GUIDO
MIANO EDITORE
NOVITÀ
EDITORIALE
È uscito il
libro di critica letteraria di Floriano Romboli:
IL FASCINO E LA
FORZA
DELLA LETTERATURA
VOL. 3: FOGAZZARO – DANTE – GRAF
TENNYSON – CARDUCCI
– CAPUANA
Pubblicato
il libro di critica letteraria di Floriano Romboli: “Il fascino e la forza
della letteratura, vol.3” (Saggi su Antonio Fogazzaro, Dante Alighieri, Arturo
Graf, Alfred Tennyson, Giosuè Carducci, Luigi Capuana), nella prestigiosa collana
“Il Cammeo”, Guido Miano Editore, Milano 2024.
Salutiamo con vivo
interesse e dichiarata curiosità la pubblicazione del terzo volume de Il
fascino e la forza della letteratura del critico toscano Floriano Romboli,
lavoro che esce nella collana Il Cammeo dell’Editore Guido Miano di
Milano. Tale riferimento - sebbene già espresso dall’autore nella sua premessa
- è importante ribadirlo, poiché la collana si prefigge lo scopo di avvicinare
il lettore - cittadino, studente, appassionato - al mondo delle lettere,
miniera inesauribile di cultura, conoscenza, storia, stimoli personali e
sociali. La divulgazione è opera meritoria, tuttavia non può non rispettare
certi canoni di profondità, serietà, competenza, documentazione che Floriano
Romboli garantisce fino in fondo, data la sua statura di studioso di livello
universitario e oltre, la sua pluriennale militanza teorico-pratica
nell’insegnamento e nella ricerca storico-testuale, concretizzata anche
dall’abbondanza di pubblicazioni, saggi, esposizioni seminariali: il tutto
sorretto da una personale ed autentica passione per la sua
materia, nella quale si è specializzato considerando gli autori - poeti,
scrittori, saggisti, filosofi - prima di tutto come uomini contestuati nel loro
tempo e nella loro cultura, di cui non vanno trascurate le vicende biografiche
che possono aver inciso sulla loro visione del mondo, dei quali mette in
risalto le luci ma anche le ombre con giudizi pacati ed obiettivi, dettati da
un’apertura mentale che si addice ad uno studioso che fa parlare i suoi
personaggi.
Infatti, uno dei metodi
di analisi del critico, consiste nel citare spesso brani originali delle opere
oggetto di studio, così che anche il lettore – questo soggetto che non dobbiamo
mai dimenticare – può rendersi conto di “ciò
che ha veramente detto” il tal poeta o il talaltro narratore. Rientra nello stile analitico di Romboli anche la
scrupolosità nel porre in evidenza le fonti delle citazioni – per un rimando ad
ulteriori approfondimenti – e quell’altro prezioso humus culturale rappresentato
dalla letteratura comparata, ovvero il confronto tra autori simili in
alcuni concezioni, ma appartenenti ad alvei ideologici ed epocali
diversi, oppure l’accostamento tra autori fra loro contemporanei rilevandone le
somiglianze tematiche o stilistiche, piuttosto che le divergenze di pensiero od
estetiche. Vengono così alla luce le influenze reciproche, le coniugazioni
nazionali filtrate dal retaggio della tradizione, i nuclei tematici e i motivi
ispiratori dei singoli autori, ognuno dei quali imprime, anche all’interno di
una medesima scuola di pensiero, il proprio marchio personale: basta citare per
questo volume l’ultimo saggio dedicato da Romboli a L’arte “impersonale” e
l’opera romanzesca di Luigi Capuana nell’ambito di una pubblicazione intorno
a Il verismo italiano fra naturalismo francese e cultura europea.
