E’ TORNATA LA NEVE
di
Paolo Bassani
Questa mattina, come avvenne
nel lontano 1985 e nel più recente dicembre 2009, ho trovato la neve nel risveglio. Invero, ieri avevo ricevuto una telefonata di
“allerta neve” dalla Protezione Civile del mio Comune. Da alcuni mesi funziona
egregiamente questo servizio. Effettivamente, la neve può creare problemi nella
viabilità e non solo, soprattutto in territori che la vedono raramente. Nonostante
questo, la neve ha sempre un suo fascino.
Da sempre addolcisce il paesaggio, lo trasforma, dandogli un aspetto di
fiaba. Non stupisce allora che l’uomo di ogni epoca sia rimasto incantato
davanti al fantastico spettacolo che si presenta dopo una nevicata. Pensieri e
poesia hanno interpretato un sentimento comune di riflessione, di silenzio, di
pace. Sì, nel paesaggio innevato si ritrova un momento di quiete per ammirare e
meditare; una pausa ove la poesia torna a cantare.
Tra gli innumerevoli poeti
che hanno cantato la neve, mi piace ricordare Giosuè Carducci. Nella sua poesia
“Nevicata” si rivive questa atmosfera…
Anch’io nel mio piccolo,
all’inizio del mio percorso poetico, sentii il bisogno di scrivere, di dedicare
alla neve una lirica. Lo volli fare nel modo tradizionale: in rima e con il
verso decasillabo. Anch’io intitolai la poesia “Nevicata”.
NEVICATA
Oh,
che bella, felice sorpresa!
Nella
notte, col bioccolo lieve,
è
caduta leggera, inattesa,
silenziosa,
la candida neve.
Con la
soffice coltre, ha ammantato
ogni
cosa d'un nuovo splendore.
Pare
che sia il mondo irreale, fatato,
a quel
timido primo chiarore
che
saluta l'inizio del giorno.
Or,
guardando quei monti e la piana
sotto
il candido manto, ritorno
a
vedere l'infanzia lontana:
a
sentir come un bimbo allegria,
impazienza
d'uscire a saltar
tra la
neve, a giocar sulla via
o sui
campi, senz'altro pensar.
Io
conosco il perché della festa
che la
neve nell'animo infonde:
sia
che scenda a vestir la foresta,
imparziale
su arbusti e su fronde,
sia
che ammanti la valle od il monte,
il
giardino o la terra vangata,
sotto
l'unico bianco orizzonte.
E' la
pura incorrotta nevata
che
nasconde la terra ai mortali,
come
un lembo che viene pietoso
a
coprir le miserie ed i mali.
E' la
pace del mondo nevoso,
della
tacita neve modesta,
la sua
pura, inviolata giustizia,
che
profuma quest'aria di festa:
di
serena, innocente letizia.
Paolo Bassani
Atmosfera quasi onirica avvolge l'intera composizione.Lirica gradevole e suadente dove, l'armonia del canto, trasporta il lettore verso un luogo reso incantato dalla soffice coltre bianca.
RispondiEliminaSpero davvero di ritrovare questo incanto. Come dice Fulvia è molto incantevole! Brava e bravi.
EliminaE' una composizione di perfetti decasillabi ottimamente scanditi (con precisi accenti di terza, sesta e nona). Per questo mi chiedo come possa trovare ospitalità, in tanta acribia ritmico-metrica, il verso "Pare che sia il mondo irreale, fatato" che è un mediocre dodecasillabo. Sarebbe stato meglio un "Pare il mondo irreale, fatato", decasillabo puntuale come tutti gli altri.
RispondiEliminaIn ogni caso complimenti a Bassani per l'atmosfera di vivace gaiezza che è riuscito a creare con la sua lirica.
Pasquale Balestriere