Poesie
intense queste di Sandra Carresi, poesie che traggono la loro linfa vitale da
tutto ciò che comporta il fatto di esistere: illusioni, delusioni, speranze,
abbandoni, e ritorni. Ma anche propositi di fuga da un mondo che ci stringe con
tutta la sua oppressione esistenziale; azzardi di sogni che, prima del buio,
hanno il potere di confonderci a cieli liberi e incondizionati. E se “Nel nostro cammino/ raccogliamo pene/ e
sofferenze,/ seminiamo/ amore/ e a volte/ diffidenza” venne anche “quel raggio di
sole/ e portò la speranza./ Non eterna,/ ma piccola tregua.” Sì!, un diffuso
sentimento di malinconia sembra amalgamare il fluire di queste composizioni, ma,
alfine, è il grande attaccamento alla vita a dominare sul tutto. A sconfiggere il pessimismo. E proprio
perché la Nostra
sa che questo lampo di esistenza è luce di un attimo, è portata a meditare e ad
affliggersi, pur confermando, però, il suo forte credo, e la sua altrettanto
forte convinzione di dover resistere, con
tutta se stessa, a quella notte lunga che l’assale: “Non mi spengo/ alla notte
lunga/ che mi assale alle spalle,/ quasi fosse una rivale,/ aspetto l’alba/ che
tarda ad arrivare.” La forza di questi versi è nel saper comunicare con
generosità emotiva quei patemi interiori che sgomitano per uscire e
farsi vivi. E l’autrice lo fa, dando corpo al suo aveu col ricorso, anche, a
allusioni paniche di grande respiro: “Sorridi
fanciulla/ al giardino/ d’Inverno./ I rami son potati/ ma, la vita/ è ancora
lì,/ si è solo spostata/ in un altro/ ramo,/ là dove il merlo/ riposa, bagnato”.
Nazario Pardini 17/02/2013
Non mi spengo
Non mi spengo
alla notte lunga
che mi assale alle
spalle,
quasi fosse una
rivale,
aspetto l’alba
che tarda ad
arrivare.
Non mi spengo
all’attesa
che angoscia la
ripresa
di ogni inizio alla
speranza.
Non mi spengo
alla salita di
un lamento stonato
camuffato da
usignolo.
Non mi spengo,
non ancora.
Passeggiata di Vita
Dormirò,
col sostegno
e la forza.
Respirerò,
l’aria che troverò
e che mi filtrerai.
Camminerò,
su sentieri stretti
e ciottolosi.
Vivrò,
per me
e per noi.
Mi fermerò,
certa di
aver vissuto.
In cammino
Nel nostro cammino
raccogliamo pene
e sofferenze,
seminiamo
amore
e a volte
diffidenza.
Ci uniamo ad anime
amiche
e condividiamo
conoscenze
esperienze
gioia e disperazione.
Quel termine
in terra
ci è del tutto
sconosciuto,
mentre il nostro
sguardo
si riempie di cielo
di mare e di terra,
di molteplici
colori e fiori.
Senza peso
dopo,
quel cammino
in assenza di vita.
Giardini
Sorridi fanciulla
al giardino
d’Inverno.
I rami son potati
ma, la vita
è ancora lì,
si è solo spostata
in un altro ramo,
là dove il merlo
riposa, bagnato
(1935 – 1999) – Sessantaquattro anni
Fra mura color
arancione,
estati afose,
giovani corpi
si apprestano alla
Vita.
Mentre la mente
costruisce nebbie
fra realtà distorte,
falsi pudori,
e pericolose
confusioni,
la penna incornicia
Amori sulla carta,
la lama
macchia il mondo di
nefandezze
lasciando al Tempo,
grande tiranno, la
sua realtà
di sangue
e crudeltà di
rimpianti.
E venne….
E venne quel raggio
di sole
e portò la speranza.
Non eterna,
ma piccola tregua.
E dette inizio
ad una nuova Era
dove il merlo
si riposò sul ramo,
il fiume non
esondò dal letto,
l’Uomo
piegò il suo sguardo
a contagioso
coraggio,
raccolse la sfida,
con tenacia gettò via
l’apatia
riprendendo la sua
antica allegria.
La via del cielo
C’è sempre un
pensiero in più,
l’ultimo,
appena prima del
riposo
che s’insinua nella
mente,
perfido,
infiltrante,
roccioso.
Lo scacci,
ma, appiccicoso,
si allarga a
soffocare
quel sonno.
Solo abbracciando il
cielo,
cercando le stelle,
o infilandosi dentro
le ragnatele
delle nebbie,
solo lì…
si può abbracciare
l’oblio,
inciampando
in qualche fugàce
distrazione.
Normale attenzione
In quel passaggio
del giorno silenzioso
anche la poesia
ha le sue pause
tra le virgole
e forse è
proprio lì
che l’amicizia
raccoglie le pene
sapendo aspettare
l’inclinazione
del pensiero
senza mettere fretta
al punto
prima della fine
del discorso
e
cambiare
il suo corso.
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