INTERVISTA RILASCIATA da Ninnj Di Stefano
Busà a Miriam Binda
Domanda: L'evoluzione
delle forme poetiche è un Almanacco edito dall'Edizioni Kairos di Napoli. Raccoglie le
poesie di molti autori-poeti italiani. Lei, in qualità di Curatrice, insieme al Prof. Antonio
Spagnuolo, perché nella prefazione sostiene che la poesia, nell'età
post-moderna sta attraversando
sentieri nebulosi e asfittici? Questi sentieri , come lei sostiene riguardano
soprattutto il mondo della scuola,
oppure, lei individua altri ambiti in
cui l'indifferenza o meglio il
menefreghismo toglie vigore al pregio artistico
abbinato allo studio e approfondimento
dell'arte epica e/o poetica?
Risposta: la responsabilità di
questa grave crisi che io denuncio nell’introduzione dell’Almanacco Storico da
me curato è da addebitare soprattutto alla latitanza ed emarginazione del mondo
editoriale. Lì, si crea la frattura tra la Poesia e la Storia , tra la cultura e la non cultura della parola poetica, che sta per estinguere il suo
ruolo di apertura e di rivelazione di un sistema linguistico, che rendeva viva
e mirabilmente intensa la pagina letteraria dei secoli passati: Lì, bisognerà
insistere e tracciare segni di persuasione, perché non respingano tout court la poesia adducendo il motivo
che non rende commercialmente sul mercato. E’
vero, la poesia non rende, (perché non è tangibile, non è prodotto
combustibile), ma è molto più grave non offrire la possibilità di cimentarsi,
piuttosto che avere un secolo senza poesia. In ogni modo sono convinta che se
le case editrici offrissero la possibilità di istruire collane di medio/grande
spessore, si stupirebbero di quanto sarebbero affollate le redazioni, e quanto
denaro potrebbero incassare (in termini di mercato!!!). Invece i loro organi
direttivi restano sordi, incapaci di captare l’esigenza della poesia, come la Russia ad es. che promuove
e apprezza il messaggio poetco al di là della sua reale capitalizzazione in
termini economici. Il che, in tempi di crisi, sarebbe auspicabile. Il poeta è
l’unico a voler pagare di tasca sua il libretto di poesia e anche considerando il
rigore economico fa un certo effetto...ma dall’altra parte trova un muro, una
negazione netta e precisa, fatta esclusione per piccoli editori che ci
speculano alla grande. La poesia non serve per gli addetti ai lavori del ns.
secolo e non se ne parla di pubblicarla. In effetti sono gli addetti, i famosi
direttori editoriali a decretarne la fine, lenta e inesorabile.
La nuova figura del Web entro
l’ambito della poesia ha decretato quasi del tutto l’esclusione del “cartaceo”.
Oggi l’edito poetico si rivolge all’editing online, all’e.book soprattutto. La
nuova generazione dei giovani poeti, vista la riluttanza e latitanza
dell’Editore elitario, fa leva sulle tecnologie e strumentazioni del web, che
sul piano tecnologico risulta valido a dare pubblicazione e divulgazione
maggiori e di buon rendimento d’immagine.
Domanda: Le nuove tecnologie e strumentazioni elettroniche
"web" possano favorire la
divulgazione di nuove forme poetiche anche attraverso la pubblicazione di testi e riferimenti bibliografici degli autori. Un tale servizio tecnologico era impensabile, nelle epoche passate,
perché l'opera letteraria riceveva il
consenso, per l'eventuale pubblicazione, dagli editing e dai
critici letterari al servizio
delle case editrici. Molti autori,
soprattutto critici letterari squalificano
l'uso delle nuove tecnologie
perché sulla rete o nella rete
di internet, manca la "garanzia di
qualità" garantita invece dalle
case editrici che pubblicano i libri
di noti autori selezionati. Eppure se andiamo a vedere gli sviluppi
delle arti figurative, anche musicali
l'uso di impianti tecnologici e strumentazioni d'avanguardia sono utilizzati
per creare opere d'arte che
ricevono consensi internazionali. E questo aspetto tecnologico abbinato
all'arte non offusca minimante
l'avanguardia artistica anche del passato. Esempio:
Benedict Radcliffe ha presentato
una creazione o installazione
reticolare con schemi web-elettronici, in collaborazione con una nota casa automobilistica ha poi presentato, questa sua opera d'arte, a Milano in occasione del Design Week. Lei pensa che per
l'arte - poetica - non ci sia la
possibilità di creare forme di comunicazione artistica o nuove
installazioni in grado di
unire l'arte della parola epica alla tecnologia informatica ?
