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mercoledì 25 settembre 2013

100 Thousand Poets for Change di Michael Rothenberg e Terri Carrion


La casa editrice Albeggi di Roma presenta l'antologia "100thousand poets for change", iniziativa a livello mondiale cominciata negli USA nel 2011. Nella antologia italiana 29 sono i poeti, compresi i due fondatori stranieri. Il 28 di settembre sarà presentato il libro a Roma. E' un libro senza scopi di lucro che verrà distribuito alle Istituzioni, nel tentativo di sensibilizzarle sui problemi che ci affliggono. 

Pubblichiamo la prefazione al testo e, in seguito, pubblicheremo in maniera graduale, i poeti prescelti per l'importante iniziativa. 



100 THOUSAND
POETS FOR CHANGE
100 THOUSANDS POETS FOR
CHANGE Italia, 28 settembre 2013
100 THOUSAND
POETS FOR CHANGE
Italia, 28 settembre 2013
Titolo originale:
100 Thousand Poets for Change
Italia, 28 settembre 2013
Collana ControVerso Autori diversi. Volume non commerciale, a distribuzione gratuita, scaricabile anche dal sito www.albeggiedizioni.com.
Eʼ vietata la vendita e la riproduzione a scopo commerciale. Progetto grafico e impaginazione: Chiara Bongiovanni. Stampato nel mese di settembre 2013. da Press Up- Roma. Albeggi Edizioni. albeggi@libero.it
www.albeggiedizioni.com, seguici su facebook



