mercoledì 29 gennaio 2014

MARIA RIZZI: "PRESENTAZIONE DI ANIME GRAFFIATE"

Maria Rizzi: Anime graffiate





ANIME GRAFFIATE, Maria Rizzi
(Firenze, Palazzo Vecchio, 24 gennaio 2014)

Intervento Roberta Degl’Innocenti

“Occorre vivere come se fosse importante”, questa è la frase che ci suggerisce Maria Rizzi, autrice del romanzo Anime Graffiate, attraverso le parole di un suo protagonista: l’ispettore Stefano Segni. Una frase che colpisce (Sartre o Camus), che trasmette alla nostra fantasia un messaggio fondamentale. Una frase che accarezza e percuote.
Il romanzo Anime Graffiate è storia di solitudine e smarrimento: il percorso a ritroso dell’ispettore Stefano Segni, costretto a rimettere in discussione la propria vita, la famiglia, gli affetti, il tutto per via degli avvenimenti narrati nelle pagine.
Ma non precorriamo i tempi.
Con un perfetto lessico che si concretizza in una scrittura pulita e attenta alla forma ma in modo fruibile, assolutamente naturale, Maria Rizzi ci prende per mano accompagnandoci dentro il suo romanzo, assoumendone vita e forma.
La trama si distende dopo squarci di tensione, drammi, amori e vita vissuta con il conforto delle emozioni.
L’Ispettore Stefano Segni, bel personaggio creato dall’autrice, ci accoglie con una figura pulita, spesso la tenerezza avvolge i suoi pensieri, ma anche la forza, il dramma nel dramma.
La capacità di ripercorrere  la propria esistenza, gli affetti, le amarezze coniugate ad inevitabili sbagli, ma anche la capacità di rimettere in discussione la propria vita, attraverso una lucida analisi degli errori compiuti che lo hanno portato al fallimento del proprio matrimonio e del rapporto con la figlia Valentina.
Sappiamo tutti pienamente che, nel presentare un romanzo, si accenna soltanto alla trama, tuttavia si possono caratterizzare i personaggi, accennare agli eventi, pur rimanendo in punta di piedi. Il romanzo non si svela nella trama e nei dettagli importanti, ma si lascia intuire per mantenere intatto il godimento e la sorpresa del lettore.
In questo caso vorrei formulare un’ipotesi di collocazione in un genere possibile. Nella terza di copertina si parla di noir.
In successivi eventi possiamo parlare di un fatto recente e bellissimo: il libro infatti vince la scorsa edizione (2013) del Premio Garfagnana in giallo.
Io direi che questo romanzo abbraccia generi diversi con la complicità della trama che spazia dal giallo con il doloroso inizio che ci porge la scoperta del corpo (morte cerebrale) di Tania, giovanissima  prostituta minorenne, al romanzo sociale perché affronta il problema delle prostituzione minorile e delle tratta di minorenni straniere.
Dal drammatico inizio si innescano tutti gli eventi che condurranno all’epilogo in un crescendo di emozioni, sentimenti e situazioni.
Inoltre si tratta anche di un romanzo psicologico per l’attento tratteggio dei personaggi, ad esempio Valentina, figlia di Stefano Segni, inconsapevole vittima del  dramma che segue al fallimento del matrimonio dei genitori.
Il romanzo è anche psicologico e sociale perché affronta, in maniera diretta il difficile rapporto fra i genitori e figli, nel periodo dell’adolescenza, con tutti i problemi che ne derivano.
Oppure dimostra nei fatti e nelle parole come l’amore per la propria compagna, o viceversa, possa finire, però a volte solo “nascondersi”, o meglio “non rivelarsi” per poi aprire ancora, con volontà e rispetto, una porta alla vita.
Quindi già sappiamo, aprendo il libro, ed accingendoci a leggerlo, che ci verranno incontro, pagina dopo pagina, avvenimenti e storie, amore e dolore nella stessa misura, a stimolare la nostra attenzione con emozione e incanto, dolorosa partecipazione e sempre grande interesse e curiosità nell’affrontare un nuovo capitolo.
