Claudio Fiorentini collaboratore di Lèucade |
Il lettore ha un suo ruolo, e quando lo scrittore ha messo il punto
finale alla sua opera, deve rassegnarsi, non gli appartiene più. Certo, ha la
facoltà di rilavorarla, di modificarla, ma non ha la facoltà di imporre al
lettore il proprio sentire. Ho già scritto del codice di trasmissione che è
l'opera, che sia musica, prosa, poesia o pittura, pur sempre codice di
trasmissione. Guardiamo le macchine che usiamo tutti i giorni, comunicano
tramite flussi elettronici o fasci luminosi, ecco, ancora più interessante il
fascio luminoso della fibra ottica, è molto debole, l'occhio umano lo vede
appena, non ne percepisce le pulsazioni, ma le macchine sono in grado di
convertire quel flusso in schermate e suoni. A noi basta cliccare invia, e
quello che abbiamo prodotto si converte in velocissimi flussi di luce o in
stringhe di bit. Così è per l'artista l'elaborazione di un sentimento profondo:
viene compresso in un codice che diventa opera d'arte. Perché quel codice
poetico o musicale e non un altro? Perché solo quel codice riassume, racchiude
il profondo e altrimenti intraducibile sentimento che vuole rappresentare. Poi
la trasmissione è libera dalla nostra volontà. La schermata, il foglio di
carta, il suono di un pianoforte... una volta raggiunto il fruitore si ritrasforma
in sentimento, e non sta a noi sapere che forma ha nell'altra persona. E'
quello che è per lui, non più per noi. La creatività sta nel poter comprimere
in qualcosa di comprensibile o percepibile ciò che non è né comprensibile né
percepibile all'esterno del nostro essere. Ma c'è anche un altro tipo di
creatività, altrettanto significativo, ed è il processo inverso, dove l'arte
sta nel poter espandere quel codice per farlo ridiventare moto dell'anima che
non è né comprensibile né percepibile all'esterno del nostro essere, e che si
può esprimere solo attraverso quel codice. Il fruitore è un artista che fa un
lavoro opposto a quello dell'autore.
Non credo che l'arte abbia molto a che vedere con la voglia di
trasmettere emozioni, semmai ha molto a che vedere con la voglia di
rappresentare per l'autore stesso ciò che non ha forme né tempo. Attraverso
l'arte l'impalpabile si fa vento, aria, voce, suono, movimento, luce...
Il lettore non potrà tradurre diversamente ciò che ha sentito o recepito, esiste solo quel codice che parla all'anima, quel seme di archetipo che racconta ciò che non è possibile spiegare. L'arte evoca, non dice, risveglia, non spiega, smuove, non illustra. L'arte è costante ricerca della rappresentazione della voce dell'anima. E il lettore ha un'anima che rimane avvolta nel mistero della nostra meraviglia. Quindi il poeta, l'artista cerca di dar forma alla sua voce interiore, e se ne infischia del messaggio, perché ciò che trova è quanto di più profondo lo anima. Il lettore, o più in generale il fruitore, invece recepisce lo stimolo, non il messaggio, perché comunicare con la poesia, con l'arte, non è un insieme di "istruzioni per capire quanto io ho dentro e ti impongo", non è condivisione dello stesso messaggio, ma percezione di un abisso che è in ciascuno di noi. Il fruitore, vive una sua esperienza, e nessuno potrà mai conoscerne il significato perché è quanto di più privato esista, ma allo stesso tempo si potrà condividere l'emozione che l'accompagna perché noi tutti siamo, anche senza saperlo, alla ricerca dell'archetipo, e questo ci unisce.
Claudio Fiorentini
Postato da Anonimo in Alla volta di
Leucade
Il lettore non potrà tradurre diversamente ciò che ha sentito o recepito, esiste solo quel codice che parla all'anima, quel seme di archetipo che racconta ciò che non è possibile spiegare. L'arte evoca, non dice, risveglia, non spiega, smuove, non illustra. L'arte è costante ricerca della rappresentazione della voce dell'anima. E il lettore ha un'anima che rimane avvolta nel mistero della nostra meraviglia. Quindi il poeta, l'artista cerca di dar forma alla sua voce interiore, e se ne infischia del messaggio, perché ciò che trova è quanto di più profondo lo anima. Il lettore, o più in generale il fruitore, invece recepisce lo stimolo, non il messaggio, perché comunicare con la poesia, con l'arte, non è un insieme di "istruzioni per capire quanto io ho dentro e ti impongo", non è condivisione dello stesso messaggio, ma percezione di un abisso che è in ciascuno di noi. Il fruitore, vive una sua esperienza, e nessuno potrà mai conoscerne il significato perché è quanto di più privato esista, ma allo stesso tempo si potrà condividere l'emozione che l'accompagna perché noi tutti siamo, anche senza saperlo, alla ricerca dell'archetipo, e questo ci unisce.
Claudio Fiorentini
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