Introduzione dellʼeditore

Centomila poeti per il cambiamento. Chi sono? Cosa vogliono? Eʼ forse un movimento politico? Una Lega internazionale di perditempo? No, sono poeti. Poeti? A cosa servono? Elaborano la realtà, il passato, il presente e il futuro in una chiave universale, offrono una lettura di ciò che accade che va oltre la staticità delle immagini e delle notizie… Ah sì? E perché parlano di cambiamento? Perché cʼè in ognuno di loro la volontà di dare un messaggio che possa cambiare un tassello di mondo, che possa portare gli uomini ad essere migliori. Ma questo accadeva nellʼantichità, ora chi li ascolta più, i poeti? Sono in tanti a parlare, cʼè la televisione, cʼè internet… Che bisogno cʼè di ascoltare dei poeti?
La poesia parla al cuore delle persone, è complementare allʼinformazione, la arricchisce di senso e di profondità. I giornali dovrebbero dare spazio alla poesia come veicolo dʼespressione, gli intellettuali dovrebbero ispirarsi ad essi, i politici dovrebbero trarne spunti per il loro agire. Chi, i politici? E perché? Perché chi fa politica deve avere uno sguardo che punta lontano, deve produrre cambiamento per il bene della collettività. Ma è proprio sicura di quello che sta dicendo? Le pare possibile che i politici possano dare ascolto a dei poeti?
Certo, i poeti sono la pancia del popolo; lʼurlo che si alza dai poeti è lʼurlo della gente, loro ne sono megafoni sublimi; la loro ispirazione viene dallʼascolto del detto e del non detto, dellʼevidente e dellʼinvisibile agli occhi dei più. I poeti vanno ascoltati, letti, meditati. Un buon politico non
deve fuggirli, ma deve cercarli. E di che parlano questi poeti, oltre che dʼamore e di malinconie? Parlano di diritti umani, parlano di guerra e di pace, di ambiente e di società globale, di emarginazione e di razzismo, parlano di etica e di lavoro. Tutti temi allʼordine del giorno in una società che sta allargando la forbice della diseguaglianza. E al centro della poesia cosa cʼè? Cʼè lʼUomo. LʼUomo che deve tornare al centro dellʼagire politico e civile. LʼUomo con i suoi bisogni, le sue speranze, il suo futuro.
Albeggi Edizioni partecipa allʼiniziativa mondiale 100 Thousand Poets for Change 2013 con questa Antologia di poeti contemporanei, che è stata prodotta in un numero limitato di copie senza scopo di lucro. Queste copie sono destinate a rappresentanti delle Istituzioni italiane e dei mezzi di informazione, con lʼobiettivo di ridare dignità e importanza alla poesia come mezzo di espressione della denuncia e dellʼimpegno civile e come esortazione rivolta al mondo politico affinché si torni a mettere al centro del dibattito e dellʼazione politica il bene comune e i bisogni dellʼUomo. La
raccolta è disponibile gratuitamente sul web.
Tante le immagini e le riflessioni che evocano queste composizioni: la crudeltà dellʼuomo e il cinismo e lʼalienazione della società contemporanea; la guerra che devasta corpi e anime; la politica che si vorrebbe sana, e onesta, e attenta al bene comune, al rispetto dellʼambiente.
Ci sono sguardi preoccupati sulle nuove povertà che si affacciano ai pianerottoli delle nostre case, ai cancelli dei nostri giardini; sulla vergogna
delle carceri, sul destino di uomini abbandonati al loro destino, siano essi cassintegrati, disoccupati o futuri tali; sulle tendenze razziste e xenofobe in Europa. Ci sono sguardi pietosi su fatti di cronaca, come il suicidio del ragazzo incompreso e deriso per la sua diversità, il suicidio del padre di famiglia disperato, la violenza che si consuma tra le pareti domestiche, sui fatti di Genova rimasti impressi nelle nostre memorie e coscienze. Poi, due poesie-lettere, una, rabbiosa, di indignazione verso chi profana le Istituzioni con comportamenti non dignitosi, disonesti e inaccettabili, lʼaltra, una lettera dʼamore allʼItalia, alla sua bellezza, un inno alla sua capacità di risorgere dal degrado, di risvegliarsi fiera dal sonno indolente che lʼha avvolta. Questa antologia porta con seʼ una ricchezza di messaggi che non può e non deve passare inosservata, megafono di quel che bolle
e ribolle nella pancia del Paese, manifesto di un popolo che chiede giustizia, onestà, chiarezza, rispetto per lʼUomo.
Desidero ringraziare i poeti americani Michael Rothenberg e Terri Carrion, presenti con due loro opere allʼinterno dellʼAntologia, fondatori del Movimento 100 Thousand Poets for Change, che vede la partecipazione di migliaia di poeti in tutto il mondo con centinaia di eventi in contemporanea; il poeta e critico del Corriere della Sera Ottavio Rossani, che firma la prefazione del volume e che ha collaborato alla sua realizzazione insieme a Paola Musa e Benny Nonasky, entrambi autori della collana ControVerso di poesia di Albeggi Edizioni. Le loro poesie sono allʼinterno dellʼAntologia. Desidero ringraziare anche lʼamica attrice Annarita Chierici, per il suo sostegno, e Patrizia Tomasich, Presidente del
Museo dei Bambini Explora di Roma, luogo in cui il 28 settembre 2013 i poeti incontrano i bambini per esplorare insieme la magia della poesia.
Infine, un ringraziamento speciale va a tutti i 29 poeti che hanno voluto mettere a disposizione gratuitamente una loro opera inedita, sposando
le finalità di questa iniziativa. Ci sono poeti molto noti accanto a poeti poco noti, grandi nomi della poesia italiana accanto a esordienti,
ma tutti rigorosamente in ordine alfabetico, per scelta dellʼeditore, volutamente per ridurre quelle distanze che le caste producono e conservano nel nostro Paese, volutamente per dare un segno di
impegno e di sforzo comune.
A tutti loro va la mia stima e la mia riconoscenza.
La ricchezza espressiva e di contenuti di questo lavoro è notevole, come degno di nota è lʼinsieme di messaggi che da esso si levano.
Le poesie sono consultabili gratuitamente sul sito www.albeggiedizioni.com, sul blog wordpress.lapoesiacheserve.com e accessibili anche dalla pagina facebook di Albeggi Edizioni.
Ilaria Catastini, Albeggi Edizioni

La chiave profetica della poesia civile
per il rinnovamento della convivenza sociale
di Ottavio Rossani

