Maria Rizzi: Anime graffiate
ANIME GRAFFIATE, Maria Rizzi
(Firenze, Palazzo Vecchio, 24 gennaio 2014)
Intervento Roberta Degl’Innocenti
“Occorre vivere come se fosse importante”, questa è la frase che ci suggerisce Maria Rizzi, autrice del romanzo
Anime Graffiate, attraverso le parole di un suo protagonista: l’ispettore
Stefano Segni. Una frase che colpisce (Sartre o Camus), che trasmette alla
nostra fantasia un messaggio fondamentale. Una frase che accarezza e percuote.
Il romanzo Anime
Graffiate è storia di solitudine e smarrimento: il percorso a ritroso
dell’ispettore Stefano Segni, costretto a rimettere in discussione la propria
vita, la famiglia, gli affetti, il tutto per via degli avvenimenti narrati
nelle pagine.
Ma non precorriamo i
tempi.
Con un perfetto
lessico che si concretizza in una scrittura pulita e attenta alla forma ma in
modo fruibile, assolutamente naturale, Maria Rizzi ci prende per mano
accompagnandoci dentro il suo romanzo, assoumendone vita e forma.
La trama si distende
dopo squarci di tensione, drammi, amori e vita vissuta con il conforto delle
emozioni.
L’Ispettore Stefano
Segni, bel personaggio creato dall’autrice, ci accoglie con una figura pulita,
spesso la tenerezza avvolge i suoi pensieri, ma anche la forza, il dramma nel
dramma.
La capacità di ripercorrere la propria esistenza, gli affetti, le
amarezze coniugate ad inevitabili sbagli, ma anche la capacità di rimettere in
discussione la propria vita, attraverso una lucida analisi degli errori
compiuti che lo hanno portato al fallimento del proprio matrimonio e del
rapporto con la figlia Valentina.
Sappiamo tutti
pienamente che, nel presentare un romanzo, si accenna soltanto alla trama,
tuttavia si possono caratterizzare i personaggi, accennare agli eventi, pur
rimanendo in punta di piedi. Il romanzo non si svela nella trama e nei dettagli
importanti, ma si lascia intuire per mantenere intatto il godimento e la
sorpresa del lettore.
In questo caso
vorrei formulare un’ipotesi di collocazione in un genere possibile. Nella terza
di copertina si parla di noir.
In successivi eventi
possiamo parlare di un fatto recente e bellissimo: il libro infatti vince la
scorsa edizione (2013) del Premio Garfagnana in giallo.
Io direi che questo
romanzo abbraccia generi diversi con la complicità della trama che spazia dal
giallo con il doloroso inizio che ci porge la scoperta del corpo (morte
cerebrale) di Tania, giovanissima prostituta minorenne, al romanzo sociale
perché affronta il problema delle prostituzione minorile e delle tratta di
minorenni straniere.
Dal drammatico
inizio si innescano tutti gli eventi che condurranno all’epilogo in un
crescendo di emozioni, sentimenti e situazioni.
Inoltre si tratta
anche di un romanzo psicologico per l’attento tratteggio dei personaggi, ad
esempio Valentina, figlia di Stefano Segni, inconsapevole vittima del dramma che segue al fallimento del matrimonio
dei genitori.
Il romanzo è anche
psicologico e sociale perché affronta, in maniera diretta il difficile rapporto
fra i genitori e figli, nel periodo dell’adolescenza, con tutti i problemi che
ne derivano.
Oppure dimostra nei
fatti e nelle parole come l’amore per la propria compagna, o viceversa, possa
finire, però a volte solo “nascondersi”, o meglio “non rivelarsi” per poi
aprire ancora, con volontà e rispetto, una porta alla vita.
Quindi già sappiamo,
aprendo il libro, ed accingendoci a leggerlo, che ci verranno incontro, pagina
dopo pagina, avvenimenti e storie, amore e dolore nella stessa misura, a
stimolare la nostra attenzione con emozione e incanto, dolorosa partecipazione
e sempre grande interesse e curiosità nell’affrontare un nuovo capitolo.
Un momento
importante, questo, nella vita letteraria di Maria Rizzi che, come abbiamo
sentito, pubblica con successo diversi libri di poesia per poi cimentarsi
felicemente nella narrativa che le sta dando, a pieno titolo, successi e
soddisfazioni.
