GUIDO MIANO EDITORE
NOVITÀ EDITORIALE
È uscito il libro di poesie:
OPERA OMNIA di MAURIZIO ZANON
con prefazione di Enzo
Concardi
Pubblicato il libro “Opera Omnia” di Maurizio Zanon, con prefazione di Enzo
Concardi, nella prestigiosa collana “Il Pendolo d’Oro”, Guido Miano Editore, Milano
2021.
Il lettore non troverà in questa pubblicazione
tutte le opere scritte dall’autore nella sua lunga navigazione poetica, poiché
il materiale sarebbe stato veramente infinito: si è preferito optare per un’Opera
Omnia tematica, nella quale concentrare il meglio dei suoi motivi
ispiratori che vanno dalle liriche amorose alle problematiche dell’essere;
dagli incanti della natura alle dimensioni della spiritualità; dalle incursioni
nella memoria fino al canto passionale per la sua Venezia.
Vorrei
ora tentare una disanima a mia volta riassuntiva della sua poetica, senza
essere troppo legato alle singole tematiche e agli sviluppi stilistici – anche
se non trascurerò tali aspetti – per non essere rinchiuso in schemi
precostituiti e poter quindi spaziare in ampi orizzonti. Proverò a pormi una
domanda fondamentale su Maurizio Zanon: qual è la sua sete più profonda? Cosa
vuole egli veramente comunicarci con i suoi messaggi poetici? Cosa traspare di
più significativo ed importante della sua personalità, della sua umanità, della
sua anima, da ciò che il lettore leggerà in questo libro? La domanda si è già
articolata in più punti interrogativi e quindi anche la risposta seguirà la
stessa strada. Infatti non c’è in lui una sete unica, un messaggio solo,
un’anima monocolore, ma tutto un insieme di valori e di istanze che concorrono
a formare la ricchezza dell’uomo e dell’artista.
La grande sete del poeta si definisce quindi con
più nomi, che tutti però hanno per radice il nome dell’amore: amore per la
vita, amore per la libertà, amore per l’amore, amore per la natura, amore per
l’eterno, passione per Venezia. Tuttavia, dal momento che egli è anche un
recettore problematico delle contraddizioni del mondo contemporaneo in crisi
d’identità e di civiltà, ecco che questo amore lo spinge alla denuncia delle
storture e delle ombre del nostro vivere, per cui nasce una poetica dei
contrasti senza la quale il suo messaggio sarebbe parziale e riduttivo. L’uomo
non è ancora riuscito ad eliminare dalla sua anima i dualismi o bipolarismi che
lo accompagnano da sempre, per cui spesso si verifica ciò che Hermann Hesse
asseriva nel suo Siddharta, ovvero che per ogni principio
esiste il suo contrario. Ed ecco che puntualmente Zanon – come tutti noi anche
inconsapevolmente – siamo come nani sulle spalle di un gigante e lui, poeta,
scrive versi, forgia immagini a testimonianza di ciò: «L’uomo narciso / si
specchia sul lago / riposa la mente / s’immerge nel buio / decompone l’idea /
la sete di potere; / ragione che non ragiona / genera i mostri della
violenza...» (L’uomo narciso); «La vita / è infinita, / ma la mia vita /
è finita!» (Epitaffio); «Siamo nulla e siamo tutto / miliardi di persone
vaganti / in frammenti di luce / …» (Siamo
nulla e siamo tutto).
