La poesia
(come una strega o una fata) viene associata all’immagine del gatto- o dei
gatti/e della mia vita- emblema di libertà e di mistero (non tutto si può
spiegare, c’è sempre un margine d’irrazionalità, di follia, dentro di noi). Come
lo stregatto di Lewis Carroll, gatto un po’ magico, che appare e scompare ,
con un sorriso, qualche volta anche malefico, come lo è a volte anche il fato,
o destino, che dir si voglia.
Si può fare poesia dell’indicibile, del non
detto, del significante? Queste poesie
sono l’estremo tentativo di quella ricerca che ho cristallizzato nelle sezioni
de “i segreti dell’universo”; non vogliono raccontare fatti o emozioni
accadute, vanno oltre, verso qualcosa che si può soltanto intravedere o
intuire, senza mai arrivare a scoprire completamente.
L'Autrice
Poesia
nuova, questa, di Nadia, audace, innovativa, zeppa di abbrivi esistenziali
frammentati in azzardi speculativi di catartici flashs immaginifici. Visioni
estemporanee, voli sublimanti che vanno oltre il sensibile per agguantare il
non detto e tutto ciò che misteriosamente antecede o oltrepassa il pensiero.
Una ricerca spontanea e magica. Uno slancio iperbolico, un ardito confronto con
la sorte, un tentativo quantomeno improbabile di scavalcare il senso del razionale
per scoprirne i lati più nascosti, meno visibili alla percezione umana:
Sorride l’abisso
mentre il fato intreccia i destini
e infila il coltello nel ventre molle
come della noce il mallo.
Urla il silenzio: penetra la
poesia nelle viscere della sera
Emozioni,
schizzi sensoriali, affreschi accennati, inquietudini, lamenti, sgomenti, voci
inascoltate o non espresse, il tutto inanellato in rime assonanze e consonanze
di stupefacente sonorità:
Ti dono la mia voce
inascoltata
una voce a volte dolce
o di/sgraziata
una voce per carpire le parole al vento
per gridare lo sgomento
una voce che a volte piange
con un flebile lamento
una voce di passione
che stravolge la mente
una voce per chi sente
ribollire nelle viscere
l’eco del significante
A
volte è proprio il suono che si cerca, il ritmo, al di sopra o al di fuori del
significante. Tutto ciò che comporta una ricerca meticolosa e attenta, puntigliosa,
e neologica del verbo: un linguismo di non comune fattura che si differenzia dalla
cifra poetica fin ora espressa dalla Chiaverini. Sta qui la novità: nel sintagma, nello stilema,
nell’essenzialità verbale, e nell’assemblaggio lessicale; l’Autrice va in cerca
di una novità fonico-allusiva che abbracci il suo senso del magico e del
mistero.
Con la coda dell’occhio
la vedo / appare e scompare
stregatta
acciambellata sulla sedia
nascosta nella valigia
sopra il letto come un pupazzo
sul pavimento come un vecchio straccio (Stregatta).
E
quello che veramente colpisce è l’eguaglianza che riesce a creare fra versificazione
e spinte emotivo-speculative; spinte che vanno al di là dei canoni sintattici tradizionali,
al di là del comune intendere la poetica, per scalare cime che si elevino oltre
gli orizzonti terreni. E da là poter osservare lontano i miracoli degli azzurri
per agguantare e sciogliere quell’inestricabile anello mancante che inquieta il
fatto di essere umani. Un mèlange di concretezza e surrealismo. La poetessa
prende spunto dai minimalismi della quotidianità per allungare lo sguardo verso
gli occhi dei gatti, che tanto hanno a che vedere con l’inspiegabile:
Quella macchia sulla tovaglia
bianca/
petalo appassito
d'una rosa stanca
d'assorbire il sole l'aria l'amore
per la vita
chissà se ne è valsa la pena
d'averla vissuta
per quell'ombra grigia
che l'accompagna
che forma quella macchia
sulla tovaglia bianca
Sì,
dalle cose più comuni come una macchia sulla tovaglia bianca, per allargare
l’anima, però, al gioco inquietante dei dilemmi esistenziali. Ed è lei ad
affermare che: “La poesia (come una strega o una fata) viene associata all’immagine
del gatto- o dei gatti/e della mia vita- emblema di libertà e di mistero ( non
tutto si può spiegare, c’è sempre un margine d’irrazionalità, di follia, dentro
di noi). Come lo stregatto di Lewis Carroll, gatto un po’ magico, che appare e
scompare, con un sorriso, qualche volta anche malefico, come lo è a volte anche
il fato, o destino, che dir si voglia.”.