In
precedenza, nei primi due tomi, egli aveva trattato le più svariate esperienze
letterarie, dimostrando una buona dose di ecletticità nei suoi interessi e
nelle sue preferenze: dai classici ai meno frequentati autori dalla critica e
dal pubblico; dal Medio Evo alla contemporaneità; dalla poesia alla narrativa
alla saggistica filosofica; da scrittori italiani ad altri europei. Merita
menzionarle - tali suddette esperienze - in questa prefazione, per verificare
ciò e constatare poi la continuità e le novità con il presente volume. Nel
libro del 2021 apparivano: Incontri con Dante e la Commedia: la lettura critica di alcuni
interpreti di grande autorità culturale; Aspetti del linguaggio poetico del
Tasso; Arturo Graf, la scienza positiva, il darwinismo sociale; Zola e
Fogazzaro, paragrafi per un confronto; Il personaggio di Ulisse nell’opera
poetica di Nazario Pardini. Nella rassegna successiva pubblicata nel
2023, ecco entrare in scena: Fogazzaro e i suoi due “Piccoli Mondi”; L’opera
di Dante nelle riflessioni storico-culturali ed etico-religiose di alcuni Papi
contemporanei; La prospettiva evoluzionistica e l’avvenire dell’uomo. Alcune
note sulla letteratura italiana al passaggio dall’Ottocento al Novecento; La
Grande Guerra nelle pagine di scrittori italiani del primo Novecento: Federico
De Roberto, Curzio Malaparte, Gabriele D’Annunzio; A proposito di Francesco De
Sanctis; Il tema della natura nella narrativa di Bino Sanminiatelli.
Risulta ora agevole
constatare la presenza continua, nei tre volumi pubblicati, delle figure di
Dante, Fogazzaro, Graf e del personaggio mitologico di Ulisse, mentre le novità
di questa terza proposta sono costituite da Tennyson, Carducci, Capuana. Dei
saggi che qui il lettore potrà visitare, estraggo quelle che ritengo ‘curiosità
interessanti’ per invogliare alla lettura.
S’inizia con: Il commiato di Fogazzaro. Alcune proposte
critiche per Leila, pubblicato in “Letteratura e pensiero” (Anno V, ottobre-dicembre
2023, n°18, Il Convivio Editore, Castiglione di Sicilia, CT).
Romboli parla di ‘commiato’ in quanto Leila, apparso nel 1910, costituisce ‘il canto del
cigno’ dello scrittore vicentino (morirà nell’anno successivo), e scritto,
secondo la critica più accreditata, per allontanarsi dal tema religioso de Il
Santo (1905), nonostante che il protagonista maschile – Massimo Alberti –
sia un discepolo del Santo. Egli s’innamora di Leila ma, su questo filone
sentimentale, s’innesta il cammino spirituale dei due, nel quale l’Alberti
prende gradualmente le distanze dalle dispute teologiche, rientrando nel seno
materno della Chiesa, a condizione che questa stia dalla parte dei poveri e
degli ultimi e si liberi dalle pesanti strutture formali che imbrigliano la
fede. A differenza de Il Santo - libro condannato dal Vaticano -
Leila si svolge spesso in chiave di commedia, trovando posto sia il comico
che le macchiette di contorno. Tuttavia il Fogazzaro non riesce per nulla nel
suo intento riparatorio: la Chiesa mette all’indice pure quest’ultima sua
opera, la quale suscita le critiche anche dei modernisti.
Tra le peculiarità romboliane di questo saggio vi sono le antitesi
che sottolinea, tra cui: buio-luce, che si proiettano sugli stati d’animo e
sul paesaggio; sensualità-religiosità, ovvero la lotta interiore tra bisogni
istintuali e ideali spirituali (belle le pagine sulla femminilità di Leila,
sull’amore sensuale vissuto con Massimo, la
scena del bagno notturno della protagonista che, sola, s’immerge nelle acque…
audace per quell’epoca) ed altrettanto significativa la parallela ricerca dei
due amanti della autentica testimonianza cristiana… Romboli esemplifica poi con
dovizia di citazioni le altre numerose antitesi contenute nel testo riguardanti
il linguaggio che, nel contempo,
afferma e nega;
tradizione-modernismo, dibattito teologico-religioso-ecclesiale che tra
fine Ottocento e inizi Novecento ha caratterizzato il cattolicesimo, tra i
fautori della conservazione e i sostenitori di una profonda riforma spirituale
secondo un Vangelo sine glossa: Fogazzaro dapprima è tra i polemisti
anticlericali (famoso il suo invito al Papa ad uscire dal Vaticano) per poi
attestarsi sulle posizioni di un modernismo più moderato, in quanto per lui la
triade Dio-Uomo-Chiesa restava, in ultima analisi, intoccabile. Infine mi
paiono importanti le conclusioni di Romboli sullo spirito di modernità del
Fogazzaro, contenente il «... relativismo conoscitivo, la mobilità
polipsichica, l’assenza sconsolante di riferimenti paradigmatici per il pensare
e per l’agire» e, per rendere ancor più chiari tali concetti, cita un passaggio
di Arte e coscienza d’oggi (1893) del fuori campo - nel senso di
appartenenza ideologica - Luigi Pirandello: «Ci sentiamo come smarriti, anzi
come perduti in un cieco, immenso labirinto, circondato tutt’intorno da un
mistero impenetrabile. Di vie ce ne sono tante: quale sarà la vera?...». Sempre
attuale.
