a cura:
Ninnj Di Stefano Busà
Antonio
Spagnuolo
edizioni:
Kairos - NA
INTERVISTA
CONCESSA da Ninnj Di Stefano Busà a Miriam Binda di
AMINAMUNDI
Qui di
seguito evidenziamo alcuni quesiti molto interessanti che rimandano,
anche se in una forma abbreviata, all'analisi sull'arte di oggi a contatto
con le tecnologie (soprattutto internet) utilizzate
per la divulgazione culturale in ambito editoriale.
Si ringrazia la curatrice dell'Almanacco "L'EVOLUZIONE
DELLE FORME POETICHE - la migliore produzione poetica dell'ultimo ventennio
1990-2012 (Kairos editore) dr.a Ninnj
Di Stefano Busà che da anni si occupa di arte e letteratura; essendo
ella "poetessa" ci ha dato ragguagli e precisazioni
che approfondiscono il discorso sull'evoluzione delle forme
poetiche a contatto con la comunicazione resa sulla rete "web".
Domanda: L'evoluzione delle forme poetiche è un Almanacco edito dall'Edizioni
Kairos di Napoli. Raccoglie le poesie di molti
autori-poeti italiani. Lei, in qualità di Curatrice, insieme al
Prof. Antonio Spagnuolo, perché nella
prefazione sostiene che la
poesia nell'età
post-moderna sta attraversando sentieri nebulosi e
asfittici? Questi sentieri come lei
sostiene riguardano soprattutto il
mondo della scuola, oppure, lei individua altri ambiti in cui
l'indifferenza o meglio il menefreghismo toglie
vigore al pregio artistico abbinato allo studio e
approfondimento dell'arte epica e/o poetica?
Ninnj Di
Stefano Busà: la
responsabilità di questa grave crisi che io denuncio nell'introduzione dellAlmanacco Storico da me curato è da addebitare soprattutto alla latitanza
ed emarginazione del mondo editoriale. Lì, si crea la frattura tra la
Poesia e la Storia, tra la cultura e la non cultura della parola
poetica, che sta per estinguere il suo ruolo di apertura e di rivelazione di
un sistema linguistico, che rendeva viva e mirabilmente intensa la pagina
letteraria dei secoli passati: Lì, bisognerà insistere e tracciare segni di
persuasione, perché non respingano tout court la poesia adducendo il motivo
che non rende commercialmente sul mercato. E vero, la poesia non rende, (perché non
è tangibile, non è prodotto combustibile), ma è molto più grave non offrire
la possibilità di cimentarsi, piuttosto che avere un secolo senza poesia. In
ogni modo sono convinta che se le case editrici offrissero la possibilità di istruire collane
di medio/grande spessore, si stupirebbero di quanto sarebbero affollate le
redazioni, e quanto denaro potrebbero incassare (in termini di mercato!!!).
Invece i loro organi direttivi restano sordi, incapaci di captare lesigenza della poesia, come la Russia ad es. che promuove
e apprezza il messaggio poetico al di là della sua reale capitalizzazione in
termini economici. Il che, in tempi di crisi, sarebbe auspicabile. Il poeta è
lunico a voler pagare di tasca sua il libretto di poesia e anche considerando
il rigore economico fa un certo effetto...ma dall'altra parte trova un muro, una negazione
netta e precisa, fatta esclusione per piccoli editori che ci speculano alla
grande. La poesia non serve per gli addetti ai lavori del ns. secolo e non se ne parla di
pubblicarla. In effetti sono gli addetti, i famosi direttori editoriali a
decretarne la fine, lenta e inesorabile.
La nuova
figura del Web entro lambito della poesia ha decretato quasi del tutto lesclusione del cartaceo. Oggi ledito poetico si rivolge allediting online, alle-book soprattutto. La nuova
generazione dei giovani poeti, vista la riluttanza e latitanza dellEditore elitario, fa leva sulle
tecnologie e strumentazioni del web, che sul piano tecnologico risulta valido
a dare pubblicazione e divulgazione maggiori e di buon rendimento dimmagine.