Ma se
si deve cercare un prolungamento, una continuità ispirativa nella poesia della Nostra
non è certo difficile farlo. E tanti i motivi: intanto il suo amore sviscerato
per questa antica arte che non l’appiattisce, non la immobilizza, ma la stimola
di continuo verso nuovi percorsi, alla ricerca di una verità e forse, ancora di
più, di se stessa; poi l’inventiva, e la grande passione che la porta a cercare
linguaggi altri che convalidino il suo grande
magma interiore; quindi la sua filosofia di vita: un travaglio continuo,
una inquietudine che la spinge a protendersi oltre la precarietà del nostro
esserci. Perché questo è il suo sentire: siamo viandanti sperduti, (come
direbbe Cardarelli) in una società liquida (come aggiungerebbe Baumann); in lei
è presente la coscienza della futilità del nostro essere, del limite del nostro
vivere. E non accetta passivamente l’edenica teoria del carpe diem. La sua è una
continua meditazione sul rapporto della vicenda umana col tempo. Tutto questo
lo ritroviamo in questa silloge di intenti nuovi, ed ermeticamente
essenzializzati. Per non dire degli accorgimenti panici di cui la Nostra si
serve per dare corpo ai suoi sentimenti ed alle sue riflessioni: il suo è un
occhio verso una natura viva e mai
semplicemente bucolica; a una natura che assume sembianze antropologiche e che
si inserisce in un discorso di ampia struttura esistenziale:
Appena sente un rumore lei fugge
vaga leggera come una piuma
nascosta al mondo, sempre in attesa
entra in casa guardinga come un ospite
poi riparte - è primavera –
sono nate nuove farfalle
e la brezza è leggera
(Strregatta)
Insomma
non è azzardato dire che Nadia Chiaverini si ripete rinnovandosi; il suo è un
messaggio di perspicua sapidità disvelatrice; un messaggio sulla vita ed il
mistero della sua origine e del suo fine; sulle incertezze dell’esistere; un’inquietudine
vicissitudinale che deriva proprio dalla sua umanità, e dal suo amore per
questo sapido mistero che nasconde il vero, che, al fin fine, è ed è sempre
stato un terriccio fertile per la grande poesia:
Attesa
Al vento porgo l’incavo della mano tesa
Vaga la sera incerta
in cerca d’ una novella
L’ombra che m’insegue
è l’unica certezza
Nazario Pardini
*POESIA STREGATTA
Indice:
1)inspiro e ritrovo l’io bambino
2)mentre il fato intreccia i destini
3)la poesia è una fata ignorante
4)e non è finita la notte
5) ci divide un deserto di senso
6) malinconica resa
7) Son desta. Aspetto l’incanto
8) settembre
9)piove
10)dettagli
11)Fata poesia
12)mestiere di poeta
13)indizio
14)Di vita vuota
15)gatto
16)a tigro
17)a maxina
18) Nulla succede per caso
19)estate
20) morgana
21)sassi
22) crepita la fiamma nel camino
23) cenere è rimasta
24)Vita sospesa
25)Compleanno
26)Scacchiera
27)Sulla poesia
28) Il tasso
29)Attesa
30)La seminatrice( van gogh)
31)Breve eternità
32)Stregatta
33)Quella macchia sulla tovaglia
34)Ti dono la mia voce
35)moltitudini di stelle
*
inspiro
e ritrovo l’io bambino
leggera d’ispirazione
propensa ad ingravidare parole
mentre un sorriso s’ allarga sulle labbra
senza far caso alle rughe
agli angoli della bocca
*
Sorride
l’abisso
mentre
il fato intreccia i destini
e
infila il coltello nel ventre molle
come
della noce il mallo.