Si prosegue con il saggio Alle
radici storiche dell’opera artistico-culturale di Dante: due recenti biografie,
pubblicato nella rivista “La Nuova Tribuna Letteraria” (numero:
luglio-settembre, 2021, Venilia Editrice, Lozzo Atestino, PD). I testi ai quali
si riferisce il critico sono esattamente: Dante. Il romanzo della sua vita (2012)
di Marco Santagata e Dante (2020) di Alessandro Barbero. Alternando le
citazioni dell’uno e dell’altro e inserendo proprie considerazioni
storico-esegetiche, Romboli fa luce su alcuni aspetti della vita di Dante che
possono aver inciso ed influenzato i contenuti delle sue opere. Troviamo dunque
la descrizione della Firenze dei tempi di Dante fino al suo esilio (1302);
notizie sulle sue modeste condizioni economiche; l’ammissione nella ristretta
cerchia dell’aristocrazia di letterati pensatori, tra cui Guido Cavalcanti,
«uno dei più altezzosi e violenti» (Barbero);
l’opinione di Romboli sul carattere di Dante, a cui attribuisce «... un
illimitato senso di sé, … un ego smisurato, … una vivissima auto-stima»,
probabilmente perché nella Commedia egli si erge a giudice dei suoi
contemporanei, dannandoli senza appello o salvandoli senza averne
l’autorità. L’impegno civile di Dante viene bollato dal Santagata come se fosse
«stato posseduto dal demone della politica», passione che lo condurrà fino alla
tragedia dell’esilio. Curiosa la parentesi dedicata al Boccaccio - ammiratore
del grande fiorentino - citato per il suo rimprovero a Dante, che avrebbe perso
tempo a sposarsi e a metter su famiglia, togliendo così energie al lavoro
intellettuale. Mentre Barbero propende per definirlo politicamente un popolano,
seppur moderato, gli altri due mettono maggiormente in luce il salto dal
municipalismo alle concezioni universali del De Monarchia, basate sulla preminenza
dell’Impero. Al termine del saggio Romboli accenna alla concezione della
nobiltà d’animo e non di sangue di Dante - comune agli stilnovisti -
rivoluzionaria per l’epoca, e si auspica: «... che il grande poeta, dopo la
morte, abbia avuto conforto per le pene patite e trovato finalmente quiete al
suo tormento immedicabile sulla terra».
Il terzo saggio non è dedicato ad un autore in particolare,
ma tratta di una tematica che si sviluppa sempre sulle antitesi che
spesso Romboli analizza: Il principio di
causalità e i diritti dello spirito, pubblicato in “Letteratura e pensiero”
(numero: Anno V, luglio-settembre 2023, n°17, Il Convivio Editore, Castiglione di Sicilia, CT). In apertura egli si avvale del
pensiero di Roberto Ardigò, maestro del positivismo italiano, per definire la
mentalità scientifica del determinismo, principio che quest’ultimo pone in
contrapposizione a «i sogni mendaci dei dogmi religiosi» (La morale dei
positivisti, 1879). Viene
poi chiamato in causa Pirandello che irride alla cultura scientifica del suo
tempo e d’altro canto, dopo aver ridimensionato il «pianetino terra» e l’essere
umano ad un nulla, dichiara la vita senza scopo ed in balìa della «legge
universale della causalità», attaccando i tentativi di Graf e Fogazzaro di
conciliare scienza e religione, ovvero i diritti dello spirito richiamati da
loro in opposizione ai limiti dell’atteggiamento «materialistico e
scientizzante» (Romboli). In particolare Graf parla delle ragioni del vivere
come la ricerca religiosa dell’uomo e Fogazzaro (non discendiamo dai bruti,
ma ascendiamo da loro) ipotizza la possibilità - come del resto Graf - di una
conciliazione fra materia e spirito, fra evoluzione e religione. Tale
problematica è sviluppata da quest’ultimo - verso cui Romboli nutre forti
simpatie - anche nel romanzo di idee Il riscatto (1901) che costituisce
un graduale avvicinamento alle dimensioni del mistero.
