martedì 12 novembre 2024


 

Clara Schiavoni - "La Cupa Fiamma" Cleofe Malatesta Principessa di Mistrà

 

A Cleofe

e a tutte le persone che la amano

 

Inizia con questa dedica di amorevole riconoscenza da parte della scrittrice Clara Schiavoni alla sua protagonista, Cleofe Malatesta, il romanzo LA CUPA FIAMMA, che ha come protagonista una giovanissima donna chiamata a testimoniare con la sua vita e con le sue scelte pagine della Storia nei primi anni Trenta del 1400, anni cruciali per il mondo Occidentale, anni che con il loro corso hanno determinato la storia a seguire, fino ai nostri giorni.

La storia di Cleofe è una delle tante piccole, grandi storie sconosciute ai più, piccola storia che, come goccia di un fiume invisibile, alimenta il grande oceano della Storia dell’Umanità, quel grande oceano sul quale navighiamo sconnessi.

Siamo nei primi anni del 1400, e l’Impero Romano di Oriente è un malato debole e sfibrato dalle continue invasioni Ottomane, sempre più incalzanti e aggressive.

La Chiesa Romana è divisa e indebolita dallo scisma che vede il papa di Roma e il papa di Avignone litigarsi il soglio pontificio e il bene di Dio sulla terra, e non ha la forza, né forse la volontà o la visione intellettuale di fermare l’esercito musulmano che invece avanza inesorabile verso Costantinopoli.

Nel 1417 interviene Sigismondo del Lussemburgo, imperatore del Sacro Romano Impero, con il concilio di Costanza a risolvere lo scisma di occidente, proclamando papa Ottone Colonna, passato alla storia con il nome di Martino V.

Papa Martino V è un uomo politico e lungimirante, capisce che non può tralasciare la questione di Oriente, che deve fermare l’avanzata degli Ottomani, perché Costantinopoli è pericolosamente vicina al mare Adriatico, a Roma e all’Occidente tutto.

La sua idea è molto pratica: lui salva l’Impero Romano d’Oriente dagli ottomani con l’aiuto dei potenti principi e re cattolici e l’imperatore bizantino gli restituisce la chiesa di oriente, che si unisce alla sua e diventa una unica chiesa, sotto il potere temporale di Roma.

Il matrimonio tra le due Chiese e la difesa dagli Ottomani, passano per l’unica strada possibile a quei tempi: un’alleanza sancita da un altro matrimonio, anzi, in questo caso, da due.

Le prescelte sono Sofia di Monferrato che andrà in sposa a Giovanni VIII, figlio di Manuele II e futuro Basileus, imperatore d’Oriente, e Cleofe Malatesta, imparentata con Papa Martino stesso, che andrà in sposa a Teodoro II Paleologo, già Despota della Morea.

La tela è stata intessuta, le due ragazze sono il mezzo, il filo che unisce S. Pietro e Costantinopoli, passando per Brescia, Rimini e Pesaro.

Cleofe all’epoca ha quindici anni, è bella, intelligente, acuta, curiosa, colta e raffinata. Approda con Sofia a Costantinopoli e lì conosce il suo futuro sposo, Teodoro II. I due si sposano il 19 gennaio 1421, insieme a Sofia e Giovanni VIII, in S. Sofia, a Costantinopoli, la moderna Istanbul.

Dopo la cerimonia le due ragazze si separano, Cleofe, che ha già lasciato la famiglia alla quale è legatissima tra Rimini e Pesaro, ora si divide anche da Sofia con la quale ha condiviso il viaggio verso la sua nuova vita.

Mistra

Primavera del 1421

 

“Lasciato il porto di Monemvasia pieno di galee veneziane, Cleofe e il suo corteo sono approdati nella Laconia, che i Veneziani hanno chiamata Morea per la sua forma simile alla foglia del gelso, e di piantagioni di gelsi è ricco il territorio dove si produce la seta (….) È una giornata in cui il sole fa risplendere le foglie argentee degli oliveti che riempiono la vallata percorsa, scalda le viti che attendono nuova vita e i campi in cui il verde novello del grano, dell’avena, dell’orzo e del miglio si lascia accarezzare dalla brezza leggera; in lontananza le macchie scure dei boschi, e su tutto regna quel particolare azzurro del cielo che dà il senso di ampiezza, di infinito.”

 

La attende Mistrà, detta “la Pompei Bizantina”, capitale della Morea, alle pendici del monte Taigeto, vicino all'antica Sparta. La attendono il suo matrimonio combinato, il suo sposo dall’animo inquieto, e la trama che per lei ha ordito papa Martino V, per farle salvare il mondo occidentale.

Cleofe porterà avanti con coraggio e infinita caparbietà tutte e tre le cose, piccola messaggera della Storia dell’umanità, principessa di una storia dal finale ingiusto.

Morirà nel 1433 a soli 28 anni, in circostanze misteriose. Morirà probabilmente battuta da quelle due Chiese che con la sua vita avrebbe dovuto unire e che pretesero, forse, la sua vita come prezzo per non unirsi. Dopo questo primo tentativo, infatti, si dovranno attendere altri 5 secoli prima di riaprire le trattative con la chiesa ortodossa, con papa Paolo VI.

LA CUPA FIAMMA si sviluppa come una sequenza di arazzi, di raffinati ricami di seta che raffigurano scene di vita quotidiana, intrecciati alla vita e ai pensieri di Cleofe. Possiamo ammirare l’azzurro del cielo, il turchese del mare, sentire il vento che accarezza i biondi capelli di Cleofe, ascoltare le sue risate e la sua voce mentre parla con Betta, la sua ancella confidente, o discetta di filosofia con il maestro Giorgio Gemisto. Clara Schiavoni disegna e tesse mirabilmente con la sua scrittura un mondo lontano ma non così distante dal nostro. In questo mondo del 1400 le donne della levatura di Cleofe sono sì oggetto di scambio, pedine da muovere sull’algido tavolo da gioco del Potere, ma al tempo stesso sono donne colte, intelligenti, istruite, che nonostante tutto la Storia dei maschi non riesce a relegare in un angolo sperduto del mondo. E Cleofe attraverso questo romanzo ci parla anche e soprattutto dell’amore, di come da secoli infiniti, con pazienza, e costanza, e coraggio, le donne di ieri, come quelle di oggi, tessono questa trama sottile senza la quale il mondo non esisterebbe, e nemmeno la Storia degli uomini.

