GABBIANI
Basso ai vetri un intreccio di
ali - i gabbiani -
al battello che attracca.
Fu, prima, la lingua di
terra osservata
profilarsi di lenti
colori, ora questo sussulto
mi scuote come assedio
improvviso.
Le ali bianche vicine,
l'aperto buttarsi
di croce risalente di botto in traiettorie
oscure, le ali sfiorate,
l'occhio fisso alla preda,
poi l'urto evitato sul vetro.
Resto immobile come io fossi
la preda,
l'oggetto ignaro ed ottuso di
sconosciute
ragioni - i gabbiani -
messaggeri inquietanti.
E all'attracco
l'omologato scenario,
chincaglierie variopinte, mi
trova
svuotata, tra masse vacanziere
qui
-o altrove - a cercare qualche
ora di oblio.
La conca più verde, il fiore
più bello, il
mare più azzurro non mi sa
cancellare
tondo lo sguardo su di me del gabbiano.
ALLUNAGGIO
Quando il piede dell'uomo,
luna,
ti toccò,un brivido sottile
ti percorse,
come allorquando una mano
inattesa
ti sfiora il braccio.
Ci aspettavi?
Forse temesti di non poter più essere
quella di sempre,dei sogni e degli amori,
delle veglie dei poeti infelici,
pensasti forse che alla tua luce
non avessero più un fremito i petali
dei fiori o non giocassero più gli spiriti e le fate-
Forse temesti che quel piede violasse la pace
e il silenzio con cui da millenni lenivi
le sventure umane?
Tanto tempo è passato, luna, da quella notte,
né sappiamo cosa accadrà in futuro.
Una cosa è sicura: mai sparirà la tua forza,
che nella pienezza ci acceca e ci rapisce, luna,
somma d'ogni bellezza
ti sfiora il braccio.
Ci aspettavi?
Forse temesti di non poter più essere
quella di sempre,dei sogni e degli amori,
delle veglie dei poeti infelici,
pensasti forse che alla tua luce
non avessero più un fremito i petali
dei fiori o non giocassero più gli spiriti e le fate-
Forse temesti che quel piede violasse la pace
e il silenzio con cui da millenni lenivi
le sventure umane?
Tanto tempo è passato, luna, da quella notte,
né sappiamo cosa accadrà in futuro.
Una cosa è sicura: mai sparirà la tua forza,
che nella pienezza ci acceca e ci rapisce, luna,
somma d'ogni bellezza
Giovanna De Luca
Ancora un gabbiano nel cielo di Léucade e nel paesaggio frequentato da G.De Luca. Il volo inquieto ed inquietante, un predatore…una preda…un oscuro messaggio. Ma la banalità del quotidiano vacanziero pur ricercato per “qualche ora di oblio” distrugge ogni provvisoria misteriosa suggestione. Eppure questo gabbiano ha rischiato traiettorie incerte ed oscure e nel suo sguardo tondo e forse ottuso non sa cancellare i sussulti del pensiero, che non si sviluppano, le immobilità rigide che non si autogiustificano,
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