sabato 23 febbraio 2013

MIRIAM BINDA: INTERVISTA A N. D. S. BUSA' SU "L'EVOLUZIONE DELLE FORME..."


INTERVISTA RILASCIATA da Ninnj Di Stefano Busà a Miriam Binda

 

Domanda: L'evoluzione delle forme poetiche è un Almanacco edito dall'Edizioni Kairos di Napoli.  Raccoglie le  poesie di molti autori-poeti italiani. Lei, in qualità di  Curatrice, insieme al Prof. Antonio Spagnuolo,  perché  nella prefazione  sostiene che la poesia, nell'età post-moderna  sta attraversando sentieri  nebulosi e asfittici?  Questi sentieri , come lei sostiene   riguardano  soprattutto  il mondo della scuola, oppure, lei individua altri  ambiti in cui l'indifferenza  o meglio il menefreghismo toglie vigore  al pregio artistico abbinato allo studio e approfondimento  dell'arte epica e/o poetica?

 

Risposta: la responsabilità di questa grave crisi che io denuncio nell’introduzione dell’Almanacco Storico da me curato è da addebitare soprattutto alla latitanza ed emarginazione del mondo editoriale. Lì, si crea la frattura tra la Poesia e la Storia, tra la cultura e la non cultura della parola poetica, che sta per estinguere il suo ruolo di apertura e di rivelazione di un sistema linguistico, che rendeva viva e mirabilmente intensa la pagina letteraria dei secoli passati: Lì, bisognerà insistere e tracciare segni di persuasione, perché non respingano tout court la poesia adducendo il motivo che non rende commercialmente sul mercato. E’ vero, la poesia non rende, (perché non è tangibile, non è prodotto combustibile), ma è molto più grave non offrire la possibilità di cimentarsi, piuttosto che avere un secolo senza poesia. In ogni modo sono convinta che se le case editrici offrissero la possibilità di istruire collane di medio/grande spessore, si stupirebbero di quanto sarebbero affollate le redazioni, e quanto denaro potrebbero incassare (in termini di mercato!!!). Invece i loro organi direttivi restano sordi, incapaci di captare l’esigenza della poesia, come la Russia ad es. che promuove e apprezza il messaggio poetco al di là della sua reale capitalizzazione in termini economici. Il che, in tempi di crisi, sarebbe auspicabile. Il poeta è l’unico a voler pagare di tasca sua il libretto di poesia e anche considerando il rigore economico fa un certo effetto...ma dall’altra parte trova un muro, una negazione netta e precisa, fatta esclusione per piccoli editori che ci speculano alla grande. La poesia non serve per gli addetti ai lavori del ns. secolo e non se ne parla di pubblicarla. In effetti sono gli addetti, i famosi direttori editoriali a decretarne la fine, lenta e inesorabile.

La nuova figura del Web entro l’ambito della poesia ha decretato quasi del tutto l’esclusione del “cartaceo”. Oggi l’edito poetico si rivolge all’editing online, all’e.book soprattutto. La nuova generazione dei giovani poeti, vista la riluttanza e latitanza dell’Editore elitario, fa leva sulle tecnologie e strumentazioni del web, che sul piano tecnologico risulta valido a dare pubblicazione e divulgazione maggiori e di buon rendimento d’immagine.  

 

Domanda: Le nuove  tecnologie  e strumentazioni elettroniche "web"    possano favorire la divulgazione di nuove forme poetiche anche attraverso  la pubblicazione di testi e riferimenti  bibliografici degli autori.  Un tale servizio tecnologico  era impensabile, nelle epoche passate, perché  l'opera letteraria riceveva il consenso, per l'eventuale pubblicazione, dagli editing  e dai  critici letterari  al servizio delle case editrici.   Molti autori, soprattutto  critici letterari  squalificano   l'uso delle nuove tecnologie   perché   sulla rete o nella rete di internet,   manca la "garanzia di qualità"  garantita invece dalle case editrici che pubblicano  i libri di  noti autori selezionati.   Eppure se andiamo a vedere gli sviluppi delle arti figurative, anche musicali  l'uso di impianti tecnologici e strumentazioni d'avanguardia sono  utilizzati  per creare opere d'arte  che ricevono consensi internazionali. E questo aspetto tecnologico abbinato all'arte non offusca minimante  l'avanguardia artistica anche del passato.   Esempio:  Benedict Radcliffe   ha presentato una creazione o   installazione reticolare  con schemi web-elettronici,  in collaborazione con una nota  casa automobilistica  ha poi presentato, questa sua opera d'arte,  a Milano in occasione del  Design Week. Lei pensa  che per  l'arte - poetica -  non ci sia la possibilità di creare forme di comunicazione artistica o nuove installazioni  in  grado di  unire   l'arte della parola epica   alla tecnologia informatica  ?