A Clara Schiavoni e al suo editore Raffaelli va il merito di averci fatto conoscere questa moderna ragazza del 1400 che parla fluentemente il greco e il latino, amante dell’architettura e della filosofia, amante dell’amore e della vita, che ci appare vivida in tutta la sua bellezza intellettuale, e la cui cupa fiamma della nostalgia ci fa desiderare di poter riscrivere per lei un finale diverso.

Livia Cattan (9/11/2024)

 

 

"Jó zzinàle (Il grembiule)" di Dante Ceccarini (tratto da Piccolo trattato di pediatria poetica, 2021, Edizioni Sintagma)


 Lamica e collaboratrice di Leucade, Cinzia Baldazzi, propone allattenzione del  Leucadiani questa originale poesia in dialetto tipico di Sermoneta in provincia di Latina del poeta Dante Ceccarini. Il tema è la violenza sulle donne, argomento purtroppo di sempre stretta attualità

 Nazario Pardini 

 Jó zzinàle

 

 Madònna méa dell'isola,

fa piòve denànzi a ccàsoma

 

Téngo 'nó zinàle biàngo

che mm'ha regalàto màtroma

quànno so' diventàta signorìna,

nóvo e ppùro cómme lo làtte,

cómme la lùna e cómme l'ànema méa.

 

Madònna méa dell'isola,

fa piòve denànzi a ccàsoma

 

Téngo 'nó zinàle zùzzo d'óglio e ssùgo

pe' ddà ta magnà ai fìgli méi

e agl'ammóre méo

quànno tórna stràcco mórto dàglio lavóro,

stràcco cómme so' stràcca jé a sséra.

 

Madònna méa dell'isola,

fa piòve denànzi a ccàsoma

Téngo 'nó zinàle zùzzo de sudóre e ffatìca

pe' ttirà annànzi fìno alla fìne déglio mése

ca i sòrdi che j'ammóre méo requiéta a ccàsa

so' sèmbre contàti e non abbàsteno mmài.

 

Madònna méa dell'isola,

fa piòve denànzi a ccàsoma

 

Téngo 'nó zinàle zùzzo de làcreme

sìmili a spìne néglio còre,

quànno me so' accòrta

che j'ammóre méo me tradìva

cóll'ammìca méa.

 

Madònna méa dell'isola,

fa piòve denànzi a ccàsoma

 

Téngo 'nó zinàle zùzzo de sàngue

quànno so' sputtanàto denànzi a ttùtti j'ammóre méo

e ìsso la séra a càsoma

m'ha menàto, menàto, menàto...

 

Madònna méa dell'isola,

fa piòve denànzi a ccàsoma

 

Téngo 'nó zinàle zùzzo de tèra néra,

chélla che mm'hào jettàto

'ngìma alla tómba

quànno alla fìne j'ammóre méo m'ha accìsa.

 

Madònna méa dell'isola,

fa piòve denànzi a ccàsoma,

denànzi a ccàsoma e 'ngìma a ssó zinàle zùzzo

e fàglio ritornà, Madònna méa,

biàngo cómme quànno èro ragàzza,

biàngo cómme lo làtte,

biàngo cómme la lùna,

biàngo cómme l'ànema.

 

 

Il grembiule

 

 

Madonna mia dell'isola

fa piovere davanti a casa mia.

 

Ho un grembiule bianco

che mi ha regalato mia madre

quando ho avuto la prima mestruazione,

nuovissimo e puro come il latte,

come la luna e come la mia anima.

 

Madonna mia dell'isola

fa piovere davanti a casa mia.

 

Ho un grembiule sporco di olio e sugo

per dar da mangiare ai miei figli

e al mio amore

quando torna stanco morto dal lavoro,

stanco come sono stanca io a sera.

 

Madonna mia dell'isola

fa piovere davanti a casa mia.

 

Ho un grembiule sporco di sudore e fatica

per tirare avanti fino alla fine del mese

ché i soldi che l'amore mio riporta a casa

sono sempre contati e non bastano mai.

 

Madonna mia dell'isola

fa piovere davanti a casa mia.

 

Ho un grembiule sporco di lacrime,

simile a spine nel cuore,

quando mi sono accorta

che l'amore mio mi tradiva

con l'amica mia.

 

Madonna mia dell'isola

fa piovere davanti a casa mia.

 

Ho un grembiule sporco di sangue

quando ho sputtanato davanti a tutti l'amore mio

e lui la sera a casa

mi ha picchiato, picchiato, picchiato...

 

Madonna mia dell'isola

fa piovere davanti a casa mia.

 

Ho un grembiule sporco di terra nera,

quella che mi hanno gettato sulla tomba,

quando alla fine l'amore mio mi ha uccisa.

 

Madonna mia dell'isola

fa piovere davanti a casa mia,

davanti a casa mia e su questo grembiule sporco

e fallo tornare, Madonna mia,

bianco come quando ero ragazza,

bianco come il latte,

bianco come la luna,

bianco come l'anima.

 

 

 

 

giovedì 7 novembre 2024


 

Vincenzo Meo:" Oggetti Preziosi" Guido Miano Editore, Milano 2024 Recensione di Raffaele Piazza

 




 

 

La raccolta di poesie Oggetti Preziosi (Guido Miano Editore, Milano 2024) di Vincenzo Meo presenta due prefazioni: una di Michele Miano e l’altra di Romeo Iurescia. entrambe centrate e ricche di acribia e anche una nota critica di Vincenzo Bendinelli.

La silloge è scandita nelle seguenti sezioni: “Cielo grigio e squarci azzurri”, “Una luce diversa”, “Anonima”.

Significativa la poesia eponima che non a caso è la prima del testo e che in modo incontrovertibile ha un carattere programmatico; “Da ragazzo/ mi avventuravo lungo il fiume/ cercando oggetti preziosi/ fossili, radici, pietre rare/ e tutto ciò che vi fosse/ di insolito e sconosciuto./ poi ad un tratto/ abbandonai quel mondo/ di palpabili oggetti,/ per cercare dentro di me/ oggetti più preziosi”.

