RAMMENTO
Rammento le colline così verdi
ed i nascosti bianchi casolari
con i cani avviliti alla
catena,
le fitte siepi, gli orti ben
curati,
il lieve mormorare degli
abeti…
Questo
è Luigi Gasparroni, il suo stile, il magico ondulare del suo cuore, la densa
empatia a versi ospitali che danno il corpo alla sua anima: musica, melologo,
spazi fecondi di memorie che tornano con icasticità a rivivere; a farsi
presenti in un dettato di larga versificazione.
Il
poeta si affaccia alle sponde dell’isola con una nuova pubblicazione dal titolo quanto mai
significativo: Al di là delle colline: spazi, radici, rievocazioni, stagioni,
luci, ombre, mari d’erba, empiti di vento, preghiere. Trenta poesie ed un finale che tanto ci dice dell’animo del poeta, della sua oracolare
speranza, e della musica che più gli è vicina:
Quando
verrà quel giorno
aprite
le finestre sulle mie colline
e
fatemi ascoltare un concerto di Bach.
Tanta
musica, tanta natura, tante emozioni diluite in uno spartito musicale ove
l’endecasillabo, rafforzato da accessori di effetto contrattivo, si prende la
scena principale.
Mattino:
s’apre
il nuovo mattino
al
di là dei prati inariditi…,
Oltre
i monti, dove i versi in un crescendo metrico
(quaternario, settenario, decasillabo) ci introducono in una poesia in cui l’anima è ancora persa “nel
sogno segreto del mattino”.
Oltre i monti
un cielo di cristallo
invade di luce la pianura.
(…)
Vestita
di silenzi:
(…)
In quel tempo dell’anno
attendevo con cuore logoro
di desideri e paure
il tuo sorriso colmo
d’allegrezza.
E su su, attraverso Primavera, Quando la luce,
Ottobre, Voce d’aprile, … fino a
giungere a LO SCIROCCO, dove la natura con le sue configurazioni visive, si fa
simbologia di un tempo d’amore fra
foglie, vento, montagna, neve, luce, e uccelli presaghi nel cielo:
(…)
Neri
uccelli nel cielo
partivano
verso mete lontane.
La tua
chioma scompigliata
accarezzava
il mio viso
Poesia che ci riporta, con le sue armoniche
cadenze, con le sue sinestetiche invenzioni o con i suoi metaforici
accorgimenti, alla nostra tradizione lirico-introspettiva e che si allontana da
quei rinnovamenti di positura prosastica che spesso tradiscono il cuore del
canto.
Nazario Pardini
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