Ritengo che coltivare la poesia civile in Italia, oggi più di ieri, è importante, necessario, utile.
Un dovere, un impegno. Le condizioni sociopolitiche del nostro Paese richiamano i poeti ad esercitare il rigore logico ed il coraggio passionale per denunciare la vergogna delle incompiutezze, delle stragi, della corruzione, delle cadute etiche, della perdita dei valori, delle lacune professionali in tutti gli ambiti produttivi, e di una burocrazia ancora cieca e sorda davanti ai cittadini. Perciò trovo stimolante e degna di sostegno lʼiniziativa di Albeggi Edizioni di pubblicare questa antologia di poesie civili inedite di autori noti e meno noti. Si tratta di poesie con una notevole forza evocatrice: di scandali e disagi contemporanei che devono restare nella memoria di tutti. LʼItalia è in crisi; il mondo è in crisi. I politici, i cosiddetti “grandi della Terra”, non hanno il talento né la volontà né lʼonestà – almeno non tutti - per tenere sotto controllo le divergenze politiche, economiche e giuridiche, i razzismi, gli egoismi, le ingiustizie, le ambizioni sbagliate, e lasciano che la violenza prevalga nel percorso di risoluzione dei conflitti intercomunitari. Con il risultato che i problemi e le guerre si moltiplicano. Citiamo le cosiddette “primavere” arabe: avevano alimentato speranze di libertà e di democrazia, hanno invece ricacciato alcuni paesi dellʼAfrica e del Medio Oriente verso nuove schiavitù e/o dittature, in pratica verso un Medioevo contemporaneo, tecnologico, instabile.
Quanti esempi di usurpazioni, oppressioni, dignità umiliate, si potrebbero ancora fare! Il mondo è una perenne polveriera; è un circo di storture, sadismi, malvagità. In questa situazione, con il fallimento di politici e governanti, forse solo i poeti hanno uno speciale sguardo verso il futuro del mondo e delle nuove convivenze, solo loro hanno il soffio vitale per non fare dimenticare violenze e ingiustizie, solo loro forse sanno suggerire come uscire dallʼingorgo di precarietà, sfruttamenti, sopraffazioni. Sono gli unici profeti di civiltà, che varrebbe la pena ascoltare.
Quando si parla di poesia civile bisogna sgombrare il campo da un equivoco: che essa sia tale se è politica, cioè quando si nutre di ideologia.
Può anche esserlo, ma allora è quasi sempre cattiva poesia, cioè non-poesia. Certo, in passato, ci sono stati casi in cui lʼideologia ha corroborato la vena creativa con risultati di grande forza espressiva. Pensiamo allʼitaliano Giuseppe Giusti con il suo ironico “Vostra Eccellenza che mi sta in cagnesco” o Alessandro Manzoni del “5 maggio”, in cui Napoleone viene visto nella perdita della sua potenza con una pietas che supera il contingente. Restando nellʼOttocento, la grande poesia civile possiamo trovarla in Ugo Foscolo, che nellʼopera Dei Sepolcri ha lasciato il testamento universale del dolore civile per un Paese che non sa ma dovrebbe avere sacro il culto dei morti, soprattutto per coloro che si sono immolati per unʼidea o hanno illustrato la patria con il loro ingegno spesso anche misconosciuto.
Le idee, si sa, non sono classificabili ai fini dellʼarte, della letteratura e della storia. Le idee sono sacre e basta. Anche quelle ritenute sbagliate o ingiuste. Chi è morto per la libertà, è morto per difendere la libertà di tutti, anche di coloro che la pensano diversamente e perfino odiano in conseguenza di quella diversità. Voltaire riconosceva che bisogna essere tolleranti (quindi rispettosi) anche con chi esprime unʼopinione differente. Questo è il fondamento della convivenza civile. Per tornare al contemporaneo, poesia civile autentica, militante anche se non partigiana, che sa trasformare unʼopinione personale in un sentimento universale, è quella di Garcia Lorca, che è stato capace di coniugare lʼeuforia lirica con la gravità della militanza. E quella di Pablo Neruda, che con il suo sentire solidarista ed egualitarista ha dato linfa a una poesia fortemente lirica (le famose “Venti poesie dʼamore e una canzone disperata”) e a canzoni e odi patriottiche, di denuncia, di invettiva, di speranza.
