E’
sufficiente partire dalla prima strofa della poesia per connettersi, subito,
con le meditazioni di un poeta che fa di tutto per concretizzare i suoi patemi
nei ritmi della natura: il crepuscolo settembrino si fa primo attore nel quadro
ontologico del canto; insidia l’accorrere di ogni fantasia; le vacue
scompigliate chimere. La realtà diviene stretta simbologia di un tempo che
corre, di una storia che fa i conti col settembre della vita. Tutto è
epigrammatico, tutto è interiorità, tutto è storia: la vita è poesia, la poesia
è vita: tempus fugit, memoriale, saudade, nostalgia, emozioni, coscienza della
futilità dell’esistere, “di un tempo ormai svanito”. “L’ora prima del calar
della sera solo il turbinio di ombre ferite”. Redde rationem e bilancio esistenziale
divengono motivo di confronto con quel nulla che affligge e tormenta l’uomo. Si
è a disagio di fronte al sempre e al nulla che si intrufolano nei nostri
pensieri. D’altronde l’uomo è connaturato con le cose di ogni giorno, caduche e
terrene, e di fronte all’immensità del cielo o all’eternità di Thanatos subisce
emozioni che lo sconquassano. E’ così che cerca di rimediare donandosi agli
effetti cromatici di Pan; annullandosi in quelle immagini non è detto che non
dimentichi la sua sorte: “dove, nella recita
del dì a venire,/ solo il vuoto del nulla… e poi?”. Poesia calda, intensa,
emotivamente riflessiva e oggettivamente
umana, dove i versi con le loro oscillazioni metriche danno forza e visività
agli scarti meditativi e dove gli accorgimenti stilistici impiegati (metafore,
sinestesie, iperboli…) ottimizzano il valore dei significanti.
Nazario
Pardini
Il vuoto del nulla
Il soffuso crepuscolo
settembrino
insidia il fruscio di ogni fantasia,
ostaggio appassito della
solitudine
tra sfumati sospiri dell’anima
e vacue scompigliate chimere.
L’utopia di recondite
sensazioni
si anima dell’eco di sussurri,
mentre fremiti di scosse
nostalgie
bruciano mormori di emozioni,
di un tempo ormai svanito.
L’attimo distilla l’attimo,
il vuoto del nulla mi abbraccia,
nemmeno un palpito di ricordi,
solo il turbinio di ombre
ferite
nell’ora prima del calar della
sera.
Silenzi naufraghi di sogni
sbiaditi nello stagno
dell’oblio
tra eterei fantasmi d’altra
età
dove, nella recita del dì a
venire,
solo il vuoto del nulla… e
poi?
Lino D'Amico
....il crepuscolo che insidia la fantasia, e molte altre parole di ben preciso significato (appassito-solitudine-sospiri-vacue chimere-utopia-nostalgia-....etc) rappresentano qui l'amara confessione di un "vuoto" da cui il Poeta si sente avvolto (abbracciato).. Ogni parola infatti, in questa struggente lirica, assume l'importanza di un "essere" consapevole del tempo irriducibile ladro di te. Eppure si avverte ancora un senso di tenerezza , nascosta nell'oblio di "eterei fantasmi d'altra età",ma presente in quei silenzi che si nutrono ormai di una parola sola, quell'interrogativo finale che in definitiva appartiene a ciascuno di noi.
RispondiEliminaSempre apprezzabili queste composizioni di Lino D'Amico, tanto sotto il profilo estetico quanto per la profondità delle riflessioni.
Edda Conte.
Gentilissima Edda- Grazie per questo graditissimo regalo. Con la sensibilità che ti è propria, La tua recensione ha estrapolato dal contenuto dei miei versi il recondito significato del mio intimo sentire. Grazie per il tempo che mi hai dedicato e per le considerazioni concesse ai miei "Pensieri"Ti saluto con un affettuoso abbraccio.
RispondiEliminaLino
Nelle tue poesie, caro Lino, riscopro ogni volta il tema della nostalgia del passato dove spesso riesci a irradiare lampi di speranza e di fede nella poesia. Il tuo pessimismo origina da una intensa esperienza di vita: sai che tutto viene meno fuorchè la memoria. Essa riempie il vuoto di quel nulla che pesa sulle tue spalle e nel divenire poesia, muta in utopica certezza di una immortalità non facilmente conquistabile mediante le nostre opere. Belli ed esaustivi i commenti che hanno preceduto questa breve nota, in particolare quello del grande Nazario Pardini.Con stima,
RispondiEliminaMarisa Cossu