sabato 30 settembre 2023

Prefazione di Nazario Pardini a " Verso la luce " di Rita Fulvia Fazio ( traduzione inglese di Maria Rosaria De Lucia )

 Start with this opening poem  it means going straight to the bottom of the mare magnum of Rita Fulvia Fazio’s poetic, where the various moments of her thought meet, of her poetic soul.

Spiritual light

I want to be in Your heart.

I want to be in Love’s heart.

I want to be Love.

I want to love in Lord’s light.

Love, Love.

Isn’t heaven?

Now all is worry.

But, Lord,

This light blue is in the heaven,

This light blue is true.

Grant love’s a glimmer shines.

 

Alessandro Manzoni, from “I Promessi Sposi”:

There is never a soul in wish some God’s glimmer do not shines,

some spiritual light.

 

Eros and thanatos, spirituality, heart, love, God’s glimmer, light. Lots of meditative opportunities in which the poet mixes her soul and where the various moments come together to give notes of great eurythmic stature.

Ten poems to preface, introduce: intense poems, written by a versatile, eclectic, in love poet with poetical art, with the artistic function of the word. And Ours knows it and knows also word’s value, the importance of its nomenclature, so much so that she takes care of it, it reworks, it meditates to express it with great participation. The content flows fluently and emotionally persuasive, the word is sparse and fast in this set of emotional turmoil speech. Fulvia loves word, surrounds it, and refines it, reifies it into concrete and visual visions. Her touch and style are effective, so much so that the word lengthens or is shortened to follow the soul’s undulations, to materialize in semantic fields a soul entirely taken by the love of singing. Right word in right direction. Ibi omnia sunt: the love of life, the restlessness of the fact of existing, the awareness of the precariousness of living, the dreamlike, the memorial, and above all the syntagm, the styleme, which make the writer a true engraver. Ten compositions that open up to us the world of Ours, her way of seeing, of understanding, of living in this turbulent and dark time. From her writing emerges a positive philosophy on the set of human contacts. Ours is confident, even if in some moments of her journey a certain melancholy emerges which does not spoil the content, on the contrary it gives it that human charge to bring it closer to our way of seeing and understanding. In short, Fulvia introduces into her song all those emotional inputs that are the salt and pepper of poetry. A saying close to everyday life, to the love that binds us to this existential segment. On the other hand, life is one and Ours makes it clear in these compositions that release a high feeling of human and superhuman elaboration, a great eschatological sensation of vicissitudinal effect that makes them real and concrete. Loving is the greatest gift that the Creator has given us, and Fulvia is aware of it, so much so that her poetic dictation oozes from every pore.

Love for life, humans, the world, nature, beings, in short, for everything that life itself offers us in this short stretch lent to us by death. A simple but human philosophy, complex, if you will, but sincerely forthright, which makes the author spontaneous and direct in her saying, who often makes use of nature to reify herself, to build her not only human message. An epigrammatically compelling sylloge, therefore, where the sun's rays penetrate the darkness and give light to the night’s darkness.

 

Nazario Pardini


Maria Rizzi su “Skill Mismach” e processo pedagogico delle risorse umane di Giancarlo Prosperi e Giorgina Di Ioia - ITARD Edditore -

 

