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sabato 15 febbraio 2014

AURORA DE LUCA SU "ANIME GRAFFIATE" DI MARIA RIZZI






Commento di Aurora De Luca ad
Anime Graffiate 
di Maria Rizzi- CollanaCorpo12


Aurora De Luca

Anime Graffiate si presenta al lettore con questo incipit:Il mondo, un ingannevole velo di Mayache copre le cose: lacerandolo si colgono le cose stesse nella loro realtà autentica- Schopenhauer.
Esso rappresenta la chiave di lettura, ci esorta a prestare attenzione minuziosa a tutte le dinamiche di questo giallo-noir; scopriremo che al di là di ciò che viene detto e fatto vi è molto di più, al di là si trova il mondo del non-detto, del non-fatto, il mondo reale del nostro inconscio, quella parte istintuale che convive e viene contaminata dalle sollecitazioni esterne, velata per lappunto- dietro una maschera, chiamata civiltà.
    Il Romanzo risulta essere un crogiuolo di intenti, svelare il misfatto equivale a lacerare il velo di Maya, a ri-scoprire verità ridotte a dettaglio. In finale però sono proprio i dettagli che svelano.
    Così lautrice ci conduce in una indagine sociale che risulta quanto più unindagine personale.
   Il protagonista, lispettore Stefano Segni, ha tra le mani un caso domicidio: la morte di una prostituta minorenne.
    Il percorso del romanzo sembra quindi segnato: il dramma sociale, la morte, i vizi, dolori condivisi in lungo e in largo su questo nostro pianeta.
    Ma lautrice ci spinge un passo avanti, il dramma sociale è in realtà il dramma del singolo; lispettore Segni diviene anchegli tassello, dettaglio imprescindibile, dellindagine. Il dramma è il suo, il dramma è di ognuno.
    E’ un caso domicidio: la morte dei valori, degli equilibri genitoriali, della figura del figlio, del tempo, della fasi, la morte dellinfanzia e della crescita, la morte della quotidianità e della cura, la singola morte dellattenzione.
   Risultano quindi assai più visibili le mancanze della storia familiare del protagonista, rispetto alle altrettanto importanti certamente- vicende dellindagine. Difatti tali mancanze hanno generato altrettanti errori, gravissimi e quasi irrecuperabili, mancanze che sono in primo luogo i fallimenti del singolo e solo dopo i fallimenti della società.
   Quanto singolo e società sono legati fra loro? Moltissimo, tanto che non vediamo la fine e linizio delluno e dellaltro, non ci accorgiamo dove inizia la nostra responsabilità, sicché privi di ogni coinvolgimento smettiamo di credere di poter fare qualcosa.
   Segni, il nostro ispettore, è invece costretto dagli eventi a porsi delle domande, anzi prima ancora delle domande egli è posto brutalmente di fronte alle risposte, che gli rendono evidenti nella loro durezza tutte le questioni irrisolte che aveva ignorato, consciamente o inconsciamente.
   E così, bellissima è questa metafora, il lago della sua anima-cuore inizia a riempirsi di sassi, che sono grossi grumi di sentimenti inespressi e maldestri, che gli vengono resi indietro dallo schiacciante inverarsi degli accadimenti.
  Dunque il romanzo è lo scontro tra parola e gesto, messaggio decodificato e mimica inconscia, che si realizzano in una parola : equilibrio.
   E dunque questa la ricerca primaria, quella dei rapporti dei singoli, genitori e figli, che fanno parte di unintera società, non avvezza alla cura dei dettagli, poco capace di fare analisi introspettive riguardo scelte e richieste non-dette, poco memore di quella legge fisica per cui ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria.
  Tenendo a mente queste cose, resterebbe comunque un unico grande sforzo, quello di chiedersi, continuamente, il perché.
  Lautrice esorta, tramite una seconda metafora molto calzante, al dialogo e alla lettura: dobbiamo quantomeno provare a leggerci lun altro, a sfogliarci come libri, a seguire la fabula e lintreccio dellaltro, a capire quanto di metaforico e allegorico (di non-detto) ci sia in ogni personalità.
   La lettura risulta permeata di suspance, in un linguaggio scorrevole ma profondo, decorata anche da punte di prosa poetica, specialmente in passi danalisi emotivo-psicologica.
  La conclusione tiene il lettore con il fiato sospeso fino alle ultimissime pagine, sviandolo da ogni possibile finale, il quale risulta, ancora una volta, un equilibrio tra vita e morte.