L’amore per la vita
è una cifra ineludibile nell’esperienza del poeta, non è solo un atteggiamento
intellettuale, un postulato filosofico, ma appunto un vissuto reale. Forse
riecheggia l’invito di Sant’Agostino: «Ama e fa ciò che vuoi», nel senso che
vivendo con amore si è sempre sulla retta via. Le dichiarazioni d’amore
dell’autore verso la vita sono asserzioni poetiche che commuovono: «Ebbene, lo
ammetto: / nella stagione fiorita, / irrequieto, ho amato tanto la vita» (Rivelazione);
«Ho amato la vita, pur tra mille affanni, … / E le volte che più semplice s’è
mostrata, di più l’ho amata» (La vita); «Grazie d’avermi regalato / il
sole e la luna / grazie dell’aurora / e dei tramonti / grazie che m’hai
concesso il pensiero! / Debbo chiamarti Dio o vita! / Mi viene da dire tutt’e
due: / in fondo quanto somigli a Dio, o Vita!» (Grazie d’avermi regalato). Quest’ultima quasi identificazione tra
Dio e la Vita (il Nuovo Testamento
parla chiaro: «Io sono la via, la verità e la vita» - Giovanni, 14:6) apre davanti
a noi l’amore per l’eterno del poeta, che si sostanzia nel suo profondo bisogno
di superare il panta rei (tutto passa, tutto scorre) del tempo, alla
ricerca di un tempo senza tempo, ovvero la speranza e la realtà di una vita
futura nella dimensione escatologica promessa dalla resurrezione della
religione cristiana. Dapprima, nella vita terrena – caduca, fragile, effimera,
quella della folgorazione quasimodiana di Ed è subito sera – siamo in
balia del virgiliano tempus fugit, tante volte richiamato da Zanon nei
suoi testi: «Questi giorni che passano via veloci / al punto che neanche te ne
accorgi / ...» (Questi giorni che passano
via veloci); «Il tempo? Il nostro spietato assassino! / …» (Condizione).
E la legge del tempo si fa sentire in maniera ancor più acuta nella sua vita
d’insegnante dove vede alternarsi generazioni su generazioni di studenti:
«Passano i ragazzi a scuola / e con essi passa ancor più il tempo / generazioni su generazioni si succedono / …» (Passano
i ragazzi a scuola).
Verso la fine dell’avventura umana e del tempo
che ci è stato dato da vivere si fa sempre più pressante il problema del nostro
destino, del senso dell’esistenza, del dove andiamo e subentrano le riflessioni
sulla presenza incombente della morte, le meditazioni sulle cosiddette ‘cose
ultime e penultime’ (teleologia) e cerchiamo risposte a tutto ciò. L’autore
nelle sue opere dedica largo spazio a tali tematiche, per cui anche qui
sentiamo la sua voce poetica che si fa molto lirica nell’immaginare quello che
noi definiamo l’ultimo viaggio, ma che per lui è un dolce passaggio ad ‘un
tempo senza tempo’ (per citare il titolo di una delle sue raccolte): «La sera
porta con sé / una strana luce nel cuore / un insolito lume che induce / a un
profondo senso di pace» (La sera porta
con sé); «Magica è la morte: / d’incanto fa eguali / il ricco e il povero /
e te, che eri diverso, / così additato da vivo» (Magica è la morte). E siamo in pieno accordo con la visione
manzoniana della morte, simile a quella «falce che pareggia tutte l’erbe del
prato» (I promessi sposi). Giungono
poi le poesie molto ispirate appartenenti alla raccolta Una barca giace
aspettando, che trasformano la crudezza dell’Acheronte dantesco - con la
barca di «Caron dimonio» che «con occhi di bragia / loro accennando, tutte le
raccoglie; / batte col remo qualunque s’adagia» (Divina Commedia, Inferno, III,
109-111) – in un romantico viaggio verso un regno sconosciuto: «Batte il remo
sull’acqua /…/ Il vogatore si fa strada con un lume verso il mistero» (Batte il remo sull’acqua); «…/ Solo un
eterno, serafico divenire. / Sarà tutto quello che ora non sappiamo» (Acque stanche adesso riposano); «Torna la barca senza più il
rematore /…/ Si lascia andare nell’occulto arcano / immersa fra la quieta
solitudine / delle autonome esili anime» (Torna
la barca).
