EZIO
FELISA
IL
PITTORE DELLA NATURA
Ho ricevuto un grande dono: un DVD delle opere di Ezio
Felisa. Un dispiegarsi di scarti interiori in tatuaggi di un simbolismo
naturale di grande impatto umano, emozionante. E poi, con quella musica in
sottofondo che li accompagna, e li arpeggia, melodiosa; sì!, melodiosa come la
musicalità che sprigionano questi dipinti. La plasticità delle figure, la
pluralità delle cromie, e la vivacità allusiva di un panismo esistenziale, che
sa, anche, alleggerirsi in figure quasi eteree, fanno di questi quadri una vera
narrazione delle vicissitudini umane. Sì!, perché sono tutti in quei colori, in
quelle magiche invenzioni di slanci visivi, i nostri subbugli interiori. Ho
visto un artista confondersi ad una natura che, generosamente, l’accompagna,
rivelando la sensibilità e la complessità della sua anima. Felisa si abbandona
ai giochi naturistici, ai loro intarsi, ai loro cieli, ai misteriosi flutti di
mari infiniti, ora leggeri come piume, ora impetuosi su scogli logorati. Il suo
animo è in fuga. In fuga in questi giochi che lo accolgono pazienti, lo educano
al silenzio, e lo impreziosiscono dei loro tramonti, delle loro brezze marine,
dei loro rumori, anche; e di quei lievi suoni che riescono a percepire solo i
grandi artisti. Ritorna poi il pensiero,
ritorna l’immagine, rincasa l’anima, dopo la fuga, in seno al pittore. E lui la
trasferisce sulla tela quasi pilotato da tanto incantesimo.
Quei
trabucchi, quegli scogli a dirupo, quegli orizzonti tanto infiniti quanto le
nostre aspirazioni alla libertà, le distese nivali tutto è umano, tanto umano. Un
umano, però, che sa aleggiare per elevarsi all’azzurro. Come, d’altronde, ogni
spirito nobile cerca di distaccarsi dal terreno per azzardarsi all’oltre. E
tutto si fa poesia.
Felisa non
dipinge solo la natura; io direi che dissemina la tela dei suoi ritmi
interiori. Non siamo di fronte a semplici rappresentazioni
bucolico-paesaggistiche. No! Il pino, il mare, la chiesa, le vele, ogni
configurazione non è altro che una parte di interiorità che trova la sua
concretezza in quel linguaggio figurato. Un linguaggio che si fa allegorico,
estremamente loquace, che sa comunicare con dolcezza, ma anche con grande decisione
emotiva.
Affermava Charles Baudelaire, parlando di pittura, che
solo gli artisti possiedono il sesto senso. Quello che fa loro percepire i misteriosi
messaggi, nascosti ai semplici mortali.
Nazario Pardini 06/02/2013
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