 

Risposta: certo, il “nuovo” che avanza a grandi passi, soppiantando l’antica supremazia e offuscando la priorità e il potere editorialistico del passato, viene respinto a priori e declassato, additandolo come squalificato o solo avanguardistico. Ma sono stati loro per primi a trattare la poesia così marginalmente, e, al contempo, così elitariamente da escluderla dai canali di rappresentazione e includerla tutta entro gli ambiti della conoscenza e delle congreghe strumentalistiche amicali, tali da ridurre le pubblicazioni a mere rarità, rarefatte a tal punto da contarle annualmente sulle dita di una mano. Non possono davvero lamentarsi ora che la poesia sfugge loro dalle mani, per avviarsi su sentieri tecnologici di sviluppi ulteriori e di diversificati canali di distribuzione e di ricchezza culturali. Riguardo poi l’ultima parte della sua domanda, perché no? Internet ha aperto orizzonti di vastissima connotazione moderna. Le nuove installazioni tecnologiche sono in grado di unificare il concetto d’arte, rendendolo accessibile a tutti. In tal senso può sopperire alla mancanza dell’editoria che “non ha capito” la fonte virtuale di mercato, in quanto bacino sotterraneo di grandi risorse e di alfabetizzazioni linguistiche proprie dell’evoluzione delle forme poetiche.

Scopo della mia opera è di stimolare ai vari livelli la più ampia diffusione del fattore “poetico”, sollecitando la voglia di aprirsi ad una palingenesi di forme di scritture e di linguismi più evoluti.

 

3 commenti:

  1. Valerio Severino

    Condivido il punto di vista della Prof. Ninnj Di Stefano Busà riguardo l'Editoria elitaria di questo paese, che come tutte le altre cose di questa particorae specie umana, non capisce che potrebbe ricavare molti proventi se prestasse più attenzione ai poeti, pur senza scadere in populismi inutili e deleteri, solo dando a "Cesare quel che è di Cesere", senza escludere -a priori- le possibilità di aumentare il numero dei poeti meritevoli di pubblicazione e non limitandoli solo al reparto e

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  2. Valerio Severino
    chiedo scusa il messaggio è stato troncato sul più bello, cioé: non limitandoli solo ai fattori < amicale> o di deleteri per la Storia della Letteratura e per gl'introiti dell'Editore di cui questi imbecilli e inetti direttori editoriali curano le collane loro affidate...

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  3. Andrea Cimino
    L'intervista della Prof. N. Di Stefano Busà mette in evidenza una zona oscura del ns. sistema editoriale, gestito con negligenza, latitanza e pessimo senso dell'onestà e dell'obiettività intellettuali da personale editoriale scarso e impreparato che non sa cogliere neppure la realtà economica che in un momento di crisi sta colpendo tutti i settori. Non si dice qui di sollecitare il "populismo" della poesia, ma di mostrare un po' di cultura e di senso del bene comune che, a questi direttori editoriali, difetta del tutto.
    Bene hanno fatto i curatori a traguardare la loro tracotanza e indifferenza nel versante della Poesia imponendosi come unici responsabili di un mondo ormai in declino, (anche per colpa di questi spocchiosi e arroganti che tutelano solo il clientelismo e le combriccole amicali...) Infischiandosene se i loro Editori vanno anche in malora.

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