Un momento importante, questo, nella vita letteraria di Maria Rizzi che, come abbiamo sentito, pubblica con successo diversi libri di poesia per poi cimentarsi felicemente nella narrativa che le sta dando, a pieno titolo, successi e soddisfazioni.
Torniamo un attimo indietro, anche ad un primo impatto con la scrittura di Maria comprendiamo il suo retroterra poetico.
In tutto il libro Anime Graffiate si avvertono LUCI DI PAROLE CHE S’INNAMORANO DELLA POESIA:
Ad esempio, subito a pagina 24, leggiamo dalla descrizione della figlia di Segni:  Valentina.
“La ragazza di sconosciuti paesi nello sguardo, di eterni bronci e lunghi silenzi”.
Oppure, sempre riferito a lei, dopo un alterco doloroso con il padre per le proprie  rivendicazioni di libertà:
“La ragazza dorme. Rannicchiata. Ancora vestita. E splendida. Il broncio, i capelli arruffati, ricordano i monelli dei vicoli, le mani sono strette in pugni, come quando era piccola. E resta piccola.
Una bambina persa nella nebbia di aprile tra stormi di corvi”.
Questo per fare capire che il libro è rapidità d’azione ed eventi che si susseguono anche incalzanti ma poi: uno squarcio e appare la poesia.
Lasciamo però questo squarcio d’azzurro (cioè la poesia) per ricondurci, anche se brevemente, alla trama del romanzo che inizia con la scoperta del corpo di Tania e tutte le indagini che ne susseguono. L’autrice non svela la città dalla quale inizia il romanzo, anche se, in tempi successivi, si parla anche delle nostra città, Firenze, in relazione ad altro.
Entrano anche in ballo la droga, le feste, l’adolescenza carpita e violata. Tutto un malessere sociale sul quale l’autrice punta coraggiosamente il dito, attraverso i suoi personaggi,  con penna “leggera” (fra virgolette), però, nel senso migliore del termine, cioè lei indica, racconta e lo fa con pietà, lasciando al lettore tutte le considerazioni di una lucida follia perpetrata verso adolescenti inermi.
All’inizio ho parlato anche del linguaggio di Maria Rizzi e della bella forma che ci propone nel libro, vorrei anche soffermarmi sulla punteggiatura, che a volte oggi molti tendono a diminuire o addirittura annullare. Per quanto mi riguarda io ritengo che sia importante. Fa parte della nostra grammatica in maniera inequivocabile e nel libro di Maria Rizzi è sempre precisa e puntuale.
Tre sono le figure femminili che accompagnano l’Ispettore Segni nel suo viaggio verso la vita:
Tania, piccolo fiore che incontriamo nella prima pagina del libro: fiore spezzato che avrà un ruolo fondamentale nelle vicende.
La seconda donna è Valentina, la figlia della quale ho parlato prima, con un dolore dentro mai sopito (provocato dalla separazione dei genitori)
Chiudo con Giulia, la moglie di Stefano, con i suoi conflitti, dovuti alla separazione e un modo, a volte ambiguo, di affrontare il loro rapporto fra gioia e dolore, complessi di colpa e sentimenti ancora forti.
Tre donne, tre fiori.
Sono tre personaggi fondamentali nel romanzo ed io vi ho solo tracciato brevemente i caratteri: a voi scoprirli in questo cammino verso il quale conduce la lettura di un romanzo anche molto attuale come trama perché intreccia storie e dolori dei nostri giorni. 
Ma vorrei chiudere questo mio viaggio nella scrittura di Maria con la stessa frase con la quale ho iniziato e che troviamo subito nel libro.
“Occorre vivere come se fosse importante”
Con una circolarità che ci riporta alle origini della storia.
Nel discorso che idealmente prosegue.
Un qualcosa che riporta noi tutti alla nostra vita, un insegnamento fondamentale.
Vivere con consapevolezza e determinazione, cogliendo forse anche il momento e le implicazioni dei nostri desideri.
Questo, oltre ad essere un libro bello e interessante fa pensare, meditare, pone quesiti.
Grazie Maria che, attraverso le vicende dei protagonisti del romanzo, sei riuscita a riportarci a noi stessi, alle nostre emozioni, alla nostra storia.