Ho ricevuto dal professor Giancarlo Prosperi, Sociologo e Pedagogo, un interessantissimo Saggio nel quale si cimenta, insieme alla dottoressa Giorgina Di Ioia sul problema attualissimo dello Skill Mismatch, ovvero la differenza tra le competenze degli individui e quelle che dovrebbero possedere per svolgere bene il loro lavoro. Giancarlo Prosperi, da insegnante, pone come focus delle sue argomentazioni  la scuola, e chiede che quest’ultima evolva le proprie modalità didattiche aprendo l’attività educativa alla formazione delle nuove professionalità emergenti, mettendo da parte i modelli pedagogici e didattici ritenuti obsoleti. Nel saggio l’Autore sottolinea quattro percorsi educativi partendo dal “counseling”. Tenendo presente che c’è stato il passaggio da una società relativamente stabile a una caratterizzata da molteplici cambiamenti, che hanno portato a una modificazione del paesaggio educativo, le finalità degli interventi di counseling scolastico tendono a valorizzare le risorse dell’individuo, dell’ambiente e della comunità scolastica per permettere agli insegnanti, ai genitori e agli alunni di governare i cambiamenti all’interno della complessità educativa. Prosperi adotta l’espressione locus di controllo, con la quale si intende letteralmente ‘luogo attraverso cui si esercita il controllo’. In Psicologia si può definire come una disposizione mentale o un atteggiamento attraverso cui si influenzano le proprie azioni e i risultati che ne derivano. La famiglia è il primo ambiente nel quale il bambino apprende a dare significato alle sue azioni e alle conseguenze di esse. Lo sviluppo del locus di controllo interno è influenzato dallo stile familiare: molte persone che lo presentano sono cresciute in famiglie che pongono attenzione all’impegno, alla responsabilità e alla costanza nel raggiungere un obiettivo. E il raggiungimento degli obiettivi è ricompensato in modo positivo. Viceversa chi ha un locus di controllo esterno proviene da nuclei familiari che esercitano un basso controllo e non considerano centrale l’assunzione di responsabilità. Il secondo percorso educativo fa riferimento all’autoefficacia. Si tratta della fiducia di un individuo nelle proprie capacità di esercitare un controllo sugli eventi e gestire la propria vita. Rappresenta quindi il senso di “essere capace di” . Il terzo percorso educativo si riferisce alla motivazione e, come asserisce Prosperi, riassume in sé la pianificazione per il futuro, l’auto - oggettivazione, l’espressione di sé e la filosofia di vita, che consiste nel proprio sistema di valori. L’ultimo percorso educativo riguarda l’autocontrollo comportamentale. L’autoregolazione cognitiva include tre processi: controllo inibitorio - memoria di lavoro - flessibilità cognitiva. Quando un soggetto sa monitorizzare il proprio autocontrollo è capace di orientare il comportamento verso l’ambiente esterno. Nel testo l’Autore cita la “teoria del campo” di Kurt Lewin. Si tratta di una teoria di matrice gestaltica, che individua nel ‘campo’ lo spazio vitale all’interno del quale agiscono tutti i fattori psicologici che influenzano il comportamento individuale nel qui e ora. Nella sua approfondita disamina il nostro Giancarlo Prosperi analizza la psicologia ambientale. “Per avere qualche speranza di essere noi stessi dobbiamo avere molti luoghi dentro di noi”. Questo pensiero dello psicoanalista, scrittore e filosofo Jean Bertrand Pontalis ci richiama ai nostri luoghi interiori, forse quelli che un tempo hanno rappresentato qualcosa di importante: le esperienze e i ricordi che non possono prescindere dai loro correlati emozionali e affettivi. La psicologia ambientale, nonostante sia una branca delle scienze psicologiche, si caratterizza anche per un approccio multidisciplinare nel rapporto tra ambiente e comportamento, infatti diviene argomento della sociologia urbanistica, che studia come l’uomo operi su trasformazioni ambientali. Esiste, afferma l’Autore, “un’elevata correlazione tra comportamento indesiderabile e ambiente fisico, come nel caso della devianza minorile”.  Nella psicoterapia della Gestalt i meccanismi di difesa vengono chiamati ‘resistenze’ e le difese vengono utilizzate quando si matura la paura, si avverte il pericolo. La resistenza si applica nel contatto interpersonale, nell’incontro Io - Tu. Si verifica ‘il confine del contatto’ quando, in questo spazio, la relazione non è armoniosa e si manifestano disturbi di vario genere. Le resistenze presentano anche aspetti auspicabili. Per esempio la confluenza è un elemento positivo quando c’è la necessità di lavorare in gruppo per un obiettivo comune, il cosiddetto ‘gioco di squadra’. Se si suona in un’orchestra tutto funziona meglio se ci si adatta agli altri evitando di prendere troppo spazio per i propri virtuosismi. Diremo con Prosperi, che “la socializzazione autentica avviene quando il rapporto Io - gruppo è reciproco, cioè quando il soggetto, partendo dalla cultura, dai valori, dalle norme sociali, agisce per migliorarli tramite l’apporto della propria cultura, dei propri valori e delle proprie norme familiari”. Una sfida importante per il sistema scolastico è rappresentata dall’integrazione dei minori di cittadinanza straniera. L’Autore, partendo dal dato di fatto che l’intelligenza sia considerata la forma più evoluta di adattamento all’ambiente, ha affrontato l’assunto secondo il quale esista una forma di intelligenza diversa per ogni etnia. Analizza la cultura nipponica, quella indiana, e quella statunitense e giunge alla conclusione che l’intelligenza è fortemente influenzata dall’ambiente. Fattori come la crescita, l’educazione, la disponibilità delle risorse conformano e definiscono il potenziale intellettivo. Il capitolo che mette in particolare evidenza l’esperienza pedagogica del nostro Saggista riguarda il rapporto tra adolescenza e risorse umane. La trasformazione dei modelli educativi familiari e la diffusione dei mass media sono solo alcuni degli elementi che hanno causato cambiamenti significativi sul modo di interpretare la relazione con la scuola da parte delle ultime generazioni di adolescenti.  L’epoca di internet e del narcisismo richiede nuove modalità di declinare l’autorevolezza adulta. L’adolescente sviluppa la convinzione che dedicarsi al culto di sé sia di primaria importanza e appare assorto nella ricerca della propria identità non più forgiata dagli adulti e dalle istituzioni. La scuola dovrebbe evitare di ricorrere ad azioni svalutanti o infantilizzanti, che mortificano il Sé nascente degli adolescenti e generano ferite narcisistiche profonde. Pratiche educative e disciplinari tipiche della scuola di un tempo, pensate per soggetti con caratteristiche edipiche, dovrebbero essere abbandonate, poiché il contesto relazionale non le giustifica più. E Prosperi, con arguzia, collega gli assunti elencati con la società consumistica. Il Sociologo Bauman, nel suo libro “Consumo, dunque sono” spiega che il valore supremo del mondo nel quale viviamo è la ricerca della felicità, una felicità istantanea, che deriva non dalla soddisfazione di un bisogno, ma dalla soddisfazione continua di tanti bisogni, o capricci, in poco tempo. Il Nostro scrive: “i giovani in questo tipo di società, rischiano di non trovare un’occupazione e di restare emarginati, costretti a lavori saltuari, neri, precari, saltuari o sottopagati … e le reazioni che ne derivano vanno dalla ribellione attraverso l’azione politica, la violenza, all’accettazione nella speranza di una futura integrazione”. Mi sembra giusto concludere la sua attenta e valida lettura della situazione con un’espressione di W. Ghoete dedicata ai nostri giovani: “Qualunque cosa tu possa fare, qualunque cosa tu possa sognare comincia. L’audacia reca in sé genialità, magia e forza”. Sento il dovere di dedicare alcune considerazioni anche a Giorgina Di Ioia, Pedagogista clinico, già giudice onorario minorile presso la Corte d’Appello del Tribunale di Campobasso e docente come Giancarlo Prosperi, presso la scuola secondaria. Il suo approccio è ecologico e sistemico. Approccio ecologico, perché inteso come una lente attraverso la quale osservare e analizzare il mondo. I ritmi e la velocità della trasformazione digitale impongono con forza di adattare a essi il ritmo di vita biologico delle persone al fine di preservarne il benessere e le caratteristiche umane e naturali, per generare opportunità migliori e per includere anche coloro che dalla trasformazione del lavoro rischiano di essere tagliati fuori. In anni recenti numerosi enti di ricerca e organizzazioni hanno approfondito la bio - economia e la bio –mimetica al punto da integrarle nei processi di lavoro delle organizzazioni e nei piani di sviluppo delle città e delle aree abitate. In un futuro non troppo lontano gli stessi Personal Computer che utilizziamo potrebbero essere realizzati anche con elementi naturali. Per quanto riguarda l’approccio sistemico - relazionale spiega il comportamento dell’individuo focalizzando l’attenzione sull’ambiente nel quale egli è vissuto, sul sistema, sulla rete di relazioni della quale fa parte e, in tal senso, considera la famiglia come sistema transazionale soggetto a cambiamenti. L’Autrice afferma che la scuola nella Transizione ecologica va intesa come “lo sviluppo integrato di processi atti a sostenere nel tempo la comunicazione, la sicurezza, la salute, la formazione, la rigenerazione e l’espressione inclusiva delle qualità formative, lavorative, professionali e umane”. Nell’era della Scuola Digitale si deve essere sempre alla ricerca di un aggiornamento del proprio bagaglio culturale per essere pronti al nuovo che avanza e non essere presi in contropiede. Non si cresce mai da soli, il confronto con le persone è alla base della formazione e una sana competizione porta ad aumentare la produttività. Le competenze sono il biglietto da visita nel mondo del lavoro; acquisire le giuste skills potrà fare la differenza e aprire molte porte. L’Autrice cita la metodologia “learning by doing”, ovvero l’imparare attraverso il fare. Lo studio teorico che ha un riscontro di tipo pratico consente di comprendere meglio e memorizzare più velocemente. D’altronde il primo ad asserire che “ciò che dobbiamo imparare a fare lo impariamo facendolo” fu Aristotele. Credo dovremmo ringraziare gli Autori di questo testo formativo, completo e di altissimo spessore. Le loro argomentazioni dimostrano che per modificare i Sogni dobbiamo aumentare le competenze.