A dimostrazione del feeling intellettuale Romboli-Graf, ecco
che il successivo lavoro si sofferma ancora sullo studioso nativo di Atene: Arturo Graf e la morte di Ulisse (Con una
nota su Tennyson). Altri episodî nel percorso tematico-letterari,
pubblicato in “Soglie. Rivista quadrimestrale di poesia e di critica
letteraria” (numero: Anno XII, n°1, aprile 2010, Badia San Savino - Cascina,
PI). Dopo l’iniziale sintesi sul mito operativo di Ulisse che ancora oggi
agisce sia nella cultura che nell’immaginario collettivo (simboleggiando di
volta in volta l’astuzia, il coraggio, l’intelligenza, la sete di sapere, lo
spirito d’avventura, la ricerca dell’ignoto) il critico toscano raffronta le
varie raffigurazioni del personaggio. C’è l’Ulisse omerico (Iliade, Odissea),
quello virgiliano nell’Eneide, quello dantesco nell’Inferno della
Commedia. La fortuna letteraria del “Laerziade” prosegue con altre
rielaborazioni effettuate, ad esempio, dal Tasso nella Gerusalemme Liberata, da Primo Levi in Se
questo è un uomo (un capitolo del libro s’intitola proprio Il canto di
Ulisse), da Pascoli e D’Annunzio. Tuttavia l’analisi di Romboli si sofferma
più a lungo sul contributo di Arturo Graf, riscontrabile nel poemetto L’ultimo
viaggio di Ulisse, parte della raccolta poetica Le Danaidi. Il
racconto in versi di Graf va dalla noia di Ulisse per la quotidianità domestica
dopo il ritorno ad Itaca, fino alla sua morte a seguito del “folle volo”:
ricalca quindi il modello dantesco di un Ulisse pienamente consapevole del
ruolo di faro dell’umanità nella ricerca del vero. Nel mezzo Romboli ci mette
un accostamento all’Ulysses (1833) di Alfred Tennyson, nel quale
riscontra non poche somiglianze con il personaggio grafiano; la narratività del
poemetto con annotazioni filologiche: endecasillabi a rima baciata, ripetizione
lessicale o sintagmatica in un verso o in gruppi di versi, le indicazioni
cronotopiche, l’uso dell’enjambement…; l’emergere nell’essenza umana di due componenti
compresenti: l’animale di natura e l’animale di cultura; il carattere di
conquista della spedizione dei marinai greci grafiani, i quali sono in numero
di 200 e in sette navi (non un unico vascello come quelle dantesco); la
presenza della natura come elemento cupo e minaccioso incombente sul destino
umano… Il vortice marino che distrugge le navi dell’avventura dell’Ulisse
grafiano è un monito all’impeto smisurato insito nell’uomo nel voler sfidare la
Natura e la Divinità. Il saggio si conclude con la sottolineatura da parte di
Romboli dello sguardo interessato di Graf verso il «programma di rinnovamento
teologico-religioso dei modernisti» con l’accoglienza favorevole del romanzo Il
Santo di Fogazzaro e, infine, accreditandolo come anticipatore di forme e
motivi poetici novecenteschi.
Giunge ora l’interessante indagine su particolari aspetti
dell’età giovanile, e delle relative opere, del poeta maremmano: Carducci nell’epistolario e nella poesia,
pubblicato in Carducci e il Basso Valdarno alla metà del XIX
secolo (Atti del convegno di studi a San Miniato, 26 ottobre 1985.
