Caro Nazario,
dopo una permanenza di quasi tre mesi nella mia piccola casa
verde situata sulle pendici dell'Amiata, sono rientrata, anche se
malvolentieri, nella solitudine affollata della capitale.
Ad alleviare la tristezza è stato il prezioso dono del tuo libro,
che ho trovato tra la posta ricevuta in questo periodo di assenza.
Nonostante i bagagli ancora chiusi, non ho resistito ad aprirlo e leggere una poesia. Si è aperto alla pagina 90
e leggo: Defluisce l'acqua sonnolenta e muta / verso il vecchio mulino e nella
sera / riflette l'aria del color di fuoco // e del limone. Poi giunta alla meta
/ s'infossa vana e scura, come spera / di un cielo che è apparente e
lascia il vuoto.
Una forte emozione hanno risvegliato in me questi versi, come un’eco
che attraversando il tempo commuove e turba per la percezione del dissolversi
di ciò che un tempo era vita, come l'aratro del Pascoli abbandonato nel campo.
Il mulino, simbolo del tempo che inesorabile scorre, esprime la
condizione dell'esistenza umana spesso contrassegnata dalla solitudine e
dall'isolamento. Le cose hanno qualcosa di misterioso che supera il realismo, parlano
all'animo sensibile come il tuo. Versi impressionistici di rara bellezza.
Grazie, di cuore
Imperia
L’acqua s’infossa
Defluisce
l’acqua sonnolenta e muta
verso
il vecchio mulino e nella sera
riflette
l’aria del color del fuoco
e
del limone. Poi giunta alla meta
s’infossa
vana e scura, come spera
di
un cielo che è apparente e lascia il vuoto.
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