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giovedì 20 novembre 2014

N. DI STEFANO BUSA': "IL TEMA DELLA NOSTALGIA..."

Ninnj Di Stefano Busà collaboratrice di Lèucade

Il tema della nostalgia è un sentimento di vuoto incolmabile

(a cura di Ninnj Di Stefano Busà)

La nostalgia, vista in funzione di un'emozione che si manifesta dal "di dentro", parla una lingua che è compresa da tutti. Poiché tutti, prima o poi, proviamo dentro di noi questo stato di perenne frustrazione, di mancamento, di ricerca che ci fa sentire il vuoto, qualcosa che somiglia ad un'amputazione, ad una menomazione che non ha l'eguale nel senso della fisicità, (a volte è talmente forte da star male visceralmente), altre da star male nell'anima, quasi come una incompletezza ab origine, una sorta di ancestrale necessità. Una finitudine che ci scaraventa in un abisso di desiderio inconfessato, quasi un ritorno, un de ja vu, per qualcosa o qualcuno di cui non conosciamo neppure la ragione della sofferenza. E' una lingua a sé, un codice che se si anagrammasse risulterebbe condivisibile alla maggior parte di noi, quanto meno agli spiriti più sensibili. Il linguaggio della  – nostalgia – è qualcosa che ci distanzia dal comune sentire, ci trasferisce in un luogo, in un tempo che non conosciamo, o se si conoscono sono l'incompletezza e la finitudine a stabilire le regole. Tutti gli esseri umani hanno nostalgia del loro stesso – esser(ci) – non tanto come sensazione oggettuale, ma come stato d'animo che non si può disgiungere da noi, per il semplice fatto che ne proviamo l'amarezza della perdita, il disappunto dell'esilio, la sensazione che quel mondo, quel tempo siano passati sulla nostra pelle, senza lasciare traccia, e questo ci affligge, ci consuma, ci fa soffrire. Non abbiamo la consapevolezza esatta di cosa sia davvero quello che ci manca, quello che attiene alle caratterizzazioni di un progetto che sembra svanire, prima di essere realizzato. Il senso d'incompiutezza è eguale a quella di (in)finitezza, poiché non si parla di qualcosa di tangibile, di palpabile, ma di qualcosa che aleggia all'interno di noi, senza averne coscienza, senza saperne valutare il diverso grado di nostalgia.
Perciò, questa sensazione parla in noi come un amarcord.
In realtà, sono attimi di vita che crediamo di aver vissuto, di cui non siamo neppure consapevoli, ma di cui siamo certi di esserci distanziati anni-luce, poiché, come avviene quasi sempre, purtroppo, non abbiamo la sensazione di cambiare, di mutare, di crescere e, dunque, non resta in noi la percezione della concreta metamorfosi. Quegli istanti, quei momenti di cui si ha nostalgia non torneranno mai più, perché li abbiamo vissuti nello stato psichico nel quale ogni azione ha una reazione uguale e contraria, per quanto attiene alla nostalgia, noi ci accostiamo agli avvenimenti passati, alle sensazioni avute, con mutate condizioni di coscienza, di sentimenti, di umori. Quello che a 20 anni poteva apparire esaltante, oggi non lo vediamo con gli stessi occhi. La nostalgia resta un punto fermo di un progetto di ieri, come un qualcosa che appare non realizzato, ma neppure può avverarsi né tramutarsi nell'oggi o nel futuro, di cui non abbiamo nessuna certezza.
Lo stato d'animo è assolutamente mutato, poiché mutevoli e inadeguati sono i tempi della rivisitazione, i luoghi dell'avvenimento e le persone che abbiamo conosciuto, anch'essi mutati, a volte irriconoscibili non ci consentono di focalizzare l'evento passato e di ricreare le stesse atmosfere, di sentire le stesse emozioni.
La vita è un continuo movimento, una perenne corsa verso destinazioni ignote, verso destini che intuiamo precari e rischiosi, perciò la nostalgia ci appartiene, in quanto incompletezza di una vita passata di cui non abbiamo sensazioni precise, dettagli certi. Il desiderio ci prende l'anima e ci fa intensamente desiderare un ritorno, che sarà impossibile, perché noi non saremo mai in grado di essere nello spirito quelli che eravamo in quel preciso momento.
Quella che Baudelaire chiama "nostalgie d'un pays inconnu" ossia nostalgia di un paese sconosciuto è proprio quella vaghezza, quel disarmo spirituale, quel pensiero incompiuto di qualcosa che vorremmo possedere e che, invece, ci lascia, ci abbandona ad un senso di vuoto, o anche di "saudade"  che trasforma in desiderio il tempo, qualunque esso sia del nostro esilio terreno.
Ci manca un ritorno, ci manca l'altra metà della mela per essere completi. Rimpiangeremo sempre quel ritorno che non avverrà, quella parte di noi che è chiusa in un sacello abissale, senza possibilità di recuperi, senza appartenenza, senza asilo, poiché resta impigliata all'anima, senza essere in grado di spiccare più il volo, senza apertura alare verso il passato che non torna e che ci depaupera da qualunque stagione di bellezza, di compiutezza, di meraviglia.

