Il testo "Su la testa, Argentina!" è stato adottato come testo universitario per l'anno accademico 2009/2010 dalla Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Pisa nel corso di Storia delle Americhe tenuto dal Prof. Maurizio Vernassa.
Orlando Baroncelli
Titolo
"Su la testa,
Argentina!"
Desaparecidos e recupero
della memoria storica
Introduzione di
Luigi Lombardi Vallauri
Presentazione di
Bruno D’Avanzo
Formato
12 x 21
Pagine
240
Prezzo
18,00 euro
ISBN
978-88-8415-092-9
Esaurita la prima tiratura,
l’autore ha preparato questa
nuova edizione aggiornata
al 31 dicembre 2010: dai
desaparecidos al ritorno
alla democrazia, dalla
condanna dell’impunità al
recupero della memoria
storica ai grandi processi
contro i torturatori
IL LIBRO
Il libro affronta molti argomenti: analizza i meccanismi repressivi della dittatura più feroce della storia argentina, quella degli anni 1976-1983 (campi di concentramento clandestini, torture, desaparecidos); traccia un profilo storico dell’atteggiamento tenuto da società civile e istituzioni nei confronti dei desaparecidos, dal ritorno della democrazia nel 1983 fino ai giorni nostri; documenta la situazione in corso in Argentina per quanto riguarda la tutela dei diritti umani, la lotta contro l’impunità e il recupero della memoria storica. Esplora, inoltre, un fenomeno del tutto dimenticato della storia italiana: la tragedia di migliaia di nostri connazionali desaparecidos in Argentina negli anni della dittatura militare, tra il silenzio indifferente di società e Stato italiani e i collegamenti con la Loggia P2. Focalizza l’attenzione su questo dramma italiano, anche tramite le testimonianze dirette dei familiari e di alcuni sopravvissuti e analizzando i tre processi svolti dalla magistratura italiana tra il 1997 e il 2010. Esaurita la prima tiratura, l’autore ha preparato questa nuova edizione aggiornata al 31 dicembre 2010: dai desaparecidos al ritorno alla democrazia, dalla condanna dell’impunità al recupero della memoria storica ai grandi processi contro i torturatori.
Autori
Orlando Baroncelli
Titolo: "Su la testa, Argentina!"
Desaparecidos e recupero della memoria storica.
Introduzione di Luigi Lombardi Vallauri.
Presentazione di Bruno D’Avanzo.
Formato 12 x 21.
Pagine 240
Prezzo 18,00 euro
ISBN 978-88-8415-092-9
L’AUTORE
ORLANDO BARONCELLI, laureato in Giurisprudenza, è redattore di «Testimonianze», per cui scrive di politica estera e diritti umani, e collaboratore di «Diario»: per entrambe le riviste ha seguito soprattutto le storie dei desaparecidos italoargentini e la lunga lotta dei familiares per scoprire la verità e ottenere giustizia. Su questi argomenti è stato relatore in numerose conferenze e convegni. Docente di diritti umani e diritti dei popoli nel progetto Scuola-Territorio della Provincia di Firenze rivolto alle medie superiori, nel 2004 è stato curatore del libro Percorsi per minori stranieri. Problemi e prospettive edito dal Comune di Firenze. Dal 1996 è il responsabile dell’Argentina per il “Centro Studi e Iniziative America Latina” di Firenze. (Nuova edizione aggiornata)
Motivazione
Baroncelli
All’unanimità
e senza esitazioni, la giuria del «Premio Firenze per le culture di pace
dedicato a Tiziano Terzani» ha assegnato il premio per la sezione editi al
saggio di Orlando Baroncelli Su la testa
Argentina! Desaparecidos e recupero della memoria storica, pubblicato da
Libri Liberi di Firenze. Baroncelli documenta attraverso un lavoro di
ricostruzione e interpretazione dei fatti rigoroso ed imponente una realtà
assolutamente inquietante, le cui implicazioni e le cui conseguenze giungono
fino ai nostri giorni, delineando con chiarezza responsabilità politiche che
investono anche il nostro paese: da collegamenti con la famigerata Loggia P2 a
sconcertanti connivenze con le più alte sfere della gerarchia cattolica.