L’amore per l’eterno nella poetica dell’autore
ha almeno ancora due direzioni, una che va verso l’amore divino, l’altra verso
l’amore umano. La sua spiritualità, e quindi la sua fede, si sostanziano di
tanti momenti: sono conforto ricevuto dall’Ente Supremo e dialogo con Lui nel
cammino di vita; sono consapevolezza di un sempre che si rinnova: «Qui tutto
scorre e svanisce / ciò che conta è l’eterno / ...» (Qui tutto scorre e svanisce); sono preghiera di pentimento per aver
dimenticato Maria lodando sempre il Padre Nostro o invocazione al Signore per
condurlo al suo cospetto; sono il riconoscere che anche l’arte e la poesia
hanno un’origine divina: «... / e muoio a me stesso nella poesia. // … m’è
servita / ad avvicinarmi a Dio e più ancora agli uomini / ...» (Anche se può sembrare inutile); sono
infine e soprattutto l’attenzione e la cura per l’altro, nel mettere in pratica
il dettato evangelico: «Se non ami il fratello che vedi, come puoi amare Dio
che non vedi?» (1 Giovanni, 4:20); così nascono poesie in cui l’angelo non
viene posto nei cieli, ma accanto a noi, perché è l’emarginato, il solo,
l’ultimo; o altre come All’alunno disabile, che va aiutato più degli
altri ma che comunque ce la farà.
L’amore umano vive stagioni brillanti nella
giovinezza, quando lei risplende di luce stellare, il risveglio è più lieve con
accanto la propria amata, il cuore viene illuminato dalle sue attenzioni, è
grande il bene di lei centellinato a gocce. L’amore all’improvviso, intrigante,
intimo, oltre le convenzioni è particolarmente apprezzato dal poeta, si, ma la
conclusione solenne risiede ancora nell’amore eterno, unico, fino alla morte:
«Amore mio / amore sopra tutti gli altri amori / solo con te io passerei
l’ultima notte della mia vita: / amore, amore mio, ricordati di me» (Amore
mio). Ecco perché ho voluto conferire il titolo Perduta-mente amore al
capitolo di liriche amorose dell’Opera Omnia: il sentimento d’amore non
ha nulla a che fare con la razionalità ed ovviamente il poeta ne è cosciente. E
ne fa uno dei motivi principali del suo canto, pure quando diviene aedo della
sua Venezia.
La poetica dei contrasti rivela la sua vena
esistenziale ed inquieta che si fa portavoce e testimone della crisi del mondo
contemporaneo. Vi sono due liriche epigrammatiche di quattro versi ciascuna che
fissano nella scrittura il relativismo del nostro vivere odierno: «Dove si va?
/ Non si sa: / nel giro del nulla / oppure … chissà!?» (Dove si va?).
Ironia quasi beffarda poi stemperata da un sentimento positivo rivolto al
futuro: «Forse pure domani / nel mezzo del
gorgo / ritroveremo quel fragile e lento / nostro andare di sempre» (Speranze).
La percezione di una società senza mete e timonieri, dal tessuto umano e
relazionale lacerato, abitata da individui a una dimensione (Marcuse) in preda
all’avidità dell’avere (Fromm) è comune a tanta cultura europea che affonda le
sue radici già nel Novecento con la nascita del consumismo e delle visioni
oggettuali: Zanon entra a pieno diritto in queste correnti di pensiero – di cui
fa parte anche il nostro Ermetismo – e affonda il bisturi della denuncia sulle
ferite già aperte, dalle solitudini metropolitane, all’incognito del
futuro; dalle anime disorientate ai cuori spezzati in cerca di luce: «Giù lentamente viene / la pioggia del freddo dicembre, / in
questo grigio mattino, tra i vetri / appannati, tracce adulte di malinconia / scorgo,
solitudini abbarbicate / nell’incognito futuro del nuovo millennio, / anime
disorientate, cuori spezzati / alla ricerca di luce» (Tracce adulte
di malinconia). E liricizza la crisi in versi lapidari: «Giorni incerti di
affanni / inquieti e di vuoti / giorni di pericoli / di futuri sbiaditi /
nebulosi senza più certezze / nemmeno nelle case: / giorni di valori dissolti /
scappati altrove...» (Giorni incerti di affanni).
