E ti rivissi, vita,con un sentire lieve e tanto amato che in ogni fatto lieto o meno lieto,ma scampato, vidi un superbo dono
giovedì 29 ottobre 2020
ENZO CONCARDI LEGGE: "FANTASIA DELLA RAGIONE" DI PELLEGRINI EDDA CONTE
Edda Pellegrini Conte
FANTASIA DELLA RAGIONE
Recensione di Enzo Concardi
Il celebre “De te fabula narratur” di oraziana memoria (Satire, I, 1, 69-70) mi pare si possa applicare al libro appena edito di Edda Pellegrini Conte dal titolo Fantasia della ragione, con prefazione di Nazario Pardini, che strutturalmente consta di tredici racconti ed altrettanti monologhi.
Da sempre gli scrittori hanno coltivato il desiderio di
trasmettere messaggi educativi, morali, comportamentali, oltre che narrare di
sé e del mondo, usando figure retoriche – come allegorie, metafore, parabole,
favole e quant’altro – per finalizzare la scrittura e per esprimere significati
mediante il linguaggio figurato e simbolico. Così la scrittrice pisana
costruisce, con delicata ma alta fantasia, storie e personaggi alle prese con
il senso della vita, o pensa e medita in proprio sui vari aspetti della
condizione umana: non deve trarci in inganno la leggerezza dell’essere con
cui ella affronta l’avventura umana, né l’apparente semplicità delle psicologie
dei protagonisti (talvolta animali parlanti con sentimenti umanizzati) e la
relativa brevità delle trame e del lessico, poiché invece in tutta la sua
narrazione sono riposte questioni, domande, riflessioni, dialettiche profonde e
tematiche coinvolgenti sul nostro essere, vivere, amare, comprendere, lottare,
patire, gioire nel tempo che ci è stato dato su questa terra.
Il
progetto dell’autrice parte dal suo mondo interiore e dalla sua cultura che
svela conducendoci in dimensioni oniriche, dove sogno e tempo si contendono gli
scenari e le ambientazioni letterarie per dimostrare ciò che diceva anche
Hegel: la realtà è la proiezione della nostra soggettività. Infatti tutti i
personaggi del libro si scontrano con realtà ostili che cercano caparbiamente
di trasformare secondo i propri desideri e tutto ciò costituisce un primo
livello di lettura di tipo filosofico-idealistico. Inoltre si verifica un
colloquio incessante con sé stessa – su ogni questione tra attualità, memoria,
fantasia – in cui il dibattito tra l’io e l’alter ego rappresenta il
sale del racconto. Ed ancora sono caratteristici i voli pindarici tra
il quotidiano e il metafisico, la natura reale e quella ovattata dei sogni, le
cronologie vere e quelle surreali, la crisi dei valori e la scoperta della
fede. Spes ultima dea rimane comunque – dopo traversie e travagli –
sempre l’anima che sorregge ogni vicenda. Tra i pregi di questo modo di narrare
vi è anche quello di centrare i riflettori sull’importanza del mondo fantastico
e del gioco nell’età evolutiva, che spesso gli adulti addirittura ignorano,
creando difficoltà di crescita non indifferenti, soprattutto in chi è
abbandonato e non riesce ad uscire dai problemi, come capita in alcuni racconti
del libro: la toccante umanità che emerge dai testi ci fa capire quanto abbiamo
perso da questo lato nell’attuale società.
La storia di
Narrante è ricca di contenuti e
significati: egli – che non ha mai conosciuto i suoi genitori – alla fine
scoprirà che la sua vera vocazione è quella di raccontare storie agli altri,
per “...rallegrare lo spirito di grandi e piccoli, ma soprattutto per ricordare
al mondo che la fantasia è la madre del sorriso”. E’ qui dichiarata la funzione
della letteratura secondo l’autrice. Ma c’è anche – nello stesso
racconto, come in altri quali Rondinino e la gazza Pica, Il prato e la
lucciola … - la questione del rapporto Uomo-Natura: una
relazione che si è guastata, ma che bisognerebbe recuperare in un equilibrio
armonico tra i due elementi, rovesciando le parti per capire quanta sofferenza
l’uomo infligge ad animali e piante, com’è il messaggio de Il segreto del
bosco vecchio di Dino Buzzati, poi trasformato in film da Ermanno Olmi.
