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giovedì 19 settembre 2013

PASQUALE BALESTRIERE: POESIE

QUANDO PASSAGGI DI COMETE

Quando passaggi di comete odori
schioderanno e ricordi
da chiostri remoti,
quando pazienti riflussi di luna
disveleranno la marcia del tempo,
lezioso ammiccante vegliardo,
quando avrai letto
nel gran libro la parola
impronunciabile, sappi del mucchio
di cenere, del cerchio che si chiude,
dell’assurdo ritorno
a consuete dolcezze.

E frena il cuore - piccolo
gobbo plagiato
da infantili cantilene,
lussureggiante creatore di favole
disilluse -. Ormai è tempo
di sotterrare il seme
per noi senza primavera;
perché potremmo
acuti canini snudare
e trascinarci pendenti alle spalle
mandrie di stelle a illuminare tartari
infecondi per il nostro
estremo cammino
di puntigliosi taciti beduini.



TRAMONTO A  PAESTUM

A baciare templi ed erbe, del cielo
si piegano le labbra azzurrorosa.
Già cade il sole e già risveglia i fiati
tenaci della notte, le presenze
numinose, diffuse
nel cantico del tempo che si spiega
per bocche di  poeti.
                                  E sono i templi,
arpe d’oro, che forniscono suoni
alle dita del vento:
de te narratur  soffiano leziosi,
perché davvero questa storia antica
ci appartiene da sempre,
sale per scarni pani, duro groppo
di radiche e di ruderi,
seme d’umano.
                           Io qui tra i templi,
ostia designata, piego il capo
al dovere della vita
che mi strappa lontano.

(liriche tratte dalla silloge 
Quando passaggi di comete
Carta  e Penna Editore, Torino 2009)


11 commenti:

  1. Uno stile particolare, una forte dose di classicità contraddistinguono la poesia di Pasquale Balestriere. Nella sua poetica è racchiusa una corrente di mediterraneità con toni decisamente evocativi, capaci di intrecciare fili tematici diversificati, ma tutti di eccezionale perizia e di intrinseca qualità, a cominciare dal linguaggio che mostra un valore fonico-simbolico in grado di realizzare orchestrazioni diverse e sempre nuovi ritmi espressivi e metaforici. Complimenti e auguri.
    Ninnj Di Stefano Busà

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  2. "Questa storia antica ci appartiene sempre". Storia di parole e musicalità, espresse nella scrittura, che incarna gli animi e il sentire, che si inchinano al tempio sacro della poesia.
    Questi versi profumano di tradizione e attraversando i paesaggi, specchi dell'anima, veleggiano come cometa a disvelare l'incanto dell'essere, con un linguaggio forbito da una composta sapienza poetica.
    Maurizio Soldini

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  3. Un soffice ritmo che cresce a seconda delle illuminazioni del colore. Poesia armoniosa e pregna che asseconda le onde del nostro pensiero dal quotidiano , al tempo , al fuori tempo , per memorie e illusioni. Il segno del profondo si inserisce e approfondisce la interiorità , si che prevalga quella componente veristica tra cronaca e mito, per temi non più misteriosi, non più trasalimenti e contrassegni ,ma bagliori primordiali dell'inconscio. Antonio Spagnuolo -

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  4. Il disincanto è il tratto fondamentale di questa poesia. Il poeta, in una sorta di dialogo con se stesso, si invita (e ci invita) a non prestare fede alle chimere, alle assurde e leziose dolcezze, alle "favole disilluse", alle "infantili cantilene" dei poeti che inneggiano alla vita. Bisogna prendere amara coscienza del fatto che la vita è inspiegabilmente congiunta con la morte ("mucchio di cenere")in un paradossale circolo ("assurdo ritorno") che va dall'alba al tramonto, per annunciare la notte fredda ed oscura. Il poeta si sente attratto ed immerso in questa "storia antica", come "strappato" a se stesso, alla propria coscienza profonda, alla propria verità interiore. Io noto in questa poetica di radici leopardiane la stessa superba e magnifica contraddizione che caratterizza il canto del poeta di Recanati. Se c'è il nero, c'è il bianco, e viceversa. Se esiste la morte è perché esiste la vita.
    Franco Campegiani

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  5. Non ci stupiscono più i classici versi di Pasquale Balestriere!
    La sua Poesia è cuore, immagini sapientemente emozionali che riescono ad accompagnare per mano il lettore definendo, sempre con delicata narrazione, le storie e gli stati d'animo. E' poesia vera, alta.
    Grazie per questa ennesima prova d'orchestra incantevole.
    Giannicola Ceccarossi