Urla
il silenzio: penetra la
poesia
nelle viscere della sera
*
la
poesia è una fata ignorante
non conosce a memoria citazioni
vaga pensierosa senza saper di filosofia
solo
la vita aspira
e
l’immenso suo piacere respira
cabala
meteora alchimia
*
e non
è finita la notte
che
goccia nella pioggia
nero
il piazzale /apro la porta
la
gatta non torna
piove
e per stanotte
rimane
nascosta
s’acquatta
all’ascolto di suoni notturni
cigolii,
richiami di uccelli
fruscii
inquieti, gravi presagi
ascolto silenzi strani
per
compagnia due candelabri
*
ci divide
un deserto di senso
un
mestìo confuso di parole/ in sabbia
quando
il tramonto scolora
e
l’aria avvampa
lo so
che di me ti uccide l’arroganza
ferisci
me e imprigioni la noia
coltre
che ricopre il gelo
senza
eco delle ossa
della
nostra memoria
fessure
sulle labbra sono rughe
di una
maschera che più non ti seduce
*
malinconica
resa
quando
è domenica
trabocca
e svapora la settimana
inizia un lunedì fiumana
nervi
serpenti/ minuti violenti
malumore
amore/ ricerca e passione/
gaudente
illusione
vitalizio
feroce
*
Son
desta. Aspetto l’incanto
Stranita
fisso lo sguardo
Arriva
la magia nera
Strana
alchimia fuoriesce
Ora dalla caffettiera
*
Toc!
Cade la mela
solo
intorno un leggero tonfo sordo
cala la sera a settembre
ognuno
spera
un
sospiro uno sguardo
un amore sincero un credo
*
Piove.
Grosse gocce di settembre
abbeverano
i ciclamini assetati
s’accende
la luce sul pianerottolo
dove
il gatto ha lasciato in dono
un
passerotto sullo zerbino
*
Ingrediente
principale:
passione
rosso carminio
Ossessione
di parole
indugio
profondo: ricerco
l’armonia
nei dettagli
*
Fata
Poesia
Il
rivelarsi quotidiano
d’uno
schiudersi di gemme
tra
ninfe boschive bambine
suoni
tintinnanti campanelli
tra le
corolle dei ciclamini…
E
quella fata dall’ala spezzata
sul
bordo della fontana
sarà per
caso malata?
di
malinconia forse
d’attesa
d’illusione…
All’ombra
di un fungo attende
il
piede abbandonato
nella
fontana asciutta
le
ginocchia stringe in un abbraccio
-
braccia magre e pallide di luna-
Si
sente sola, dimenticata
sguardo
perso e sorriso lieve
una
ghirlanda di fiori sui riccioli
di rame intreccia come seta
i fili
di ragnatele al sole
*
Mestiere di poeta
Ad Amelia Rosselli
Appunti
sparsi e persi
una
matita infiltrata per sbaglio nel portaposate
-inutile,
spaesata-
un
calzino spaiato in un cassetto arruffato
una
molletta arrugginita sulle lenzuola di bucato
uno
stridio di denti, un’unghia maculata
parole
sparse mai voleranno oltre
appunti
persi orfani di sensi
un’uggia un sospiro il solo destino
*
Indizio:
una
piuma d’un passerotto
sui
baffi del gatto
Presagio:
una matita gialla caduta sul selciato
torpore
dell’anima d’ottobre inoltrato
una sfida
che lascia senza fiato
*
Di
vita vuota gialla
foglia
sola recisa da
una pianta
giace
come una macchia
sul
parquet di legno scuro
*
Gatto
/ allenato al sospetto
ad
ogni rumore un sobbalzo
uno
scarto / ruota la testa intorno
e gli
occhi guardinghi /soppiatto
e se
mentre pilucca dal piatto
un
botto, un piccolo schianto
di
scatto sulle scale svicola lesto
su
polpastrelli di velluto, mesto
*
a Tigro
Gatto
perduto di nero velluto
mai
tornato forse ferito
ucciso
torturato
chissà
come svanito
spettro
che s’aggira intorno
Io lo
sento il richiamo
il
miagolio il pianto
quale destino
avrà incontrato?
