E ti rivissi, vita,con un sentire lieve e tanto amato che in ogni fatto lieto o meno lieto,ma scampato, vidi un superbo dono
domenica 29 settembre 2019
sabato 28 settembre 2019
LIDIA GUERRIERI: "L'ODIO PER I TEDESCHI"
Lidia Guerrieri, collaboratrice di Lèucade |
Mi è venuta in mente, questa poesia, ieri sera mentre alla televisione c'era un
documentario e sfilavano i nazisti. In casa mia ho imparato l'odio per i Tedeschi.
Il fratello mezzano di mamma, zio Mirko, è stato il solo Piombinese fucilato
dai Tedeschi : aveva 18 anni ed era un civile, ma si trovò nel posto sbagliato
al momento sbagliato. Era andato a pescare, pare che abbia trovato un filo ,
che gli sia sembrato adatto alla pesca e che l'abbia preso, ma era del
telegrafo. Mi sembra una cosa poco probabile...forse l'aveva tagliato lui,
forse era un partigiano o sognava di esserlo, voleva imitare i partigiani,
forse è stato un ingenuo, o uno sprovveduto, forse ha azzardato, forse l'ha
trovato davvero...non l'ho mai saputo con sicurezza. Fatto sta che fu lapidato
e poi fucilato. Comprensibile che per la mia famiglia che aveva visto guerra,
bombe e di tutto ed aveva avuto questo lutto...Tedesco volesse dire Nemico. Ma
io sono cresciuta...so del colonnello Stauffenberg e dell'operazione Valchiria,
della Rosa bianca ed altre cose e non identifico più i Tedeschi in blocco col
nazismo. Ieri sera ho visto quei giovani che sfilavano col braccio alzato
...quanto ha influito sulla loro mente la follia di Hitler? Certo...dove c'era
il seme del male Hitler l'ha fatto germogliare alla grande... certo chi si
prestò a torturare non era uno che lui ha messo su fino a questo punto.
Delinquenti ce n'erano e ci sono buone probabilità che questi sarebbero
diventati delinquenti lo stesso. Ma quanti giovani normali, persone semplici,
sono state manipolate, messe su, suggestionate, trasformate in esaltati...
Ragazzi che sarebbero andati a scuola, si sarebbero sposati o no, avrebbero lavorato
come postini, insegnanti, medici, imbianchini, sacerdoti, baristi..gente
comune...l'ossatura di una società sana, gente che si è trovata, magari
meravigliata di se stessa, su una strada che in circostanze normali non avrebbe
mai preso.
Insomma...ho scritto questa
Non erano che fiordalisi al vento
e sarebbe bastato un po' di sole
nuvole chiare e una pioggia leggera.
Ma li travolse il buio;
li morse il freddo, li scudisciò un vento
che prosciugò la linfa, e delle foglie
fece spine, ed uncini di ogni gemma.
Tuoni rabbiosi, lampi di veleno
scossero le radici e frantumarono,
dopo averlo svuotato, il seme buono.
Non erano che fiordalisi al vento,
ma lo stelo sottile
attorse in un' inversa palingenesi
l'urlo della follia.
E allora fu che sulle bionde piane
echeggiò il ringhio del filo spinato;
e si sparse la cenere sui campi
sotto il passo dell'oca.
nuvole chiare e una pioggia leggera.
Ma li travolse il buio;
li morse il freddo, li scudisciò un vento
che prosciugò la linfa, e delle foglie
fece spine, ed uncini di ogni gemma.
Tuoni rabbiosi, lampi di veleno
scossero le radici e frantumarono,
dopo averlo svuotato, il seme buono.
Non erano che fiordalisi al vento,
ma lo stelo sottile
attorse in un' inversa palingenesi
l'urlo della follia.