Ne deriva
una testimonianza sicura ed avvincente, ineccepibile e inesorabile, delle
vicende che hanno sconvolto la vita democratica dell’Argentina e del mondo: una
testimonianza inconclusa e inarchiviabile, che induce a riflettere su come i
pericoli per la democrazia siano anche oggi e dovunque, in forme anche diverse,
continuamente in agguato, e come da parte di ogni cittadino sia necessaria una
forte e partecipe attenzione. Piace segnalare infine, puntuale e profonda,
l’introduzione a Su la testa, Argentina!
scritta da Luigi Lombardi Vallauri.
Fonte: Orlando Baroncelli, Su la testa, Argentina! Desaparecidos e
recupero della memoria storica, Libri Liberi, Firenze, 2011, nuova edizione
aggiornata, pp. 180-184.
Testimonianze
Argentina: la
lunga lotta per i diritti umani nel racconto dei protagonisti
Vera Vigevani
Jarach è
nata a Milano nel 1928. Di origine ebraica, nel 1939 è una bambina quando da
Milano emigra insieme alla famiglia in Argentina per sfuggire alle leggi
razziali emanate dal regime fascista. Suo nonno, Ettore Camerino, rimasto in
Italia, fu deportato ed ucciso ad Auschwitz. Vera è stata per 40 anni
giornalista dell’agenzia ANSA a Buenos Aires, e a lungo collaboratrice del
supplemento letterario “Tuttolibri” del quotidiano La Stampa di Torino. E’ coautrice dei libri Tante voci, una storia. Italiani ebrei in Argentina 1938-1948 e Los chicos del exilio. Argentina (1975-1984). Il 25 giugno 1976
subisce l’immensa tragedia della scomparsa della figlia Franca che,
diciottenne, viene sequestrata illegalmente dai militari del regime e portata
all’ESMA, dove funzionava il più grande centro clandestino di detenzione della
dittatura militare, da cui non tornerà più. Franca è una dei 30.000 desaparecidos, causati dal terrorismo di
Stato operato dalla dittatura militare. Da allora Vera è entrata
nell’associazione delle Madres e ha cominciato il suo impegno per scoprire la
verità e ottenere giustizia. La lotta delle Madres non si è mai fermata nemmeno
nel periodo più duro della dittatura, quando erano l’unica associazione che
marciava, solitaria e ostinata, tutti i giovedì intorno all’obelisco di Plaza
de Mayo a Buenos Aires, - circondata dai manganelli minacciosi della polizia-
per manifestare pubblicamente il proprio dissenso nei confronti del regime
militare. Nel 2005 Vera Vigevani Jarach è stata curatrice, insieme con Carla
Tallone, del libro Il silenzio infranto. Il dramma dei desaparecidos
italiani in Argentina, preziosa raccolta di testimonianze sui tragici
avvenimenti che hanno coinvolto la comunità italiana in Argentina durante la
dittatura. Oltre ad essere da molti
anni una figura di spicco dell’associazione «Madres de Plaza de Mayo - Línea
Fundadora», fa anche parte della Fondazione «Memoria storica e sociale
argentina» e dell’associazione «Familiari dei desaparecidos ebrei». Oggi Vera
Vigevani Jarach è molto impegnata nel testimoniare la sua vita nelle scuole
(sia argentine sia italiane) per coltivare la memoria dei fatti realmente
accaduti e trasmetterla alle nuove generazioni.
