Maria Grazia Ferraris collaboratrice di Lèucade |
Arthur Rimbaud |
Charles Baudelaire |
Paul Verlaine |
Le
traduzioni dei poeti francesi sul blog
di Lèucade.
A cura di Maria Grazia Ferraris
“Amaro
sapere, quello che si trae dal viaggio!
Il
mondo, monotono e piccolo, oggi,
ieri, domani,
sempre, ci mostra l’immagine di noi:
un’oasi
di orrore nel deserto della noia!
Bisogna
partire? Restare? Se puoi restare, resta;
Parti,
se devi. Uno corre e l’altro si acquatta
per
ingannare il nemico vigile e funesto:
il
tempo! ….”
“…La versione creativamente fedele estrae da
ogni libro qualcosa d’altro che ha ancora da svilupparsi, da crescere…”(C.
Magris)
In tal
caso le traduzioni non invecchiano. Vincenzo Monti entrava ad esempio nella
letteratura italiana ben più per la sua versione dell’Iliade che per le sue
opere in proprio, e la traduzione che
Foscolo ha fatto del “Viaggio sentimentale” di Sterne, non è invecchiata, ma è
limpida e smaltata come allora….
Durante
il mese di maggio appena trascorso e poi via via ordinatamente nei giorni
successivi abbiamo letto con sommo interesse sul blog di Lèucade le traduzioni
di liriche di grandi autori francesi, ed
in particolare le poesie di Baudelaire e di Verlaine pubblicate da Nazario
Pardini e da Umberto Cerio.
Ci
sono stati proposti con grande sensibilità testi esemplari : UMBERTO CERIO
traduce "PAUL VERLAINE"- (IL PLEURE DANS MON CŒUR, LE CIEL EST, PAR
DESSUS LE TOIT) e "CHARLES BAUDELAIRE"- (SPLEEN, LA DESTRUCTION,
L’AMOUR ET LE CRANE, LE GOUFFRE, LES PLAINTES D’UN ICARE…e a seguire "LE
VOYAGE", DI CHARLES BAUDELAIRE) e ancora, poesie di A. Rimbaud (..IL DORMIENTE
DELLA VALLE, LA MIA BOHÈME, IL BATTELLO EBBRO, VEGLIE, MARINA).
Forse
l’autore di tali traduzioni ci sta preparando la pubblicazione di un nuovo testo?
Anche
N. PARDINI si cimenta con BAUDELAIRE- (L'ENNEMI, BRUMES ET PLUIES )e poi con
PAUL VERLAINE nella celeberrima "CHANSON D'AUTOMNE".
Ritorna
di nuovo al tema anche ROBERTO MESTRONE proponendoci puntualmente una
traduzione del famosissimo L’ALBATRO (Verseggiando e rimando coi martelliani..)
Un
cimento importante quello che sta sviluppandosi sul blog.
Tradurre
è innanzitutto conoscenza.
Testi
davvero immortali che è bene rileggere di tanto in tanto per non dimenticarli,
e per non dimenticare i grandi poeti del XIX –XX secolo, circondati come siamo
da prove continue di nuovi improvvisati poeti che spesso si pretendono tali
senza il necessario bagaglio culturale, apparato tecnico-concettuale e mondo
poetico cui fare riferimento, e dagli indifferenti e rozzi denigratori
dell’arte poetica, che definiscono - la poesia – (come severamente ricorda
Ninni di Stefano Busà) espressione di “un’abulia di connotazioni e di parole
che non hanno corrispettivi nella realtà: un dialogare con la luna, qualcosa di
mezzo tra la follia e l’azzardo”.
Sappiamo che la poesia è altro, ha un linguaggio privilegiato, rispetto alla prosa; i poeti comunicano la musica, il suono, la vibrazione, -il
verso- che non sono affatto separati dal significato, dal contenuto esplicito. E ne era ben consapevole
P. Valéry…
Si può
smontare una poesia, per farne un’analisi tecnica degli elementi, vocali, consonanti, rime o i ritmi, ma la poesia è altro, altro
ancora,- come ben ci ha insegnato il
grande Leopardi nel suo Zibaldone oltre che con i suoi eterni versi.
Certo
è da ricordare che quasi tutti i poeti italiani importanti del Novecento hanno
esercitato l’attività di traduttori misurandosi con i “colossi” stranieri e con
i loro temi immortali. E questo è stato di giovamento anche all’affinamento e
alla circolazione della loro poesia. Ci sono traduttori e traduzioni esemplari,
in particolare là dove un poeta incontra un altro poeta.
Sto pensando alle traduzioni di Charles
Baudelaire di Giovanni Raboni, ottimo critico e traduttore oltre che poeta in
proprio o alle traduzioni di Caproni e di Bertolucci , oppure a quelle di
Vittorio Sereni che traduce René Char inventando e impiegando
addirittura neoformazioni linguistiche..
Tradurre
non è facile ( e ne danno testimonianza gli studi dei linguisti e dei
semiologi- R.Jakobson, W. Benjamin, G.Steiner-), anzi è proprio un mestiere difficile e poco
riconosciuto che deve tenere il conto
dei profitti e delle perdite della nuova lingua che viene utilizzata.
