Gabriella Pison
Scrivere poesie non è difficile, scriveva Bukowsky, è
difficile viverle e questa recentissima ed esaustiva raccolta rappresenta il
primo solido tentativo di dare una classificazione alla dimensione del
simbolico di quest’ultimo ventennio, individuando nella matrice antropologica
culturale di ideali creativi esperienze di vita ordinaria.Certo è che la poesia non ha bisogno di classificazioni, anche
se c’è stato un fiorire in ogni epoca di riunire brani scelti , non solo come
esempio di buona scrittura, ma proprio per consentire una visione d’insieme del
panorama letterario, a partire dal Canzoniere di Petrarca o dalle esperienze
del Novecento, per citarne qualcuna ; questa Antologia vuole essere una panoramica
esauriente di quelli che sono gli attori del mondo poetico contemporaneo,
diversi per percorsi, età, aree geografiche, ma nei quali si può riconoscere un
filo conduttore comune, quello di esprimersi, al di là di rigidi schemi
“tassonomici” con autenticità, nell’essenza del proprio sentire e del proprio codice
stilistico.
L’Evoluzione
delle forme poetiche
La presentazione dei testi di quest’opera eccellente si
accompagna a quella che potrei definire la sapiente strategia paratestuale di Ninny Di Stefano Busà:
anticipando la lettura con il suo ricco preludio, rende evidente la necessità
non solo letteraria ma anche storica di dare un corpus alle poesie selezionate
, vieppiù analizzando con rara capacità
sintetica, lo stato dell’arte della quinta musa, in uno sconvolgimento epocale
che non ha lasciato indenne la produzione poetica.Si è tentati di usare un verso di John Keats-the poetry of Earth is never dead- per augurarsi che questo poderoso testo diventi
testimone, in termini filologici e
storico-culturali, della novità con cui irrompe la poesia tra secondo e terzo Millennio:
non più poesia inascoltata, o sterile
iato irrigidito da stereotipi linguistici e ontologici, ma poesia arricchita da una riflessione esistenziale
di maggior ampiezza, tensione continua verso l’assoluto, rugiada consolatrice dell’arido Vero leopardiano
Trieste,26 febbraio 2013
Luciano Mantovani
RispondiEliminabellissimo il suo < non più poesia inascoltata, o sterile iato irrigidito da stereotipi linguistici e ontologici, ma poesia arricchita da una riflessione esistenziale di maggiore ampiezza> mi chiedo e le chiedo se mai fosse possibile un simile ascolto quando la tensione di oggi tende verso il basso e tende l'orecchio a "sirene" più seducenti di varia natura, soprattutto di stampo politico e socio/culturale
con evidenti riflessi esistenziali.