Nella suddetta composizione si assiste ad uno spostamento dell’attenzione da parte dell’io-poetante dal mondo delle cose esterne e tangibili all’interiorità del poeta stesso, sfere che hanno in comune la possibilità di contenere cose preziose per la vita e del resto fossili radici e pietre rare divengono correlativi oggettivi per una ricerca simbolica del senso della vita stessa di cose fisiche che sopravviveranno al poeta e a tutti pur essendo inanimate

Poi per un secondo livello il poeta per un forte impegno etico si ripiega su se stesso per trovare nella sua psiche cose preziose e da questo scavo nasce, scaturisce la poesia stessa che è l’unica cosa che può salvare.

Una forte e insolita chiarezza caratterizza i componimenti di Meo che sembrano sottesi ad una scaltrita e intelligente coscienza letteraria.

La luce e le tinte numinose presumibilmente del cielo sembrano essere dette controcampo quasi come antidoto al male e alla violenza del mondo che turba Meo che però è perfettamente convinto che la vera felicità è nel bene e che una persona possa essere nel carattere fortissima e anche buona in una stabile gioia e che la poesia stessa può nell’attimo fermare il tempo in una forma d’infinito diversa da quella leopardiana se c’è un’uscita trascendente e ogni fenomeno è morale.

Quanto suddetto è colto anche da Michele Miano nella sua prefazione e accade così che il pessimismo di fondo diventi ottimismo. Scrive infatti Miano che Vincenzo affronta la scrittura letteraria come affronta la vita di ogni giorno con forza, dignità e fiducia e con quello sguardo pulito e profondo dell’artista che non teme di scontrarsi con lo squallore della violenza della degradazione dei valori etici di una società ormai alla deriva.

Non è solo la poesia che salva, perché intimamente connessa alla poesia stessa il poeta per la sua redenzione crede in Dio e fa bene a gettare su di Lui ogni sua ansia e ogni suo dolore e nella poesia Grazie Signore scrive: “ Grazie Signore!/ per averci dato le stelle che ci fanno un po’ di compagnia/ in questo mondo così triste e solo“.

Intrigante un componimento della prima sezione che contiene il concetto della poesia nella poesia intitolato Un poeta; “Un uomo/ un operaio/ un medico/ un professore/ uno scienziato il capo di una nazione/ un poeta/ qualcosa di più/ qualcosa di diverso".

Una vena e un’ispirazione poetica originali in questi componimenti connotati da chiarezza e da eleganza e la loro semplicità sottende la complessità di in pensiero intelligente e profondo che produce un interessante esercizio di conoscenza.

Raffaele Piazza

 

 

Vincenzo Meo, Oggetti Preziosi, prefazioni di Michele Miano e Romeo Iurescia, Guido Miano Editore, Milano 2024, pp. 128, isbn 979-12-81351-35-6, mianoposta@gmail.com.

 

           

                   