E allora fu che sulle bionde piane
echeggiò il ringhio del filo spinato;
e si sparse la cenere sui campi
sotto il passo dell'oca.
venerdì 27 settembre 2019
NAZARIO P. LEGGE: "IL VUOTO DEL NULLA" DI LINO D'AMICO
E’
sufficiente partire dalla prima strofa della poesia per connettersi, subito,
con le meditazioni di un poeta che fa di tutto per concretizzare i suoi patemi
nei ritmi della natura: il crepuscolo settembrino si fa primo attore nel quadro
ontologico del canto; insidia l’accorrere di ogni fantasia; le vacue
scompigliate chimere. La realtà diviene stretta simbologia di un tempo che
corre, di una storia che fa i conti col settembre della vita. Tutto è
epigrammatico, tutto è interiorità, tutto è storia: la vita è poesia, la poesia
è vita: tempus fugit, memoriale, saudade, nostalgia, emozioni, coscienza della
futilità dell’esistere, “di un tempo ormai svanito”. “L’ora prima del calar
della sera solo il turbinio di ombre ferite”. Redde rationem e bilancio esistenziale
divengono motivo di confronto con quel nulla che affligge e tormenta l’uomo. Si
è a disagio di fronte al sempre e al nulla che si intrufolano nei nostri
pensieri. D’altronde l’uomo è connaturato con le cose di ogni giorno, caduche e
terrene, e di fronte all’immensità del cielo o all’eternità di Thanatos subisce
emozioni che lo sconquassano. E’ così che cerca di rimediare donandosi agli
effetti cromatici di Pan; annullandosi in quelle immagini non è detto che non
dimentichi la sua sorte: “dove, nella recita
del dì a venire,/ solo il vuoto del nulla… e poi?”. Poesia calda, intensa,
emotivamente riflessiva e oggettivamente
umana, dove i versi con le loro oscillazioni metriche danno forza e visività
agli scarti meditativi e dove gli accorgimenti stilistici impiegati (metafore,
sinestesie, iperboli…) ottimizzano il valore dei significanti.
Nazario
Pardini
Il vuoto del nulla
Il soffuso crepuscolo
settembrino
insidia il fruscio di ogni fantasia,
ostaggio appassito della
solitudine
tra sfumati sospiri dell’anima
e vacue scompigliate chimere.
L’utopia di recondite
sensazioni
si anima dell’eco di sussurri,
mentre fremiti di scosse
nostalgie
bruciano mormori di emozioni,
di un tempo ormai svanito.
L’attimo distilla l’attimo,
il vuoto del nulla mi abbraccia,
nemmeno un palpito di ricordi,
solo il turbinio di ombre
ferite
nell’ora prima del calar della
sera.
Silenzi naufraghi di sogni
sbiaditi nello stagno
dell’oblio
tra eterei fantasmi d’altra
età
dove, nella recita del dì a
venire,
solo il vuoto del nulla… e
poi?
Lino D'Amico
NAZARIO P. LEGGE: "FRAMMENTI DI TEMPO..." SILLOGE INEDITA DI EDDA CONTE
Mondo variegato; reificazioni di subbugli
emotivi; tigli profumati, siepi, mare, dolci
tamerici, venti di libeccio, nella
poetica di Edda Conte.
Più
non vedono i miei occhi
le
presenze care
e il
viso arricchito dagli anni.
Una
silloge complessa che ci parla di vita e di tutta la sua evoluzione emotiva.
Figure importanti si affacciano alla mente della poetessa, volti con cui ha
vissuto vis à vis, e la rievocazione dà linfa allo scorrere del canto. Molte le
chiavi di lettura: psicologica, naturalistica, memoriale, lirica, temporale,
onirica; e quella di una voglia intensa di fuggire, di andare oltre i limiti
del tempo, magari per ritrovare quegli incontri e quelle figure accanto alle
quali Edda Conte si sentiva viva. Mai comunque il verso risente di cadute di
stile, e si regge sempre su schemi di assoluta padronanza versificatoria:
possesso dei mezzi stilistici, e delle architetture sintagmatiche. Si può
notare che nella prima parte la poetessa svolge una ricerca ontologica più
intima, più riflessiva, più dolorosa, anche, scavando nei meandri del suo
esistere e ripercorrendo momenti e
avvenimenti di una storia ricca di pathos.