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  6. Ringrazio di cuore Ninnj Di Stefano Busà, Maurizio Soldini, Antonio Spagnuolo, Franco Campegiani e Giannicola Ceccarossi per l'acutezza dei loro commenti che rivelano diverse e ricche sensibilità. Ogni lettura ha una sua significativa e preziosa specificità.
    Un saluto a tutti, anche al carissimo Nazario, al quale sono grato per l'ospitalità.
    Pasquale Balestriere

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  7. Mi unisco a quanti hanno espresso il loro lusinghiero parere su queste liriche di Pasquale Balestriere.
    Le ritengo molto interessanti perché colme di un lirismo capace di felicemente coniugare la tradizione aulica della nostra poesia con l'universalità e, dunque, perenne contemporaneità.
    Mi piace in particolare, della prima, quel senso propositivo di un futuro auspicabilmente legato alla parola poetica che - fin dall'incipit - attira l'attenzione: Balestriere sembra attendere questi "passaggi di comete", provenienti da epoche remote, che "disveleranno la marcia del tempo", ma si prepara a leggere l'impronunciabile senza togliersi dalle spalle quella "mandria di stelle": così, il viaggio dei "beduini" può chiudere il cerchio.
    Motivo, questo, ripreso anche nella seconda poesia, con quelle "presenze numinose" che lasciano intendere quanto la storia antica "ci appartiene da sempre".
    Le mie più vive congratulazioni al poeta, al suo stile, all'incisività di un verso che non rinnega ma propone, che non si specchia in se stesso ma nel fiume del divenire con la consapevolezza di un canto libero e innamorato.

    Sandro Angelucci

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  8. Per la poesia di Pasquale Balestriere

    Un sentimento di perdita e di abbandono dilaga nei versi di Pasquale Balestriere che esplora il doloroso contrasto tra reale e ideale, tra illusione e umano destino, proponendo un lessico raffinato e prezioso come luce nell’oscuro, esaltando così la lacerazione di fondo.
    La condizione umana non concede per Balestriere possibili speranze: la bellezza della natura e dei miti, l’incanto dell’arte e l’energia vitale, ancora presente nelle eroiche memorie, acuiscono, solamente, la coscienza della presente solitudine perché il poeta appare totalmente estraneo ad un cammino comune, a un progetto salvifico che giustifichi il senso del vivere. Solo la parola, quale segno del proprio passaggio nel tempo storico, lenisce la pena: come un assolo intenso e tragico ma di sensibile e frammentaria bellezza. I richiami letterari non soffocano, dunque, l’elegante musicalità del testo che vibra d’autentica commozione.

    Silvia Venuti
    21/09/ 2013

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  9. Per Silvia Venuti e Sandro Angelucci

    Ho letto con emozione i vostri articolati, lucidi e generosi commenti che mi rivelano grande attenzione ai testi e sicura perizia esegetica. Ve ne sono grato.
    Mi avete fatto ricordare un'espressione - profondamente vera - di Alfonso Gatto, contenuta nel Preambolo con cui l'autore presenta l'antologia mondadoriana della sua opera (1972): "Nessuno saprà mai quanto un poeta speri e disperi della sua bellezza, della sua vanità, della sua forza, della sua simpatia..." Condizione comune, credo, a tutti quelli che si danno alla produzione artistica.
    Grazie.
    Pasquale Balestriere

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  10. Affascinanti e coinvolgenti queste due liriche di Pasquale Balestriere, nel loro veleggiare tra vita e presenze, ora oscure, ora luminose a svelare “la marcia del tempo” segnata da comete agghiaccianti e giri di luna. Più ombrosa la prima “per noi senza primavera”, “per il mucchio di cenere” e il “cerchio che si chiude”, “per i tartari infecondi per il nostro estremo cammino”; quasi dei moniti incalcolabili di una Ananche minacciosa e terribile.
    Più luminosa la seconda, dove il linguaggio ed il pensiero poetico si fanno canto immediato non solo per la presenza di Numi benigni, ma anche per “il tempo che si spiega per bocche di poeti”. Tra le ombre dei templi Balestriere si (e ci) richiama “al dovere della vita” e non più “all’estremo cammino”.
    E la sapiente sintassi degli elementi della vita e della morte si congiunge con vera maestria con la linea vera di una poesia alta.
    Umberto Cerio

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    1. Un sentito e commosso grazie a Umberto Cerio per il suo commento sapido di classicità, per dirla con il Flora, "morale e verbale", nel quale si riverbera tutt'intera l'humanitas dell'autore.
      Pasquale Balestriere

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