Ognuno scoprirà da sé tutti gli altri racconti e i monologhi, dove si possono
scovare perle rare di poesia: i misteriosi silenzi di un’isola in mezzo all’oceano,
l’isola dei poeti; la ricerca della soluzione dell’enigma dell’esistenza nel ‘libro
della vita’, che non viene risolto perché l’ultima pagina è bianca (simile al
tema pascoliano de Il libro); l’abbraccio amorevole dei sogni; il Natale
come rigenerazione della vita; gli uomini che respingono il senno, preferendo
il sonno della ragione; l’essenza del Tempo che è il Nulla; la presenza di Dio
nel mondo di oggi; Leggo … dunque sono, il connubio tra Fantasia e
Ragione; divagazioni sull’amore, ormai relegato nella memoria (autobiografico);
citazioni di Leopardi (la vicenda del ‘pastore errante’), Montale (il concetto
del ‘male di vivere’), Foscolo (il ‘reo tempo’); Il monologo della solitudine,
compagnia inevitabile della condizione umana. … Letteratura per l’infanzia?
Sogni, fantasie? Si, può darsi, ma rileggiamo Pinocchio di Collodi: è
sempre istruttiva per tutti la storia di un burattino che diventa un uomo.
Enzo Concardi
Edda Pellegrini Conte, Fantasia della ragione, Prefazione di Nazario Pardini, Guido
Miano Editore, Milano 2020, pp.120; isbn 978-88-31497-27-5.
GIAN PIERO STEFANONI: "IL TUO SACERDOTE"
Gian Piero Stefanoni, collaboratore di Lèucade |
a tutti i consacrati- uomini e donne- a me cari
– Nessuno verrà a separare i vivi dai morti se questo regno non avrà fine.
Cristina Alziati
IL TUO
SACERDOTE
a Don
Antonio
Sostieni il tuo sacerdote,
non è facile stare alla presenza
nella custodia del senso.
La parola nella sua lingua rischia la
regola
che un abile buffone restituisce
nella forma separata dall’uomo.
Resta col tuo sacerdote,
sii sacerdote nel ministero anche della
sua luce.
Passa da una solitudine accesa
la trasmissione che viene dalla notte,
il gemere di Dio alla sua nuova nascita.
ESODO
È storia ora di
vocine,
di piccoli alberi abbattuti dai
nidi,
di sottocolpi scanditi tra fratelli.
Avevamo dimenticato il fiume,
pensavamo fosse salda la barca
nascosta nella pelle ogni distanza.
Ma di questo si nutre la
plancia
nella scorta delle offese residue.
Chi cerca il timone vede la
costa,
non sente i colpi che dietro
si affollano dai pesci.
LE SCARPE
Guarda il volto, e se vedi
quello che vedi è tuo Padre,
la misura che apprende da tutti
E prega per la infinità delle
ombre,
contro la calata del sonno.
È come la pietra che non sa levigare,
troppo basso e restia alle voci del
vento
questo battito che perde il credo
nella sua restrizione.
Osserva le scarpe sotto la
veste.
-Le più alte possibilità, all’inizio,
sono soltanto promessa.
Karl Rahner
LA
TREBBIATRICE
a Padre
Massimo Naro, a Don Fabrizio Centofanti
Tutto è in attesa di provvidenza
ché tutto è provvidenza ed anche oggi
la natura freme nel compimento degli
spazi.
Viene da una più vasta dilatazione
la pietà dell’idrogeno, la formula
dell’acqua con l’ossigeno.
Prende voce e scorre dai campi
nelle braccia dei figli.
Compone secondo
l’erba
la lirica che con te a lui solleviamo.
LA
FUNZIONE
Si raccoglie nelle
mani
il perché delle mani
nell’intima disposizione del
corpo.