Su un piano diverso Edgar Lee Masters ha tratto luce dallʼopacità delle lapidi. Nella sua “Antologia di Spoon River” ha celebrato senza alcuna retorica, anzi con una sobrietà maniacale, le commemorazioni delle persone comuni, costruendo finalmente un mondo di uguali attraverso il minimalismo etico (epico) delle epigrafi tombali. Per restare in Italia, il nostro più grande poeta civile rimane Giacomo Leopardi, con le canzoni in cui stigmatizza mediocrità, viltà e corruzione che condizionano da secoli lʼidentità nazionale. Nel Novecento, lʼintensa poesia di Bertold Brecht ha portato alla ribalta la questione operaia, raccontata con unʼefficace leggera ironia; Franco Fortini in Italia, con la sua poetica della “verifica dei valori”, ha palesato che a un certo punto è necessario fermarsi e fare le dovute verifiche sugli elementi che inducono al cambiamento e al contemporaneo rispetto dei valori fondamentali su cui si costruiscono le comunità.
Ho portato piccoli e semplici esempi – che non esauriscono certo la discussione - per evidenziare che nel Novecento italiano, e fino ad oggi, la poesia civile è stata snobbata a favore di un intimismo lirico che nel tempo è diventato manierismo povero. I poeti contemporanei hanno avuto, e hanno, paura di cadere nella retorica o nella prosopopea, ma la paura è una specie di esorcismo. Si tengono lontani dai temi scottanti della problematicità civile, per viltà o ancora più spesso per mancanza di talento o di sensibilità.
Guerre, ingiustizie, corruttele, mafiosità, disonestà, violenze, crudeltà, turpitudini, droghe, schiavitù, sono temi dai quali i poeti degli ultimi 130 anni, in massima parte, sono rifuggiti. Con qualche eccezione dai risultati non sempre con12 vincenti. Lo stesso Pier Paolo Pasolini, mentre nei romanzi ha raggiunto unʼalta capacità di rappresentare il mondo dei vinti e degli emarginati romani (così anche in alcuni suoi film), in poesia non ha trovato lo stesso afflato. Ne Le ceneri di Gramsci, benché coinvolgenti, non è riuscito a librarsi per il “volo dellʼaquila”, almeno non in tutti i testi. È stato necessario attendere lʼultimo Giovanni Raboni postumo (Ultimi versi, Garzanti, 2006) per leggere un libro forte di passione civile. Lʼautore è riuscito a tenere un raro equilibrio tra denuncia e pietà. Il suo “Cavalier Menzogna” è lʼerede letterario (che riflette la realtà) dellʼoppressore di Giusti: mette a nudo come il potente con la bugia può mettere sotto scacco un popolo immaturo e credulone.
Elsa Morante ha scritto uno straordinario libro di poesie (Einaudi, 1968): “Il mondo salvato dai ragazzini”. In questo piccolo capolavoro (un poʼ negletto) la scrittrice ipotizza che il mondo può salvarsi solo se i governanti e la gente perderanno i connotati di malvagità che li ha sempre accompagnati e sapranno recuperare ingenuità e onestà. Non è utopia pensarlo ancora. È il cambiamento obbligato perché gli umani abbiano un futuro. Solo i poeti hanno la voce che può essere ascoltata da tutti, potenti e umili. Per questo i poeti devono scrivere delle cose, del mondo, dentro la visione di un particolare rapporto tra gli umani. Arriverà il giorno in cui tutti vivranno in pace e prosperità, uguali e solidali? Tutti sono (siamo) chiamati a rispondere. Signori tutti: rispondete!
orossani.corriere@ottaviorossani.it
invita a contattarlo anche su facebook e sul
blog http://poesia.corriere.it