Horacio Verbitsky è una delle personalità
culturali più conosciute in Argentina e più impegnate nella lotta contro
l’impunità. Giornalista ed editorialista di Página/12
(forse il quotidiano argentino più innovativo dell’ultimo decennio), scrittore,
è autore di 18 libri tra cui Il volo (tradotto
in tutto il mondo, contiene le confessioni del capitano di Marina Adolfo
Scilingo dell’esistenza dei vuelos de la
muerte con cui i militari eliminarono migliaia di oppositori desaparecidos
durante la dittatura), Robo para la
corona (Rubo per il potere) e Un mundo sin periodistas (Un mondo senza giornalisti), graffianti e lucide inchieste sulla
corruzione imperante nel decennio di potere menemista. Il suo ultimo lavoro è L’isola del silenzio, che affronta le
complicità della Chiesa argentina con il regime militare. Tra i molti premi
internazionali ricevuti, spicca il Latin American Studies Association per le
migliori inchieste giornalistiche in America Latina. È anche presidente del
CELS, il Centro di studi legali e sociali (organizzazione per i diritti umani
nata nel 1978), che più ha incentivato, con i propri studi giuridici, la
riapertura dei processi in Argentina contro i repressori e contribuito alla
decisione della Corte suprema di giustizia, emessa nel giugno del 2005, di
incostituzionalità delle leggi di impunità.
Ho incontrato Vera Vigevani Jarach e Horacio
Verbitsky in occasione del convegno “Riapertura dei processi contro la
dittatura militare in Argentina - Memoria e giustizia”, svoltosi il 23 ottobre 2008 nell’Aula Magna del Polo delle Scienze
Sociali dell’Università di Firenze e organizzato dalla Fondazione
internazionale «Lelio e Lisli Basso», in collaborazione con l’Università di
Firenze e la Regione Toscana, per il 60° anniversario della Dichiarazione ONU
dei Diritti dell’Uomo.
In qui giorni
era in tipografia la prima edizione di questo libro. Vera, in particolare, era
molto contenta che finalmente in Italia uscisse un lavoro di questo tipo, che
spiegava al pubblico dei lettori italiani la lunga lotta dei familiari dei desaparecidos italiani per scoprire la
verità ed ottenere giustizia. Con Vera Vigevani Jarach ed Horacio Verbitsky
avevo fatto il punto sulla stato attuale dei diritti umani in Argentina.
Qui di
seguito riporto il testo integrale della mia intervista (uscita nel n° 461
della rivista Testimonianze, “L’anno
dei diritti umani”, settembre-ottobre 2008) a questi due testimoni e
protagonisti - da decenni in prima fila- della faticosa lotta per i diritti
umani e il riconoscimento della memoria storica in Argentina.
Intervista - colloquio con l’attivista
italiana Vera Vigevani Jarach, “Madres de Plaza de Mayo- Línea Fundadora”
Domanda Vera Vigevani Jarach, le
chiedo una sua impressione sul convegno “Riapertura
dei processi contro la dittatura militare in Argentina - Memoria e giustizia
” e un suo commento sulla stato attuale dei diritti umani e la riapertura dei
processi contro i repressori in Argentina.
Risposta Questo convegno è estremamente
importante che ci sia stato e che si sia svolto in Italia, perché abbiamo avuto
la possibilità e la fortuna che quando non si potevano fare i processi in
Argentina, ce ne sono stati alcuni molto importanti in Italia [il primo è
terminato nel 2000, l’altro nel 2007: si sono svolti in contumacia presso il
tribunale di Roma ed entrambi si sono conclusi con le condanne all’ergastolo,
nel dicembre 2000 per i generali Suarez Máson e Riveros, massimi organizzatori
della repressione, e nel marzo 2007 per cinque ufficiali dell’ESMA, NdA] che per noi sono stati un passo
fondamentale verso il recupero della giustizia. Quando si è aperta la
possibilità di farli in Argentina, logicamente è stato un passo ancora più
importante e che andrà avanti fino a quando sarà possibile chiarire
completamente i crimini commessi dalla dittatura militare. Forse non è molto
facile, perché ci vorrà tempo. In questo momento in Argentina, come
associazione Madres de Plaza de Mayo - Línea Fundadora, stiamo lavorando
affinché si riuniscano le cause giudiziarie: anche questo non è tanto semplice…
Però, insomma, tutti stiamo lavorando per questo scopo. Mi pare che questo
convegno sia stato ben organizzato, ha tre tappe: io ho avuto la fortuna di
partecipare alla prima di Roma, oggi alla seconda di Firenze e parteciperò pure
alla terza di Torino(1).
Quindi, alla fine, avrò una visione completa di questo percorso.
Domanda Qual è il sentimento della
popolazione argentina relativamente alla riapertura dei processi nel paese?
