Claudio Fiorentini collaboratore di Lèucade |
L’intuizione
dei geni del marketing, quella che fa crescere in modo esponenziale le Aziende,
col senno di poi sembra quasi banale, e infatti, i vari guru di cui spesso
leggiamo sui giornali, prima di essere degli smanettoni e degli inventori, sono
degli osservatori del comportamento umano. Senza citare nomi e cognomi,
concentriamoci sulle intuizioni che hanno dato spazio ad alcune recenti
invenzioni e reso possibili alcune innovazioni di cui oggi ci avvaliamo. Solo
trent’anni fa, quando si era in giro, per fare una telefonata si andava al bar
o in una cabina, i computer erano oggetti misteriosi che occupavano intere
stanze, le fotocopie puzzavano di laboratorio fotografico… nessuno avrebbe mai
pensato che dopo pochi anni la mobilità e l’integrazione dei sistemi
d’informazione sarebbero diventate imprescindibili. Ma lasciamo da parte
l’ovvio, del resto le innovazioni sono parte della nostra vita, e parliamo di
due semplici intuizioni che nascono dall’osservazione del nostro comportamento
da animali sociali, e che stanno occupando gran parte del nostro tempo. Mi
riferisco alla necessità di portarsi appresso un oggetto che fa di tutto, e
alla necessità di partecipare attivamente alle attività del mondo, quindi manifestazione
del proprio io o del proprio ego. Le due necessità sono consecutive, perché se
è vero che fa comodo avere a disposizione uno strumento polifunzionale, nel
momento in cui riesco a parlare di me e rendere pubblico il mio pensiero, il
valore dell’oggetto aumenta, in quanto permette al mio ego di manifestarsi!
Una
delle dinamiche che pervade il mondo dei mezzi d’informazione di massa si basa
proprio su questa necessità. Facciamo qualche esempio. Iniziamo dal grande
fratello (e derivati), che è un grande contenitore di nulla. Metti in una casa
un po’ di giovanotti ansiosi di esibirsi in qualsivoglia inezia, e hai un boom
di ascolti. Contenuti zero, costi minimi, fatturato faraonico. La radio ha
meccanismi diversi, ma usando il telefono e la volgarità, facendo scherzi di
scarsa eleganza, gli ascolti aumentano, e questo coinvolgendo sempre l’uomo
comune. Di nuovo, contenuti zero, costi minimi e fatturato alto. Se poi andiamo
in rete è ancora più evidente, basta pensare alla blogosfera, dove ognuno si fa
promotore delle proprie idee o del proprio ego. Ancora peggio se andiamo nei
social network, dove un impero miliardario che non paga diritti sui contenuti
pubblica qualsiasi scemenza facendo credere all’utilizzatore che, così facendo,
si manifesta al mondo. In tutti questi casi c’è un fattore comune: il
coinvolgimento di gente normale, che parla di sé!
Mi spiego. Il grande fratello ha portato
il “vicino di casa” alla celebrità, per cui si è creato un modello. Nel secondo
caso l’animatore del programma radiofonico ha telefonato al “vicino di casa” e
ha trasmesso la sua voce via radio, per cui si è creato un altro modello. Nel
terzo caso il “vicino di casa” ha messo in rete i propri contenuti in modo
strutturato, e non importa che sia l’ideologia di una setta satanica
o un commento critico alla Divina Commedia. Nell’ultimo caso, il “vicino di
casa” ha manifestato un suo pensiero, anche banale, e ha ricevuto commenti da
quelli che lo seguono. Ma di cosa stiamo parlando, se non di editoria? Bene,
e se volessimo parlare di editoria su carta? Se volessimo estendere il discorso
alla diffusione dell’arte in tutte le sue discipline e spingerlo all’estremo,
non avremmo uno scenario per certi versi analogo? Immaginate: l’editore
pubblica quello che capita, anche le opere insignificanti del “vicino di casa”,
tanto chi paga è l’autore, il gallerista espone quello che capita, anche le
croste del “vicino di casa”, perché il pittore paga, il produttore musicale
incide la musica che capita, persino le schitarrate incoerenti del “vicino di
casa”, perché chi paga è il musicista… e se non ci sono editori né galleristi,
allora il “vicino di casa” usa le potenzialità della rete, tanto qualcuno che
clicca “mi piace” lo trova sempre...
Cosa governa il mondo dei media o della
diffusione dell’arte? Cosa guida l’editore nelle sue scelte? Cosa porta nella
rete tanto vuoto? Credo che sia facile rispondere: l’ansia di protagonismo del
“vicino di casa”. Intendiamoci, “vicino di casa” è solo una metafora, in realtà
dovremmo capire se siamo noi quel “vicino di casa” che pubblica la propria
vanità in un blog, in una rete sociale o presso un editore. È questo quello che
vogliamo? Ebbene, io sfaterei il mito del successo, del resto è facile con la
frammentazione del mondo dell’editoria (in tutte le sue forme), e ricorderei al
“vicino di casa”, e anche a me stesso, che il protagonismo effimero è
tutt’altro che rivoluzionario. La radio, la televisione, la rete, i blog, le
pubblicazioni, le mostre, etc… sono solo strumenti dove transita l’idea, e contengono
tanti di quegli specchi per allodole che occorre un’educazione all’utilizzo. Le
dinamiche del cambiamento sono quelle che si basano su idee forti, e l’idea
vive se la si condivide, e se la si fa crescere, utilizzando i mezzi di
diffusione in giusta misura e con il giusto criterio, ricordando sempre che è
l'dea ad usare i mezzi di comunicazione, e non il contrario.
Claudio
Fiorentini
Nessun commento:
Posta un commento