Presentazione dellʼiniziativa
100 Thousand Poets for Change
di Michael Rothenberg e Terri Carrion

100 Thousand Poets for Change ebbe inizio nel marzo 2011 con una call to action su facebook. Terri ed io vivevamo isolati, raramente connessi con il mondo esterno e solo attraverso internet. Parlavo con una amica su facebook del mio stato dʼanimo, gonfio di tristezza e di disperazione per la situazione nel mondo, della mia disapprovazione verso la comunità di artisti, poeti, musicisti, per lʼinerzia e la mancanza di coinvolgimento in relazione ai tanti orrori di cui ogni giorno erano piene le notizie da ogni parte del mondo. Fu così che dissi alla mia amica: “... Dovrebbero esserci centomila poeti per il cambiamento...” E lei rispose: “Eʼ una buona idea!” Ci pensai su e decisi di lanciare una call to action creando una pagina-evento su facebook ed invitando i miei amici di facebook a partecipare. “Vuoi unirti ad altri poeti negli USA e in giro per il pianeta in una dimostrazione/celebrazione della poesia per promuovere un serio cambiamento sociale, ambientale e politico? Se lo vuoi, firma qui e vediamo se riusciremo a raccogliere abbastanza persone che prendano sul serio un evento del genere”. Fissammo la data per lʼazione globale il 24 settembre. La mission era poesia, pace, sostenibilità, consapevolezza e sensibilizzazione, lʼunione di comunità isolate di artisti di tutto il mondo. I nostri amici ci avrebbero seguito? Ero pieno di dubbi. Fukushima, il disastro petrolifero del Golfo del Messico, guerre ovunque, genocidi, razzismo, il riscaldamento globale, la crescente ondata di violenza contro le donne, e la lista poteva andare avanti allʼinfinito. Mi sembrava improbabile pensare che gli artisti si sarebbero improvvisamente fermati a riflettere nel bel mezzo del caos e della disperazione che stava inghiottendo il mondo. Gli artisti sembravano davvero più impegnati nel business dellʼarte che non nellʼarte come veicolo di cambiamento.
Restammo davvero sorpresi dalla risposta. La call to action esplose come un incendio. Per il 24 settembre 2011 erano pianificati 700 eventi in 95 Paesi. Terri creò un sito e ad ogni aderente fu data la possibilità di aprire una propria pagina nel blog dellʼiniziativa per promuovere il proprio evento. Fu a quel punto che la Stanford University ci contattò. Avevano sentito parlare di noi e si dichiaravano disponibili a realizzare un archivio di tutta la documentazione che gli organizzatori avrebbero postato sulle proprie pagine. La Stanford realizzò la portata di questo evento. Le voci lo davano come il più grande reading mondiale della storia! Era incredibile vedere come i programmi si moltiplicavano in giro per il mondo. Lʼevento del 2011 fu sbalorditivo e fu solo lʼinizio. Lʼanno dopo, il 29 settembre 2012, si aggiunsero musicisti, mimi, fotografi, performer. E questʼanno 2013, per il 28 settembre, in luglio erano già 500 gli eventi in calendario in 100 Paesi, con iniziative cresciute in grandezza ed importanza rispetto a quelle del 2011. Abbiamo la sensazione di stare sperimentando un cambio di paradigma globale e i poeti e gli artisti vogliono esserne parte attiva. Ovunque la gente è alla ricerca di un cambiamento positivo. Non credo che ci siano molte persone contente di come governi e corporation stanno gestendo il pianeta.
Lʼassurda proliferazione di guerre e violazioni dei diritti umani, diseguaglianze economiche, prevaricazione del potere finanziario e lʼevidenza dei cambiamenti climatici causati dallʼuomo sono tutti elementi che non possono più essere ignorati. Con 100 Thousand Poets for Change abbiamo creato un forum, un evento, una piattaforma, una comunità, consentendo a denunce locali e globali di incanalarsi in azione e coinvolgimento, educazione e presa di coscienza. Non solo le tematiche affrontate sono state di rilevanza sociale, politica, ambientale ed economica, ma le stesse arti sono state sospinte verso lʼabbattimento delle barriere locali e globali. Arti sviluppate in un contesto che va ben oltre quello, sterile, dei generi, degli stili e dei gradi di successo. Le arti devono influenzarsi tra di loro, ciascuna disciplina deve essere incubatore per lʼaltra, le diverse espressioni artistiche miscelandosi e arricchendosi delle diversità, delle distanze, delle contaminazioni, in unʼimmensa fioritura planetaria, in un “rinascimento” che rappresenti davvero qualcosa di nuovo. La storia della civiltà è prossima ad un grande cambiamento e tutti gli artisti del mondo sono chiamati a fare la propria parte affinché questo cambiamento avvenga davvero. 100 Thousand Poets for Change sta costruendo la sua identità, mentre osserviamo molti organizzatori espandere la propria comunità ognuno nel modo più consono alla sua realtà. Terri ed io siamo stati recentemente ad un evento a Hollywood, in Florida, nel quale erano coinvolti non soltanto artisti di Hollywood: alcuni erano venuti anche dalla Jamaica. Siamo stati ad un altro evento a San Antonio, in Texas, che ha coinvolto poeti da Austin e Houston. Recentemente cʼè stato un incontro molto significativo in Marocco tra il poeta marocchino El Habib Louai ed il poeta irlandese Tomas Carty, entrambi organizzatori di 100TPC, che hanno condiviso il progetto e lʼamore per la poesia. I poeti di 100TPC del North Carolina si sono uniti a quelli di Baltimore per scambiarsi esperienze di lavoro e idee. Ad Abuja, in Nigeria, ci sono 5 referenti di 100 Thousand Poets for Change che offrono iniziative durante tutto lʼanno. Antologie dei poeti coinvolti sono in fase di realizzazione in Italia, Stati Uniti, Albania, Messico. Ma questo è solo lʼinizio. Le comunità di 100TPC hanno cominciato a contaminarsi, mischiarsi, e gli eventi si susseguono ormai ovunque e continuamente. Poeti ed artisti non si sentono più soli nella loro battaglia per il cambiamento e possono allargare le proprie comunità di riferimento ampliando il loro raggio di azione. A Santa Rosa, vicino a dove vivo, abbiamo avuto un evento primaverile nei giorni 5, 6 e 7 aprile, con dozzine di band (folk, heavy metal, hip hop, African), compagnie di danza di hip hop e modern jazz, tre reading poetici (di cui uno bilingue per solidarietà con Grito Mujer e con la partecipazione dei musicisti messicani Des Colores) e una dozzina di poeti da Los Angeles, Palm Springs, San Luis Obispo e San Francisco venuti a dare il loro sostegno. Cʼerano danzatrici del ventre, danzatori col fuoco, unʼiniziativa della Windsor High School “microfoni aperti”, seminari su pace e sostenibilità, Chicana Art, corsi di danza hip hop. Tutto ad ingresso libero.
Una grande celebrazione dellʼarte per la pace e la sostenibilità, dellʼarte che ha scopo e senso di comunità. Un grande miscuglio di artisti di tutti i generi. 100TPC come forte catalizzatore di creatività e cambiamento: questo è ciò che è accaduto sinora e ciò che spero di veder accadere sempre di più nel mondo. Lʼobiettivo degli artisti coinvolti in 100 Thousand Poets for Change è quello di cogliere e reindirizzare il dialogo politico e sociale e sospingere la storia della nostra civiltà verso pace e sostenibilità. Grazie a tutti voi per il vostro sostegno.
http://www.100tpcmedia.org