sabato 2 novembre 2024

Maria Rizzi su :" Le meccaniche dei fiori "- Dario Marelli - puntoacapo edizioni


Ho ricevuto in dono da Dario Marelli, raffinato Poeta di Seregno, la Silloge “Le mecaniche dei fiori”, edita dai tipi di puntoacapo e particolarmente cara al mio cuore perché vincitrice della sezione Poesia Edita nel nostro Premio “Voci”Città di Roma 2023. L’ottimo prefatore Ivan Fedeli asserisce che il libro si svolge in una sorta di contrapposizione ossimorica che raccoglie in sé l’intero, con sapienza e delicatezza: Universalia e Particularia.  L’incipit è una lirica che prova a raccontare il mare. A coglierne l’essenza. E non il mare della riva, dell’approdo: “…il gentile ansimare del faro, erto / tra le brume e l’impossibile” - tratti da Le meccaniche dei fiori (Capo Caccia) . Marelli emerge come spuma nella sezione Universalia, come fiore non colto, come significante defraudato del significato. La sua essenza si rivela in ogni lirica, nella ricerca elegante, dolce, eppur sofferta di spazi liberi, di luoghi veri, di palpiti, preghiere, sogni. Noi allenati a correre, ad addomesticarci nei non luoghi, ad appoggiarci alle storie semplici, stentiamo a salpare “ubriachi di universo”, citando la lirica di Giuseppe Ungaretti in esergo a quella introduttiva appena citata. Il soffio d’estasi dionisiaco annienta le barriere quotidiane, contiene nel suo perdurare un elemento di fuga dal mondo della colpa e del destino. Guardando nella direzione giusta si può scoprire che l’intero universo è un giardino.  Tutti i fiori del domani sono nei semi di oggi. Ogni poesia è introdotta da versi di artisti famosi e Jorge Louis Borges sembra guidare il Nostro nel suo viaggio: “Tanto indifeso appare il tesoro del campo /ebbro prima della mietitura, /tanto labile il suo significato”. Tratti da Lefktòn (Il tesoro del campo). La ‘poesia bambina’, che l’autore cerca e raggiunge è l’arte scevra di orpelli, pura, colma di armonia. Gli alberi sanno essere felici senza motivo, non diventeranno ricchi, né potenti, e i fiori, destinati a frammenti di eternità, sanno essere colmi di gioia senza alcuna apparente ragione. La natura è l’abito di Dio, la sua rivelazione. “Architrave d’aria rarefatta / nel domani che precipita, / attendendo in dono il fuoco / artigiano, la parola bambina” - tratti da Natale sui Navigli. Il riferimento alla concezione eraclitea del fuoco come forza produttiva, archè, principio generatore di tutte le cose, accostato alla parola bambina non è casuale, infatti l’etica del periodo stoico si fonda sul principio che anche l’uomo è partecipe del logos e portatore di una scintilla di fuoco eterno. Eraclito ritiene che le opinioni umane siano ‘giochi di fanciulli’. Il Poeta invoca un risveglio e una rigenerazione, un ritorno all’ ‘incanto primordiale’, tra i baci dei ragazzi e i filari di glicine, nonostante siano  entrambi pasolinianamente vittime della decadenza del vivere. I grappoli viola - azzurri sanno essere anarchici e liberi, salire tanto in alto da bucare il cielo e, nella meccanica dei fiori rappresentano forse la pianta che traghetta meglio tra il mondo ambito e quello subito e custodisce l’anelito del passaggio dall’uno all’altro. La lettura di questa Silloge, che rappresenta senza dubbio un unicum e consente a Dario Marelli di superare il limite del verso e di toccare l’impossibile, presenta una realtà talvolta dicotomica, talvolta in connessione, sempre sublime: “Nell’oltre si prepara l’appello, / qui - nel presagio della quiete - / la sfioritura del ciliegio” - tratti da Lillà. Lontano dal mondo dello scontato, della convenienza, questo cantore del nostro tempo rompe gli stampi senza urla, senza sangue, con dolcezza, con una levità che stordisce e stupisce. Leva un inno alla fragilità, insita nelle piccole e nelle grandi storie, ricordando a se stesso e ai lettori i punti di forza presenti nelle debolezze. La caducità del ciliegio, ‘il cuore del legno, che si svela’ sono le espressioni dell’anima legata sempre e comunque alle catene della nascita e della morte. Ogni Poeta possiede una mitologia privata, una formazione di simboli, della quale è spesso inconsapevole. Da qui la totale consegna alla doxa, discorso lirico che fluttua svincolato dall’identità personale, e tocca tematiche universali. La sezione Universalia tende all’analisi delle grandi riflessioni dell’esistenza nel contesto storico attuale con un’apertura d’ali che fa tremare i polsi. “Lassù, oltre il volo dei gipeti / dove osano sfidarsi luce e buio / e a dadi si decidono i destini / vibra in controcanto l’assoluto, / il nostro voler essere altro /che frammento d’infinito”. -tratti da Le promesse dei ciliegi.  Non vè dubbio che l’autore creda alla biofilia, all’affinità tra l’uomo e le piante, uno stato che troppi di noi hanno dimenticato. Qualcuno ha asserito che esiste qualcosa di vegetale in tutto ciò che è umano, e non riesce difficile crederci: condividiamo la stessa aria e, come le piante, esistiamo respirando. “Sulle punte dei larici/ - ne respiro la resina – la neve cede il passo all’immenso. / E l’anima si ammanta di azzurro /riprende il suo battito. / E’un atto d’amore furibondo / il profumo del bosco”. - tratti da Il nido. Il distico che chiude questa lirica, con l’ossimoro di uno stato di veemente eccitazione riferito a una situazione ascensionale è di una purezza ispirativa incandescente. Nei versi della raccolta l’autore, fine conoscitore della metrica, disobbedisce a qualsiasi forma cristallizzata, gettandosi nell’ardente materia creativa pregna di significati e suoni. La Poesia si percepisce quale legame concreto, da una parte descritto come presupposto originario, dall’altro come legame fisico, addirittura carnale. In grado di cogliere la polisemia di ogni parola Marelli evade dalla fortezza del vocabolario spingendo la lingua fino al limite estremo, consentendole di lanciarsi in una danza vertiginosa e facendola, a tratti, perdere nel gorgo di una materia lirica che è dolce uragano. “Cos’è questo demone / buono, che stride in petto /come il grido del rapace, / unisce il lesto andare / di nuvole bianche / all’immobilità del cielo / e chiede cosa manca / al furore delle mani?” - tratti da Eudemonia.  Felicità in greco deriva da eu - daimon , significa che è felice colui a cui è toccato in sorte un buon demone,  e il concetto viene tradotto come benessere, felicità. Si tratta di una fioritura interiore che dovremmo stimolare entrando in contatto con l’archetipo che guida le nostre passioni inconsce, con ciò che definisce la nostra essenza.  Oggi si pensa con la categoria del particolare evitando la cornice dell’universale. Nella seconda sezione intitolata ‘Particularia’, il Poeta si sposta verso l’evocazione dei sentimenti e delle esperienze che riguardano la sua esistenza. La prima lirica, infatti, è un canto d’amore per il padre: “Non ho pianto abbastanza / per questa musica allacciata al cuore, / per questa radura immacolata di neve / che non vuole sciogliersi”. - tratti da Ricordo. I versi dell’autore sono scorci di infinito oltre le siepi della vita - mi perdoni il carissimo Leopardi -. trasporti di significati, che arricchiscono l’intera lirica di potenza espressiva.  L’allegoria è la figura retorica amata dal Nostro, che ne fa un uso spontaneo, musicale, privo di tecnicismi e forzature. Calzante in questo senso la lirica dedicata ad Annalisa, dal titolo La Poesia è la morte mia: “Blaterate invano / perché non vi ha mai percorso / l’abbandono dei versi / il rifiuto di concedersi / all’arsura della neve” .  I versi sembrano strutturati sul genere dell’invettiva, ma Marelli è abile nello smorzare i toni con la meccanica della natura, adottando l’ennesimo ossimoro, che sembra arrivare dalle labbra del cielo. La silloge rivela un uomo assente dal gioco di migliaia di specchi, dalle esibizioni, un Poeta visionario perso nel suo mondo, nell’infinita maestà del creato. “I poeti altezzosi sono patetici, / sono felice di coccolare i miei gatti / lontano dalla solitudine / delle loro imbellettate verità” - tratti da I gatti e il poeta. Esco in punta di piedi da questa Silloge per non disturbare Dario Marelli.  So che è seduto in una pineta, tra i papaveri e il foliage autunnale e i rami creano un arco naturale che gli consente di guardare il mare. Sorride con occhi fanciulli perso nel suo ‘amore furibondo’ per i profumi, i colori, le sensazioni e possiede una grazia mistica che mi commuove.

 

Maria Rizzi   

 

 

Franco Donatini ci segnala.....


 

Premio nazionale di Poesia “La Gorgone d’oro”

 A S S O C I A Z I O N E C E N T R O D I C U L T U R A

E S P I R I T U A L I T À  C R I S T I A N A

“S A L V A T O R E Z U P P A R D O” - G E L A

Associazione Centro di Cultura e Spiritualità Cristiana “Salvatore Zuppardo”

Via Cammarata, 4 - 93012 Gela (CL)

Tel. 339 26 26 015 – 331 80 89 712 - tel./fax 0933 93 74 74

centrozuppardogela@gmail.com

BANDO DI PARTECIPAZIONE

XXV EDIZIONE del Premio nazionale di Poesia

“La Gorgone d’oro”

Art. 1 - IL CONCORSO

Il Centro di Cultura e Spiritualità Cristiana “Salvatore Zuppardo” di Gela, con il patrocinio

dell’assessorato alla Cultura del Comune di Gela, indìce ed organizza la 25esima edizione del

Premio nazionale di Poesia “La Gorgone d'Oro”.

Il concorso è articolato nelle seguenti TRE sezioni:

A. Poesia religiosa e/o poesia a tema libero in lingua italiana;

B. Poesia religiosa e/o a tema libero nei vari dialetti regionali italiani;

C. Libro di poesia edito a partire dal 2015 in lingua Italiana e nei vari dialetti regionali

italiani anche nella modalità haiku.