        Maria Rizzi

 

 

 

 

 

Maria Luisa Daniele Toffanin :"Diario Pandemico" Biblioteca civica Abano Terme


 

Riccardo Mazzamuto:"Patria Metallo dell'Inganno ( morire in tempo di pace )"

 E' uscito per i tipi di airesis il bel testo di Riccardo Mazzamuto sulle morti per uranio impoverito




Roma :" Dima Book Festival"

 

                                                          


                                                            Roma

DIMA BOOK FESTIVAL

La fiera del libro più lunga d’Europa

1°-31 ottobre 2023

 

Il Dima Book Festival, la fiera del libro più lunga d’Europa, si inaugura a Roma domenica 1° ottobre, nel pomeriggio, alla presenza di autrici e autori, case editrici e operatori culturali.

Organizzata dall’associazione Officine Culturali Romane di Andrea Lepone, con la direzione artistica di Cinzia Baldazzi, la fiera ospiterà per l’intero mese di ottobre – tutti i giorni dalle 10:00 alle 20:00 – romanzi, antologie di racconti e sillogi poetiche, opere di critica e saggistica, arte e archeologia, filosofia e costume. Nella piazza centrale del Dima Shopping Bufalotta, un apposito spazio-incontri accoglierà ogni fine settimana le presentazioni di autrici e autori partecipanti, provenienti da ogni regione d’Italia con i loro libri.

«Per il secondo anno consecutivo», spiegano gli organizzatori, «la manifestazione si pone l’obiettivo di creare momenti di aggregazione culturale e sociale all’interno di un centro commerciale, ovvero in uno dei luoghi simbolo della moderna quotidianità». Prevista anche una serie di conferenze sui temi dell’ambiente, dell’istruzione, del sociale e dell’innovazione.