Indice dei poeti

Lucianna Argentino
Claudio Arzani
Fabio Barcellandi
Carlo Bordini
Marisa Cecchetti
Marco Cinque
Massimiliano Damaggio
Andrea Garbin
Giuseppe Iannarelli
Giovanna Iorio
Roberta Lipparini
Gianmario Lucini
Gabriella Modica
Paola Musa
Benny Nonasky
Guido Oldani
Paolo Polvani
Valeria Raimondi
Riccardo Raimondo
Ottavio Rossani
Francesco Sassetto
Adriana Scanferla
Jamshid Shahpouri
Christian Sinicco
Angelo Tonelli
Caterina Trombetti
Claudia Zironi
***
Terri Carrion
Michael Rothenberg

2 commenti:

  1. Vivo nella certezza della precarietà umana. Ma evidentemente siamo in pochi a crederci perchè tutti gli altri vivono nella certezza di essere eterni. Ma non è vero!

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  2. BUCHI NERI

    Quando arriverà quel momento terribile,
    quell’istante in cui la terra inghiottirà se stessa,
    quando gli alberi ed il mare finiranno in un buco nero
    forse sarò seduto in cima ad un colle,
    la paura mi bloccherà le gambe,
    il terrore mi sconvolgerà la mente,
    inutilmente urlerò contro il cielo
    mi chiederò terrorizzato cosa stia succedendo
    mentre vedrò scomparire foreste e fiumi nel nulla
    inghiottiti da un vortice che macinerà tutto,
    quando arriverà questo momento terribile
    che da sempre aspetto con tensione
    forse la ragione sarà sommersa dall’oblio
    sverrò prima ancora che la terra mi frani sotto i piedi,
    prima ancora di urlare e scomparire nel nulla.
    Tutta la memoria della terra,
    la storia, le guerre, gli inutili morti,
    i massacri, i genocidi, gli sconvolgimenti,
    l’egoismo, la ricchezza accumulata nei forzieri,
    le conquiste umane ed i progressi della scienza,
    tutto questo sarà risucchiato in un attimo
    in quel buco nero che inghiottirà ogni cosa
    che polverizzerà la stupidità umana,
    la sua presunzione di immortalità,
    ed il silenzio continuerà a ruotare nello spazio
    incurante del dolore dell’umanità
    indifferente ai ricordi, all’oblio, alle filosofie,
    estraneo alle religioni ed alle croci polverizzate
    senza più Golgota e senza più pastori indecenti,
    senza più prepotenti e governanti tronfi
    d’un potere e di una ricchezza
    che è soltanto precaria ed incerta.
    Ed anche le mie parole, come i miei inutili versi,
    saranno state estemporanee perdite di tempo
    che non saranno servite a nessuno.

    Salvatore Armando Santoro
    (Boccheggiano 23.8.2013 - 2,53)

    www.circoloculturaleluzi.net

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