Carissimo Nazario,
desidero inviarti (in allegato) - se vorrai, per un'eventuale pubblicazione sul blog - il testo di una poesia dell'appena scomparso Roberto Roversi che, già alla lettura dei primi versi, ha suscitato in me la sensazione di trovarmi di fronte alla vera poesia. Spero ti faccia piacere non solo conoscere l'opera ma, inserendola nel blog, rendere così omaggio alla memoria di un poeta autentico per i tanti e validi estimatori dell'arte di Calliope che ti seguono costantemente.
In attesa di risentirci, abbi il mio più grande e fraterno abbraccio,
Sandro Angelucci
MI FERMO UN
MOMENTO A GUARDARE
Non correre.
Fermati. E guarda.
Guarda con un solo colpo dell’occhio
la formica vicino alla ruota dell’auto veloce
che trascina adagio adagio un chicco di pane
e così cura paziente il suo inverno.
Guarda. Fermati. Non correre.
Tira il freno alza il pedale
abbassa la serranda dell’inferno.
Guarda nel campo fra il grano
lento e bianco il fumo di un camino
con la vecchia casa vicina al grande noce.
Non correre veloce. Guarda ancora.
Almeno per un momento.
Guarda il bambino che passa tenendo la madre per mano
il colore dei muri delle case
le nuvole in un cielo solitario e saggio
le ragazze che transitano in un raggio di sole
il volto con le vene di mille anni
di una donna o di un uomo venuti come Ulisse dal mare.
Fermati. Per un momento. Prima di andare.
Ascoltiamo le grida d’amore
o le grida d’aiuto
il tempo trascinato nella polvere del mondo
se ti fermi e ascolti non sarai mai perduto.
Guarda con un solo colpo dell’occhio
la formica vicino alla ruota dell’auto veloce
che trascina adagio adagio un chicco di pane
e così cura paziente il suo inverno.
Guarda. Fermati. Non correre.
Tira il freno alza il pedale
abbassa la serranda dell’inferno.
Guarda nel campo fra il grano
lento e bianco il fumo di un camino
con la vecchia casa vicina al grande noce.
Non correre veloce. Guarda ancora.
Almeno per un momento.
Guarda il bambino che passa tenendo la madre per mano
il colore dei muri delle case
le nuvole in un cielo solitario e saggio
le ragazze che transitano in un raggio di sole
il volto con le vene di mille anni
di una donna o di un uomo venuti come Ulisse dal mare.
Fermati. Per un momento. Prima di andare.
Ascoltiamo le grida d’amore
o le grida d’aiuto
il tempo trascinato nella polvere del mondo
se ti fermi e ascolti non sarai mai perduto.
Roberto Roversi
Grazie per la splendida poesia che vale più di un commento.
RispondiEliminaDiceva R. Roversi: "Non si dà letteratura se non si è ben dentro, con piedi, mani, braccia, naso, occhi e orecchie, nella società. Nel quotidiano, per la strada, anziché dentro alle stanze con le finestre chiuse"
(Dall’intervista rilasciata a Carlo Ruggiero,2005.)
E nella quarta delle Trenta miserie si legge un inciso inatteso, che sembra un programma, un compito per chi resta, e che propone una dimensione non consueta di Roversi,quasi una esplicita volontà di testamento, la consapevolezza che la poesia non è un fatto privato e che, forse, per chi resta, non ci sia altro che ostinatamente continuare...:
Parlare continuare a parlare senza sapere come parlare
scrivere continuare a scrivere senza sapere come scrivere
pensare continuare a pensare non sapendo cosa pensare e
continuare a voler sapere senza sapere che cosa sapere.
M.G.Ferraris
Roversi ha lasciato questo mondo ma il mondo non ha lasciato la sua poesia che dice a tutti noi:
RispondiElimina"ascolta le grida dell'amore....se ti fermi ad ascoltare non sarai mai perduto!
Miriam