Ninnj Di Stefano Busà collaboratrice di Lèucade |
PREFAZIONE
A cura di Ninnj Di Stefano
Busà
Lorenzo
Spurio in questa sua raccolta poetica usa un linguaggio moderno, asciutto, ma
lo fa con leggerezza creativa, senza mai debordare dal solco che lo tiene legato
ad una poesia d’immagini, di rarefazioni e di ricadute accidentali in quelle
che sono le esperienze, le prese di coscienza di un verbo complessivamente
volto alla soggettività di una tensione relativa, che risponde al bisogno della
storia personale pienamente presente in questa silloge. Il libro palpita di
realtà multiformi, intesse una ragnatela di storia che viviseziona con
discrezione il linguaggio della poesia e confluisce con la visione del mondo in
una varietà del sentire che ne percepisce il senso dell’immaginario e ne
sottolinea la percezione del segno, si fa tutt’uno con le sue componenti
figurative, ovvero: figure retoriche, simboli, metafore, allegorie in una terra
d’esilio (la nostra), che occasione le molte esperienze di vita, riscopre situazioni
che faticosamente si proiettano dal sogno ad una condivisibile speranza oltre
“quel sogno”. La poetica di Lorenzo Spurio ricorre spesso ad una malinconia di
fondo che riverbera un’assenza, solo all’apparenza placata o in grado di
rendersi coesa e verosimilmente ne regge tutta la struttura del testo.
Quest’opera
si presenta coniata da una forza evocativa che si esplicita in assonanze e
dissonanze; i versi hanno una tensione lirica a volte frammentata, ma sempre
fluida, mai sopita né opaca. La poesia scorre come segnale di vita che si
ravviva dal suo stesso humus, si fa movimento ascensionale, a volte verticale,
altre orizzontale, ma sempre alternandosi a sentimenti, suggestioni, pensieri,
ispirazioni che si raccordano al tessuto semantico e alla matrice dell’essere.
La
scrittura è polimorfica, avverte le incognite del mondo e si adegua alla
necessità di ricompattarsi in una continuità logica delle cose che
interagiscono e si compenetrano nell’emozione perennemente in bilico sul
“nulla”. In tutta la raccolta si configura una sorta di alter ego che
sperimenta e determina la full immersion
in reticenze, incognite, compromessi tra il sé e l’altro di sé, configurandosi
come alter ego di una matrice che tutto coinvolge e, tuttavia, emette segnali
di cose vissute, di legami coi luoghi, con le immagini della fantasia o
dell’immaginario che emettono pulsioni quotidiane. Il sogno echeggia talvolta
oltre il simbolo che dà sommovimento di forte implicanza nostalgica, indicando
figure interamente attraversate da una stratificazione figurativa, da ciò uno
dei termini materici che più ricorrono: il cemento, autenticato da
compattazioni cementizie, da rincalzi e direi anche puntelli in senso
figurativo: l’equivalente di rinsaldare, consolidare e fortificare il genere umano.
Si
avvertono tessiture che sanno individuare colori, sapori, emozioni che sono la
ragione stessa dell’esistente e dell’assente; determinano un archetipo nel
quale s’intuisce un paesaggio interiore in cui appaiono d’improvviso
accelerazioni e contrazioni di uno sperimentalismo in fieri. Bellissimo questo
explicit: “Ho odorato ancora il fiore/
accorgendomi che esalava tristezza/ e bisogno d’amore”.
La
ricerca d’amore in questi versi è paragonabile ad un pensiero poetante che
rispecchia la sublimazione del dolore, ma di cui si conserva il profumo o il
fuoco smorzato della sofferenza. E tutto infine s’identifica con la vita:
Lorenzo Spurio vi antepone una commossa capacità di ragionamento, l’acuta
riflessione di una percezione del reale, che intende offrire alla mente
l’immagine che la governa, ovvero, nuova vita, nuovi significati, espressioni
di una rivelazione che sgorga dal cuore.
Poesia
non è, infatti, solo la capacità di offrire riflessioni, ma ciò che si connette
misteriosamente al significato delle parole usate e acquista nuovo splendore
nel saper individuare la luce riflessa, ovvero, quel mistero che sa cogliere
quello che c’è dietro il viaggio acceso negli occhi per sempre. E qui, che
anche l’anima del lettore può cogliere l’infinita e arrendevole forza della
poesia, soprattutto in quei vividi canti di sdegno, nelle cronache di denuncia
di un mondo fatto di lassismo, sopraffazione e ingiustizia dove il poeta, come
un novello vate della postmodernità, rompe la logica del bavaglio e proclama
con onestà la cruda società d’oggi.
Ninnj
Di Stefano Busà
Milano,
2014
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