Nota
critica
a
Gianni Rescigno: Un
sogno che sosta
Genesi
Editrice. Torino. 2014
A
cura di Floriano Romboli
Mi
è parso dominante nei testi un intenso e coinvolgente amor vitae, che di frequente si concretizza nella disposizione
etico-intellettuale dell’attesa, cioè
in una maniera vigile e interrogativa di accogliere e vagliare la qualità delle
esperienze quotidiane:
E’ quest’attendere
che la notte svanisca
e il giorno nuovamente t’inviti
ad essere cocchiere di nuvole al sole
che ti rafforza il desiderio
d’allungare le braccia
a stormi di rondini (Rondini
e rose, vv.1-7, cors. mio)
Il
poeta è lontano da una superficiale rappresentazione idillica della vita, della
quale individua con lucida incisività l’ambivalenza costituzionale, l’intimo,
anche aspro, moto dialettico:
Minuto dopo minuto
in ogni ora c’è dolore,
c’è la faccia della vita:
qua la guancia della sera
là il versante illuminato (Stanze e corsie,
vv.10-14, cors.mio)
L’amico
Sandro Angelucci, di me ben più assiduo e competente conoscitore della vasta
opera di Gianni Rescigno a cui ha di recente dedicato un attento studio
monografico (Di Rescigno il racconto
infinito, Piacenza, Blu di Prussia, 2014), segnala nel componimento ad un
tempo eponimo e incipitario l’indicazione inequivoca della caratteristica non
contingente, non limitata in se stessa e
quindi auto-giustificata di ogni esistenza terrena, giacché questa appare
incardinata in un disegno superiore che la trascende e prospetticamente la
perfeziona e la definisce.
Per
parte mia vorrei in special modo sottolineare la grande ricchezza di momenti
significativi, di episodî sollecitanti, di acquisizioni fortificanti, di liete
sintonie, e, altresì, di amarezze e sofferenze di cui consta quel “viaggio
senza sosta del pensiero” che è la vita secondo la visione rescignana.
L’importante
è non subire i tanti avvenimenti, le tante situazioni, tutti gli attimi dei
quali essa è portatrice inesausta; occorre piuttosto investire tutto ciò con l’energia
spirituale che sappia dargli senso, finalità e continuità, sul fondamento di una
tensione ideale che l’autore definisce nei termini di “un sogno che sosta”.
La
fede in Gianni Rescigno è anche apertura umana e viva partecipazione alla
dinamica multiforme e imprevedibile del vivere e la poesia risulta infine in
quest’ottica l’esercizio di una vitalità potenziata, una testimonianza carica
della forza illuminante insita nella sua super-sensorialità:
Segno sull’anima
tracciato da Dio
la poesia ha occhi
dove tu non vedi,
naso dove tu non odori,
orecchie
dove tu non ascolti (Segno sull’anima)
E
ancora:
I
poeti accendono gli occhi
nella
notte.
Supini
vegliano i mali
della
terra, li trasmettono
al
cielo.
Sprofondati
nel silenzio
rincorrono
parole
nel
pensiero (I poeti accendono gli occhi, cors. mio)
L’ultimo
mio corsivo intende richiamare quello compreso nella seconda citazione, allo
scopo di porre in risalto come la rilevazione critica della dialetticità del
reale si sostanzi nei versi a livello formale in un sistema ordinativo e
organizzativo del discorso poetico che predilige la figura dell’antitesi e specificamente ( e non
casualmente, stante quanto si è detto in precedenza) quella di luce e buio.
Mi
limito a una scarna esemplificazione dalla valenza puramente indicativa:
Ti
nascondi nella notte
le
cui stelle tengono accesi
in
eterno fuochi di speranze
e
dagli angoli di buio
attendi
che ogni mia parola
ti
trapassi il cuore (Un giorno di primavera,
vv.6-11);
Il mare: una strada
per
gli occhi che vanno
al
suicidio del sole
e
l’onda scompare nel buio (Una strada per
gli occhi);
Farfalle
verso
il sole
così
di notte
vedo
in volo
le
parole (Parole in volo).
La
contraddittorietà dell’esistenza è sovente dura e dolorosa, ma non respinge l’animo
di chi sa cogliere in essa occasioni di impegno costruttivo:
Quanto più si vaga
ad occhi chiusi nell’insonnia
tanto più chiaro riesci
a vedere il buio della vita.
Ne abbiamo accese stelle
con preghiere mia cara
nell’arrancare nel dolore
per risvegliare la speranza in coma! (Chiaro e buio, vv.9-16). Floriano Romboli
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