Officine Culturali Romane promuoverà inoltre una raccolta benefica in favore della scuola di scrittura creativa (gestita dalla stessa associazione nel quartiere Montesacro) che accoglie scrittori affetti da disabilità fisica e psichica.

 

Dima Book Festival

dal 1° al 31 ottobre

tutti i giorni dalle 10:00 alle 20:00

ingresso libero

 

presso il Dima Shopping Bufalotta

via della Bufalotta, 548 – ROMA

 

Info: dimabookfestival2023@gmail.com

Tel. 331 6005164

 

FRANCO DONATINI; "SOTTO IL SENSO DEL VIVERE"

 

 Dalla prefazione di Nazario Pardini:

Iniziare dalla poesia incipitaria significa andare da subito a fondo nella poetica di Franco Donatini, dove pathos e logos si caricano a vicenda per dare spazio alla poesia: natura, intimità, riflessione, amore, esistenza, vita. Una silloge compatta musicalmente fluente, armonica, dove la filosofia del vivere si reifica nel dettato poetico, in cui amore e natura convivono per amore del canto. Una silloge plurale, complessa, polivalente, dove la vita con i suoi marchingegni si reifica in suoni e voci di profonda eleganza. Il linguismo si altera, varia a seconda dell’impiego dei lessemi: fonemi, ritmi linguistici, si accavallano per dare un senso a questa nostra vicenda esistenziale. Il linguaggio si amplia, si scorcia, si modifica, si fa ora breve e contratto, ora narrativo, per accompagnare gli input emotivi. La natura segue con pazienza i dettami della vita e li reifica in sostanza emotiva. A volte il verso si fa breve, a volte quasi narrativo, per articolare il variare dei nessi interpretativi, il tutto è immancabilmente armonico e fluente, come un ruscello alle sue origini.I lemmi presenti più frequenti: vuoto, vita, esistenza, amore. Il vuoto che avvolge l’esistenza e caratterizza la condizione esistenziale della società di oggi, rappresenta una sorta di prigione; il poeta non accetta questa sorte che lo relega in uno stato emotivamente circoscritto, chiuso, quasi senza scampo. Il vuoto fa paura, come un’assenza del tutto, da cui l’aspirazione a uscirne indenne, umanamente più completo, interiormente più ricco, verso una dimensione più umana in accordo con la natura. Un viaggio in un mare pieno di turbolenze, dove gli elementi naturali e insieme i demoni interiori ostacolano la navigazione. Un viaggio che comunque il poeta percorre senza mollare, per giungere a un porto di pace, di serenità dove recuperare, attraverso il rapporto con sé stesso, la propria identità. Così le esperienze della vita contribuiscono a comporre un patrimonio esistenziale, da cui scaturiscono stati d’animo profondi che si tramutano in poesia.Un linguaggio ricco di sonorità, assonanze, sinestesie, emistichi, fa da contorno a una poesia fortemente intimistica e filosofica. Ibi omnia sunt: nostalgia, ricordi, saudade, verità nascoste, emozioni rivelate e sopite che danno forza e significante e questa silloge, ai suoi componimenti di rara bellezza contenutistica e verbale.

 

Nazario Pardini


 




Analisi critica

 

L’autore, Franco Donatini, uomo di rigorosa formazione scientifica, ma pur fornito di vasta cultura umanistica, intende e ama la poesia quale frutto di riflessione critico-intellettuale e di confronto ideale sistematico con le opere e con la lezione morale di tanti altri scrittori, soprattutto contemporanei.È d’altronde da tempo tramontato quel presupposto teorico caro all’estetica del Romanticismo, secondo il quale l’arte sarebbe sinonimo di immediatezza sentimentale, di schiettezza psicologica e di spontaneità fantastica e risulterebbe tanto maggiormente riuscita e stimolante quanto meno complicata e appesantita da costruzioni intellettualistiche. Pertanto, l’autore di Sotto il senso del vivere dedica significativamente la terza sezione del libro all’ascolto “ravvicinato” di alcuni poeti sul fondamento della comune vocazione testimoniale della solitudine, di quella disposizione mentale ed etica così intensamente rappresentativa della modernità.I riferimenti costituiscono altrettante note di commento. Particolarmente interessanti mi sembrano quelle relative alla sofferenza disperata, al “viaggio visionario senza uscita” di Dino Campana:“Tu poeta vagabondo/ nel tuo straniero mondo/ segno di profonda indifferenza/ di poeti e artisti del tuo tempo/ oggetto di violenza dello stato/ e di mancata comprensione del tuo male oscuro/ di chi doveva amarti” (A Dino Campana) e alla amarezza profonda, “coperta” da superiore, sublimante ironia, di Guido Gozzano, in una rete di stringenti richiami linguistico-letterari: “E già i capelli si son fatti radi/ e il mal sottile disegna nei polmoni/ un bosco folto di intricati rami/ e la signora vestita di nulla/ già si appropinqua lesta alla soglia” (A Guido Gozzano). Tuttavia, il discorso intertestuale non è limitato alla sola parte programmaticamente designata; altrove la strategia “allusiva” consta di spunti meno dichiarati eppur palesi, come in una strofa della lirica Incastro perfetto, compresa nella prima sezione: “Tendono all’oscurità tutte le cose/ lo fanno con estranea indifferenza/ non chiedono né scusa né permesso/ si limitano a seguire il noto ignoto/ irresponsabile percorso del destino”. È ovvio il rinvio alla nota poesia montaliana Portami il girasole di Ossi di seppia (“Tendono alla chiarità le cose oscure, / si esauriscono i corpi in un fluire / di tinte: queste in musiche. Svanire / è dunque la ventura delle venture”), con un’implicazione comparativa e interpretativa invero feconda: la concezione di Donatini appare più cupa, l’accento si è fatto più duramente pessimistico, anche rispetto alla sua raccolta poetica precedente, La solitudine del poeta (2021). Ai suoi occhi la realtà naturale e la vicenda umana, sovente strettamente connesse attraverso la figura della similitudine, si contraddistinguono per un intimo, incalzante dinamismo, per un’inarrestabile mobilità, che condanna le esperienze della vita a rapida consunzione:

“Voglio coprirti di perle / luccicanti / come gocce di rugiada / scoprire / il tuo corpo / come il sole del mattino sull’erba / sublima / il gelo della notte / ascoltare il silenzio / dei nostri pensieri / che parlano / di sogni vissuti / svaniti al risveglio” (Coprirti di perle);  

“C’è una cosa per ogni stagione / il bisbiglio d’un’umida rosa / lo sguardo fugace che imprime / l’affanno d’una emozione / Migliaia di sorrisi svaniti / attimi intensi dissolti / ricordi nel vuoto riposti / rancidi fiori appassiti / L’ultimo sogno d’amore / svanisce nel tempo tiranno / si perde tra gli altri l’inganno / d’un’assenza che sa d’impotenza” (L’amore fugge in silenzio).La tirannide del tempo è nel suo trascorrere inesorabile, obiettivazione emblematica del principio del πάντα ῥεῖ caro a Eraclito e ai filosofi antichi: “Eppure eri tu/ quella che rompe il tempo / quella che gioca con me / che si lascia prendere / solo un momento / e poi fugge / in un’altalena senza fine” (Ho spento il pc).In un’altra strofa di un testo già menzionato, Incastro perfetto, si legge un’ulteriore riflessione di rilievo filosofico, questa volta di matrice moderna ed esistenzialistica e specificamente heideggeriana:“Ci perderemo anche restando insieme / non basta esserci per essere presenti/ L’assenza è la realtà dell’esistenza / la molla del desiderio e del ricordo / è ciò che resta vivo e non degrada”.Nella catena indifferente e impietosa del divenire, produttore di incertezza, di labilità etico-sociale e di grande precarietà sentimentale, ognuno dovrà cogliere e, se possibile, godere di fuggenti attimalità: “Portami (…) dove il vento / sussurra messaggi d’amore / e il tempo / rallenta la sua corsa / per dilatare la nostra attesa / Stasera un raggio di sole / è entrato furtivo nella mia stanza /…e ti ha cercato” (Portami), di momentanee situazioni positive, sempre comunque in bilico, costantemente suscettibili dell’erosione e dell’annullamento indotti da un ordine delle cose in continuo movimento, “in fuga”: “Col corpo avvolgente / trattiene la donna / il fluire del mare / Esausta l’onda si placa / Scioglie i corpi / la materia matrigna / perversa e assente / chiude il sipario / Il mare continua / indifferente / il suo moto perenne” (Come il mare).

 C’è pertanto di che rivalutare l’errore tragico di Orfeo, del quale lo scrittore moderno rivisita con intelligente coerenza il mito, considerandone il significato in forma nuova:

“Ti sei voltato Orfeo / per un attimo di felicità / solo un attimo / in cambio d’una vita / Hai colto quel fiore / tornato / di nuovo a sorridere al cielo / rigenerato / dalla profondità della terra / Solo un attimo / per consumare una breve illusione / per carpire / il fallace richiamo dei sensi / per fruire / un istante di avara emozione” (Orfeo. Il senso sotteso del mito).

Il linguaggio dell’autore è essenziale e diretto, con una prevalente organizzazione paratattica:

“Fuggo/ il mistero dei tuoi occhi / hanno il colore del cielo / dei bagliori della neve / al sole appena sfiorito / cadono / frammenti di luce sul tuo viso / pallido” (Il mistero dei tuoi occhi) e la complessiva medietà lessicale, pur in presenza di un’accurata elaborazione formale-stilistica, come dimostrano, ad esempio, in una versificazione generalmente caratterizzata dal verso libero, l’uso della rima:

“Mi difendo tra le ferite / che l’esistenza ha segnato nel cuore / Da lì oso sbirciare / percepire il tuo splendore” (Proteso al sole)