Torniamo un attimo
indietro, anche ad un primo impatto con la scrittura di Maria comprendiamo il
suo retroterra poetico.
In tutto il libro
Anime Graffiate si avvertono LUCI DI PAROLE CHE S’INNAMORANO DELLA POESIA:
Ad esempio, subito a
pagina 24, leggiamo dalla descrizione della figlia di Segni: Valentina.
“La ragazza di
sconosciuti paesi nello sguardo, di eterni bronci e lunghi silenzi”.
Oppure, sempre
riferito a lei, dopo un alterco doloroso con il padre per le proprie rivendicazioni di libertà:
“La ragazza dorme.
Rannicchiata. Ancora vestita. E splendida. Il broncio, i capelli arruffati,
ricordano i monelli dei vicoli, le mani sono strette in pugni, come quando era
piccola. E resta piccola.
Una bambina persa
nella nebbia di aprile tra stormi di corvi”.
Questo per fare
capire che il libro è rapidità d’azione ed eventi che si susseguono anche
incalzanti ma poi: uno squarcio e appare la poesia.
Lasciamo però questo
squarcio d’azzurro (cioè la poesia) per ricondurci, anche se brevemente, alla
trama del romanzo che inizia con la scoperta del corpo di Tania e tutte le
indagini che ne susseguono. L’autrice non svela la città dalla quale inizia il
romanzo, anche se, in tempi successivi, si parla anche delle nostra città,
Firenze, in relazione ad altro.
Entrano anche in
ballo la droga, le feste, l’adolescenza carpita e violata. Tutto un malessere
sociale sul quale l’autrice punta coraggiosamente il dito, attraverso i suoi
personaggi, con penna “leggera” (fra
virgolette), però, nel senso migliore del termine, cioè lei indica, racconta e
lo fa con pietà, lasciando al lettore tutte le considerazioni di una lucida
follia perpetrata verso adolescenti inermi.
All’inizio ho
parlato anche del linguaggio di Maria Rizzi e della bella forma che ci propone
nel libro, vorrei anche soffermarmi sulla punteggiatura, che a volte oggi molti
tendono a diminuire o addirittura annullare. Per quanto mi riguarda io ritengo
che sia importante. Fa parte della nostra grammatica in maniera inequivocabile
e nel libro di Maria Rizzi è sempre precisa e puntuale.
Tre sono le figure
femminili che accompagnano l’Ispettore Segni nel suo viaggio verso la vita:
Tania, piccolo fiore
che incontriamo nella prima pagina del libro: fiore spezzato che avrà un ruolo
fondamentale nelle vicende.
La seconda donna è
Valentina, la figlia della quale ho parlato prima, con un dolore dentro mai
sopito (provocato dalla separazione dei genitori)
Chiudo con Giulia,
la moglie di Stefano, con i suoi conflitti, dovuti alla separazione e un modo,
a volte ambiguo, di affrontare il loro rapporto fra gioia e dolore, complessi
di colpa e sentimenti ancora forti.
Tre donne, tre
fiori.
Sono tre personaggi
fondamentali nel romanzo ed io vi ho solo tracciato brevemente i caratteri: a
voi scoprirli in questo cammino verso il quale conduce la lettura di un romanzo
anche molto attuale come trama perché intreccia storie e dolori dei nostri
giorni.
Ma vorrei chiudere
questo mio viaggio nella scrittura di Maria con la stessa frase con la quale ho
iniziato e che troviamo subito nel libro.
“Occorre vivere come
se fosse importante”
Con una circolarità
che ci riporta alle origini della storia.
Nel discorso che
idealmente prosegue.
Un qualcosa che riporta
noi tutti alla nostra vita, un insegnamento fondamentale.
Vivere con
consapevolezza e determinazione, cogliendo forse anche il momento e le
implicazioni dei nostri desideri.
Questo, oltre ad
essere un libro bello e interessante fa pensare, meditare, pone quesiti.
Grazie Maria che,
attraverso le vicende dei protagonisti del romanzo, sei riuscita a riportarci a
noi stessi, alle nostre emozioni, alla nostra storia.
Roberta Degl’Innocenti,
Palazzo Vecchio, 24 gennaio 2014
Anime Graffiate
Maria Rizzi
Nota Critica
Limitarsi a definire questo romanzo solamente un giallo, un thriller
poliziesco, sinceramente mi sembra riduttivo, anche se di questi generi letterari ha tutte le qualità migliori e vincenti sia nella trama intrigante e
coinvolgente che nella scrittura asciutta, scattante; un binomio che da' vita
a fotogrammi che scorrono con voracità alla ricerca della soluzione finale.
