Gian Piero Stefanoni, collaboratore di Lèucade |
a tutti i consacrati- uomini e donne- a me cari
– Nessuno verrà a separare i vivi dai morti se questo regno non avrà fine.
Cristina Alziati
IL TUO
SACERDOTE
a Don
Antonio
Sostieni il tuo sacerdote,
non è facile stare alla presenza
nella custodia del senso.
La parola nella sua lingua rischia la
regola
che un abile buffone restituisce
nella forma separata dall’uomo.
Resta col tuo sacerdote,
sii sacerdote nel ministero anche della
sua luce.
Passa da una solitudine accesa
la trasmissione che viene dalla notte,
il gemere di Dio alla sua nuova nascita.
ESODO
È storia ora di
vocine,
di piccoli alberi abbattuti dai
nidi,
di sottocolpi scanditi tra fratelli.
Avevamo dimenticato il fiume,
pensavamo fosse salda la barca
nascosta nella pelle ogni distanza.
Ma di questo si nutre la
plancia
nella scorta delle offese residue.
Chi cerca il timone vede la
costa,
non sente i colpi che dietro
si affollano dai pesci.
LE SCARPE
Guarda il volto, e se vedi
quello che vedi è tuo Padre,
la misura che apprende da tutti
E prega per la infinità delle
ombre,
contro la calata del sonno.
È come la pietra che non sa levigare,
troppo basso e restia alle voci del
vento
questo battito che perde il credo
nella sua restrizione.
Osserva le scarpe sotto la
veste.
-Le più alte possibilità, all’inizio,
sono soltanto promessa.
Karl Rahner
LA
TREBBIATRICE
a Padre
Massimo Naro, a Don Fabrizio Centofanti
Tutto è in attesa di provvidenza
ché tutto è provvidenza ed anche oggi
la natura freme nel compimento degli
spazi.
Viene da una più vasta dilatazione
la pietà dell’idrogeno, la formula
dell’acqua con l’ossigeno.
Prende voce e scorre dai campi
nelle braccia dei figli.
Compone secondo
l’erba
la lirica che con te a lui solleviamo.
LA
FUNZIONE
Si raccoglie nelle
mani
il perché delle mani
nell’intima disposizione del
corpo.
Prima di agire, trae a sé
dal buio il silenzio, scontornando
l’abisso,
la paura dell’uomo dell’uomo.
Cosa
attendiamo
nella rimessa del debito,
nella fatica di quella postura?
Sarà con noi ogni
giorno
della nostra vita.
LO
SPIRITO
Rispondigli. Se ne vanno
ed anche lui può
cadere
se confonde ancora libertà e negazione
la misura della terra,
la sua proporzione tra l’ascolto e la
resa.
Cerca per ognuno
l’ognuno,
la parte riscattata tra il patire del
discernere
e il mistero che ora si nasconde.
La lotta è con l’opera.
IL
SIGILLO
Si posa e ne ha
misericordia.
Sempre femmina nella somiglianza
quel dire del Padre la carezza,
l’opportunità del
tendere
che è già tra noi guarigione.
Così tu non sai chi
è
il salvatore e il salvato.
Ma vibra dallo
scapolare
nella liturgia di essere e sfamare,
mentre esce, il suo sigillo.
IL NOME
Come un ricordo della prima
infanzia
lontano da casa, un
obbedienza
a un rivelato avanzare, questo
andare
e tornare dalla strada
all’altare,
questo cingersi di vocali e giardini.
C’è un tempo- ed è il tempo che
resta,
che incide e decide- in cui il
cuore
salmodia e comprende la vista.
Terribile e vasto il suo nome su tutta
la terra.
LA TERRA
La terra è questa e non
muta
e povertà nega
l’amore
ma Cristo crede e resta nella
carne,
Cristo crede ed eccede;
spezza
di nuovo il pane, versa ancora da
bere.
Ha desiderio di noi- e
fede-
la contrazione che presiede al
travaglio,
l’atto che nasce da quel
volto.