Io
lo so con certezza :
aspetta
ancora una mia carezza
*
a Maxina
indovina
la notte il nero
mantello
di una gatta smagrita
smarrita
nell’ombra scura
s’aggira
nei viottoli
di silenzio
felpato
attonite
respirano piano le stelle
languono
invisibili al giorno
*
NULLA
SUCCEDE PER CASO
Se la
vita fosse una storia
e la
tragedia solo un capitolo
di una
direzione
di
un’opera d’arte
Nascita
e morte, solo due porte
il
semaforo rosso simbolo o segno
che
rende conscio l’inconscio
tra
cuore e testa non c’è accordo
Nulla
succede per caso
Camminare
sospesi
su un
filo d’equilibrio sottile
bilanciare
le braccia
incontro
di significati inatteso
incontro
dell’io col caso
*
VITA
SOSPESA
Una
parentesi
l’ultimo
minuto della vita
d’un
uomo doppio mistero
corpo
inerte con un cuore che
ancora
batte -l’ultimo battito-
prima
del non detto.
Così
muoiono i ciclamini
declinando
al gelo le loro corolle
*
Estate
Marina di Vecchiano 8/7/2012
Sulla
sabbia meduse rosa
trasparenti
infilzate su bastoni
di
legno a sciogliersi al sole, in croce
All’orizzonte
si staglia il profilo
netto delle
Apuane
come
una corona di spine
*
MORGANA
Marina di Vecchiano – Bocca di Serchio
2/7/ 2011
Monta
l’onda
si
srotola e riaffonda
s’infrange
e spumeggia
sulla
spiaggia
tra
gusci di conchiglie
e relitti
inutili
tronchi
cavi e levigati
Imbarcadero
/ color ebano
conserva
una scritta MORGANA
come
la fata
corde
invisibili vibrano l’aria
trinciano
l’acqua dolce e salmastra
s’insinuano
nelle lingue di sabbia
Tra i
canneti richiami prigionieri
sciamano furtivi i pensieri
al
tramonto il mare infine si placa
d’incanto
trasporta un ramo cavo
in
verticale galleggia come un miracolo
al
largo tra le maree salutano le sirene
*
SASSI
Levigati
dal tempo
forme
rotonde di screziati colori
pietra
lavica di antiche eruzioni
marroni
d’odore di terra
grigi
frangenti /d’argenti marine
verdi
smeraldi o bianchi
di nuvole/ marmorei sogni
ricordi
di antichi continenti inabissati
schegge
d’Atlantide
Sassi
di un’unica spiaggia
alghe
ed altri frammenti
figli
variegati e diversi
il
destino dell’uomo in sabbia
si
frantuma
luccicano
come diamanti
i
desideri
vele
bianche all’orizzonte
svaniscono
le ali dei gabbiani
*
Crepita
la fiamma nel camino
Come
un dolce destino
Nel
ceppo che s’infiamma
Ardono
le note
D’una
musica arcana
Che
leggera s’inchina e volteggia
Sognante
tra voluttuosi aromi
L’inverno
avanza
Danzando
nella nebbia
Come
una carezza
*
cenere
è rimasta
v. I
SEGRETI P. 22
del
rogo dell’anno vecchio
già
trasuda il cielo la luce del giorno
vaga
l’assenza
magma
di cera che plasma l’esistenza
si
strugge la candela nell’incavo vuoto
un
impero di nuvole sovrasta un tempo raro
basta
un granello di polvere per vivere
la
polvere che calpesto
si
risolleva al vento
*
COMPLEANNO
C’è un
drago rosa in giardino:
i
bimbi non sanno più
giocare
da soli
*
Scacchiera:
bianca
come la luce dell’alba
e nero
sudario
luce
nella sera
*
SULLA
POESIA
Nulla
s’inventa
Lingue
arcane allietano le note dell’aere lieve
suoni
sillabici s’intersecano sul pentagramma
strofe
d’immagini scorrono su video alienati
mai
compresi ritrovati in scavi d’anima
sentieri
percorsi dai grandi padri
feticci
immolati in cappelle funeree
Lì
ritrovo una madre sentore ancora d’amore
o
rimandi dal televisore