E dico questo perché capita che finita la lettura, chiuso il libro, subentra poi la consapevolezza di essere stati spettatori e protagonisti di una storia i cui risvolti vanno bel al di là
della vicenda narrata e sono di ben più ampio respiro, tanto da investire
tutta una intera società, che poi è la nostra, mettendola sotto la lente di una
accurata indagine di comportamenti e di valori.
Ed allora questo libro potrebbe anche
essere a pieno diritto definito anche un
riuscito saggio sociale o magari un brillante romanzo psicologico o una storia
coinvolgente di amori e sentimenti frantumati e ricomposti; tutto questo e
altro in un grande affresco.
Questa versatilità di generi,
accompagnata costantemente da una venatura poetica, che stempera gli aspetti
più crudi fanno di questo volume una rara e preziosa esperienza di lettura in
cui si rimane avvinti sia per la sapiente conduzione degli intrighi che per una
miscellanea di combinazioni emotive che affondano nel dolore e nella gioia e
che ci sottopongono a riflessioni, autocritiche, aperte denunce, riscoperta dei
sentimenti e della nostra anima.
E si perché l'autrice ci propone il ritratto di società contemporanea contaminata da falsi simboli,
insoddisfazioni, in cui si perde il senso della morale, degli affetti fondanti
e dove regnano l'egoismo, il
materialismo annullando i veri valori esistenziali.
Trame e complessità emotive vanno di pari passo senza mai prendere il sopravvento l'una sull'altra a dimostrazione della maestria e della capacità speculativa e umorale dell'autrice che sa
brillantemente abbinare alla mera cronaca nera giornalistica un coinvolgimento
partecipativo denso di pathos.
La storia che ci racconta Maria Rizzi,
sulla quale ovviamente non ci si inoltrare più di tanto, per non togliere la
giusta suspense riservata ai lettori, si
impernia sulle vicende di un ispettore di polizia, Stefano Segni, completamente
immerso e perso direi, nel suo lavoro, alle prese con una vicenda di
prostituzioni e droga, che riguarda principalmente la tratta delle ragazze
dell'est.
L'abilità e la maturità dell'autrice
sta nella sua capacità di saper allargare le inquadrature del suo obbiettivo
che si posa costantemente sulle indagini di polizia e sugli eventi criminali e
con disinvoltura sconfina in altri territori che riguardano rapporti
sentimentali e di convivenza dei protagonisti, come ad esempio i problemi di coppia dell'ispettore con
Giulia la sua ex moglie, il suo rapporto con la figlia Valentina ( uno di quei
rapporti difficili nella comprensione padre-figlia che caratterizzano il nostro
tempo) ed inoltre il suo mondo di lavoro e di amicizia con i propri
collaboratori.
L'armonia che si crea all'interno di
questa complessità di sfaccettature è perfetta.
Tutti i personaggi su cui si sofferma
l'autrice dal protagonista assoluto, ai colleghi di lavoro, all'ex moglie, alla figlia, alle giovani prostitute,
specie quella Tania, che imprimerà poi una svolta decisiva e inattesa al
romanzo, sono caratterizzati con estrema lucidità, veridicità, ma anche con il
senso della riservatezza, direi, perché
in fondo si tratta di mettere allo scoperte miserie e debolezze umane.
Ci immergiamo in più storie nella
lettura del volume che si intersecano e si dipanano con grinta e scorrevolezza
al tempo stesso . Tanti ingranaggi messi armoniosamente in azione, che vanno
poi a completare la struttura finale.
Da una parte c'è la dura realtà del
lavoro dell'ispettore, con i suoi ritmi frenetici, i colpi di scena, dall'altra
tutta una serie di situazioni parallele di incontro/ scontro del protagonista
come quella con Giulia, con Valentina (
attraverso la quale Maria Rizzi apre un'ampia finestra sul mondo giovanile
coinvolgendo la scuola, le amicizie equivoche, stili e temi di vita ) e ancora con Laura la psicologa del gruppo e
con tanti altri attori, dai collaboratori a
figure talora insospettabili.