Domanda: Le
nuove tecnologie e strumentazioni elettroniche
"web" possono favorire la divulgazione di
nuove forme poetiche anche attraverso la pubblicazione di testi e
riferimenti bibliografici degli autori. Un tale
servizio tecnologico era impensabile, nelle epoche passate,
perché l'opera letteraria riceveva il consenso, per l'eventuale
pubblicazione, dagli editing e dai critici
letterari al servizio delle case editrici. Molti
autori, soprattutto critici
letterari squalificano l'uso delle nuove tecnologie perché sulla
rete o nella rete di internet, manca la "garanzia di
qualità" garantita invece dalle case editrici che
pubblicano i libri di noti autori selezionati. Eppure
se andiamo a vedere gli sviluppi delle arti figurative, anche musicali l'uso
di impianti tecnologici e strumentazioni d'avanguardia
sono utilizzati per creare opere d'arte che
ricevono consensi internazionali. E questo aspetto tecnologico abbinato
all'arte non offusca minimamente l'avanguardia artistica anche del
passato. Esempio: Benedict
Radcliffe ha presentato una creazione
o installazione reticolare con schemi
web-elettronici, in collaborazione con una nota casa
automobilistica ha poi presentato, questa sua opera
d'arte, a Milano in occasione del Design Week. Lei
pensa che per l'arte - poetica - non ci sia
la possibilità di creare forme di comunicazione artistica o nuove installazioni in grado
di unire l'arte della parola
epica alla tecnologia informatica ?
Ninnj Di
Stefano Busà: certo, il nuovo che avanza a grandi passi, soppiantando
lantica supremazia e offuscando la
priorità e il potere editorialistico del passato, viene respinto a priori e
declassato, additandolo come squalificato o solo avanguardistico. Ma sono
stati loro per primi a trattare la poesia così marginalmente, e, al contempo,
così elitariamente da escluderla dai canali di rappresentazione e includerla
tutta entro gli ambiti della conoscenza e delle congreghe strumentalistiche
amicali, tali da ridurre le pubblicazioni a mere rarità, rarefatte a tal
punto da contarle annualmente sulle dita di una mano. Non possono davvero
lamentarsi ora che la poesia sfugge loro dalle mani, per avviarsi su sentieri
tecnologici di sviluppi ulteriori e di diversificati canali di distribuzione
e di ricchezza culturali. Riguardo poi lultima parte della sua domanda, perché
no? Internet ha aperto orizzonti di vastissima connotazione moderna. Le nuove
installazioni tecnologiche sono in grado di unificare il concetto darte, rendendolo accessibile a tutti. In
tal senso può sopperire alla mancanza delleditoria che non ha capito la fonte virtuale di
mercato, in quanto bacino sotterraneo di grandi risorse e di alfabetizzazioni
linguistiche proprie dellevoluzione
delle forme poetiche.
Scopo della
mia opera è di stimolare ai vari livelli la più ampia diffusione del fattore poetico, sollecitando la voglia di
aprirsi ad una palingenesi di forme di scritture e di linguismi più evoluti.
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E ti rivissi, vita,con un sentire lieve e tanto amato che in ogni fatto lieto o meno lieto,ma scampato, vidi un superbo dono
Pagine
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Considerata la latitanza dell’editoria di cui parla giustamente la Busà, fa indubbiamente bene la nuova generazione poetica a cercare soluzioni alternative nel Web. C’è tuttavia un’alea da considerare, legata al carattere a mio parere “colloquiale” del linguaggio artistico, che rischia di venire fagocitato dalla massificazione e dall’omologazione imperanti nel Web. Il linguaggio dell’arte e della poesia non è rivolto a tutti (come il linguaggio della pubblicità o quello della politica, tanto per esemplificare), ma non è rivolto neppure a quei pochi iniziati cui preferisce rivolgersi l’editoria per le ragioni ben spiegate dalla Busà. Il linguaggio artistico si rivolge, più che a tutti, al cuore di ognuno, il che pretende interiorità, autenticità. Ne seguea mio avviso, che l’abilità dell’operatore sta nel trasformare il “linguaggio per tutti” in “linguaggio per ognuno”. Trasformare ossia la superficialità in profondità, diventando una sorta di cavallo di Troia con cui sabotare dall’interno le strutture linguistiche della massificazione.
RispondiEliminaFranco Campegiani
Condivido in toto e in profondità quanto Franco Campegiani sostiene in questo suo commento. La latitanza dell'editoria è un fatto ormai acclarato e se ne conoscono bene le cause ( che, poi, sono le stesse che generano squilibri anche in altri campi obbedendo ciecamente alla sola legge del mercato). C'è, però, quell'eventualità rischiosissima che aggrappandosi all'alternativa tecnologica si possa essere "fagocitati" dalla massificazione. E, questo, è un pericolo che, non solo non va sottovalutato, ma può recare danni molto più seri di quanto si possa pensare. Insomma: non bisognerebbe mai dimenticare - e meglio di come l'ha detto Franco non si può - che "il linguaggio artistico si rivolge, più che a tutti, al cuore di ognuno, il che pretende interiorità, autenticità". Sono l'operatore e l'operante che possiedono queste qualità coloro che possono, e devono, liberarci dalla prigione dell'omologazione.
RispondiEliminaSandro Angelucci