Roberta Degl’Innocenti,
Palazzo Vecchio, 24 gennaio 2014




                                     Anime Graffiate
                                        Maria Rizzi
                                       Nota Critica


Limitarsi a definire questo romanzo solamente un giallo, un thriller poliziesco, sinceramente mi sembra riduttivo, anche se di questi generi letterari ha tutte le qualità migliori e vincenti sia nella trama intrigante e coinvolgente che nella scrittura asciutta, scattante; un binomio che da' vita a fotogrammi che scorrono con voracità  alla ricerca della soluzione finale.
E dico questo perché capita che finita la lettura, chiuso il libro, subentra poi la consapevolezza di essere stati spettatori e protagonisti di una storia i cui risvolti vanno bel al di là della vicenda narrata e sono di ben più ampio respiro, tanto da investire tutta una intera società, che poi è la nostra, mettendola sotto la lente di una accurata indagine di comportamenti e di valori.
Ed allora questo libro potrebbe anche essere a pieno diritto definito anche  un riuscito saggio sociale o magari un brillante romanzo psicologico o una storia coinvolgente di amori e sentimenti frantumati e ricomposti; tutto questo e altro in un grande affresco.
Questa versatilità di generi, accompagnata costantemente da una venatura poetica, che stempera gli aspetti più crudi fanno di questo volume una rara e preziosa esperienza di lettura in cui si rimane avvinti sia per la sapiente conduzione degli intrighi che per una miscellanea di combinazioni emotive che affondano nel dolore e nella gioia e che ci sottopongono a riflessioni, autocritiche, aperte denunce, riscoperta dei sentimenti e della nostra anima.   
E si perché l'autrice ci propone  il ritratto di società contemporanea contaminata da falsi simboli, insoddisfazioni, in cui si perde il senso della morale, degli affetti fondanti e dove regnano  l'egoismo, il materialismo annullando i veri valori esistenziali.
Trame e complessità emotive  vanno di pari passo senza mai prendere il sopravvento l'una sull'altra a dimostrazione della maestria e della capacità speculativa e umorale dell'autrice che sa brillantemente abbinare alla mera cronaca nera giornalistica un coinvolgimento partecipativo denso di pathos.
La storia che ci racconta Maria Rizzi, sulla quale ovviamente non ci si inoltrare più di tanto, per non togliere la giusta suspense riservata ai lettori,  si impernia sulle vicende di un ispettore di polizia, Stefano Segni, completamente immerso e perso direi, nel suo lavoro, alle prese con una vicenda di prostituzioni e droga, che riguarda principalmente la tratta delle ragazze dell'est.
L'abilità e la maturità dell'autrice sta nella sua capacità di saper allargare le inquadrature del suo obbiettivo che si posa costantemente sulle indagini di polizia e sugli eventi criminali e con disinvoltura sconfina in altri territori che riguardano rapporti sentimentali e di convivenza dei protagonisti, come ad esempio  i problemi di coppia dell'ispettore con Giulia la sua ex moglie, il suo rapporto con la figlia Valentina ( uno di quei rapporti difficili nella comprensione padre-figlia che caratterizzano il nostro tempo) ed inoltre il suo mondo di lavoro e di amicizia con i propri collaboratori.
L'armonia che si crea all'interno di questa complessità di sfaccettature è perfetta.
Tutti i personaggi su cui si sofferma l'autrice dal protagonista assoluto, ai colleghi di lavoro, all'ex  moglie, alla figlia, alle giovani prostitute, specie quella Tania, che imprimerà poi una svolta decisiva e inattesa al romanzo, sono caratterizzati con estrema lucidità, veridicità, ma anche con il senso della riservatezza, direi,  perché in fondo si tratta di mettere allo scoperte miserie e debolezze umane.
Ci immergiamo in più storie nella lettura del volume che si intersecano e si dipanano con grinta e scorrevolezza al tempo stesso . Tanti ingranaggi messi armoniosamente in azione, che vanno poi a completare  la struttura finale.
Da una parte c'è la dura realtà del lavoro dell'ispettore, con i suoi ritmi frenetici, i colpi di scena, dall'altra tutta una serie di situazioni parallele di incontro/ scontro del protagonista come quella con  Giulia, con Valentina ( attraverso la quale Maria Rizzi apre un'ampia finestra sul mondo giovanile coinvolgendo la scuola, le amicizie equivoche, stili e temi di vita )  e ancora con Laura la psicologa del gruppo e con tanti altri attori, dai collaboratori a  figure talora insospettabili. 