Nella seconda parte sembra che la natura prenda il sopravvento e, con i
suoi panorami metamorfici, epigrammatici, riesca a captare l’anima della
scrittrice per trasferirla in un mondo di edenico riposo, dove viali, boschi,
ombre, luci, profumi, si compattano nella creazione di un cielo nuovo in cui la
Conte si abbandona e trasferisce tutte le sue inquietudini esistenziali. Gli
accorgimenti stilistici sono misurati e usati con delicata parsimonia:
sinestesie, metaforiche allusioni, o tocchi strutturali contribuiscono a
rendere visivi i molteplici e vari scarti emotivi. Frammenti di tempo e Una stagione
in versi, le due sezioni in cui si dipana questa nuova creazione di
Edda Conte. Le poesie si distendono su uno spartito di elastica plasticità; di euritmica
consonanza. E il tutto sembra rientrare nelle corde vocali dell’autrice; nel
suo DNA di scrittrice, pur notando non di rado tentativi di cambiamento espressivo col ricorso a monemi e sintagmi, a costrutti architettonici che
denotano uno spirito di rinnovamento scritturale; ma la Nostra resta
sempre nel corso di una poetica legata alla nostra tradizione e lontana da
ogni tentativo di sperimentazione prosastica. La sua poesia arriva e commuove
per musicalità, per una forma alleata di
ogni momento emotivo, per concretezza dei riferimenti, che col passare del
tempo hanno assunto una dimensione aleatoria e idealizzata; una ricostruzione paradisiaca
animata da ritorni e presenze che danno ninfa alla poetica. Il tempo fugge, si
sa, e quello che resta è nella sacca delle nostre memorie: ricuperarle con
tutta l’energia del nostro esistere significa dare al canto la materia
necessaria di cui vivere. Ed è così che l’estate torna ad essere stagione luminosa in cui la poetessa riscopre il giorno e l’amore:
C'è odore nell'aria
odore d'Estate che viene...
L'ibisco ha stropicci di seta
apre al sole sbadigli vermigli
C'è profumo di sole
là dove evapora nebbie
come velo di sposa che
attende.
Sfolgorerà Estate sui tetti
sui volti sorridenti
sui tigli fioriti festanti
di voli di trilli di canti...
Estate di spiaggia che brucia
la corsa dei passi
Estate nell'onda
che danza di giorno e di sera
Estate che avvampa
che infiamma di voglia di mare
di cene all'aperto eleganti e
mondane
e...tra chiacchiere vane
il bisogno di amare,
e di ogni stagione il tripudio, il trionfo, la mano di Pan che si fa viva e simbolica nel canto.
e di ogni stagione il tripudio, il trionfo, la mano di Pan che si fa viva e simbolica nel canto.
Nazario
Pardini
FRAMMENTI DI TEMPO
Frammenti di tempo sfioro
privi di appartenenza.
Nemica dei giorni la memoria
appesa al filo di una realtà
delusa.
Voglia di oblio.
Fuga da una rete d’inganni
bevuti nel dolce calice degli
attimi.
Voglia di oblio
nel desiderio di non essere.
Voglia di essere
nella pienezza di un esistere
senza il rimpianto
di non essere esistita.
Faticosa-mente
verso l’oblio
regge la rotta Mnemosine.
Il dialogo si è spento.
Sulla cenere delle parole
un cozzo di spade
spuntate
echeggia la voce di Cronos.
Magica clessidra
ti frantumi
già prima che ti svuoti.
Ancora fioriscono i gerani
dove il pensiero accarezzava i
sogni
e dolci sgorgavano parole
da realtà remote e misteriose.
Oltre quel varco torno
ad ammirare i fiori del
plumbago
azzurro come azzurro è il
cielo.
Il corso del mio fiume si è
interrotto
inaridito l’alveo sassoso
il passo stanco accoglie
e mi ferisce il piede.
Un giorno / come gli altri
l’assenza di qualcosa
l’animo sospeso
ancora/nell’attesa.
Nessuna curva misteriosa
svolta alla routine degli
anni.
Ruggine di un nulla
sullo splendore immaginario
di un giorno come gli altri.
Mani stanche
inaridite
tuffiamo nella pozzanghera dei
giorni.
Sognano sorgenti pure
lontane nel tempo.
Nell’afa estiva ogni valore
antico
si fa mefitico sentore…
Anch’io soffoco il pensiero
mentre nell’oltre si nasconde
il sole.
Nella notte delle stelle
cadenti
soltanto luci a intermittenza
corrono il cielo di Agosto.
E poi
sotto le stelle
la quiete riportò il silenzio.
Non più danze né canti
nel cielo della notte..
Anela la mente
parole amiche senza inganni.
Tacito e lento il fiume nel
suo corso
lungo le rive specchia
intrecci
inariditi dalla secca estiva.
Così nell’animo restano
arabeschi
di pensieri contorti.