Nulla
s’inventa / si respira
*
IL TASSO
Non lo sapevi
Non lo sapevi
Non è
tua la colpa
Un
regalo in giardino
Simbolo
di morte
Già
invasato, completo dono
non lo
sapevi
danza
il silenzio intorno
d’attesa
adornato di
vento pioggia
sole fato
*
ATTESA
Cirri
di nuvole
in un
cielo cieco
Specchi
d’acqua tra i campi
riflettono bagliori di luna
Rami
spogli offrono in dono
pomi
d’oro
Attesa
Al
vento porgo l’incavo della mano tesa
Vaga
la sera incerta
in
cerca d’ una novella
L’ombra
che m’insegue
è
l’unica certezza
*
LA SEMINATRICE
Raccolgo emozioni
in una sporta leggera di paglia
mentre cammino al tramonto
sparpaglio
i germogli nel vento
con un
gesto ampio della mano
come
un ventaglio
le
nocche delle mani strette e
puntute come scogli infranti
*
Breve
eternità di un’alba
appena
trascorsa s’immerge
nel giorno che comincia
e ritrovarsi da sola
senza nessuno che ti consola
senza
neppure una parola
la
sera nello specchio
il
volto di un pagliaccio
con il
trucco disfatto
Uno
squarcio il sorriso beffardo
perché
mettersi in gioco non dura poco
quando
manca il bersaglio
a volte
nel mescolare le carte
il
demone ti
strugge
*
STREGATTA
Con la
coda dell’occhio
la
vedo / appare e scompare
stregatta
acciambellata
sulla sedia
nascosta
nella valigia
sopra
il letto come un pupazzo
sul
pavimento come un vecchio straccio
Ora fa capolino col muso suo affilato
gli
occhi d’ambra lo sguardo strano
con le
unghie ticchetta nel vetro
svolta
l’angolo miagola piano
gioca
con i fili d’erba nel prato
mangia lentamente
sempre
diffidente
Appena
sente un rumore lei fugge
vaga
leggera come una piuma
nascosta
al mondo, sempre in attesa
entra
in casa guardinga come un ospite
poi riparte
- è primavera -
sono
nate nuove farfalle
e la
brezza è leggera
*
da un quadro di Anna Maria Garibotti
Quella
macchia sulla tovaglia
bianca/ petalo appassito
d'una
rosa stanca
d'assorbire
il sole l'aria l'amore
per la
vita
chissà
se ne è valsa la pena
d'averla
vissuta
per
quell'ombra grigia
che
l'accompagna
che
forma quella macchia
sulla
tovaglia bianca
*
Ti
dono la mia voce
inascoltata
una
voce a volte dolce
o di/sgraziata
una
voce per carpire le parole al vento
per
gridare lo sgomento
una
voce che a volte piange
con un
flebile lamento
una
voce di passione
che
stravolge la mente
una
voce per chi sente
ribollire
nelle viscere
l’eco
del significante
*
moltitudini
di stelle
pigolano
fuochi sparsi
s’incatena
la luna ai sogni
e
sorride
con
sguardo fecondo
*
Una poesia essenziale nello stile e nel contenuto, frutto di una ricerca che parte come sempre dalla natura per cercare riferimenti dentro la propria interiorità. Un sentimento che oscilla tra nostalgia e smarrimento, delusione e speranza pervade le liriche con uno stile ermetico che non rinuncia alla musicalità dei versi ottenuta con un uso ben dosato di assonanze. Una poesia lieve nello stile e profonda nei contenuti, una riflessione sul mondo penetrando le piccole cose di tutti i giorni per evocare suggestioni e significati reconditi
RispondiEliminaFranco Donatini
Docente Università di Pisa
Mi complimento con Franco Donatini per l'acuta e autoptica nota critica che ottimamente racchiude, con convincente essenzialità, la complessa vicenda poetica della Chiaverini.