Biblioteca della «Miscellanea Storica della Valdelsa» vol. 8, Società Storica
della Valdelsa, Castelfiorentino 1988), indagine che permette di conoscere
eventi e scritti assai poco divulgati dalla pubblicistica letteraria. Tra essi
sintetizziamo: le difficoltà economiche del giovane Carducci; le aspirazioni
sempre nutrite per la gloria letteraria e i sacrifici per arrivare al successo;
il doloroso evento del suicidio del fratello Dante e la lettera toccante scritta dal poeta; la venerazione dei
contemporanei e la graduale demitizzazione post mortem; l’ispirazione patriottica
con l’accusa di nazionalismo solo libresco e l’involuzione monarchica; il suo
antiromanticismo dovuto anche al Risorgimento incompiuto; la polemica contro il
presente sociale; il suo realismo classico con modelli danteschi,
stilnovistici, leopardiani… E Romboli conclude: «... possiamo indicare proprio
in certe pagine dell’epistolario le prove più felici e più sicuramente
preludenti alla futura, grande arte carducciana».
Il sesto e ultimo saggio è ancora
comparativo fra differenziazioni all’interno di una stessa corrente letteraria:
L’arte “impersonale” e l’opera romanzesca
di Luigi Capuana, pubblicato nel volume AA.VV. Il verismo italiano fra naturalismo francese e cultura europea, a cura di Romano Luperini,
Editore Manni, Lecce 2007. Capuana si rifà ai modelli francesi, sposando il romanzo verista
come genere tipico della sua epoca: l’arte oggettiva, dimenticando l’artista.
Tuttavia, mentre il naturalismo francese è di denuncia sociale e talvolta
scandalistico, il verismo di Capuana è liberale-conservatore, scarsamente
sensibile ai problemi sociali e raffigura le genti di Sicilia con un occhio
etnologico. Per i francesi è una visione del mondo, per Capuana un metodo di
analisi: vi è in lui una componente idealistico- hegeliana.
Enzo
Concardi
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L’AUTORE
Floriano Romboli
(Pontedera, 1949) ha compiuto i suoi studi presso la Scuola Normale Superiore
di Pisa ed è stato per tanti anni insegnante di materie letterarie e latino nei
licei. Si è interessato alla cultura rinascimentale, studiando soprattutto
l’epica del Tasso; è poi passato ad occuparsi della letteratura italiana ed europea
fra Otto e Novecento, nonché di narrativa e poesia contemporanee. È stato
docente di letteratura italiana presso la Scuola di specializzazione per
l’insegnamento secondario (SSIS) dell’Università di Pisa. Tra le sue numerose
pubblicazioni: Un’ipotesi per D’Annunzio.
Note sui romanzi (1986); Le ragioni
della natura. Un profilo critico di Bino Sanminiatelli (1991); La letteratura come valore. Scritti su
Carducci, D’Annunzio, Fogazzaro (1998); Fogazzaro
(2000); Natura e civiltà (2005); L’azzardo e l’amore. La ricerca poetica di
Nazario Pardini (2018). Ha curato l’edizione dei Racconti di Fogazzaro (1992) e di opere di Bino Sanminiatelli, di
Eugenio Niccolini, di Dino Carlesi, nonché del diario dell’ufficiale
pontederese Gualtiero Del Guerra alla prima guerra mondiale. Collabora a
riviste specialistiche e a periodici di cultura generale e politica. Ha prefato
i volumi di Nazario Pardini: Le voci della sera (1995),
Le simulazioni dell’azzurro (2002), Scampoli serali di un
venditore di arazzi (2012), I dintorni della vita.
Conversazione con Thanatos (2019); ha scritto la postfazione della
raccolta Alla volta di Lèucade (1999) prefata da Vittorio
Vettori. Con Guido Miano
Editore ha pubblicato i libri di saggistica: Il fascino e la forza della letteratura, vol.1 (2021), vol.2
(2023), vol.3 (2024). Nel 2020 ha conseguito
il premio “Una penna a Pontedera”, 32a edizione per l’anno 2019.
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Floriano Romboli, Il
fascino e la forza della letteratura, vol.3, pref. di Enzo Concardi, Guido
Miano Editore, Milano 2024, pp. 192, isbn 979-12-81351-26-4,
mianoposta@gmail.com.