Più non vedono i miei occhi
le presenze care
e il viso arricchito dagli
anni.
Nell’eco le parole
gli incoraggiamenti e la fiducia
al tempo dell’inesperienza.
Oggi il debito sciolgo
alle speranze
e tra i ricordi
il pensiero volgo e la parola.
Troppe parole
annegano nel fiume dei giorni
Promesse e lusinghe di piazza
al ritmo roboante dei tamburi.
Su barchette di carta
affidammo le nostre speranze
a memoria degli attimi felici
.
Verso la foce il vento le
sospinge
E dentro l’onda in oblio
pietoso.
Illude i momenti della storia
il canto eterno delle sirene .
Bussa leggera e indugia
come ape sul calice di un
fiore
la memoria di lontane stagioni
Brillio d’occhi e malizioso
sorridere
Passi di danza
Di cadute dimentichi e d’ansie
sconosciute.
Bussa alle porte dell’anima
l’eco di giorni d’attese
sicure
la richiesta insistente
di vivere un altrove.
Pioggia come fili di seta
dal cielo grigio illumina per
noi
questa giornata nuova
Colorati ed eccelsi palazzi
barche ormeggiate in attesa paziente
marinara atmosfera
nel bianco azzurro yacht club…
Calore alla prima frescura
autunnale
contagia un’allegria raggiante
e sollecita sorrisi sulla
bocca.
Acque verdastre.
Specchiarsi di querce aggettanti
la riva
pigre increspature sotto i
ponti
in quiete larga di silenzi.
Memoria di remote stagioni
corteggia i tigli allineati
lungo il viale vigili e
superbi
teneri al ricordo
d’innamorati passi.
In solitaria attesa una
panchina
complice accoglie le
effusioni.
Voce di Poesia
che in silenzio muori..
Tace il canto dell’anima.
Le stelle mute nell’armonia
del cielo
spiano il tuo fiore sciupato
che sbocciò e fiorì
dette profumo al mondo.
Lo bruciò il sole
lo guasta la pioggia
il piede lo calpesta degli
uomini.
Nel fiume delle false parole
La voce dell’anima tace.
Cerchiamo sentieri alla
memoria
in orizzonte vuoto.
Rasoterra vola e senza slancio
rarefatta l’ala
nell’eco che il giorno porta
generoso
alla mia sera.
Stagione era di chiaror lunare
quasi pudica
sparse le stelle a vigilare
i passi nostri sulla sabbia.
Andiamo.
Cerchiamo i sogni sognati ieri
freschi grani intrecciati alle
dita…
Notturni profumi
lievi sciabordii contro gli
scogli
amaro silvestre di tamerici e
pini…
Alla memoria cerchiamo
L’anello del Tempo
Perduto nella sabbia
Catturano il pensiero segni
labili.
Ogni artificio e tecnica
recede.
Voce dall’anima soltanto
in questa solitudine
serale
che il giorno rispecchia
in un bisogno solo
di comunicare.
Un sentiero di luce
riflesso di tramonto
l’oblio della giornata indora.
Affaccia una speranza
il crepuscolo di Maggio
e il pensiero
in armonia si scioglie.
Commiati remoti
nell’ora vespertina del Paese.
Ritorni d’infanzia.
Sotto il verde dei monti
il bianco delle case
il ponticello sul Canale
il nespolo dell’orto…
Antiche cose alla memoria.
Un cartello scolorito
sul sentiero incassato tra gli
ulivi
ricorda degli avi l’Eterno
Riposo
ma oltre andiamo
coltivando la mestizia dei
giorni..
Continua l’aria della sera
a riportare voci
che l’animo trattiene a
malincuore.
Oltre i confini d’ombra
Armonie evochi sereno
Nell’affannosa dissonanza
umana
Fiore della solitudine
Iris blu
Dal profumo di mistero.
Infiniti invochi silenzi
Nella tua effimera bellezza
Monito alla saggezza del mondo
la tua caducità.
Non sempre ama la saggezza
La pienezza degli anni
Inutilmente
Volteggiano nell’animo
dubbioso
Suggerimenti validi e sapienti
Teneri messaggi
Che parlano di un oltre
ignoto….
Ma deficienze del corpo
Tristezze della mente
E timori….
Evocano invano la speranza
Arduo è alitare giorni leggeri
Nell’attesa di una rinascita.