Risposta Questa è una bella domanda.
In questi ultimi anni la società argentina è diventata più consapevole, grazie
alla riapertura dei processi si è assistito a una forte presa di coscienza tra
la popolazione. Ovviamente non tutti sono d’accordo. Ci sono ancora coloro che negano
i fatti storici del terrorismo di Stato e addirittura rivendicano l’operato
della dittatura.
Domanda Quindi, il ruolo che ora
sta svolgendo la magistratura argentina è importante?
Risposta Il ruolo della giustizia è
molto importante. Con l’andar del tempo abbiamo visto gradualmente una presa di
coscienza, che è cresciuta molto tra la popolazione e nella società argentine.
Oggi il clima è molto diverso da trenta anni fa, si è lavorato molto per
trasmettere la memoria. L’apertura dell’ESMA e quello che si farà in questo
contesto [nella sede dell’ex ESMA a Buenos Aires, oltre al Museo della Memoria,
istituito da Kirchner nel marzo 2004, sono previsti l’apertura di un centro
studi sui diritti umani, Archivi per la Memoria, mostre, seminari ed altre
attività a favore dei diritti umani e per la trasmissione della memoria
storica, NdA] apporterà ulteriori
elementi per questa presa di coscienza tra la popolazione.
Domanda A partire dalla
costituzione dell’Archivio nazionale della Memoria ad opera del presidente
Kirchner nel dicembre 2003, si sta assistendo alla fioritura di questi Archivi
in tutto il paese. Al riguardo, nel suo intervento lei ha detto che ora in
Argentina è il momento degli Archivi. Dunque, anche l’apertura degli Archivi
per la Memoria sta svolgendo un ruolo fondamentale per la presa di coscienza?
Risposta Si, certamente. L’apertura
degli Archivi per la Memoria costituisce un altro elemento che confluirà
insieme agli altri, affinché la società prenda sempre più coscienza di ciò che
è realmente accaduto in Argentina durante la dittatura. In questa direzione,
gli Archivi per la Memoria avranno un ruolo fondamentale per fornire prove
storiche incontrovertibili di ciò che è accaduto, senza possibilità di
smentite. Noi stiamo lavorando anche per
raggiungere questo obiettivo.
Domanda Un’ultima domanda, relativa
alla sua esperienza di testimone al processo ESMA svoltosi in Italia e più in
generale alla sua esperienza di testimone come familiare, come madre di desaparecidos. Ricordo per i lettori
italiani che lei ha avuto una figlia, Franca, desaparecida nel 1978, a diciotto anni, in uno dei quattrocento
centri di detenzione clandestini della dittatura militare da cui 30.000 persone
non hanno più fatto ritorno.
Risposta Qui, ovviamente, è il fatto
personale quello che ti spinge, quello che mi ha spinto a chiedere, quello che
mi ha fatto affrontare i silenzi, quello che mi ha unito alle altre madri di
Plaza de Mayo, quello che da molti anni mi unisce a questa lotta comune.
Quindi, la storia mia personale legata alla scomparsa di mia figlia, anzi le
due storie che io ricordo sempre quando vado tra i giovani a trasmettere la
memoria nelle scuole - cioè quella di mia mamma scomparsa ad Auschwitz e quella
di mia figlia scomparsa in un altro campo di concentramento clandestino,
stavolta argentino - fanno sì che io abbia un impegno particolare. Però
quest’impegno particolare non andrebbe avanti se non ci fosse la solidarietà,
se non ci fosse l’unione e quindi si va avanti così, tutti insieme. Solamente
così si può andare avanti. Questo dà forza, ci ha dato coraggio nel momento in
cui avevamo paura e oggi ci dà ancora più forza e speranza di far sì che non
solo in Argentina, ma nel mondo intero queste cose non abbiano a ripetersi Nunca más!
(1) Il Convegno di Roma si intitolava “Memoria e verità”; quello di Firenze appunto “Memoria e giustizia”; il terzo “Memoria e desaparición” e si è tenuto a Torino il 13 novembre 2008. Tutti e tre i convegni sono stati organizzati dalla Fondazione internazionale «Lelio e Lisli Basso».
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