Prima di agire, trae a sé
dal buio il silenzio, scontornando
l’abisso,
la paura dell’uomo dell’uomo.
Cosa
attendiamo
nella rimessa del debito,
nella fatica di quella postura?
Sarà con noi ogni
giorno
della nostra vita.
LO
SPIRITO
Rispondigli. Se ne vanno
ed anche lui può
cadere
se confonde ancora libertà e negazione
la misura della terra,
la sua proporzione tra l’ascolto e la
resa.
Cerca per ognuno
l’ognuno,
la parte riscattata tra il patire del
discernere
e il mistero che ora si nasconde.
La lotta è con l’opera.
IL
SIGILLO
Si posa e ne ha
misericordia.
Sempre femmina nella somiglianza
quel dire del Padre la carezza,
l’opportunità del
tendere
che è già tra noi guarigione.
Così tu non sai chi
è
il salvatore e il salvato.
Ma vibra dallo
scapolare
nella liturgia di essere e sfamare,
mentre esce, il suo sigillo.
IL NOME
Come un ricordo della prima
infanzia
lontano da casa, un
obbedienza
a un rivelato avanzare, questo
andare
e tornare dalla strada
all’altare,
questo cingersi di vocali e giardini.
C’è un tempo- ed è il tempo che
resta,
che incide e decide- in cui il
cuore
salmodia e comprende la vista.
Terribile e vasto il suo nome su tutta
la terra.
LA TERRA
La terra è questa e non
muta
e povertà nega
l’amore
ma Cristo crede e resta nella
carne,
Cristo crede ed eccede;
spezza
di nuovo il pane, versa ancora da
bere.
Ha desiderio di noi- e
fede-
la contrazione che presiede al
travaglio,
l’atto che nasce da quel
volto.
Non rompe né spiega la
fedeltà
l’ordire sulla soglia, la
leva
senza nome della morte.
LA
COSTRUZIONE
Ciò che ritorna è un sapere per
numeri,
un male in pochi versi, una coscienza
del tempo
accesa per
immagini.
Eppure su queste braccia trattiene la
distanza,
su questo andare ha luogo nella tensione
del
pensiero.
Ed attesta e risiede nella verità del
capitolo
dividendo capacità e delitto,
sciogliendo
attraverso te la distinzione.
Dio è uno nella sua
trasparenza.
IL GRIDO
Una sola carne un solo
spirito
stretto a Sé e libero d’ognuno il suo
costato
nella moltitudine del
grido.
Non sfugge ma vince il peso nella
luce
il guardare per nome, l’uomo la
donna
l’abbandono rivelato.
“Perché il mondo passa, ma la presenza
non
passa”.*
Ed arde- dentro questo giogo rimandato
dall’acqua-
dentro questa ferita accesa dalla
strada,
scaturita
dall’amore.
*- Aldo Capitini.
IL MIO
SACERDOTE
per Padre
Stanislao Rogala
Esce tra i banchi cercando
qualcuno.
Ha sentore di pietra composta nel legno.
Dove è buio è solo
l’uomo-
teme d’esser venduto. Ha
davanti
una domanda di pane, una città che muta
entro una strana apostasia di pensieri.
Qui resta il mio
sacerdote-
e ricomincia- al collasso della parola.
Perché ogni mano è stata sulla
croce
nella divina follia del
creato.
LA SCELTA
Essere per la scelta- da cui puoi
cadere-
e della luce- di cui hai
sete
nell’intima sottrazione della
carne.
Ma di ciò che hai in petto- di
te-
l’assenso è sostanziato alla perdita,
la risposta la cruna sulla soglia della
forma.
Nell’udire non domandare alla
terra.
Solo al Padre lo
sguardo.
LA SCHIERA
Andiamo nella scrittura come
siamo-
Tu che ci vuoi in piedi.
Si apre a un elemento
sottile
la preghiera dei corpi- il volto che si
confonde
nella veste del tuo
consacrato.
Vieni, Signore,
vieni
nella schiera muta che discende dai
pesci,
asperso, dentro quella voce in cui ci
raggiungi.