Sono chiuse ancora le gemme
Sui rami legnosi
E un sole sbiadito
Annoda le membra.
Il buio scivola lentamente
Sui vetri ciechi
Come una fantasia che muore
Sulla giornata del mondo.
Resta il silenzio
A colmare il vuoto.
Oltre il pensiero nulla.
È l’anima che interroga la
mente
Senza trovare approdo
Nell’immenso perché della
vita.
Danzano come falene
Sotto la lampada accesa
Le troppe parole stampate
E si bruciano suicide
Si bruciano nei vortici eterni
Dove il vero
Contrasta un’effimera realtà.
UNA STAGIONE IN
VERSI
ESTATE
....FINALMENTE!
C'è odore nell'aria
odore d'Estate che viene...
L'ibisco ha stropicci di seta
apre al sole sbadigli vermigli
C'è profumo di sole
là dove evapora nebbie
come velo di sposa che
attende.
Sfolgorerà Estate sui tetti
sui volti sorridenti
sui tigli fioriti festanti
di voli di trilli di canti...
Estate di spiaggia che brucia
la corsa dei passi
Estate nell'onda
che danza di giorno e di sera
Estate che avvampa
che infiamma di voglia di mare
di cene all'aperto eleganti e
mondane
e...tra chiacchiere vane
il bisogno di amare.
SIEPI
I tigli profumano d'intenso
la siepe sa di un tempo antico
vissuto laggiù di fronte al
mare.
Dondolavano dolci tamerici
ai venti di libeccio
il pittosforo volava dalla
siepe
per spargere profumo tra i
lenzuoli
Il tempo ignorava le lentezze
e le accelerazioni tormentose
dei giorni miei tardivi...
non aveva nome allora il tempo
così passava- ed era quasi un
gioco-
tra libri e dizionari da
sfogliare
per amore di cultura.
Quante parole se ne sono
andate
ad affrontar la vita!
Fiorisce sulle siepi dei
giardini
il seme dei ricordi...
SULLO
SCOGLIO
Da Ponente un soffio generoso
contrasta l'ora e la calura...
Ricordi il baretto sopra la
scogliera?
l'abita perenne il vento
ancora..
Sciaborda l'onda
che di stelline brilla a tarda
sera.
Musica è il vento che si fa più fresco
appena un sussurro amoroso
un profumo d'estate.....
e mi riporta a quel tempo
lontano
che ci vedeva insieme.
AZZURRITA'
Affacciano d'azzurro
sull'azzurro mare del mattino
isole dell'arcipelago
in amorevole invito alle coste
affollate in cerca di spiagge.
Vivono appartate e silenziose
isole forse in attesa..
dove pesa talora il silenzio
e la sua solitaria compagnia.
Spiano forse esperienze di
altra vita
e risorse diverse...
Ascolta generoso il mare
gli umani lamenti
le scontentezze vane
mentre un banco di pesci passa
e brilla
argenteo in superficie...
AQUILONI
Si alzano in ordine sparso
virtuali uccelli colorati
verdi gialli rosso blu
aquiloni al vento
fantasia chiassosa nell'ora di
spiaggia...
Seguo il miracolo del gioco
a ritroso negli anni
l'eco lontana di un altro mare
che spumeggiava davanti alle
finestre..
Il mio aquilone era di cartone
e non aveva colore...
era il grande Airone Bianco!
fedele portava fino in cielo
tanti sogni e desideri
in un silenzio estatico e
pensoso.
DI QUESTO MARE
Di questo mare imbronciato
stasera
mi sento parte nel profondo di
me
per quel tormento pensoso che
torna
e ritorna nel battito
dell'onda..
pesce guizzante
tra gli anfratti rocciosi del
fondo
si nasconde
per sfuggire alla morte di
rete...
Rientra
dal mare un pescatore
e sottovoce canta
ricca la barca che danza
sull'onda...
In lontananza brumosa una vela
forse cerca una quiete
smarrita...
DIECI
AGOSTO
Crea incolori fantasmi
tra gli alberi l'albore della
Luna
nell' attesa della stella
cadente
che San Lorenzo accompagna
con viaggio siderale a mezzo
Agosto.
Ed io qui già allora
piccolo essere
d'infaticabile coraggio
e fede nella vita...
