COME PESCI ROSSI
Come pesci rossi
di un acquario
dividiamo angusti spazi
di apparenti vastità,
che solo illusorie
trasparenze
dilatano in ampi
infiniti.
Come pesci rossi
di un acquario
sembriamo correrci
dietro,
mentre inseguiamo invece
strade le più diverse
che solo respiri d’acqua
affiancano a fatica.
Prigionieri di liquide
sbarre,
spartiamo le stesse
briciole
del quotidiano vivere,
annegando la noia
in monotoni arabeschi
sempre inutili e uguali
e come i pesci rossi
nell’acquario
boccheggiamo fra noi
sterili parole senza
suono,
battendo il muso ai
vetri
sazi di solitudine
ambedue.
Immemori del mare
a cui fuggimmo insieme,
galleggeremo una mattina
all’acqua,
l’uno dell’altra
senza più un rimpianto.
NOI BAMBINE GIOCAVAMO A CAMPANA…
Noi bambine
giocavamo a campana,
ritagliando col gesso
quadrati
su marciapiedi tiepidi
di primavere
piene di promesse.
Di quadrato in quadrato,
filastroccando,
saltavano bianche calzette
mentre
merende di pane zuccherato
da sole ad addolcire i sogni.
Sui numeri volavano
gonnelle a pieghe
alla buona cucite dopo cena
da madri rassegnate,
con l’ago e con la vita
in fila a metter punti,
da sempre uguali a sempre.
Bambine, domani
saremmo state altre donne…
per noi ritagliando col gesso
fondali diversi alla storia
e indossati costumi di scena
su identiche rassegnazioni
avremmo, saltando tra i giorni,
invecchiato con rabbia
rintocchi alle stesse campane.
QUAL E’ L’ONDA, FIGLIO…
Mare di Lampedusa, agosto 2006
Qual è l’onda, figlio,
che ti sta cullando,
che di carezze
ti sta asciugando il viso,
che ti piange perduto
con lacrime di madre
al posto mio…
E se è vero
che da goccia a goccia
l’acqua racconta all’acqua
fino al grande mare,
qui, che il mare non c’è,
io, del villaggio,
vado alla fontana
a gridare il tuo nome,
perché quel nome,
che piango dentro l’acqua,
di goccia in goccia
lontano ti raggiunga
fin dentro il mare
dove adesso dormi
speranze senza aurora
e sogni ormai di sale.
Allora, nella fontana,
immergo le mie mani
ed il mio viso e il seno
perché tu senta
nell’onda il mio profumo,
di questa nostra terra il vento
e del mio cuore il battere
e l’acqua torni indietro
e da dove ora sei
porti a me il tuo sorriso:
l’ultimo di te
che ho visto andare:
ma dimmi dov’è quell’onda,
figlio,
dimmi dove…
Nota bio-bibliografica
Anna Maria CARDILLO, nata a Roma il
20 maggio 1947.
Donna serena e realizzata nella
famiglia e nel lavoro, per oltre 10 anni volontaria ospedaliera, ottimista ed
entusiasta della vita, amante dell’arte e di viaggi, vissuti non da turista, ma
alla scoperta dell’Uomo, cercando, attraverso la conoscenza delle differenze
culturali, di individuarne le comuni ricchezze emotive. Dal 2004, spesso ai
primi tre posti nei concorsi letterari, ha ottenuto, per ben quattro volte, il
riconoscimento della Presidenza della Repubblica (2007-2009-2010-2011). Molti
suoi componimenti sono stati pubblicati in volumi antologici e sillogi
personali, altri raccolti in volume con il titolo: “Pensieri stesi ad asciugare
al sole” (Pesce Ed. - 2007).
Anna Maria Cardillo
Roma, 14
novembre 2012
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