Art. 2 – SEZIONI E MODALITÀ DI PRESENTAZIONE DEGLI ELABORATI

Sezioni A e B: Possono partecipare autori residenti in Italia e all'estero.

È richiesta la presentazione di non più di tre composizioni poetiche della lunghezza massima di

40 versi ciascuna; o di cinque, fino al limite massimo di sette, haiku.

L’invio degli elaborati può essere effettuato sia a mezzo postale ordinario, sia mediante l’uso della

posta elettronica all’indirizzo centrozuppardogela@gmail.com

- Per posta ordinaria vanno inviate sette copie dattiloscritte di ciascuna composizione

omettendo di firmarle, accompagnate da una nota indicante la sezione per la quale si

intende partecipare, le generalità dell’autore, l’indirizzo di residenza, il recapito

telefonico, l’indirizzo di posta elettronica ed un breve curriculum letterario, unitamente

all’attestazione di versamento di cui all'art. 9.

- Per posta elettronica, va inviato il file di ciascuna composizione in formato WORD,

omettendo di firmarle, accompagnati da una nota in formato Word indicante la sezione

per la quale si intende partecipare, le generalità dell’autore, l’indirizzo di residenza, il

recapito telefonico, l’indirizzo di posta elettronica ed un breve curriculum letterario,

unitamente all’attestazione di versamento di cui all'art. 9.

Sezione C: Possono partecipare autori residenti in Italia e all'estero.

È richiesta la presentazione di una o più opere in cinque copie edite a partire dal 2015.

Esse vanno spedite esclusivamente per posta ordinaria e devono essere accompagnate da una

nota indicante la sezione per la quale si intende partecipare, le generalità dell’autore, l’indirizzo di

residenza, il recapito telefonico, l’indirizzo di posta elettronica ed un breve curriculum letterario,

unitamente all’attestazione di versamento di cui all'art. 9.

A S S O C I A Z I O N E C E N T R O D I C U L T U R A

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Via Cammarata, 4 - 93012 Gela (CL)

Tel. 339 26 26 015 – 331 80 89 712 - tel./fax 0933 93 74 74

centrozuppardogela@gmail.com

Il poeta può concorrere a tutte le sezioni.

Art. 3 - PREMI

Premi sezione A

1° Classificato Trofeo “Gorgone d'Oro” e assegno di Euro 500,00;

2° Classificato Trofeo “Gorgone d'Oro” e assegno di Euro 300,00;

3° Classificato Trofeo “Gorgone d'Oro” e assegno di Euro 200,00.

Premi sezione B

1° Classificato Trofeo “Gorgone d'Oro” e assegno di Euro 400,00;

2° Classificato Trofeo “Gorgone d'Oro” e assegno di Euro 300,00.

Premi sezione C

1° Classificato Trofeo “Gorgone d'Oro” e assegno di Euro 500,00;

2° Classificato Trofeo “Gorgone d'Oro” e assegno di Euro 300,00;

Il premio in denaro sarà consegnato esclusivamente in presenza. Al partecipante che non

presenzierà alla cerimonia sarà riconosciuto il 50% dell’importo in palio.

L’organizzazione si riserva di assegnare eventuali altri premi speciali, messi a disposizione per

poeti segnalati dalla giuria, tra cui:

ì• Premio alla carriera

• Premio della Cultura Salvatore Zuppardo

• Premio Don Giulio Scuvera

• Premio Ignazio Buttitta

Art. 4 - PREMIAZIONE

La cerimonia di premiazione avrà luogo nel mese di luglio 2025, a Gela. I dettagli saranno resi

noti successivamente.

Art. 5 - SCADENZA

Tutte le opere concorrenti devono pervenire entro e non oltre il 31 dicembre 2024.

Le opere della Sezione C, e opzionalmente quelle delle Sezioni A e B, dovranno essere spedite a:

Centro di Cultura e Spiritualità Cristiana “Salvatore Zuppardo”, via Cammarata, 4 – 93012, Gela

(CL) - tel./fax 0933.937474 oppure 339.2626015). I testi delle sezioni A e B inviati per posta

elettronica devono anche essere indirizzati alla seguente mail: centrozuppardogela@gmail.com

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Tel. 339 26 26 015 – 331 80 89 712 - tel./fax 0933 93 74 74

centrozuppardogela@gmail.com

Art. 6 - GIURIE

Le giurie di esperti (una per ciascuna sezione) - il cui giudizio insindacabile è inappellabile -

esamineranno i lavori e formuleranno le relative classifiche;

I nominativi dei componenti delle giurie verranno resi noti all'atto della premiazione;

Le giurie hanno la facoltà di non assegnare premi qualora gli elaborati pervenuti non fossero

ritenuti adeguati;

Le opere concorrenti non saranno restituite.

Art. 7 - ANTOLOGIA

Il Centro di Cultura e Spiritualità Cristiana “Salvatore Zuppardo” curerà la pubblicazione di

un'antologia contenente le poesie vincitrici di tutte le sezioni e/o le poesie segnalate dalle giurie.

Art. 8 - CLAUSOLA

I poeti che si saranno classificati al primo posto nelle rispettive sezioni della 25esima edizione del

premio non potranno partecipare all’edizione successiva, ma faranno parte di diritto - qualora lo

volessero - della giuria del concorso.

Art. 9 - DIRITTI DI SEGRETERIA

Quale contributo per spese di segreteria è dovuta la quota di € 20,00 per ciascuna sezione per cui

si intende partecipare.

L’importo è da versare per mezzo di assegno bancario o postale per il tramite del conto corrente

postale n. 19894930 o bonifico: IBAN IT23H0760116700000019894930 entrambi intestati all’

Associazione Centro di Cultura e Spiritualità Cristiana “Salvatore Zuppardo”.

Copia del versamento va allegata nella busta chiusa (vedi art. 2).