Furono forti le braccia
dell'antica Madre
che mi accolsero caduta da una
stella.
BORGO
MONTANO
Tra i monti rivedo il borgo
antico
dove i ricordi parlano di
storia
e di fantasmi veri...
Li muove tra le case il vento
come mitici asfodeli in una
danza
un'irrisione ad annegati
giorni.
I passi sulle vie selciate
rimandano alla vita...
e quella vecchia vetrina
ad una moda ricca di altro
tempo
il pallore di chi invecchia
dietro il banco
racconta un'altra storia.
C'è il bosco che verdeggia
ancora
con gli uccelli a gorgheggiare
il consueto richiamo
dell'amore...
tutte le chiacchiere
all'intorno
non portano disturbo ai miei
pensieri.
Rammento in quel giardino
la magia di mezzanotte...
l'esotica pianta che sbocciò
l'unico fiore!
Tutto presto appassì
come quel fiore
che regalò un'effimera
bellezza
Il
RESPIRO DEL CASTAGNO
Su per l'erta salita conto i
passi
pari a nostalgici sospiri
verso il castagno complice di
abbracci.
Senti il suo respiro saggio?
ripete i nostri giochi di
parole...
Noi!.
Noi giovani dimentichi e
felici...
La chioma verde ci accoglieva
come cupola di chiesa.
Sassoso il suolo
cuscino comodo pareva....
Lui con paterno respiro
dall'alto
seguiva le nostre fantasie.
Un serto verdeggiante sui
capelli
un braccialetto con gli aghi
di pino....
io mi fingevo ninfa delle selve ...
Poi il gioco si faceva serio
nello spirito di anelante
amore..
uno stormir di fronde
commentava
i teneri bisbigli.
Vecchio castagno che respiri
amico
mi guardi oggi rugginoso e
scuro
mentre a fatica salgo i pochi
passi;
saperti consapevole mi piace
della mia sofferta solitudine!
Un alito leggero mi consola
perché tutto nel Tempo passa
la vita si avvicenda
ma niente può cambiare il
cuore
che ha vissuto un'estasi d'amore.
NEL
BOSCO
Vegeta e protegge Flora
quest'angolo di francescana
laude..
Passa di foglia in foglia il
vento
e lo ristora
Eteree danzano libellule
sulle campanule blu.
Dai colori dell'arcobaleno
s' eleva un inno d'amore al
creato...
Il mondo intero vanisce
sui sentieri
dove di fiori e frutti aggetta
il rovo
e il susino agreste dalla
polpa d'oro...
Presente un'immagine incorporea
nella teca del cuore sempre viva
che di per sé di spirito si
nutre.
Il
BALCONE
E' come stanco il sole questa
sera
a tratti si nasconde e si
ristora
dietro il mio balcone....
i
gerani parlano al passato...
conoscono ogni cosa!
Le lunghe ore pazienti
le cure silenziose e dolenti
il quotidiano amore...
il sorriso e la carezza
la taciuta ribellione
la necessaria dolcezza
a fronte di un continuo
malumore...
Sorride ora il mio balcone
se un aereo romba sopra al tetto
lo saluta....oggi con rispetto.
GRILLO NOTTURNO
Già l'aria si fa scura
e la cicala tace.
Nel silenzio che non sa di
quiete
l'animo mio si appaga
al pensiero di notturni spazi
goduti in piena libertà
silente.
Una voce nuova- tedioso suono
monotono e insistente
è anomala notturna compagnia.
Grillo!
Suggeritore di saggezze....
Disturba il parlottare del tuo
verso
quel tuo cri-cri che a tratti
tace
e forse ch'io risponda
attende...
Non ho sapienza cosciente
e non conosco attese....
lascia che il mio silenzio
si nutra di coraggio mite.
SETTEMBRE
GIA'
Settembre gìà ....
Sui rami fioriti ancora
passa una brezza nuova....
Accarezzo con sguardo
innamorato
i fiori un po' acciaccati..
Oh, quanto a me somiglia
quel fiero resistere di loro
al sole
al vento
ad ogni naturale evento!
Nell'aprirsi alla giornata
mai arretra la forza della
vita
se l'ignoto potere
all'improvviso porta una
tempesta....
I monti scuri
vedovi sono ormai di sfumature
partecipi del mio stesso soffrire
davanti ad un tempo che muore.
Edda Conte
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