Tanti personaggi dunque che l'autrice
fa recitare mettendo in luce le loro paure, le loro perversioni e aspirazioni.
Scenografie ed emozioni scorrono come
quando si assiste ad un film palpitante e la scansione del romanzo non si
appesantisce mai trascinando il lettore in un vortice di accadimenti
polizieschi, in una fitta sequela di dialoghi, comportamenti, risucchiandolo in
avventure che lo avvincono e lo rendono estremamente partecipe ai fatti.
Siamo dunque di fronte ad una vicenda,
come tante a cui oggi assistiamo, quella della tratta delle prostitute,
prostitute per fame, per costrizione, ma da questa vicenda come per incanto
viene svelato il volto di un mondo crudele che è quello in cui viviamo tutti
noi, messo inevitabilmente a confronto con un' altra dimensione: quella dei
valori portanti, della famiglia, delle leggi, delle regole da rispettare;
regole di buon senso e di unione.
Emergono i grandi problemi come
l'educazione dei figli, la convivenza tra coniugi, la separazione di una
società fatta di ricchezze, insofferenze e ricerca esasperata del piacere.
Insomma Maria Rizzi si scaglia contro
un modus vivendi fatto di deviazioni dal
bene e dall'armonia del vivere in comunità; entra nei malesseri esistenziali e
demarca una linea continua di confine tra il bene ed il male.
Un atto di accusa che ci coinvolge, ci
addolora, ci fa riflettere e che non è mai cattedratico o lezioso ma colmo di
dolcezza e poesia; quella dolcezza che ha una madre nella sua ansia di verità e
di amore, che narra con dolore e consapevolezza verità scottanti e cerca una
via di redenzione per i personaggi.
Del resto basta osservare come è Maria nella
vita di tutti i giorni. Una scrittura la sua speculare alle sue qualità e virtù
di donna tenace, madre amorevole, amica generosissima e compagna di lavoro
preziosa.
La riconosciamo sicuramente nella sua
creazione tesa ad inviarci messaggi d'amore, ad esortarci a credere a qui
valori senza i quali la vita non sarebbe degna di essere vissuta.
Un invito, il suo, rivolto ai giovani
ma soprattutto a tutti coloro che sono depositari di un potere pubblico o
privato condizionante nelle scelte vitali.
Dobbiamo ammettere, tirando le somme,
che questo romanzo oltre ad avere i pregi del migliori dei gialli, sia nei
contenuti che nella raffinata stesura della scrittura, e non è certo un caso il
premio attribuitole di recente “ Garfagnana in giallo “ ha anche il grande
merito di essere una finestra aperta sul mondo contemporaneo al quale
apparteniamo noi tutti e da cui possiamo affacciarci e guardare i nostri
comportamenti, riconoscendoci sia nel bene che nel male.
Concluderei dicendo che questo è un
libro importante, scottante nella sua attualità, fondamentale per i suoi
messaggi, scritto ed interpretato con il gusto e il talento sia per l'indagine
poliziesca che per il coinvolgimento degli eventi ad ampio raggio nel sociale
in cui emerge l'abilità nel tratteggio psicologico dei personaggi.
Il tutto addolcito e arricchito con un
sottofondo di commozione poetica e
partecipazione d'anima dall'autrice che poi è il valore aggiunto, a mio
giudizio, per completare quest'opera di assoluto valore.
Carmelo Consoli
Desidero esprimere la gioia e il personale compiacimento che mi dà questo post. Il romanzo di Maria sta riscuotendo lusinghieri e brillanti successi ovunque, e la cosa non mi stupisce: è un autentico capolavoro.
RispondiEliminaOra la sua presentazione a "Palazzo Vecchio" da parte di due autorevoli esponenti dell'attuale panorama letterario non fa che avvalorare la mia tesi.
Ottimi gli interventi dei relatori: bravi, ed a Maria il mio "ad maiora", sempre.
Sandro Angelucci
Carissimo Sandro,
RispondiEliminasto ricevendo tributi che mi lasciano a dir poco stordita. Penso ... che se fosse stato per me non avrei mai pubblicato il romanzo e mi rendo conto di quanto avrei deluso gli amori, gli amici come te, Roberta, Carmelo,. il Professor Nazario e tutti gli altri e soprattutto mio padre...
Sempre grazie. Infinitamente grazie e un forte abbraccio a tutti!
Maria Rizzi