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martedì 22 luglio 2014

M. GRAZIA FERRARIS: "LE TRADUZIONI DEI POETI FRANCESI SU LÈUCADE"


Maria Grazia Ferraris collaboratrice di Lèucade
Arthur Rimbaud
Charles Baudelaire
Paul Verlaine

Le traduzioni dei poeti  francesi sul blog di  Lèucade.

A cura di Maria Grazia Ferraris

“Amaro sapere, quello che si trae dal viaggio!
Il mondo, monotono e piccolo, oggi,
ieri, domani, sempre, ci mostra l’immagine di noi:
un’oasi di orrore nel deserto della noia!

Bisogna partire? Restare? Se puoi restare, resta;
Parti, se devi. Uno corre e l’altro si acquatta
per ingannare il nemico vigile e funesto:
il tempo! ….”

  “…La versione creativamente fedele estrae da ogni libro qualcosa d’altro che ha ancora da svilupparsi, da crescere…”(C. Magris)
In tal caso le traduzioni non invecchiano. Vincenzo Monti entrava ad esempio nella letteratura italiana ben più per la sua versione dell’Iliade che per le sue opere in proprio, e  la traduzione che Foscolo ha fatto del “Viaggio sentimentale” di Sterne, non è invecchiata, ma è limpida e smaltata come allora….
Durante il mese di maggio appena trascorso e poi via via ordinatamente nei giorni successivi abbiamo letto con sommo interesse sul blog di Lèucade le traduzioni di liriche di  grandi autori francesi, ed in particolare le poesie di Baudelaire e di Verlaine pubblicate da Nazario Pardini e da Umberto Cerio. 
Ci sono stati proposti con grande sensibilità testi esemplari : UMBERTO CERIO traduce "PAUL VERLAINE"- (IL PLEURE DANS MON CŒUR, LE CIEL EST, PAR DESSUS LE TOIT) e "CHARLES BAUDELAIRE"- (SPLEEN, LA DESTRUCTION, L’AMOUR ET LE CRANE, LE GOUFFRE, LES PLAINTES D’UN ICARE…e a seguire "LE VOYAGE", DI CHARLES BAUDELAIRE) e ancora, poesie di A. Rimbaud (..IL DORMIENTE DELLA VALLE, LA MIA BOHÈME, IL BATTELLO EBBRO, VEGLIE, MARINA).
Forse l’autore di tali traduzioni ci sta preparando la pubblicazione di  un nuovo testo?
Anche N. PARDINI si cimenta con BAUDELAIRE- (L'ENNEMI, BRUMES ET PLUIES )e poi con PAUL VERLAINE  nella celeberrima  "CHANSON D'AUTOMNE".
Ritorna di nuovo al tema anche ROBERTO MESTRONE proponendoci puntualmente una traduzione del famosissimo L’ALBATRO (Verseggiando e rimando coi martelliani..)
Un cimento importante quello che sta sviluppandosi sul blog.
Tradurre è innanzitutto conoscenza.
Testi davvero immortali che è bene rileggere di tanto in tanto per non dimenticarli, e per non dimenticare i grandi poeti del XIX –XX secolo, circondati come siamo da prove continue di nuovi improvvisati poeti che spesso si pretendono tali senza il necessario bagaglio culturale, apparato tecnico-concettuale e mondo poetico cui fare riferimento, e dagli indifferenti e rozzi denigratori dell’arte poetica, che definiscono - la poesia – (come severamente ricorda Ninni di Stefano Busà) espressione di “un’abulia di connotazioni e di parole che non hanno corrispettivi nella realtà: un dialogare con la luna, qualcosa di mezzo tra la follia e l’azzardo”.
 Sappiamo che la poesia è altro, ha un linguaggio privilegiato, rispetto alla prosa;  i poeti comunicano  la musica, il suono, la vibrazione, -il verso- che non sono affatto separati dal significato, dal  contenuto esplicito. E ne era ben consapevole P. Valéry…
Si può smontare una poesia, per farne un’analisi tecnica degli elementi,  vocali, consonanti,  rime o i ritmi, ma la poesia è altro, altro ancora,-  come ben ci ha insegnato il grande Leopardi nel suo Zibaldone oltre che con i suoi eterni versi.
Certo è da ricordare che quasi tutti i poeti italiani importanti del Novecento hanno esercitato l’attività di traduttori misurandosi con i “colossi” stranieri e con i loro temi immortali. E questo è stato di giovamento anche all’affinamento e alla circolazione della loro poesia. Ci sono traduttori e traduzioni esemplari, in particolare là dove un poeta incontra un altro poeta.
 Sto pensando alle traduzioni di Charles Baudelaire di Giovanni Raboni, ottimo critico e traduttore oltre che poeta in proprio o alle traduzioni di Caproni e di Bertolucci , oppure a quelle  di  Vittorio Sereni che traduce René Char inventando e impiegando addirittura neoformazioni linguistiche..
Tradurre non è facile ( e ne danno testimonianza gli studi dei linguisti e dei semiologi- R.Jakobson, W. Benjamin, G.Steiner-), anzi  è proprio un mestiere difficile e poco riconosciuto  che deve tenere il conto dei profitti e delle perdite della nuova lingua che viene utilizzata.
 Lo aveva capito anche Valerio Magrelli, poeta e traduttore,  che in una poesia dal titolo metaforico illuminante  L’imballatore, in  Esercizi di tiptologia ( e notate la scelta linguistica!: Tiptologia, ossia la forma più semplice di ricezione delle "comunicazioni" di tipo medianico), dice esprimendo questa fatica di lavoro, di decifrazione, di comunicazione:

“L’imballatore chino/ che mi svuota la stanza/ fa il mio stesso lavoro.
Anch’io faccio cambiare casa/ alle parole, alle parole/
che non son mie,/ e metto mano a ciò
che non conosco senza capire/ cosa sto spostando…”

In questa scelta di poesie  francesi proposte sul blog – ed in particolare in quelle baudelairiane  il disagio e il male di vivere sono affrontati nella loro quotidianità ed attualità  e il dolore che ne consegue  è una presenza costante, l’altra faccia della caducità:

“Il cielo è al di sopra del tetto/  Così azzurro, così calmo!
Un albero, al di sopra del tetto,/ culla la sua palma…

Cos’hai fatto, o tu che ora / Piangendo senza tregua,
Dimmi, cos’hai fatto ora/  della tua giovinezza?”    

La traduzione degli studiosi di Lèucade è elegante e lineare e segue per via autonoma  il Viaggio della Poesia,  che  può aiutarci a vincere il quotidiano noioso, ripetitivo e insensato, fonte di accidia e depressione e  levare l’ancora per tuffarci nello sconosciuto, Inferno o Paradiso non importa, purché sia il nuovo, il Sublime.
 Liriche splendide sono quelle proposte al lettore, di tono elevato e vibrante, invocazioni  che richiamano il mistero del vivere e del morire, le ragioni della verità inafferrabile e mai appagata e della noia che ci tormenta, il superamento appassionato e volontaristico della depressione nel cielo poetico. Un esempio luminoso:
…..
… “In questa grande pianura dove il freddo austro si sfoga,
dove nelle lunghe notti la banderuola si arrochisce,
l’anima mia meglio che al tempo della tepida primavera
aprirà largamente le sue ali di corvo.”

                                     Maria Grazia Ferraris



4 commenti:

  1. Plurale finezza evocativa questa di M. Grazia Ferraris. Il suo acume intellettivo, la sua sensibilità poetica, e il suo bagaglio culturale la portano a estrapolare dalle traduzioni des grands maudits quel pathos di malum vitae e di spleen che affiancherà i poeti della contemporaneità nella loro conflittuale meditazione sulla precarietà del tempo e sulla fragilità della vita.

    I miei complimenti
    Nazario

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  2. Coglie nel segno questa lunga ricca nota di M.Grazia Ferraris, che, senza esitazione,entra nel tema dell'importanza delle traduzioni e nel dibattito sulla poesia oggi. L'autrice fa chiarezza e giustizia dei "rozzi denigratori dell'arte poetica riportando il severo giudizio di N, Di Stefano Busà, quando afferma che "siamo circondati da prove continue di nuovi improvvisati poeti che si pretendono tali senza il necessario bagaglio culturale, apparato tecnico-concettuale e mondo poetico" cui fare riferimento. Tradurre è anche questo, e non solo incontrare poeti di altre culture e di altre lingue ed altre sensibilità. Grazie - e complimenti- a Maria Grazia Ferraris, per la sua schietta presa di posizione, suffragata, tra l'altro, da documentazioni che sono pietre miliari della cultura poetica, che va oltre i confini nazionali.
    Umberto Cerio

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  3. Tersa e incisiva la riflessione di Maria Grazia Ferraris sulle traduzioni, che questo blog ci ha offerto nel corso degli ultimi mesi, brillantemente interpretate dall'acuta sensibilità di poeti come Nazario Pardini e Umberto Cerio. Ferraris qui coglie felicemente lo spirito dei poètes maudits e ben a ragione sottolinea l'alta qualità dell'atto traduttivo/esegetico e il quid in più da parte di poeti che traducono altri poeti.
    Pasquale Balestriere

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  4. Ineccepibili e luminose le considerazioni di Maria Grazia Ferraris ed assolutamente indispensabile, a mio avviso, calarsi nei poeti e nelle poesie di altre lingue, culture e tradizioni in modo da arricchire vicendevolmente le personalità ed allargare orizzonti di conoscenza. Il compito del traduttore tuttavia è difficoltoso e arduo perché deve scavare nella parola “diversa”, nelle sfumature spesso inaccessibili, nelle folgorazioni poetiche, con animo di immedesimato stupore poetico onde raggiungere nel modo migliore la visione lirica originale. La condizione necessaria per farlo, a mio avviso, è proprio quella citata dalla Ferraris : “ il poeta che incontra il poeta” e qua sta proprio la riuscita di una buona traduzione. Troppe volte abbiamo assistito ad interpretazioni che portano lontano dalle originarie visioni e intenzioni dell'artista tradotto o che addirittura ne compromettono il significato e l'ispirazione. Ben vengano dunque sul blog del carissimo Nazario altre traduzioni serie ed importanti come quelle riportate dalla nostra amica. Ne avremo tutti sicuramente un grande beneficio sia culturale che umano.

    Carmelo Consoli

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