Il Presidente

Prof. Andrea Cassisi

ALBO D’ORO

Premio di poesia La Gorgone d’Oro

2000/01 Sez. A 1° Premio: Domenico Luiso - Bitonto (BA)

2° Premio: Vincenzo Pinna - Gela (CL)

Sez. B 1° Premio: Siriana Ceroni - Serravalle (AR)

2001/02 Sez. A 1° Premio: Cristina di Gesù Crocifisso - Lagopesole (PZ)

2° Premio: Silvano Forte - Napoli

Sez. B 1° Premio: Maria Bella - Siracusa

2002/03 Sez. A 1° Premio: Massimo Cassarà - Gela (CL)

2° Premio: Sr. Barbara Ferrari - Carbonica (CA)

Sez. B 1° Premio: Loriana Capecchi - Quarrata (PT)

2° Premio: Alfia Abbadessa - Piano Tavola (CT)

2003/04 Sez. A 1° Premio: Agostino Bagordo - Monopoli (BA)

2° Premio: Franco Casadei - Cesena

Sez. B 1° Premio: Giancarlo Interlandi - Acitrezza (CT)

2° Premio: Giovanni Caso - Siano (SA)

2004/05 Sez. A 1° Premio: Adolfo Silveto - Boscotrecase (NA)

2° Premio: Giovanni Caso - Siano (SA)

Sez. B 1° Premio:Domenico Luiso - Bitonto (BA)

2° Premio: Mara Librizzi - Caltanissetta

2005/06 Sez. A 1° Premio: Adolfo Silveto - Boscotrecase (NA)

2° Premio: Rocco Raitano - Gela (CL)

Sez. B 1° Premio: Mara Librizzi - Caltanissetta

2° Premio: Renato Greco - Modugno (BA)

2006/07 Sez. A 1° Premio: Giovanni Caso - Siano (SA)

2° Premio: Benito Galilea - Roma

Sez. B 1° Premio: Monica Borettini - San Michele di Tiorre (PR)

2° Premio: Domenico Luiso - Napoli

2007/08 Sez. A 1° Premio: Armando Giorgi - Genova

2° Premio: Salvatore Cangiani - Sorrento (NA)

Sez. B 1° Premio: Sandro Angelucci - Terni

2° Premio: Rossano Onano - Reggio Emilia

2008/09 Sez. A 1° Premio: Salvatore Cangiani - Sorrento (NA)

2° Premio: Rosaria Fausta Pezzino - Siracusa

Sez. B 1° Premio: Ines Betta Montanelli - Prati di Vezzano (SP)

2° Premio: Antonella Pizzo - Ragusa

2009/10 Sez. A 1° Premio: Giannicola Ceccarossi - Roma

2° Premio: Margherita Neri Novi - Cefalù (PA)

Sez. B 1° Premio: Carla Baroni - Ferrara

2° Premio: Antonietta Tafuri - Roma

2010/11 Sez. A 1° Premio: Carmelo Consoli - Firenze

2° Premio: Marisa Provenzano - Catanzaro

Sez. B 1° Premio: Maria Luisa Tozzi - Parma

2011/12 Sez. A 1° Premio: Salvatore Cangiani - Sorrento (NA)

2° Premio: Andrea Accaputo - Avola (SR)

Sez. B 1° Premio: Margherita Neri Novi - Cefalù (PA)

2° Premio: Pierino Pini - Montichiari (BS)

2012/13 Sez. A 1° Premio: Marisa Provenzano - Catanzaro

2° Premio: Paolo Salamone - Palagonia (CT)

Sez. B 1° Premio: Nino Fraccavento - Ramacca (CT)

2° Premio: Gennaro Piccirillo - Afragola (NA)

2013/14 Sez. A 1° Premio: Rodolfo Vettorello - Milano

2° Premio: Angelo Taioli - Voghera (PV)

Sez. B 1° Premio: Giuseppe Muscetta - Oriolo (CS)

2° Premio: Salvatore Vicari - Ragusa

2014/15 Sez. A 1° Premio: Carmelo Consoli - Firenze

2° Premio: Gaetano Spinnato - Mistretta (ME)

Sez. B 1° Premio: Davide Rondoni - Forlì

2° Premio: Danilo Mandolini - Osimo (AN)

2015/16 Sez. A 1° Premio: Rita Muscardin - Savona

2° Premio: Antonio Damiano - Latina

Sez. B 1° Premio: Aldo Nove - Milano

2° Premio: Cristina di Gesù Crocifsso - Lagopesole (PZ)

Sez. C 2° Premio: Palma Civello - Palermo

2016/17 Sez. A 1° Premio: Emanuele Aloisi - Zaccanopoli (VV)

2° Premio: Emanuele Insinna - Palermo

Sez. B 1° Premio: ZosiZografidou - Salonicco (Grecia)

2° Premio: Francesco M.T. Tarantino - Mormanno (CS)

2017/18 Sez. A 1° Premio: Andrea Accaputo - Avola (SR)

2° Premio: Umberto Druschovic - Aosta

Sez. B 1° Premio: Paolo Butti - Figline Valdarno (FI)

2° Premio: Antonella Montalbano - Sciacca (AG)

2018/19 Sez. A 1° Premio: Monica Borettini - San Michele di Tiorre (PR)

2° Premio: Maricla Di Dio Morgano - Calascibetta (EN)

Sez. B 1° Premio: Daniela Raimondi - Saltrio (VA)

2° Premio: Giovanni Di Lena - Pisticci (MT)

2019/20 Sez. A 1° Premio: Rita Muscardin - Savona

2° Premio: Raffaele Manduca - Catania

Sez. B 1° Premio: Giovanna Cristina Vivinetto - Floridia (SR)

1° Premio: Fadi Nasr - Milano

2020/21 Sez. A 1° Premio: Elisabetta Liberatore - Pratola di Peligna (AQ)

2° Premio: Vittorio Di Ruocco - Pontecagnano Faiano (SA)

Sez. B 1° Premio: Alessandro Sammarini - Villa Verrocchio (RN)

2° Premio: Maria Pina La Marca - Pordenone

2021/22 Sez. A 1° Premio: Monia Casadei - Cesena (FC)

2° Premio: Egizia Maltesta- Massa

3° Premio: Tiziana Monari- Prato

Sez. B 1° Premio: Giulio Redaelli - Albiate(MB)

2° Premio: Emanuele Insinna - Palermo

Sez. C 1° Premio: Cristina di Lagopesolei - Castel Lagopesole(PZ)

2° Premio: Alfredo Panetta - Settimo Milanese (MI)

Sez. D 1° Premio: Filippo Minacapilli - Aidone (EN)

2022/23 Sez. A 1° Premio: Gioacchino Di Bella - Palermo

2° Premio: Vittorio Di Ruocco- Pontecagnano F. (SA)

