Luigi Zadi: L’albero cavo. Edizioni
Polistampa. Firenze. 2009. Euro 12,00
L’albero cavo
trae il titolo dalla poesia eponima che concentra, nella sua elegiaca
essenzialità, la significazione strutturale ed intimistica dell’opera: la
favola di Euridice, nel suo contenuto stretto, senza dilatazioni mitologiche.
Ed è il dolore che tiene insieme l’autenticità di questa plaquette; il dolore
per la compagna scomparsa. Un dolore umile che mai deborda nell’eccessivo
sentimentalismo. Un dolore umanamente vicino a chi legge questo canzoniere. Ed
è la parola, semplice e lineare, senza orpelli di sorta, a prendere per mano il
poeta per accompagnarlo nella
traduzione dell’anima. A tracciare
le sue modulazioni intimistiche in un viaggio che conclude il suo percorso nei
quattro versi dell’ultima lirica: Il
treno. È là che arriva, in una galleria simbolicamente
efficace, e metaforicamente convincente, nella quale entrerà con tutte le sue luci: “Finito il
sogno, svanita la magia: / il treno è passato tra le case / e poi è scomparso /
con tutte le sue luci in galleria.” Vera poesia quella di Zadi, che, lisciata
da un essenziale strato di malinconia, sa fare della parola un incontro
mansueto e docile con il sentimento.
Nazario Pardini
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