Risposta: certo, il “nuovo” che
avanza a grandi passi, soppiantando l’antica supremazia e offuscando la
priorità e il potere editorialistico del passato, viene respinto a priori e
declassato, additandolo come squalificato o solo avanguardistico. Ma sono stati
loro per primi a trattare la poesia così marginalmente, e, al contempo, così
elitariamente da escluderla dai canali di rappresentazione e includerla tutta
entro gli ambiti della conoscenza e delle congreghe strumentalistiche amicali, tali
da ridurre le pubblicazioni a mere rarità, rarefatte a tal punto da contarle
annualmente sulle dita di una mano. Non possono davvero lamentarsi ora che la
poesia sfugge loro dalle mani, per avviarsi su sentieri tecnologici di sviluppi
ulteriori e di diversificati canali di distribuzione e di ricchezza culturali.
Riguardo poi l’ultima parte della sua domanda, perché no? Internet ha aperto
orizzonti di vastissima connotazione moderna. Le nuove installazioni
tecnologiche sono in grado di unificare il concetto d’arte, rendendolo
accessibile a tutti. In tal senso può sopperire alla mancanza dell’editoria che
“non ha capito” la fonte virtuale di mercato, in quanto bacino
sotterraneo di grandi risorse e di alfabetizzazioni linguistiche proprie
dell’evoluzione delle forme poetiche.
Scopo della mia opera è di stimolare
ai vari livelli la più ampia diffusione del fattore “poetico”, sollecitando la
voglia di aprirsi ad una palingenesi di forme di scritture e di linguismi più
evoluti.
Valerio Severino
RispondiEliminaCondivido il punto di vista della Prof. Ninnj Di Stefano Busà riguardo l'Editoria elitaria di questo paese, che come tutte le altre cose di questa particorae specie umana, non capisce che potrebbe ricavare molti proventi se prestasse più attenzione ai poeti, pur senza scadere in populismi inutili e deleteri, solo dando a "Cesare quel che è di Cesere", senza escludere -a priori- le possibilità di aumentare il numero dei poeti meritevoli di pubblicazione e non limitandoli solo al reparto e
Valerio Severino
RispondiEliminachiedo scusa il messaggio è stato troncato sul più bello, cioé: non limitandoli solo ai fattori < amicale> o di deleteri per la Storia della Letteratura e per gl'introiti dell'Editore di cui questi imbecilli e inetti direttori editoriali curano le collane loro affidate...
Andrea Cimino
RispondiEliminaL'intervista della Prof. N. Di Stefano Busà mette in evidenza una zona oscura del ns. sistema editoriale, gestito con negligenza, latitanza e pessimo senso dell'onestà e dell'obiettività intellettuali da personale editoriale scarso e impreparato che non sa cogliere neppure la realtà economica che in un momento di crisi sta colpendo tutti i settori. Non si dice qui di sollecitare il "populismo" della poesia, ma di mostrare un po' di cultura e di senso del bene comune che, a questi direttori editoriali, difetta del tutto.
Bene hanno fatto i curatori a traguardare la loro tracotanza e indifferenza nel versante della Poesia imponendosi come unici responsabili di un mondo ormai in declino, (anche per colpa di questi spocchiosi e arroganti che tutelano solo il clientelismo e le combriccole amicali...) Infischiandosene se i loro Editori vanno anche in malora.