Lo aveva capito anche Valerio Magrelli, poeta
e traduttore, che in una poesia dal
titolo metaforico illuminante L’imballatore, in Esercizi
di tiptologia ( e notate la scelta linguistica!: Tiptologia, ossia la forma
più semplice di ricezione delle "comunicazioni" di tipo medianico),
dice esprimendo questa fatica di lavoro, di decifrazione, di comunicazione:
“L’imballatore
chino/ che mi svuota la stanza/ fa il mio stesso lavoro.
Anch’io
faccio cambiare casa/ alle parole, alle parole/
che
non son mie,/ e metto mano a ciò
che
non conosco senza capire/ cosa sto spostando…”
In
questa scelta di poesie francesi
proposte sul blog – ed in particolare in quelle baudelairiane il disagio e il male di vivere sono
affrontati nella loro quotidianità ed attualità
e il dolore che ne consegue è una
presenza costante, l’altra faccia della caducità:
“Il
cielo è al di sopra del tetto/ Così
azzurro, così calmo!
Un
albero, al di sopra del tetto,/ culla la sua palma…
Cos’hai
fatto, o tu che ora / Piangendo senza tregua,
Dimmi,
cos’hai fatto ora/ della tua
giovinezza?”
La
traduzione degli studiosi di Lèucade è elegante e lineare e segue per via
autonoma il Viaggio della Poesia, che
può aiutarci a vincere il quotidiano noioso, ripetitivo e insensato,
fonte di accidia e depressione e levare
l’ancora per tuffarci nello sconosciuto, Inferno o Paradiso non importa, purché
sia il nuovo, il Sublime.
Liriche splendide sono quelle proposte al
lettore, di tono elevato e vibrante, invocazioni che richiamano il mistero del vivere e del
morire, le ragioni della verità inafferrabile e mai appagata e della noia che
ci tormenta, il superamento appassionato e volontaristico della depressione nel
cielo poetico. Un esempio luminoso:
…..
… “In
questa grande pianura dove il freddo austro si sfoga,
dove
nelle lunghe notti la banderuola si arrochisce,
l’anima
mia meglio che al tempo della tepida primavera
aprirà
largamente le sue ali di corvo.”
Maria Grazia Ferraris
Plurale finezza evocativa questa di M. Grazia Ferraris. Il suo acume intellettivo, la sua sensibilità poetica, e il suo bagaglio culturale la portano a estrapolare dalle traduzioni des grands maudits quel pathos di malum vitae e di spleen che affiancherà i poeti della contemporaneità nella loro conflittuale meditazione sulla precarietà del tempo e sulla fragilità della vita.
RispondiEliminaI miei complimenti
Nazario
Coglie nel segno questa lunga ricca nota di M.Grazia Ferraris, che, senza esitazione,entra nel tema dell'importanza delle traduzioni e nel dibattito sulla poesia oggi. L'autrice fa chiarezza e giustizia dei "rozzi denigratori dell'arte poetica riportando il severo giudizio di N, Di Stefano Busà, quando afferma che "siamo circondati da prove continue di nuovi improvvisati poeti che si pretendono tali senza il necessario bagaglio culturale, apparato tecnico-concettuale e mondo poetico" cui fare riferimento. Tradurre è anche questo, e non solo incontrare poeti di altre culture e di altre lingue ed altre sensibilità. Grazie - e complimenti- a Maria Grazia Ferraris, per la sua schietta presa di posizione, suffragata, tra l'altro, da documentazioni che sono pietre miliari della cultura poetica, che va oltre i confini nazionali.
RispondiEliminaUmberto Cerio
Tersa e incisiva la riflessione di Maria Grazia Ferraris sulle traduzioni, che questo blog ci ha offerto nel corso degli ultimi mesi, brillantemente interpretate dall'acuta sensibilità di poeti come Nazario Pardini e Umberto Cerio. Ferraris qui coglie felicemente lo spirito dei poètes maudits e ben a ragione sottolinea l'alta qualità dell'atto traduttivo/esegetico e il quid in più da parte di poeti che traducono altri poeti.
RispondiEliminaPasquale Balestriere
Ineccepibili e luminose le considerazioni di Maria Grazia Ferraris ed assolutamente indispensabile, a mio avviso, calarsi nei poeti e nelle poesie di altre lingue, culture e tradizioni in modo da arricchire vicendevolmente le personalità ed allargare orizzonti di conoscenza. Il compito del traduttore tuttavia è difficoltoso e arduo perché deve scavare nella parola “diversa”, nelle sfumature spesso inaccessibili, nelle folgorazioni poetiche, con animo di immedesimato stupore poetico onde raggiungere nel modo migliore la visione lirica originale. La condizione necessaria per farlo, a mio avviso, è proprio quella citata dalla Ferraris : “ il poeta che incontra il poeta” e qua sta proprio la riuscita di una buona traduzione. Troppe volte abbiamo assistito ad interpretazioni che portano lontano dalle originarie visioni e intenzioni dell'artista tradotto o che addirittura ne compromettono il significato e l'ispirazione. Ben vengano dunque sul blog del carissimo Nazario altre traduzioni serie ed importanti come quelle riportate dalla nostra amica. Ne avremo tutti sicuramente un grande beneficio sia culturale che umano.
RispondiEliminaCarmelo Consoli