 “Le ferite ti rendono viva / sono le cicatrici di un combattente / Sfidano il volto spettinato dal tempo / i raggi del sole invadente / da cui vorresti nascondere negli occhi / i pezzi del tempo trascorso/ Occhi ancora capaci di intensi bagliori / di languidi amori / di sogni negati / di prezzi pagati” (Guardando il cielo), 

o l’impiego dell’anafora:

 “Da sempre t’ho sognato…Da sempre t’ho cercato…Da sempre ho sofferto” (Eri sempre con me),

dell’enjambement: “Scende la notte sopra la città/ deserta piena d’ombre (…) Forme senza volto e corpi / esangui / nel buio un bagliore / di lame un tintinnio / sinistro di catene” (Fuori),

della metafora:

“Ti ho immaginato / fragile cristallo di ghiaccio / sul ramo d’un albero / rara stella cadente / in una notte d’agosto / gemma fluttuante d’estate / in un campo di grano / fugace favilla / danzante su una candela” (Eri sempre con me, cit.), 

nonché dell’antitesi: “ Come il sole calante dietro i monti / rallentò il mio passo / per fermare il tempo solo un momento / di questa vita avida di luce (…) E mentre la sera si avvicina il cielo / pian piano si scolora / l’anima fugge e una nuova stella / s’aggiunge schiva alla volta scura (Dolce amara compagna); “E la sera cala / umida di tiepida rugiada / sul nido che protegge i nostri corpi (…) Ma il nido si apre / e accoglie / smarriti sensi fiumi di parole (…) apre cancelli chiusi / e scioglie i petali carnosi / del trepido bocciolo d’una rosa” (Il nido).

La correlazione antitetica “chiuso / aperto”, scandita spesso dalla congiunzione avversativa “ma”, assume nei testi una decisiva funzione strutturante, idealmente ordinativa, giacché esplicita il tratto contraddittorio peculiare della vision du monde di Franco Donatini, il quale talvolta manifesta un moto di reazione al doloroso ripiegamento pessimistico: “Non piegarti agli eventi/ non vivere tra foto ingiallite / Continua a osare / Cammina sull’orlo del precipizio / senza cadere / Guardando il cielo…” (Guardando il cielo) ;

“Vuoto il labirinto mentale/ niente trattiene il corpo che sale / Ma l’anima resta giù nella caverna/ incatenata cerca un punto / da dove ripartire / dalle ombre fluttuanti / dai simulacri di pietra/ dalla luce accecante che viene da fuori” (Ricordi); 

“Eppure il tuo sguardo eloquente / mi parla di tenere rose / di voglie segrete dischiuse / fermate in un tempo già assente / Ma la bellezza non riesce a svanire / nel corpo che vuole morire / nel liquido vuoto dei sensi / ti porto in dono il mio niente” (Il mio niente). In conclusione, prevalgono nello scrittore la coscienza infelice di un insuperabile, pervadente senso del nulla, la consapevolezza di “muoversi in una scatola di vetro / che non traspare e non riflette niente / solo la sua non esistenza”. Sono versi del componimento Son forse un poeta?!, ove la ripresa del celebre luogo meta poetico del “saltimbanco dell’anima” Aldo Palazzeschi si risolve nella convinzione sconfortante della sostanziale negatività dell’esistenza e della poesia, sottolineando il carattere velleitario e sempre irrealizzato dei propositi, delle aspirazioni, dei desideri, che di questi sono stati nel tempo ricorrente espressione:

“Il vuoto è sceso finalmente / a invadere la dimora del poeta / a dimostrar che esiste veramente / Fugge il poeta tra specchi senza luce / invano sogna di trovar sé stesso / Ma sui vetri opachi della sua prigione / avverte che fu inganno…l’illusione”

 

Floriano Romboli


 


venerdì 22 settembre 2023

Luciano Nanni su : " Diario pandemico al vento dei fiori"

Diario in poesia e in prosa. Il periodo della pandemia con le inevitabili restrizioni ha creato una letteratura specifica nelle varie tipologie di diario, prosa, poesia, e, in ambito scientifico, saggi e articoli per comprendere il fenomeno. L’evento ha colpito ovunque: da tempo eravamo abituati a considerare le epidemie e le più estese pandemie come avvenimenti del passato.

Di fronte a un fatto nuovo com’è stato il covid 19 è naturale la paura per l’incolumità personale, considerando i tragici giorni in cui unica difesa era l’isolamento. Dei tanti libri pervenuti sul tema, questo dell’autrice padovana si distingue anche sotto il profilo formale. La scelta è caduta su una interazione tra prosa e poesia, ma stando al principio da molti sostenuto che poesia non vuol dire solo applicazione di certe norme metriche, ma la sostanza espressiva di un testo. Certo è che, davanti a tanta ricchezza in senso letterario, diventa arduo fare preferenze, che dipendono in gran parte dai gusti del critico: è tuttavia è indispensabile mantenere quella oggettività che è possibile attraverso un esercizio costante; tanto più che la prefazione ha già indicato alcune linee importanti su cui operare la disamina del libro.

