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lunedì 9 settembre 2019

LUIGI GASPARRONI: "AL DI LA' DELLE COLLINE"


RAMMENTO

Rammento le colline così verdi
ed i nascosti bianchi casolari
con i cani avviliti alla catena,
le fitte siepi, gli orti ben curati,
il lieve mormorare degli abeti…

Questo è Luigi Gasparroni, il suo stile, il magico ondulare del suo cuore, la densa empatia a versi ospitali che danno il corpo alla sua anima: musica, melologo, spazi fecondi di memorie che tornano con icasticità a rivivere; a farsi presenti in un dettato di larga versificazione.
Il poeta si affaccia alle sponde dell’isola con una  nuova pubblicazione dal titolo quanto mai significativo: Al di là delle colline: spazi, radici, rievocazioni, stagioni, luci, ombre, mari d’erba, empiti di vento, preghiere. Trenta poesie ed un finale che tanto ci dice dell’animo del poeta, della sua oracolare speranza, e della musica che più gli è vicina:

Quando verrà quel giorno
aprite le finestre sulle mie colline
e fatemi ascoltare un concerto di Bach.

Tanta musica, tanta natura, tante emozioni diluite in uno spartito musicale ove l’endecasillabo, rafforzato da accessori di effetto contrattivo, si prende la scena principale.

Mattino:
s’apre il nuovo mattino
al di là dei prati inariditi…,

Oltre i monti, dove i versi in un crescendo metrico (quaternario, settenario, decasillabo) ci introducono in una  poesia in cui l’anima è ancora persa “nel sogno segreto del mattino”.

Oltre i monti
un cielo di cristallo
invade di luce la pianura.
(…)

Vestita di silenzi:
(…)
In quel tempo dell’anno    
attendevo con cuore logoro
di desideri e paure
il tuo sorriso colmo d’allegrezza.

E su su, attraverso Primavera, Quando la luce, Ottobre, Voce d’aprile,   fino a giungere a LO SCIROCCO, dove la natura con le sue configurazioni visive, si fa simbologia di un  tempo d’amore fra foglie, vento, montagna, neve, luce, e uccelli presaghi nel cielo:

(…)
Neri uccelli nel cielo
partivano verso mete lontane.
La tua chioma scompigliata
accarezzava il mio viso

Poesia che ci riporta, con le sue armoniche cadenze, con le sue sinestetiche invenzioni o con i suoi metaforici accorgimenti, alla nostra tradizione lirico-introspettiva e che si allontana da quei rinnovamenti di positura prosastica che spesso tradiscono il cuore del canto.

Nazario Pardini                           

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