 In poche parole è l'amaritudine che abbiamo verso la luce che scompare al nostro orizzonte, per cui se ci voltiamo indietro rischiamo di trovare le tenebre e questa è l'afflizione, poiché ne intuiamo l'assenza, lo scacco, la perdita.

9 commenti:

  1. Le sono profondamente grato, Gent.ma Prof. Ninnj Busà per le tematiche che di volta in volta pone all'attenzione dei lettori e che mettono in evidenza negli interlocutori più preparati e colti un confrontodibattito che arricchisce lo spirito e l'intelletto. Un ringraziamento è rivolto anche al responsabile del blog. Prof. Pardini per aver saputo scegliere "fior da fiore" i suoi collaboratori, tra i più affinati e competenti.

    Prof. Luciano Battistini

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  2. Un grazie commovente vada alla Scrittrice e poetessa Ninnj Di Stefano Busà per aver saputo tanto bene esprimere il sentimento della "saudade". Io vivo da molti anni fuori dal mio paese e soffro tanto di quel male di assenza che mi divide dalla mia terra. Leggendo il suo articolo mi sono sentita più sollevata, perché mi ha spiegato che quella sofferenza è un richiamo di eterno. Devo ammettere che è vero. Mi ha fatto bene conoscere la mia afflizione spiegata da una grande donna, che se non è analista o psicologa, è quanto meno grande nel descrivere stati d'anima che toccano davvero nel profondo i sentimenti. Devoti e sinceri saluti.
    Silva Pereira

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  3. E' un tema che parla al cuore, perché tocca prima o poi il sentimento profondo della lontananza o dell'assenza che tutti proviamo per qualcosa o qualcuno. La scrittrice che lo ha tanto bene esposto ha captato fino nelle viscere il male di cui si soffre -per nostalgia- .Di nostalgia si può morire: è un male subdolo, ti logora piano piano e ti spegne l'anima. Sapere che è una ricerca dell'infinito che ci assilla, riporta la psiche ad una versione della realtà che ridimensiona e da sollievo. Grazie

    Valeria Prata

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  4. Grazie, Prof, perché sa dire cose bellissime anche quando l'argomento è difficile. La ricordo sempre con affetto.
    Virginia Sala

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  5. Interessante articolo, come sempre la prof. Ninnj Di Stefano Busà sa rispondere a certi interrogativi in maniera esauriente e convincente, grazie di essere tra i collaboratori più preziosi di questo blog. Complimenti e saluti
    Marco Riboni

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  6. Giovanni Maimeri

    Grazie per questo bellissimo articolo. Complimenti

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  7. Bellissimo articolo, che incentra l'attenzione su questa strana sensazione che si chiama nostalgia. La provi anche guardando un tramonto, perché quella luce che va via ci porta la tenebra, ma, passa presto perché sai che tornerà. Stato dell'essere che è capace di influenzare psiche e corpo, una ricerca di felicità legata al passato. Grazie . Patrizia Stefanelli

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  8. Grazie a te Patrizia

    Ninnj Di Stefano Busà

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  9. Splendido modo di argomentare un sentimento così profondo come la nostalgia.I miei migliori complimenti a Ninnj Di Stefano Busà.Io soffro da circa due anni di una nostalgia che mi sta smembrando il cuore e le viscere.Vivo in un piccolo paese in provincia di Milano ma le mie origini gridano più forte un richiamo alla mia adorata Sicilia .Il ricordo di un angolo di paradiso sotto il sole africano e il cielo più azzurro mai visto in altre parti del mondo.Sogno la mia terra ,come se non l avessi mai vissuta veramente ,come se io debba necessariamente tornarci per aver vissuto appieno la vita. Ma quando il mattino mi sveglio sono ancora circondata dal grigiore e dall inquinamento che mi soffocano e da una società malata che ha perso ogni valore vero della vita ...e di nuovo la nostalgia .

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