3° Premio: Gaia Ortino Moreschini- Firenze

Sez. B 1° Premio: Giuseppe D’Agrusa - Palermo

2° Premio: Enrico Del Gaudio - Castellammare di St. (NA)

Sez. C 1° Premio: Dante Marianacci - Pescara

2° Premio: Francesco Conti - Niscemi (CL)

2023/24 Sez. A 1° Premio: Valerio Di Paolo – Scafa (PE)

2° Premio: Giancarmine Fiume - Rovellasca (CO)

3° Premio: Adriano Ruzzene – Maserada sul Piave (TV)

Sez. B 1° Premio: Antonio Barracato – Cefalù (PA)

2° Premio: Margherita Flore - Firenze

Sez. C 1° Premio: Antonio Pileggi - Roma

2° Premio: Ildo Cigarini – Reggio Emilia

Premio della Cultura “Salvatore Zuppardo”

2008 - Prof. Salvatore Vicari - Ragusa

2009 - Mons. Pio Vigo - Arcivescovo di Acireale (CT)

2010 - Mons. Francesco Miccichè - Vescovo di Trapani

2011 - Mons. Giuseppe Liberto. M° Cappella Sistina - Città del Vaticano

2012 - Prof. Nino Piccione - Roma

2013 - Prof.ssa Sarah Zappulla Muscarà - Università di Catania

2014 - Mons. Antonio Staglianò - Vescovo di Noto (SR)

2015 - Prof.ssa Alba Donati - Firenze

2016 - Prof. Roberto Tufano - Università di Catania

2017 - Poeta Bernardo Panzeca - Palermo

2018 - Poeta Sebastiano Burgaretta - Avola (SR)

2019 - Prof. Salvatore Ferlita- Palermo

2020 - Prof.ssa Silvana Grasso - Gela (CL)

2021 - Poetessa Simona Lo Iacono - Siracusa

2022 - Prof. Annamaria Andreoli - Roma

2023 - Prof. Dante Marianacci - Pescara

2024 – Don Massimo Naro - Palermo

Premio “Don Giulio Scuvera”

2012 - Mons. Michele Pennisi, Vescovo di Piazza Armerina

2013 - Don Giuseppe Anzalone, San Cataldo (CL)

2014 - Prof. Don Cosimo Scordato, Palermo

2015 - Istituto Sr. Teresa Valsè, Gela (CL)

2016 - fr. Giuseppe Gurgiullo, Siracusa

2017 - Mons. Rosario Gisana, Vescovo di Piazza Armerina

2018 - Mons. Corrado Lorefice, Arcivescovo di Palermo

2019 - Lucia Ascione - Roma

2020 - Prof. Mons. Rino La Delfa - Palermo

2021 - Francesco Antonio Grana - Roma

2022 - Mons. Liborio Palmeri - Trapani

2023 - Prof. Valerio Nicolosi – Roma

2024 – Don Giuseppe Germinario – Diocesi di Molfetta – Ruvo -

Giovinazzo - Terlizzi

Premio “La Gorgone d’Oro” Teatro, Cinema e TV

2014 - Angelo D’Agosta - Catania

2015 - Alessandro Quasimodo - Milano

2016 - Enrico Guarneri - Catania

2017 - Alessio Vassallo - Palermo

2016 - Alessandra Costanzo - Catania

2017 - Manuela Ventura - Catania

2019 - Angelo Russo - Ragusa

2019 - Ornella Giusto - Roma

2020 - Francesca Ferro - Catania

2021 - Peppino Mazzotta - Domanico (CS)

2021 - Domenico Centamore - Scordia (CT)

2023 - Totò Cascio - Palermo

Premio “La Gorgone d’Oro” Giornalismo

2014 - Franco D’Urbino - Caltagirone (CT)

2016 - Carmelo Sardo - Roma

2017 - Salvo Toscano - Palermo

2018 - Andrea Lodato - Catania

2019 - Fabio Bolzetta-Roma

2020 - Stefania Petyx - Palermo

2020 - Giuseppe Di Fazio - Catania

2020 - Leonardo Lodato - Catania

2020 - Antonello Piraneo - Catania

2021 - Franco Infurna - Gela (CL)

2022 - Francesco Paolo Del Re - Roma

2023 - Andrea Monda - Roma

Premio “La Gorgone d’Oro” per la Pace

2014 - Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa e Linosa (AG)

2016 - Marco Maisano, Milano

2018 - Lucia Andreano, Catania

2019 - Michele Caccamo - Roma

2021 - Corrado Bonfanti - Sindaco di Noto (SR)

Premio della Critica “Ignazio Buttitta”

2007 - Daniela Raimondi - Londra

2008 - Michelangelo Grasso - Catenanuova (EN)

2008 - Franco Casadei - Cesena

2009 - Giovanni Parisi Avogaro - Niscemi (CL)

2010 - Pierino Pini - Montichiari (BS)

2018 - Peppino Burgio - Ragusa

2022 - Nino Barone - Trapani

2023 - Margherita Neri Novi - Cefalù (PA)

2024 – Vincenzzo Alessi – Gela (CL)

Premio per la Saggistica e la Drammaturgia

“Salvatore Zuppardo”

2013 - Marco Pappalardo - Catania

2015 - Vincenzo Pirrotta - Palermo

Premio Antifemo ed Entimo

2022 - Epifania Grazia Campagna - Nissoria (EN)

2023 - Vincenzo Giannone - Marsala (TP)

Premio Gelone di Gela

2022 - Elena Musso - Agrigento

2023 - Michele Zaramella Casotto - Limena (UD)

Premio Gerone di Gela

2022 - Giovanni Rosa - Modica (RG)

2023 - Silverio Giordano - Caltanissetta

Premio Demarete

2022 - Maria Catena La Placa - Alimena (PA)

2023 - Ornella Laura Gallo - Gela (CL)

Premio Cromio di Gela

2022 - Marietta Salvo - Messina

2023 - Vincenzo Caruso - Tremestieri Etneo (CT)

Premio Simonide di Ceo

2022 -Giuseppe Blandino - Rosolini (SR)

2023 - Andrea Accaputo - Avola (SR)

Premio Eschilo

2022 - Marco Colonna - Forlì (FC)

2023 - Raffaele Manduca - Catania

Premio Federico II di Svevia

2022 - Cirino Pappalardo - Bolzano

2023 - Federico Messana- Milano

Premio Timoleonte

2022 - Antonella Pizzo - Ragusa

2023 - Don Raffaele Aprile - Siracusa

Premio alla Carriera

2022 - Giuseppe Burgio - Ragusa

2022 - Salvatore Di Dio - Gela (CL)

2022 - Giovanni Parisi Avogaro - Niscemi (CL)

2023 - Savina Geraci - Caltanissetta

2023 - Giuseppe Forte - Cefalù (PA)

2024 – Carlo Morselli – Gela (CL)

giovedì 31 ottobre 2024

Gian Piero Stefanoni:" L'aria di vetro; Feltrinelli, Piazza Pio XI "

 

 L'ARIA DI VETRO

 

Porto a casa la novità della spesa,

lo sconto a sorpresa,

l'omaggio non richiesto

impagliato nel cesto.

