A
QUESTO T'OFFICI
Tiettelo 'r sole a seconna
der tasso o der cambio.
N'ora a piegà ar tempo tuo
chi è ner bisogno- cor soriso
a negà 'a vita dell'artro a mozzichi.
A questo t'offici, e da lì nun sorti.
Te 'mpasticchi e te fregi de morti.
ponte
de fero
Va, nse ferma,
nun ha orazzioni
ner tempo fermo
da'a coscienza ferma.
St'omo,
come Roma,
è mejo fori che dentro.
S'inmarma de pace
ma brama l'armento.
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Il carissimo Gian Piero si cimenta con il dialetto romanesco, dimostrando ancora quanto è legato agli idiomi locali che contraddistinguono la nostra Penisola, e dona due 'pillole' satiriche, sulla scia di Trilussa, il più raffinato dei poeti romaneschi. "Roma, /è mejo fori che dentro", recita l'autore, e per la sottoscritta che vive nella capitale, è verità assoluta. Purtroppo Roma è dimenticata dall'amministrazione da anni e non ostenta più l'opulenza e la civiltà che le spetterebbero. Ringrazio l'amico Gian Piero e il nostro Condottiero, senza il quale nulla esisterebbe. E li abbraccio entrambi.
RispondiEliminaMaria Rizzi