EliminaNazario Pardini
A Nadia, poetessa di sicura valenza, esprimo il mio compiacimento per la continua crescita artistica che dell’arte poetica riesce a dare angolature varie e diverse pur restando immutata la innata passionalità. Passionalità che sgorga da una natura esuberante e schietta, che tuttavia vive una costante ricerca di quella perfezione che ogni vero artista teme di non poter mai raggiungere.
RispondiEliminaRicerca della parola che sempre si rinnova nei suoi molteplici significati, nel suo continuo inseguire l’input artistico che la sollecita.
L’orizzonte poetico di Nadia è andato sempre più allargandosi da un’opera all’altra: da un “dialogo” con le cose, alla profondità del suo “entrare” nel mondo, fino ad interrogare quel mistero dell’oltre che la sensibilità dell’autrice percepisce e persegue.
Un dovuto riconoscimento all’ interessante nota critica del valoroso Nazario Pardini che, con la consueta acutezza, ha intuito ed evidenziato il genere innovativo della poesia di Nadia Chiaverini.
Edda Pellegrini Conte
Nadia, poetessa
RispondiEliminadalla libertà avvinghiata ai capelli barocchi,
rossi come il pelo di un gatto
e dei gatti le movenze,
le sembianze,
l'essenza dello sguardo e
di un sentire ravvicinato
la materia che si frappone
tra il tuo cuore
e le tue unghie...
poesia incarnata
di parole che sono cose
in movimento.
Il senso dell'imbrunire malinconico,
esplode nell'avventurosa scoperta
della terra
e delle micro rivoluzioni degli eventi
per decollare verso le stelle
e splendere di colori e di suoni.
Grazie a Nadia Chiaverini.
Simonetta Princivalle
Ringrazio Nazario Pardini, Franco Donatini, Edda Conte, Simonetta Princivalle per i loro commenti...non so che dire... se non che la poesia, angelo o demone, mi è necessaria per alzare lo sguardo dallo specchio dell'anima e per ricongiungermi come un ponte alle strade del mondo . Nadia Chiaverini
RispondiEliminaQuello di Nadia e' un modo di guardare le cose che la circondano, anche ora che di esperienza ne ha accumulata, con occhi sempre nuovi, occhi di gatto, pupille a fessura per cercare di percepire la realtà. “Visioni che vanno oltre il sensibile per agguantare il non detto, l'inspiegabile,” rileva argutamente il Pardini. Realtà precipita nel caos che assedia l'essere umano, - dico io, anche se la poetessa afferma che “Nulla succede per caso”, con riferimento al titolo di una sua poesia. Poi però ammette che l'ombra che la insegue è “l’unica certezza”. E' una poesia meditata quella della Chiaverini talvolta con il cuore sfiancato da certe immagini amare: “malinconica resa//inizia un lunedì fiumana nervi serpenti/ minuti violenti//vitalizio feroce.” E' allora, forse, che si consegna all'istinto, all'inconscio dove può reperire risorse vitali, tra queste un po d'ironia e, visto che si tratta di poesia Stregatta, scovare l'odore e il senso di selvatico delle cose. Nadia ha saputo creare la successione di versi con parole che acquistano suono e ritmo saldate fra loro da appropriate assonanze. Avendo letto le sue opere precedenti rilevo che si tratta di un progressivo adeguamento della scrittura per riuscire ad esprimere idee e immagini dei momenti più nobili della vita senza per questo discriminare i fatti minimi, interessanti in sé. (Ubaldo de Robertis)
RispondiEliminaVeramente un bel commento, carissimo Ubaldo, che denota le tue plurali capacità introspettive affidate ad un linguismo di notevole caratura esegetica.
EliminaNazario