Ci atterremo quindi a una regola generale, rilevando taluni tratti particolari. Chi conosce la produzione dell’autrice troverà dei cambiamenti, non di stile, che è individuale e riconoscibile, ma nelle strutture di un linguaggio il cui fine è descrivere e nel contempo far emergere valori di carattere universale. Anzitutto vediamo questo libro come una testimonianza. Il tempo della pandemia è inteso nelle sue varie sfaccettature, compreso l’aspetto psicologico che, come si è visto, ha inciso profondamente nel tessuto sociale e umano. Sulla novità della scrittura ci illumina un testo: poesia o prosa non conta; il che vuol dire che sono superate le barriere tra le due forme letterarie, lasciando quindi il pensiero libero di presentarsi con lo scopo di tradurre poeticamente gli accadimenti quotidiani e in primo luogo la calamità che ci ha colpiti.

Dobbiamo allora vedere le parti in prosa quale continuità e alternativa con quelle in poesia. Il poeta cerca parole vere, in un tempo virale che ha sconvolto le nostre certezze. Vi sono alcuni momenti del libro che si distinguono per la loro originalità, ad esempio gli haiku, sintetica forma giapponese che da noi ha preso piede, a dimostrazione di come con diciassette sillabe, di solito considerate secondo la metrica italiana, sia possibile creare piccoli gioielli utilizzando gli espedienti che la metrica ci mette a disposizione: rubando al coronato (sinalefe); i myosotis (dieresi: ÿ); profumo di zagara (ipometro o diastole).

Al di là di queste singolarità, è la sostanza poetica che emerge, aver compreso il poeta-respiro segreto dell’universo, una chiave per superare la realtà contingente e proiettarsi oltre, affinché la parola si trasformi in una realtà separata, ancorché si possa ritenere indecifrabile, probabilmente in virtù della sua natura. Numerosi peraltro sono i passi che andrebbero citati, ma lo sgomento del terribile virus si riflette nell’innocenza: “Lo stupore dell’azzurro spento nel tuo sguardo” — è uno specchio, immagine dell’io, in cui ognuno può mostrare la propria identità. Ma ciò che più colpisce è la luce dell’etica stella: ciò presuppone un ordine, anzi, un ordine superiore che sfugge alla nostra percezione; in tal caso la poesia riesce a intuirlo, ma in quanto a raggiungerlo per poi realizzarlo il cammino è ancora lungo.

Non si ha la pretesa di decodificare sempre un testo poetico, specialmente per la nostra autrice che oltrepassa la normalità della scrittura e ci conduce in una diversa dimensione, senza però dimenticare “il vuoto dell’anima civile”: una poetica che mantiene la funzione che diremmo educativa, traendone quei principi inderogabili sotto ogni latitudine. Da un lato l’attualità, qual è la guerra ormai alle porte, dall’altro la tensione verso la trascendenza, forse l’unica via per sfuggire al male che ci sovrasta: mai come ora è necessario accendere la parola, fiaccola e luce contro le tenebre.

 

Luciano Nanni

 

 

TRISAVOLO (1820-1901)

 

Nonno di nonno

trisavolo Pietro

austero guardiano

di orti boscagli vigneti

di raccolti campestri

carri di fieni e sterrati di buoi

fatiche di polvere e sudori

albe di semine e tramonti di veglie

pane latte e polenta

eri

parlavamo… parlavamo a Torino

perché percome perquando

non sapevi

di Cavour Garibaldi Mazzini

monarchia repubblica… libertà…

severo custode del tuo giorno

tumulo ignoto disperso e dissolto

oblio dei vivi

nonno senza traccia

che postero pensiero

rivela e ravviva

                                             Marco dei Ferrari

Giusy Frisina :" Transizioni"


Misurare gli spazi
Tra visibile e invisibile
Non è facile
Solo la parola impalpabile
E non del tutto vuota
Può  provare a farlo
Come un soffio di vento
Comunica con l'eterno
E un albero rimane fermo
Solo in apparenza
Ma ha radici che affondamo nellacqua
E rami che preparano voli
Metamorfosi permanente
Di un amore sospeso
Tra terra e cielo.



Premio Versante Ripido - III Edizione


                   🔔 𝗘̀ 𝘁𝗼𝗿𝗻𝗮𝘁𝗼 𝗶𝗹 𝗣𝗿𝗲𝗺𝗶𝗼 𝗩𝗲𝗿𝘀𝗮𝗻𝘁𝗲 𝗥𝗶𝗽𝗶𝗱𝗼!

   

   

🏆Premio Versante Ripido – III Edizione

5 sono le sezioni proposte da questa 3^ edizione del nostro premio biennale, che torna a ospitare anche la poesia inedita e offre un nuovo spazio alla produzione video:
▪ Sezione A – poesia edita
▪ Sezione B – poesia inedita
▪ Sezione C – videopoesia
▪ Sezione D – fotografia B/W
▪ Sezione E – prosa inedita.
   