                                                        Aurora De Luca

15/02/2014


4 commenti:

  1. Mia carissima Aurora,
    mi dispiace dire dei tuoi anni, freschissimi, ma trovo sia inevitabile di fronte a un tributo degno di una critica letteraria fin troppo rodata... E cosa dire della capacità di porti super - partes? Dell'attitudine a leggere una vicenda che riguarda la gioventù con dovizia di dettagli e con spirito libero? Hai colto il lago - anima, di dantesca memoria; i libri sui quali dobbiamo allenarci a leggere le reciproche storie; hai sottolineato la frase introduttiva di Schopenhauer, e hai dato peso ai 'dettagli'.
    Sono rimasta commossa e basita. Hai letto il romanzo e molto altro. Sei entrata nei meandri della mia psiche e hai messo in risalto il non - detto...
    Quali doti possiedi, tesoro mio? E quanto sei destinata a stupirci e a conquistarci? Ho letto tre volte il tuo dono e, quasi senza rendermene conto, scuotevo la testa. Giovani come te 'redimerebbero' il nostro futuro, lo riterrebbero degno della 'semina' che abbiano tentato di fare. In poche parole risarciscono e mettono temporaneamente a posto la coscienza!
    Mi consentano i miei Illustri recensori di asserire che questa pagina ha valore UNICO! L'Anima della sottoscritta e quelle dei suoi personaggi escono lenite, per sempre salve!
    Sei un prodigio , Immensa, incantevole creatura!
    Sempre grazie al Nostro Straordinario Professore!
    Maria Rizzi

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  2. Bella ed attenta analisi, Aurora. Mi sorprende la tua capacità di cogliere gli aspetti più essenziali e profondi partendo dallo schopenhaueriano invito a lacerare il vela di Maya. Giustamente tu trovi nel romanzo di Maria - che io conosco, per averlo letto a suo tempo, ed anche recensito - l'idea che i fallimenti della società sono in realtà i fallimenti del singolo. In "Anime graffiate", l'analisi sociologica si intreccia con quella psicologica in modi inscindibili. Tanto che viene affidata all'individuo la capacità di ricucire lacerazioni e strappi, di suturare e cicatrizzare ferite. I problemi sociali, in sé, non si risolvono, per quanto bravi possano essere gli ispettori di Polizia. Non si prospetta, in effetti, nel romanzo una vittoria del Bene sul Male, ed il lieto fine consiste piuttosto in una crescita morale: nella capacità ossia di accogliere il Male, superandolo, dentro i propri confini. Ricordo questa frase, nel testo, affidata a non so più quale personaggio: "Le persone sottoposte alle sofferenze si elevano di spessore". Nella scrittura di Maria Rizzi c'è un senso molto vivo della Pietas, i cui orizzonti non sono quelli della rassegnazione, ma quelli dell'accettazione combattiva.
    Franco Campegiani

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  3. La lettura di "Anime graffiate" fornita da Aurora De Luca ha - oltre alla capacità speculativa (senz'altro spiccata ed egregiamente condotta) - ha, dicevo, una dose di particolare originalità che mi provo di seguito a spiegare.
    La singolarità consiste, a mio parere, nel fatto che la sua è essenzialmente un'interpretazione psicologica; e fin qui, forse, ancora nessuna novità (questo scavo è meticoloso da parte della stessa autrice), le "sorprese" iniziano nel momento in cui Aurora coglie nel narrato ciò che lei stessa chiama "lo scontro tra parola e gesto", tra "messaggio decodificato e mimica inconscia": urti generazionali - arrivo a dire - che si risolvono in un equilibrio riconquistato che, chi ha letto il romanzo, non può non rilevare nella sua stessa conclusione. E' necessario, però, partire dal "non detto" se si vuole indagare a tutti i costi sulla verità, una verità che, per primo, fa male al protagonista: l'ispettore Segni. La mancata attenzione a tutto questo genera come diretta conseguenza le atrocità sociali di cui il testo si fa portavoce.
    Maria, scrivendo "Anime graffiate", ha messo a nudo le cicatrici che in definitiva ci autoprocuriamo, Aurora, con questo scritto, dimostra di aver
    capito qual'è l'arma con cui ci feriamo, unendo la sua alla denuncia di chi ha scritto il romanzo.

    Sandro Angelucci

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  4. Franco, Sandro...
    scrivete ad Aurora, parlando inevitabilmente delle mie 'anime' e non posso che unirmi al vostro plauso nei confronti di quest'Artista completa, che coglie 'l'inespresso', 'il non detto', che legge oltre il romanzo, come entrambi avete sottolineato.
    Certo, trovando sotto la Sua recensione i vostri commenti... ho i brividi e
    mi sento infinitamente ricca! Grazie a tutti... Saprò mai meritarvi?
    Maria Rizzi

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