Tanti personaggi dunque che l'autrice fa recitare mettendo in luce le loro paure, le loro perversioni e aspirazioni.
Scenografie ed emozioni scorrono come quando si assiste ad un film palpitante e la scansione del romanzo non si appesantisce mai trascinando il lettore in un vortice di accadimenti polizieschi, in una fitta sequela di dialoghi, comportamenti, risucchiandolo in avventure che lo avvincono e lo rendono estremamente  partecipe ai fatti.
Siamo dunque di fronte ad una vicenda, come tante a cui oggi assistiamo, quella della tratta delle prostitute, prostitute per fame, per costrizione, ma da questa vicenda come per incanto viene svelato il volto di un mondo crudele che è quello in cui viviamo tutti noi, messo inevitabilmente a confronto con un' altra dimensione: quella dei valori portanti, della famiglia, delle leggi, delle regole da rispettare; regole di buon senso e di unione.
Emergono i grandi problemi come l'educazione dei figli, la convivenza tra coniugi, la separazione di una società fatta di ricchezze, insofferenze e ricerca esasperata del piacere.
Insomma Maria Rizzi si scaglia contro un modus vivendi  fatto di deviazioni dal bene e dall'armonia del vivere in comunità; entra nei malesseri esistenziali e demarca una linea continua di confine tra il bene ed il male.
Un atto di accusa che ci coinvolge, ci addolora, ci fa riflettere e che non è mai cattedratico o lezioso ma colmo di dolcezza e poesia; quella dolcezza che ha una madre nella sua ansia di verità e di amore, che narra con dolore e consapevolezza verità scottanti e cerca una via di redenzione per i personaggi.
Del resto basta osservare come è Maria nella vita di tutti i giorni. Una scrittura la sua speculare alle sue qualità e virtù di donna tenace, madre amorevole, amica generosissima e compagna di lavoro preziosa.
La riconosciamo sicuramente nella sua creazione tesa ad inviarci messaggi d'amore, ad esortarci a credere a qui valori senza i quali la vita non sarebbe degna di essere vissuta.
Un invito, il suo, rivolto ai giovani ma soprattutto a tutti coloro che sono depositari di un potere pubblico o privato condizionante nelle scelte vitali.
Dobbiamo ammettere, tirando le somme, che questo romanzo oltre ad avere i pregi del migliori dei gialli, sia nei contenuti che nella raffinata stesura della scrittura, e non è certo un caso il premio attribuitole di recente “ Garfagnana in giallo “ ha anche il grande merito di essere una finestra aperta sul mondo contemporaneo al quale apparteniamo noi tutti e da cui possiamo affacciarci e guardare i nostri comportamenti, riconoscendoci sia nel bene che nel male.
Concluderei dicendo che questo è un libro importante, scottante nella sua attualità, fondamentale per i suoi messaggi, scritto ed interpretato con il gusto e il talento sia per l'indagine poliziesca che per il coinvolgimento degli eventi ad ampio raggio nel sociale in cui emerge l'abilità nel tratteggio psicologico dei personaggi.
Il tutto addolcito e arricchito con un sottofondo di commozione poetica e  partecipazione d'anima dall'autrice che poi è il valore aggiunto, a mio giudizio, per completare quest'opera di assoluto valore.

Carmelo Consoli



2 commenti:

  1. Desidero esprimere la gioia e il personale compiacimento che mi dà questo post. Il romanzo di Maria sta riscuotendo lusinghieri e brillanti successi ovunque, e la cosa non mi stupisce: è un autentico capolavoro.
    Ora la sua presentazione a "Palazzo Vecchio" da parte di due autorevoli esponenti dell'attuale panorama letterario non fa che avvalorare la mia tesi.
    Ottimi gli interventi dei relatori: bravi, ed a Maria il mio "ad maiora", sempre.

    Sandro Angelucci

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  2. Carissimo Sandro,
    sto ricevendo tributi che mi lasciano a dir poco stordita. Penso ... che se fosse stato per me non avrei mai pubblicato il romanzo e mi rendo conto di quanto avrei deluso gli amori, gli amici come te, Roberta, Carmelo,. il Professor Nazario e tutti gli altri e soprattutto mio padre...
    Sempre grazie. Infinitamente grazie e un forte abbraccio a tutti!
    Maria Rizzi

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