PAOLO BASSANI
I MIEI
RACCONTI PER TELEVIDEO
Veramente toccanti, agili, incisivi, morbidi, e delicati
questi racconti brevi, nella loro emblematica essenzialità. Liriche. Vere
liriche. Tanta è la musicalità insita nella parola e nelle sue combinazioni. Da
Stagioni, che parafrasa con maestria,
mantenendo intatte originalità e densità
poetica, la poesia eponima; a Alberi,
in cui l’alberello, in sintonia coi giovani, conclude: “Ho un solo desiderio:
far fiorire per loro la speranza”; fino all’ironica affermazione dell’ultimo brano,
L’arte e il treno,: “Ciascuno dovrebbe dipingere nel suo”. “Le facciate della verità”, “La casa degli olivi”,
“L’inversione de “Il gatto nero””, “Parole, parole, parole”, “Quelli che non
sanno la fatica né la sofferenza”, “Il bosco ingiallito e le parole della
figlia”, “Decise di farsi crescere la barba” sono tanti messaggi di un’anima
gentile, ispirata che sa fare arte annullando la distinzione fra i due
principali generi letterari: poesia e prosa; e lo sa fare con tale agilità
espressiva da avvincere. Con tanta vibrante e accattivante musicalità da
accostarvi, in sottofondo, les feuilles
mortes quale appropriato e insostituibile compagno di viaggio. Bassani
dimostra, soprattutto, quanto sia sottile il filo di demarcazione fra questi
due generi, quando l’armonia della lingua scorre nelle vene di chi scrive.
Nazario Pardini 06/02/2013
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