Non si tratta di rimpiangere il bel tempo
andato – come sembra essere nelle poesie dedicate alla memoria dell’infanzia,
al ricordo del paese, agli anni vissuti in altri contesti, alla nebbia che
nasconde tuttavia dolori e amarezze – ma di lavorare per ricreare un uomo
nuovo, una società umana, un vivere solidale: sono gli aspetti dell’impegno di
Zanon che già abbiamo analizzato in precedenza. Diverso è invece il discorso
delle radici e delle emozioni, che coinvolgono la propria identità e gli
stimoli del vivere: infatti il poeta definisce la sua indole come quella del
gatto, sempre in ricerca di libertà, ma che poi torna a casa per godersi il
tepore e il calore degli affetti; e confessa che senza le forti emozioni, necessarie
per sentirsi vivo, la vita gli sarebbe apparsa inutile e noiosa. Radici e forti
emozioni che ci introducono all’amore per la natura - frequentemente visitata -
e per Venezia, patria, croce e delizia della sua esistenza. Le poesie di questi
due capitoli del libro, il lettore dovrà scoprirle e goderle da sé: qui accenno
solo alla sua squisita liricità paesaggistica dei boschi, del mare, dei monti;
alle metafore celate in talune composizioni; alla sensibilità verso la fatica
dei contadini; alla pace dell’animo nell’immersione naturalistica;
all’attenzione del poeta per i particolari, ma anche alle proiezioni
universali. Per Venezia egli non scioglie solo canti per un luogo, poiché
questo luogo è anche mente, mito, storia, anima, cuore. I dialoghi tra lui e la
sua Venezia riflettono l’evoluzione della città che resiste per non concedersi
al progresso … fino a quando non ci saranno più veneziani. Intanto le atmosfere
che lui ha saputo creare con maestria resteranno indimenticabili.
Eccoci a qualche cenno sullo stile. Il
linguaggio è diretto, immediato, comunicativo, privo di astrusità intellettuali
e quindi capace di parlare a tutti, pregio notevole nel nostro tempo di finte
avanguardie semantiche. La metrica si affida a mono-strofe sintetiche (rare terzine
e quartine) dal verso breve, talvolta composto da un termine solitario che
risalta nel contesto e la fonetica si avvale di ritmi e scansioni efficaci. Una
forma levigata per contenuti profondi.
Enzo
Concardi
L’AUTORE
Maurizio Zanon è nato nel 1954
a Venezia dove attualmente vive. Laureato in Lettere Moderne, ha insegnato
nella Formazione Professionale. Scoperto dal poeta Mario Stefani, la sua
attività letteraria ha inizio a venticinque anni con la pubblicazione del libro
Prime poesie (1979), cui sono seguite
molte altre raccolte. Ha conosciuto vari poeti famosi: Diego Valeri, quando
risiedeva a Venezia, Giovanni Giudici con Ignazio Buttitta e Andrea Zanzotto,
presso lo Studio Museo “Augusto Murer” di Falcade, Luciano Luisi, alla
presentazione di un suo libro a Mestre, Maria Luisa Spaziani, in occasione
della sua partecipazione al “Premio Eugenio Montale” a Roma, Patrizia Valduga,
negli anni dell’università a Venezia, Paolo Ruffilli ed il poeta vernacolare
Attilio Carminati. Significativa è stata anche la lunga amicizia con il pittore
Guido Baldessari (Venezia, 1938 - ivi, 2016), le cui opere hanno ispirato
talune poesie di Maurizio Zanon; ad esempio L’uomo
narciso (pubblicata nell’omonima raccolta del 1987) e Berlino blu (pubblicata nell’omonima raccolta del 1992, con
illustrazioni di Guido Baldessari). Tra le raccolte più recenti ricordiamo: Tutto passa (2019), Gli anni della solitudine, piccolo diario d’amore (2020), Curiosità poetiche (2020), Tutto fu bello qui (2020).
Maurizio Zanon, Opera Omnia, pref. Enzo Concardi, Guido Miano Editore, Milano 2021,
pp. 192, isbn 978-88-31497-64-0, mianoposta@gmail.com.