🏆𝗣𝗿𝗲𝗺𝗶𝗼 𝘀𝗽𝗲𝗰𝗶𝗮𝗹𝗲 𝗟𝗲𝗼𝗻𝗮𝗿𝗱𝗼 𝗟𝘂𝗰𝗰𝗵𝗶
    
Come per la scorsa edizione, anche quest’anno Versante Ripido ha il patrocinio di Leonardo Lucchi Scultore, che ospiterà l’evento di premiazione nel suo atelier e che, durante la cerimonia finale, conferirà un premio speciale all’autore o all’autrice che riterrà più meritevole, tra i vincitori e i segnalati delle 5 sezioni.
   
Scadenza del bando: 15 gennaio 2024
   
Tutti i dettagli sul regolamento, sulle giurie e sulle tempistiche sono nel bando completo. Scaricalo, iscriviti e invia le tue opere direttamente nel nostro blog, clickando sul link sotto riportato:
https://blog.versanteripido.it/i-premi-di-versante-ripido/

PROLOCO SAN PIETRO IN CARIANO

 


CONCORSO NAZIONALE DI POESIA IN LINGUA ITALIANA

“PREMIO CULTURA PROLOCO 2023“

PREMIAZIONE SABATO 11 NOVEMBRE 2023

La Proloco San Pietro in Cariano (Verona) con il patrocinio della amministrazione comunale di San Pietro in Cariano, il Consorzio Proloco della Valpolicella e il Gruppo Culturale “Poeti delle Corti”

INDICE ED ORGANIZZA

Il concorso Nazionale di Poesia in lingua Italiana denominato:

4° PREMIO CULTURA PROLOCO 2023

REGOLAMENTO

Il premio si svolge con un’unica sezione.

-       Art. 1) Ogni concorrente può partecipare con 2 poesie con max 40 versi l’una, inedite e in lingua italiana (può essere stata premiata in altri concorsi).

 

-       Art. 2) Il premio è a tema libero e senza preclusione alcuna a linee di tendenza espressive e stilistiche.

-        

-       Art. 3) Gli elaborati, in due copie, una in forma anonima e l’altra corredata dei dati dell’autore (nome e cognome, indirizzo e numero telefonico), dovranno essere inviati esclusivamente per e-mail a: info@valpolicellaweb.it si prega di allegare la ricevuta dell’avvenuto versamento.

NB gli autori veronesi, che aderiscono al presente concorso, possono aggiungere, a titolo gratuito, una poesia in uno dei dialetti della provincia di Verona, per poter concorrere al Premio “Bepi Sartori” 2° edizione – (Targa in bassorilievo della chiesa di san Floriano) .    

 

 

-       Art. 4) La scadenza è prorogata al 2 ottobrebre 2023 e la premiazione sarà sabato 11 novembre 2023 Pedemonte di San Pietro in Cariano (VR) (ora e luogo saranno tempestivamente comunicati ai vincitori ed eventuali segnalati).

 

-       Art. 5) Il contributo di partecipazione (spese di lettura e segreteria) è di € 15 da versare tramite: bonifico bancario intestato a “Proloco San Pietro in Cariano”:                                                                                                                                                                                              

-        iban: IT91 N060 4559 8100 0000 5000 265

-        banca: SPARKASSE c/o f.le di San Pietro in Cariano (VR)

-        indicando nella causale “Partecipazione al 3° premio Cultura PROLOCO 2023”

 (si prega di allegare alla e-mail la scansione dell’avvenuto pagamento).

 

  • Art. 6) I nomi della commissione giudicante, il cui giudizio è inappellabile, saranno resi noti all’atto della premiazione. Gli organizzatori si ritengono sollevati da qualsiasi responsabilità o pretesa da parte degli autori o di terze persone. Dell’esito del premio sarà data comunicazione a tutti i concorrenti attraverso e-mail. I premi dovranno essere ritirati personalmente dagli autori o, se autorizzati dal responsabile del concorso, i loro delegati.

 

  • Art. 7) Premi:                                                                                                      

 

1° classificato € 300,00 e diploma personalizzato;                                            

2° classificato € 200,00 e diploma personalizzato;                                         

3° classificato € 150,00 e diploma personalizzato;

Premio speciale della Giuria € 100 e diploma personalizzato                 

Premio speciale alla memoria - Mario Dalla Fini - opera dell’artista   

Premio speciale alla memoria - Bepi Sartori - (riservato solo agli autori veronesi)

 

  • L’organizzazione segnalerà ulteriori autori meritevoli nel numero che riterrà più opportuno e saranno premiati con targhe artistiche od eventuali premi da sponsorizzazioni.
  • I finalisti non presenti riceveranno l’attestato esclusivamente online                                                                                                       
  • Gli elaborati premiati e segnalati saranno pubblicati su apposito libretto e distribuito in numero di 500 copie.

 

 

  • N.B. La partecipazione al premio implica l’accettazione del presente regolamento.                                                                                                                                                                                                            

Per maggiori informazioni contattare la Proloco San Pietro in Cariano

-       Telefoni      :045 7701920 (Proloco) - 3400012354 (Silvano Zorzi)

-       E-mail           info@valpolicellaweb.it

-       Sito internet  www.valpolicellaweb.it

 

Presidente della Proloco San Pietro in Cariano                                                  Responsabile del Concorso

                Zamboni Giorgio                                                                     Zorzi Silvano