nuova
forza,
e non vincerà la sferza
del sole
né temerò la fama dei
poeti.
Stasera -non lo sanno
anche i compagni
che bevono con me- io
scriverò
un canto che andrà fino
alle stelle
e senza sforzo dal
cielo la mandorla
falcata coglierò poi
della luna.
( Venga Anacreonte
divo,
beva il vino, sorga
vivo.)
L A
B U N TU R A N N
I
Il
nichelino che ancora ci resta
da
spendere è moneta da niente che
tu
t’ostini a valutare sonante.
Presto,
roche lucerne, abdicheremo
al soffio d’aria ch’ora
ci appartiene;
che
svanirà d’incanto per comporsi
in nuove
incarnazioni e sentimenti.
Perciò
non ti accanire più a sentirti
radica
ruderale, antico ceppo
ubriaco
di polloni,
cuore
pulsante d’agreste vigore;
e lascia stare ogni
sopravvivenza
ché,
come sai, troppo spesso la
storia
nel suo
svagato e vano
andare
divinizza immeritevoli
parvenze, semplici giochi di luce.
Ecco, il
giorno muore appeso a fantasmi
di
colline, oltre crinali avvampati
rotola il sole. E nell’acre
sospiro
del
tramonto c’inseguono
effigi
primordiali di memorie,
ardenti
archetipi, muta feroce.
Ora poi
che l’ostiario s’è assopito
infilano
la porta e al largo sbandano
senza
rispetto d’icone sbrigliati
pensieri: seminato
pianto,
infruttifero grido di giorni
che
il pio occidente
accoglie.
Pasquale Balestriere – Notizie
bio-bibliografiche
Pasquale Balestriere è nato a Barano d’Ischia, dove
vive, il 4/8/1945.
Docente di
lettere in pensione, predilige la scrittura in versi, ma è attratto anche dalla
narrativa e dalla saggistica. Ha pubblicato
varie raccolte di liriche, sempre ben accolte dalla critica: “E il dolore con noi” (Menna, Avellino,
1979), “Effemeridi pitecusane” (Rivista
letteraria- Rassegna d’Ischia Ed., 1994), “Prove d’amore e di poesia” (Gabrieli Editore, Roma, 2007),
“Del padre, del vino” ( ETS, Pisa,
2009 ), “Quando passaggi di comete
(Carta e Penna Editore, Torino, 2010), Il
sogno della luce (Edizioni del Calatino, Castel di Judica, CT,
2011).
Vincitore di numerosi premi letterari, collabora in modo piuttosto discontinuo con giornali e riviste.
Attendono revisione e pubblicazione studi su tradizioni, cultura e dialetto dell’isola d’Ischia. È spesso chiamato a parlare di poesia e di letteratura e a far parte di giurie di premi letterari.
Vincitore di numerosi premi letterari, collabora in modo piuttosto discontinuo con giornali e riviste.
Attendono revisione e pubblicazione studi su tradizioni, cultura e dialetto dell’isola d’Ischia. È spesso chiamato a parlare di poesia e di letteratura e a far parte di giurie di premi letterari.
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