 

Ma mettono i punti i poeti,

alzano il livello. Questo sì, questo no

riconoscendo sgomento e candore

dove si chiede di vivere e morire.

 

Ed è forse per questo

che i bambini ci disegnano ancora,

prediletti come loro, come loro farfalle.

tra deserti e motoseghe.

 

 

FELTRINELLI, PIAZZA PIO XI°

 

Mentre consultiamo

le ultime perversioni della storia,

non fingono neanche più di raccontare

cose che già sappiamo le canzoni

a stento pronunciando le parole.

 

Ma io avanzo, chiudo il libro dei morti.

 

Tra gli spartitraffico, sui cartelloni

il Guercino mostra le mani,

la paziente magrezza della fede

che versa la sua luce nelle case.

 

 

 

 

 

Rita Fulvia Fazio legge :" La vestale di Kandisky" di Franco Donatini

 Franco Donatini è l'autore di "La Vestale di Kandinsky", uno dei suoi numerosi libri narrativi biografici degli artisti moderni che ho molto apprezzato, come gli altri che ho avuto la fortuna di non perdere e a cui ho dedicato l'interesse e l'attenzione che merita il suo lavoro letterario. Il testo mi ha accompagnata nello svolgersi di una vacanza pacificata dall'incanto silente del paesaggio affacciato direttamente a picco sul mare. È l'ambientazione ideale e favorevole alla concentrazione per letture partecipate sotto l'aspetto letterario e culturale.

Una lettura percepita con gioia nel dipanarsi delle vicende di questo intimo intreccio narrativo umano e artistico del Maestro Kandinsky tessuto e mirabilmente descritto con acutezza e sensibilità, direi poetica, da Donatini. Pennellate dai risvolti descrittivi che non negano lo spirito del pittore poichè gli occhi di Franco vedono egregiamente e lo svelano -Il rimando è alla presente citazione scritta in quarta di copertina-
Almanacco del Cavaliere Azzurro- 1912 《Ci sono epoche intere che negano lo spirito perché gli occhi degli uomini non riescono a vederlo》.
Infatti l'autore ci conduce con delicatezza nella vita del grande pittore Wassily, sia nei risvolti umani che artistici, con illuminazioni sondate nell'interiorità degli avvicendamenti dei personaggi di 
"La Vestale di Kandinsky". Il testo è rappresentativo della totalizzante esperienza artistica del grande pittore russo. 
Il viaggio di scoperta su base artistica e filosofica dei due principali protagonisti, Gabriele e Kandinsky, è condiviso con passione ma anche con dolorose delusioni e amarezze. La spiccata intuizione di lei e la di lui meditata consapevolezza psichica acquisita con intelligenza evolutiva concettuale complessiva di tutte le arti, stimolano il linguaggio figurativo astratto, dominio del ventesimo secolo. È testimonianza di uno spirito in pieno fermento comunicato e rielaborato con importanti e noti artisti e amici; e avvia esperienze associative nuove e innovative fra esposizioni criticate dallo Stato, opere rifiutate da Gallerie, dissensi giornalistici pubblici che nel maestro ebbero l'effetto opposto e lo spronarono ad andare avanti per la finalità della propria elaborazione razionale e logica profonda. L'arte per andare oltre l'elemento base dell'espressione artistica, nell'approdo a quella dello spirito. Emerge un autore di testi di fondamentale  importanza storica, non solo sotto il profilo del linguaggio pittorico ma di quello letterario, dall'ampio e alto respiro culturale.
La sensibile profondità psicologica di Franco Donatini contempla gli aspetti delle relazioni sentimentali con allunghi; slanci intuitivi e razionali atti a sviscerare e a far emergere risolutivamente alla scoperta la logica intrinseca comportamentale del vissuto storico dei protagonisti dell'opera. E alla luce  di questo svisceramento imprescindibile dell'interiorità integra del vissuto umano inconscio e contraddittorio delle caratteristiche e caratterialità delle personalità prese in esame nel testo, analizzata intelligentemente per fasi di vita evolutive e no o inerti si potrebbe dire, non sorprende,  in ultimo, il lascito alla Lenbachhaus dei quadri del maestro, rifiutati dalla pittrice Gabriele al compagno e a lungo conservati, come un'ameba; e quanto talentuosamente azzecca il titolo "La Vestale di Kandinsky".
 È questa l'opera affascinante dell'intera vita di Wasily Kandinsky.

Rita Fulvia Fazio

mercoledì 23 ottobre 2024

Marisa Toffanin :" Nell'ultimo settembre "







A Stefania e Marco

 

Nel sole settembrino nell’aria più azzurra

un alito di nuovo un guizzo di freschezza

da tempo non udito.

E voci, voci!

Siete voi ragazzi,

con le mani fra il fitto fogliame

posta la scala a - giusta misura -

e giuggiole, giuggiole a cascata

rincorse dalle vostre risate.

La gioia delle piccole cose

che il cuore ritrova-sobbalza

come al ritorno di un tempo felice.

E tu figlio con altra scala alla pergola

per una mini vendemmia

contando all’indietro

i grappoli dell’infanzia

fino alla tinozza con i piedi nudi

a pigiare, imitando il padre, gli acini odorosi.

Quasi smemorato inebriato

dal profumo buono d’uva

ti ridesti al caro pensiero dei tuoi figli

lui uguale a te di allora

ora raccoglie le giuggiole

sognando di pigiare la tua mitica uva

lei più matura raccolta nello studio

in altre vendemmie di vita.

Si può essere felici ancora

in questa stagione magra

nei gesti settembrini iterati

i più semplici e nativi nei rifiorenti ricordi.

Noi madri, beate

al procedere onesto del tempo.