Non rompe né spiega la
fedeltà
l’ordire sulla soglia, la
leva
senza nome della morte.
LA
COSTRUZIONE
Ciò che ritorna è un sapere per
numeri,
un male in pochi versi, una coscienza
del tempo
accesa per
immagini.
Eppure su queste braccia trattiene la
distanza,
su questo andare ha luogo nella tensione
del
pensiero.
Ed attesta e risiede nella verità del
capitolo
dividendo capacità e delitto,
sciogliendo
attraverso te la distinzione.
Dio è uno nella sua
trasparenza.
IL GRIDO
Una sola carne un solo
spirito
stretto a Sé e libero d’ognuno il suo
costato
nella moltitudine del
grido.
Non sfugge ma vince il peso nella
luce
il guardare per nome, l’uomo la
donna
l’abbandono rivelato.
“Perché il mondo passa, ma la presenza
non
passa”.*
Ed arde- dentro questo giogo rimandato
dall’acqua-
dentro questa ferita accesa dalla
strada,
scaturita
dall’amore.
*- Aldo Capitini.
IL MIO
SACERDOTE
per Padre
Stanislao Rogala
Esce tra i banchi cercando
qualcuno.
Ha sentore di pietra composta nel legno.
Dove è buio è solo
l’uomo-
teme d’esser venduto. Ha
davanti
una domanda di pane, una città che muta
entro una strana apostasia di pensieri.
Qui resta il mio
sacerdote-
e ricomincia- al collasso della parola.
Perché ogni mano è stata sulla
croce
nella divina follia del
creato.
LA SCELTA
Essere per la scelta- da cui puoi
cadere-
e della luce- di cui hai
sete
nell’intima sottrazione della
carne.
Ma di ciò che hai in petto- di
te-
l’assenso è sostanziato alla perdita,
la risposta la cruna sulla soglia della
forma.
Nell’udire non domandare alla
terra.
Solo al Padre lo
sguardo.
LA SCHIERA
Andiamo nella scrittura come
siamo-
Tu che ci vuoi in piedi.
Si apre a un elemento
sottile
la preghiera dei corpi- il volto che si
confonde
nella veste del tuo
consacrato.
Vieni, Signore,
vieni
nella schiera muta che discende dai
pesci,
asperso, dentro quella voce in cui ci
raggiungi.
Ringrazio di cuore Gian Piero Stefanoni per questo piccolo Canzoniere spirituale, che nella fase storica che tutto il mondo attraversa è un atto di fede e di speranza dal grande valore etico e civile. Le poesie postate non hanno per destinatari solo i credenti. Sono
RispondiEliminasalvifici per tutti coloro che vivono sui bordi scuri del dubbio e della fiducia perduta. Rappresentano un tributo 'a tutti i consacrati', come precisa l'Autore, ovvero a coloro che hanno scelto di dedicare la propria esistenza a un alto ministero, ma sono valide e didattiche anche per i laici. Io le ho trovate intense,
dal grande respiro, caratterizzate da cifre stilistiche diverse, eppure tutte ricche di lirismo ardente e ispiratissimo. Cito alcuni versi tratti da "Il Mio Sacerdote":
"Dove è buio è solo l’uomo-
teme d’esser venduto. Ha davanti
una domanda di pane, una città che muta".
Il Poeta sottolinea l'oscurità dell'anima, che rende possibile l'incontro con Giuda, e nei versi dell'ultima lirica ci illumina con l'avvento di Gesù 'asperso, dentro quella voce in cui ci raggiungi'.
Un tributo che scalda l'anima. Mi complimento con Gian Piero Stefanoni e lo saluto affettuosamente.
Grazie Maria carissima, sempre così attenta, partecipativa, aderente sempre nell'intensità all'intensità stessa dello scrivere. Contraccambio il saluto affettuoso, un abbraccio caro. E grazie ancora al buon Nazario. Auguri a tutti,vivi sempre.
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