Roberto Mestrone collaboratore di Lèucade |
Alcune
suggestioni da
“ IL TEMPO”
di Umberto Cerio
Il Tempo e il suo
scorrere inesorabile ha affascinato intere generazioni di filosofi,
pensatori... e poeti.
Per Umberto Cerio
il tempo è un compromesso tra le visioni - nostalgiche o di rimpianto - di
perduta felicità tratteggiate da Virgilio e Catullo, e le attese dell'incerto
futuro temuto da Orazio: quel susseguirsi di “stagioni che rapiscono i giorni della
nostra vita”.
Qui l'“ansia di un
volo nel raggio tempestoso delle stelle, oltre nuvole bianche della sera”, è
celata in un “sorriso... (forse di una creatura che non c'è più) in cerca di
un'ombra conosciuta... nel silenzio dei rami del ciliegio”: i frutti del
ciliegio, dalla polpa color rosso sangue, sono la vivida rappresentazione degli
esseri viventi adunati attorno ai cari estinti per celebrare il sacro rito
della rimembranza, atto di devozione e di fede che avoca a sé i misteri
insoluti dell' “Oltre”.
E assistiamo al “racconto del giorno dell'attesa”:
le dimensioni umane della Vita e della Morte e le vicende di Ieri e dell'Oggi
si intrecciano con i dubbi del Futuro:
una “clessidra arroventata” che umilia il Presente con il timore “di morire
sull’abisso del tempo sconosciuto”.
L' “alba nuova” non porterà con sé le angherie
dell'uomo malvagio (“... del lupo l’ululato”), né il patire delle creature
deboli ( il “... belare di agnelli”) né
l'arroganza dei superbi (il “... canto dei galli”).
Tutto andrà perduto poiché «nasciamo
una volta sola, due volte non è possibile che accada ed è necessario non essere
più per l'eternità; tu, pur non essendo padrone del domani, rimandi il momento
di sentirti bene: nel frattempo la vita passa e ciascuno di noi muore senza
aver mai smesso di affannarsi. - Epicuro, Sentenze capitali, XIVª) ».
La lirica – di notevole spessore per contenuti e
forma – scorre con elegante e soave musicalità per il prevalere di armoniosi endecasillabi e settenari su poche
altre lunghezze metriche.
Roberto Mestrone
Il tempo
Viveva un’altra luna
acre la solitudine del borgo.
Tu la segnavi a dito.
Il tuo sorriso lasciava già la luce
in cerca di un’ombra conosciuta
-di levità di buio-
nel silenzio dei rami del ciliegio.
Alla memoria -mi sembrava ieri
e sono anni- : non si è fermato
il tempo, ed il passaggio è breve,
più di quell’altra notte al novilunio.
E non c’era del lupo l’ululato
né belare di agnelli
né canto dei galli nell’alba nuova.
Parole, parole non dette
ed ansia di un volo
nel raggio tempestoso delle stelle,
oltre nuvole bianche della sera.
Era la nenia scialba
il racconto del giorno dell’attesa
e l’ansia di morire
sull’abisso del tempo sconosciuto.
Il fiume, lontano, a valle,
-clessidra arroventata-
feroce segna battiti assordanti.
Coi suoi detriti, sfocia nel mio cuore.
Umberto Cerio
Per fortuna il Tempo è anche -graditissimo- questo nostro conversare da lontano, con queste "macchine infernali" che consentono di far parlare persone che non si conoscono se non attraverso messaggi affidati all'etere.
RispondiEliminaLe tue suggestioni, come tu le definisci,che mi comunichi d'improvviso, sono una sapiente esegesi, per la quale non ho parole per degnamente commentare. Ma ti assicuro, mi giungono veramente gradite e mi donano umano calore. Grazie, Roberto, di vero cuore.Mi sento meno solo.
Umberto Cerio
Caro Umberto... la solitudine: il "male oscuro" che angustia i giorni di chi vorrebbe vivere in un mondo più caritatevole e meno volubile. Ma noi, vivendo di affetti curandone le espressioni più nobili e gratificanti, siamo meno soli del "figliuol prodigo" che sperpera i doni dell'intelletto per trarne effimeri giovamenti. Anche le tue parole di "umano calore" donano acque chiare al fiume di insulsaggini che "coi suoi detriti sfocia nel mio cuore".
RispondiEliminaPer costruire e cementare amicizie non occorrono opere d'ingegno; basta percorrere le strade del rispetto e della solidarietà!
Roberto Mestrone